Una città - anno IV - n. 35 - ottobre 1994

i prob mi di scuola INATTUALITA I DELL I ATTUALITA I Il rito dei temi d'attualità. Una nuova parola magica, "memoria storica". Schindler's liste le reazioni dei ragazzi. La complessità dell'animo umano, l'istinto della rimozione e i due capitoli in più in un libro di storia. Di Carla Melazzini. Periodicamente gli alunni chiedono a gran voce che la prova scritta di italiano sia un tema di attualità. In genere rifiuto: in primo luogo perché il tema di attualità è un rito compiuto innumerevoli volte, incentivo al conformismo e alla banalità del pensiero. Del secondo motivo parlerò più avanti. Quest'anno una terza classe chiede un tema sulla camorra, e dopo ogni rifiuto torna alla carica con maggiore insistenza. Questa ostinazione inconsueta, insieme ad altri indizi, mi fanno ritenere che nella richiesta sia implicito qualcosa di importante; e poiché l'attività didattica deve partire dalle motivazioni degli alunni più che da quelle degli insegnanti, acconsento finalmente al tema di attualità. Riflettendo sulle parole dei ragazzi, ad esempio sulla figura di Raffaele Cutolo, credo di indovinare che un punto di partenza significativo potrebbe essere la personalità del camorrista. Allora, dal libro di Enrico Deaglio "Raccolto rosso" fotocopio due pagine: quella in cui il medico legale di Messina analizza la fisiologia del Killer, i cui tessuti segnalano uno stato irreversibile di paura, stress e angoscia; e quella in cui un boss in procinto di essere ammazzato scoppia a piangere perché il biscotto inzuppato nel latte gli si è sbriciolato. Il successo strepitoso delle fotocopie, che vanno a ruba, dimostra che l'inizio è stato azzeccato, che l'interesse dei ragazzi per l'argomento non è opportunistico né platonico. Propongo allora di elaborare assieme un semplice questionario, che abbia al centro la personalità e le motivazioni dell'affiliato alle organizzazioni criminali, e gli atteggiamenti di coloro che gli vivono attorno. Dopo che la classe ha riempito il questionario, si può finalmente procedere al tema, nel quale ciascuno è chiamato a motivare le risposte date, e a riferire poi eventuali esperienze personali in merito ai punti trattati. I temi, come si può vedere, rivelano quello che mi aspettavo: anziché essere la copia stereotipa di ciò che gli adulti desiderano si dica su un certo argomento (tale è in genere il tema di attualità), sono la rivelazione sincera di un'esperienza di vita di ragazzi che, rispetto al mondo criminale, si situano nella posizione, per così dire, dei vicini di casa, con qualche incursione al di là dei . cancelli. La loro ostinata domanda proveniva dunque dalla scomodità, dal disagio di questa posizione geografico-sociale. Il questionario è stato poi diffuso anche inaltre classi dell'istituto. L'ultima tappa del lavoro avrebbe dovuto essere la discussione sui risultati globali dell'inchiesta, ma era di maggio e i ragazzi avevano fretta di concludere l'anno scolastico per andare a lavorare. Parole magiche Non finisce mai di stupirmi la facilità con laquale l'intelligente, laico uomo d'oggi si abbandona all'uso di parole magiche: parole cioè che, oltre al loro significato strettamente denotativo, sprigionano un alone rassicurante, medicamentoso, contro le angosce dell'esistenza. Tali parole seguono le vicissitudini della vita associata così come delle innovazioni tecnologiche: si espandono come epidemie poi vengono sostituite quando la loro funzione magica abbia perso efficacia. Così, per un periodo ogni genere di malanno sociale apparve suscettibile di guarigione certa, a condizione che si installasse da qualche parte una banca dati in proposito. Poi toccò alle catastrofi naturali di essere messe sotto controllo grazie ad opportuno monitoraggio. Ogni disfunzionalità nei rapporti tra gli esseri umani sembrò infine essere giunta alla sua soluzione purché si instaurasse la necessaria professionalità nei reciproci ruoli. E così via. Qualche parola magica finisce purtroppo per diventare dotazione permanente dell'umana credulità, come l'attributo a rischio, vero e proprio esorcismo contro tutto ciò che è sgradevole e sgradito, per la salvaguardia di noi che siamo normali e non corriamo rischi di sorta. La parola magica epidemica di questi tempi è senza dubbio memoria storica. La