Una città - anno IV - n. 30 - marzo 1994

brio: noi non diciamo che in uno stato federale il nord si terrà tutti i soldi e che al sud invece dei soldi daremo un calcio nel sedere. Quando il nord, lo stato y, darà dei soldi allo stato z, deve sapere dove vanno a finire questi soldi: è come la banca, mi devi dare qualche garanzia perché io ti possa dare i soldi, non te li posso regalare. Lo stato sociale consiste nell'aiutare, non nell'assistere. E poi ricordiamoci che Bossi ha sposato una siciliana. INSTRUMENTUM REGNI Il popolo bianco e la macchina democristiana. Vorrei soffermarmi sul tema del federalismo. Perché la Lombardia, una regione grande, ricca, trainante nei confronti dell'Italia, dovrebbe unirsi ad altre regioni, contigue e simili ma non identiche, per costituire questo stato del nord? Perché l'organismo di coordinameno deve essere la repubblica del nord piuttosto che l'Italia? Parlare solo di Lombardia sarebbe un discorso egoistico. E' vero che la Lombardia potrebbe essere tranquillamente uno stato del l'Europa: il Belgio è più piccolo della Lombardia, la produzione e il reddito lombardo potrebbero garantire un benessere tale, che noi potremmo essere la California. Ma noi non vogliamo questo: noi vogliamo vivere in uno stato italiano. La Repubblica del nord è componente di uno Stato federale. (...) Stato e regione non sono proprio la stessa cosa. In una repubblica federale, il fatto che gli organismi costitutivi si chiamino stato o Regione è indifferente. La struttura del futuro Stato federale potrebbe benissimo essere quella tedesca. ( ...) Le assicuro che in paesi come la Germania e gli USA le capacità di spesa del potere centrale sfiorano il 70% del totale. Allo stato centrale dobbiamo lasciare: la moneta, la Difesa, e la politica estera. Quest'ultima, però, è una questione da definire: in un futuro stato europeo la politica estera verrebbe centralizzata su scala europea. E la scuola? E' stata una delle nostre prime indicazioni: ognuno ha il suo tipo di cultura e deve portare avanti il suo tipo di cultura. il sud è stato in mano agli arabi, è diverso da noi Alla vigilia di un voto che probabilmente penalizzerà le posizioni neo-democristiane e registrerà, anche nei numeri, lafine della cosidde11a"unità politica dei ca11olici", abbiamo chiesto a Giovanni Tassemi, politologo e studioso del mondo callolico, di ricostruire le vicende dei rapporti ca11olici-DC nell'ultimo quindicennio. "In quel tempo Pio XII mi diede l'incarico di pensare a quel trasporto della forza del mondo cattolico italiano dal settore apostolico a quello politico. Nacque così il Comitato civico come infrastruttura tra il mondo cattolico ufficiale, composto dal clero, dall'Azione cattolica e da tutte le forze qualificate cattoliche e il mondo politico e il partito della DC, costituito da cinque anni e disponibile a rappresentare i cattolici". Così Luigi Gedda, ricordando gli anni '47 e '48. I cattolici dunque, come sostanza di uno storico ·•contratto sociale" tra chiesa e DC. Quello schema funzionerà, ma una volta soltanto: il 18aprile 1948,quandolaDCfarà il pieno dei voti e si aggiudicherà la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Da allora quello schema "vincente" è stato inseguito tenacemente, pur subendo una serie innumerevole di modifiche e variazioni. Dichiarava per esempio a Repubblica Pietro Scoppola nel luglio 1979: "Possiamo svolgere rispetto alla DC una funzione come quella dei comitati civici, ma con segno politico rovesciato: da sinistra, non da destra. Ci sono le possibilità per battere nella DC le tendenze alla conservazione, alla pura gestione dell'esistente ... Bisogna coinvolgere nella DC personalità del