sua frequenza settimanale è impressionante, sulla bocca degli illustri pensatori come dei più umili professori. Suo obiettivo prevalente è di incolpare la gioventùoltre che di tutto il resto- anche della svolta conservatrice in atto nel paese, in quanto priva della medesima (memoria storica). L'ipocrisia, implicata in questo giudizio è a mio avviso stupefacente. Non mi capacito come gente così istruita possa dimenticare a un tratto (a proposito di memoria) ciò che la scienza e l'arte ci hanno insegnato sull'essere umano; e far finta di credere che esso sia non un labirinto ma una tavola di cera su cui basti incidere qualche buona parola, o un paio di capitoli del programma di storia, per esorcizzare il male. A me pare piuttosto che sia il mondo adulto a soffrire di amnesia totale nel suo rapporto con i giovani: amnesia innanzitutto di se stesso da giovane; poi di che cosa sia un giovane, quali bisogni abbia (quelli veri, non quelli che ci fa comodo attribuirgli perché sono i più facili da soddisfare). Se posso permettermi una parentesi personale: mi sono confrontata personalmente (cioè a prescindere da quanto sentito precedentemente in ambito familiare) con il problema del nazifascismo da adolescente, seguendo le cronache del processo Eichmann. Trenta e più anni dopo ricordo ancora il tema che scrissi a scuola in proposito (un tema di attualità): era una primavera trionfante, il vento trascinava milioni di pollini qua e là per la valle alpina dove abitavo, e io dichiarai per iscritto che rifiutavo come intollerabile l'ammissione di quei milioni di morti accanto a quell'esplosione di vita. Ebbene, sono convinta che per un ragazzo di oggi, anche il più apparentemente distratto, il problema si ponga esattamente negli stessi termini, cioè come desiderio di rifiutare l'intollerabile: per unessere umano in formazione, incerto della propria identità e del futuro, è difficile accettare l'idea che il mondo che lo attende includa la possibilità di un simile orrore. Con la vittima o con il carnefice? Mio figlio- quinta ginnasio- è stato condotto con la classe a vedere La lista di Schindler. Ne è uscito scon- • Disinfestazioni - Derattizzazioni - Disinfezioni • Allontanamento colombl da edifici e monumenti • Disinfestazioni di parchi e giardini • Indagini naturallstlche 47100Forlì- viaMe11cci2,4 (Zonalnd11strinle) Te/.(0543)722062 Telefax(0543)72208.1 1 a UNA c1nA• volto, restio a parlarne. Tra le varie classi presenti, c'erano parecchi ragazzi di scuola media. Gli hochiesto quale era stata la reazione dei compagni: quando vedevano gli ebrei nudi nei campi qualcuno, in particolare ragazze, ridacchiava e diceva "come sono brutti!". Sono gli stessi ragazzi che, con l'arrivo della bella stagione, rifiutano di fare una gita al mare insieme, perché si mettono vergogna di esporre i loro corpi. Prendiamo una quindicenne che non riesce a coabitare con il suo corpo, lo sente brutto e spregevole, facciamole vedere immagini di uomini e donne nudi che in lunghe file attendono il loro turno per la morte, e cerchiamo di indovinare le sue reazioni. La frase "come sono brutti!" segnala che l'identificazione è avvenuta; il risolino denuncia il disagio se non l'angoscia che ne deriva. Immaginiamo anche i rimproveri scandalizzati degli insegnanti presenti. Cerchiamo di non dimenticare (la memoria!) che un ragazzo si trova statutariamente in posizione di inferiorità e impotenza di fronte all'adulto, e pertanto, posto dinnanzi a qualunque tipo di narrazione, proietta se stesso e si identifica spontaneamente con il debole, l'inferiore. Questo è il motivo per cui, con millenaria saggezza, la narrazionedalla fiaba al romanzo di formazione - presenta al giovane storie nelle quali il debole e l'inerme, grazie alle sue doti e agli opportuni aiuti, riesce alla fine a costruire l'edificio del suo futuro. Che effetto gli deve fare invece una storia dove il debole, spogliato delle sue vesti cioè della sua identità, si avvia senza ribellarsi all'annientamento insieme a milioni di suoi simili? Non è pensabile che l'angoscia prodotta dalla immediata identificazione con la vittima, non produca a sua volta un segreto desiderio di identificarsi con il carnefice?E allora, il senso di colpa connesso a un simile desiderio, non potrebbe trovare sollievo finalmente nella negazione che tutto ciò sia mai realmente accaduto? Quando un adolescente apostrofa -con la dovuta aggressività- il suo democratico insegnante dichiarando che gli amici del bar gli hanno garantito che i lager non sono mai esistiti, di tale messaggio sono possibili due letture (a parte quella "politica" che non mi interessa: non si può trattare un adolescente alla stregua dello storico revisionista). La prima, immediata, che sia un'affermazione provocante di autonomia giovanile contro il professore e il mondo adulto. La seconda ne è l'esatto rovescio, e suona pressappoco: "noi giovani preferiamo credere che questo orrore non sia mai esistito perché ci angoscia troppo, e vorremmo da voi adulti rassicurazione o sostegno in proposito". Probabilmente i messaggi sono tutti e due presenti insieme, credo però con prevalenza del secondo. Se è così, una risposta adulta tendente a schiacciare il giovane sotto la incontrovertibile verità dei fatti (la memoria storica) non può che ottenere l'effetto contrario: aumentare l'angoscia e la conseguente negazione. Eil risentimento contro l'adulto capace solo di condannare e affermare la sua superiorità. Una risposta che parta invece non dalle parole ma dallo stato d'animo soggiacente potrebbe essere del tipo: "è perfettamente comprensibile che tu e i tuoi amici desideriate negare che tutto ciò possa essere avvenuto, tutti noi vorremmo poterlo fare; e del resto siete in buona compagnia, perché prima di voi lo hanno negato l'intera comunità internazionale con i suoi capi, e le stesse vittime; e questo è un problema non meno importante e tragico del fatto stesso". Si aprirebbe qui un discorso sull'uomo, le sue angosce, le sue difese che, per quanto difficile e doloroso, avrebbe un duplice vantaggio: di attribuire ai sentimenti dell'adolescente -invece che una condanna sommaria- la drammatica dignità di un problema umano universale; e di offrire qualche spiraglio per una effettiva "assimilazione della tragedia" che è ben altra cosa da quella operazione intellettualistica, per non dire scolastica, che viene predicata sotto il titolo di "memoria storica". I fatti, quelli di allora come questi che scorrono oggi sui teleschermi davanti agli occhi dei giovani, non possono essere assimilati: nemmeno un adulto formato riesce ad accettare fino in fondo l'impotenza dell'uomo di fronte a se stesso (che cosa ci dicono le vestali della memoria storica sul Ruanda?). Ciò che possiamo fare è elaborare e integrar~ nel nostro io una parte almeno del significato di questi fatti, come ci hanno insegnato uomini coraggiosi quali Bruno Bettelheim e Vasili Grossmann. Seguendo le loro orme, ai miei alunni- solo ai più grandi- cerco di far capire gli effetti del moderno stato totalitario sulla personalità degli individui, per poi discutere insieme che cosa si può fare, subito, per salvaguardare la propria autonomia personale, vera base della democrazia. Parlo di queste cose solo dopo una convivenza con la classe sufficientemente lunga per dare ai ragazzi la sicurezza di essere rispettati. Ciononostante non sono mai sicura di non aumentare in loro incertezza epaura nei confronti del mondo che li attende (e Dio sa quanta ne hanno). Trovo ingiusto caricare gli orrori del mondo sulle spalle fragili di una gioventù che non ne ha la responsabilità e non è tenuta a pagare i sensi di colpa degli adulti. L'unica memoria che conta per l'adolescente è la storia delle relazioni personali che ha intrattenuto dalla nascita con i suoi familiari ed educatori; questa storia è troppo spesso intessuta di delusioni e fallimenti: sotto il manto di una permissività che maschera a stento indifferenza e fastidio, l'educazione è troppo spesso addestramento alla sottomissione e all'ipocrisia: qualità tipiche di quei ceti sociali che sempre sono i più disponibili ad affidarsi alle sicurezze del potere totalitario. Preoccupiamoci di formare giovani sicuri della propria autonomia e dignità personale, e quando verrà il loro tempo stiamo certi che faranno le scelte giuste. Equesto è il secondo motivo per cui non amo i temi di attualità. Carla Melazzini insegna a/l'Istituto Nautico di Napoli. GAIA Alimentazione Naturale Yoga Shiatsu via G. Regnali, 63 Forlì tel. 0543 34777 Pubblichiamo di seguiro il queslionario che ha fallo da Jraccia ai !emi con alrnne delle risposle dei raga-:,-:,i. I- Quante persone sono morte, a partire dal 1980, in Sicilia, Campania, Calabria, a causa delle organizzazioni criminali? 