mondo esterno, del mondo cattolico, che è una delle realtà più ricche del nostro paese". La visione di Luigi Gedda era di tipo "contrattualistico", quella di Scoppola di tipo "neo-correnti zio". Non mancheranno, negli anni, altre variazioni, di tipo sociologico o "pastorale", come nel caso di padre Bartolomeo Sorge, con epica costanza degna di miglior causa. Ma al fondo rimarrà sempre un dato comune e indiscusso: la certezza A Pavia conosciamo la terza guerra che esiste, al centro del paese, un punica e non conosciamo la storia popolo bianco, virtuoso e fedele, della nostra città. (...) Noi voglia- modello al partito e al paese. I "calmo che la nostra cultura venga ri- tolici", appunto. Da Luigi Gedda a spettata: quando un popolo perde Rosy Bindi: un atto di fede sulla la propria identità, la propria cui tu- forza morale di questa riserva inra non è più un popolo.( ...) nocente, capace di rigenerare prasSa che i Longobardi sono arriva- si e meccanismi della politica. ti anche a Spoleto e a Benevento? In verità non è stato sempre così: ci Ma sono venuti via subito. Il sud è fu un periodo- i secondi anni sesstato più in mano agli arabi: non è santa, l'età dei fasti dorotei- in cui una cosa brutta, ma sono due men- la modernizzazione e i consumi talità diverse. Io rispetto la cultura avevano a tal punto inebriato i capi greca e quella araba. Dico solo che democristiani da fargli lasciare i non è la mia cultura. (...) cattolici in secondo piano. AndreLa mentalità del nord la si vede otti teorizzerà al convegno ideolochiaramente: la gente ha più voglia gico DC di Lucca (aprile 1967) di lavorare. Lei prima diceva: la che: "i cattolici italiani sono stati Lombardia è ricca. Ma è ricca per- posti giuridicamente in congedo ché nei secoli la gente si alzava la assoluto", e che ciò che resta è un mattina e andava a lavorare. partito autonomo "a sfondo cristiaMentre nel sud c'è povertà per- no". E' la posizione della segreteché non c'è voglia di lavorare? ria politica di Arnaldo Forlani Non perché non c'è voglia di lavo- ( 1969-1973) che trova in Paolo rare. Tanta gente del sud viene al Emilio Taviani il proprio ideologo, nord e lavora, entra nella nostra convinto dell'inutilità di seguire in mentalità. Non c'è stata negli ulti- politica fermenti e ideali del troppo mi anni la volontà di mandare la vasto cattolicesimo post-conciliagente a lavorare, perché l'assisten- re. Ed è la linea della "centralità" zialismo gli ha permesso di non DC, contro cui si batterà Aldo Moro fare niente. Non si sono voluti ere- (rievocandola fin nelle sue ultime are gli insediamenti giusti. Chi ha "lettere dal carcere"). affossato il sud negli ultimi 40 anni I "cattolici" ritorneranno, come deve essere emarginato dalla so- massa politica, nell'indizione di un cietà civile. Non si è fatto nulla per referendum, 1974: sul divorzio, che creare una mentalità lavorativa in avrà però un effetto controproduquesta gente qua. (.•. ) cente. A metà degli anni settanta, Mentre nel sud nei secoli non s'è l'uso del "mondo cattolico" divensviluppata... ta sistematico in politica. La sconMi sembra di no. A meno che non fitta sul divorzio mostra la necessisiano loro i più furbi, che "i lauran tà di disinnescare la massa cattolino". Noi, se abbiamo ricchezza, cada battaglie di retroguardia. D'ali' abbiamo prodotta col lavoro. tra parte la vitalità di un movimenE' la diversità di cultura. to neo-intransigente come "ComuQuali altri elementi di diversità nione e Liberazione" (CL), va rilei riscontra tra i due popoli? condotta entro binari ordinati. La La diversità di mentalità e di cui tu- congiuntura positiva è vista nella ra: tutto lì. Derivadaanni,dasecoli nuova segreteria