2- Elenca i settori di attività di tali organizzazioni che conosci. 3- Quale è, secondo te, il loro principale punto di for1:a? -le anni e la violenza -la debolezza dello stato -il consenso della popolazione -la complicità del mondo politico -la capacità di offrire ricchezza -la corruzione generale della società 4- Che cosa spinge un giovane ad affiliarsi a queste organizzazioni? -la possibilità di arricchirsi facilmente -la mancanza di i~truzione e di cultura -il sentir~i debole e non rispettato -la difficoltà a trovare un'occupazione -l'esempio di amici e parenti 5- Perchè la popolazione subisce o appoggia tali organizzazioni? -per avere vantaggi economici -per paura -per sfiducia verso lo stato -per avere protezione 6- Che cosa caratterizza la personalità di un affiliato? -forza e sicurezza -stress e angoscia -debolezza e vigliaccheria -coraggio 7- Come si possono sconfiggere queste organizzazioni? -con leggi più dure e la repressione -con la partecipazione della popolazione - facendo funzionare le istituzioni dello stato -con la pena di morte 8- Saresti disposto a fare il nome di una persona che ti ha minacciato? -solo con la massima garanzia di segretezzae protezione -sì -no, in nessun caso. Giulio Domanda n.3: Secondome il punto principale di forza delle Organizzazioni criminali è la corruzione generale della società: in Italia vige la legge che chi più ha più vuol tenere, e quindi sec·è da fare qualcosa di illegale per scopo di lucro non ci si crea nessun problema. L'Oc ha la capacità di offrire ricchezza momentanea a molti disoccupati e giovani con poca voglia di lavorare o con problemi di famiglia: ho citato queste parole, ·'ricchezza momentanea'·, perchè difficilmente riescono a godersela. perchè essi vivono sempre con la morte alle spalle, che sicuramente non è mai molto lontana. Domanda n.4: Il dilagare dell"affiliazione giovanile alle Oc è oltremodo grave e preoccupante, penso che dovrebbe essere neutralizzata alla basecon misure preventive ed efficienti. Ogni giorno, da anni. la pubblicità televisiva continua a martellarci con frasi condizionanti, inculcandoci come essenziale il possesso di alcune cose (stereo, moto, macchine ecc) per la realizzazione di un giovane. La conseguenza èche un giovane non ancora maturo, con una personaIità debole e non ancora formata, subisce questo influsso negativo. quindi, non avendodel le buone risorseeconomiche, si induce a rubare e ad affiliarsi all'Oc per non essere da meno degli amici più ricchi. Le mie esperienze sulle Oc hanno una base mollo solida; vivendo in un ghetto di Torre del Greco conosco tantissimi ragazzi appartenenti a "famiglie'': alcuni sono miei amici, altri è meglio non conoscerli. Quelli che conosco sono ragazzi che hanno vissuto insieme a me l"infanzia e buona parte dell' adolescenza. Eravamo tutti uguali, facevamo tutti le stesse cose, non c'era nessunaforma di discriminazione verso nessunodi noi a livello economico. perchè purtroppo eravamo tutti nelle stessecondizioni: eppuremolti miei amici hanno scelto di entrare nell'Oc ed essere superiori, vivendo alla giornata, non avendo un futuro sicuro. Ho visto madri di miei amici piangere per la decisione dei figli, le ho viste inginocchiarsi di fronte ai propri figli pregandoli di cambiare, di trovare un lavoro onesto. di crearsi una famiglia: ma essi senzaun briciolo di amore gli voltano le spalle e riprendono di nuovo la loro strada. Avendo avuto modo di vedere questi episodi ho capito che non dovevo più frequentarli con assiduità; dovevo cercare di emergere fra loro e quindi ho preferito lavorare il più lontano possibile da loro, perchè oggi come oggi la ricchezza facile fa gola a tutti. Salvatore Domanda n.3: ho risposto che il punto di forza delle Oc è la debolezza dello Stato. perchè le forze dell'ordine arrestano i criminali ma dopo un po' li rimettono in circolazione, e questo è dovuto a leggi I ILICORRIERE ESPRESSO lIDA~© GROUP INTERNATIONAL FORLI' - P.zza ciel Lavoro, 30/31 - Tcl. 0543/31363 - Fax 34858 RIMINI - Via Coriano 58 - Blocco 32/C - Gros Rimini Tcl. 0541/392167 - Fax 392734 SERVIZIO NAZIONALE E INTERNAZIONALE 70 SEDI IN ITALIA

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