Zaccagnini che Bdj l51iooiv~·ca G I drf OerBntaaniC0° sorpasso PCI, dopo le disastrose elezioni amministrative del '75. Il protagonista assoluto di questa fase è Padre Bartolomeo Sorge, Direttore di Civiltà Ca11olica, rivista dei padri gesuiti. Egli inizia proprio dalle colonne della sua rivista, nel 1975, a lamentare lo "scollamento" della DC dal suo "retroterra" cattolico, ad auspicare la ripresa del dialogo tra partito e cattolici, nonché la assunzione- da parte di questi- del ruolo di "coscienza critica" dell'azione partitica. Tutti motivi che ripeterà nel '76 in giro per l'Italia. Per anni Padre Sorge convocherà mensilmente un piccolo parlamentino informale, presso l'albergo vaticano "Tra noi", di esponenti degli stati maggiori di associazioni cattoliche più o meno vitali, da CL alle ACL!, dall' Azione Cattolica ai Focolarini. E' nel frattempo nata anche la Lega Democratica (LD) col compito di ravvivare da sinistra la DC. Suoi principali esponenti Pietro Scoppola e Achille Ardigò. La "rifondazione" della DC, auspicata con la segreteria Zaccagnini è intanto sfumata (e Moro uscito tragicamente di scena). Affermerà Ardigò nell'estate 1979: "Sono convinto che se per disgrazia dovesse essere sconfitta la linea Zaccagnini al prossimo congresso della DC, il processo di decadenza sarebbe radicalmente accelerato". Mentre Padre Sorge afferma che il voto cattolico va "meritato", e non dato per tradizione, Ardigò ipotizza un secondo partito di ispirazione cattolica. Gli risponderà sulla stampa l'anziano, saggio e disincantato Arturo Carlo Jemolo: "Auguro a Ardigò che si vivifichi la sua sinistra cristiana, ma se avrà il dominio della DC rimasta unita, non speri di prevalere sugli interessi locali e corporativi. Se invece diventa partito a sé, resti pura com'egli la concepisce: però sarà per l'Italia come il santuario dove si scorge chi prega con fervore, come il Cottolengo, esempio di dedizione illimitata; piccolo punto che non muta la visione complessiva della società italiana". Ma il volontarismo cattolico non deflette: Padre Sorge, da vero e proprio cappellano e padre spirituale di una DC corrigenda, ammonisce in sede di un convegno ecclesiale a Bologna nel settembre 1979: "Qualora la DC non risultasse credibile in virtù della sua linea politica, della competenza e dell'onestà dei suoi uomini, della coerenza morale e culturale delle sue battaglie ideali, nessun altro titolo varrebbe a garantirle il consenso dei cattolici. E allora l'uso stesso del nome cristiano diverrebbe ambiguo e si trasformerebbe in motivo di diffidenza". Il risultato congressuale del marzo '80 andrà esattamente ali' incontrario di quanto sperato dai Sorge e dagli Ardigò: è il congresso del preambolo che chiude definitivamente la solidarietà nazionale, protagonisti Bisaglia, Gava e Donat Cattin e dell'apertura governativa a Craxi. Iniziano gli anni ottanta! I peggiori, politicamente della nostra vita. Iniziano con lo scandalo dei petroli, di proporzioni- allora- inaudite, che faranno parlare di "questione morale", "governo degli onesti" e proporre a Visentini un "governo dei tecnici" per arginare il "degrado del sistema democratico". In questo frangente la DC, 19 dicembre 1980, decide di affidare "a cinque saggi l'etica dei suoi uomini", come si esprimerà il giornale cattolico Avvenire. Tra questi il senatore Guido Gonella, il rettore dell'Università cattolica Giuseppe Lazzati e Mario Agnes, ex Presidente dell'Azione Cattolica. Non risulteranno prodotti atti conseguenti a tanto sforzo etico. Padre Sorge ha intanto cominciato a produrre delle precise metafore idrauliche: "Quando esistono forze vive in espansione, si potrebbero determinare spinte e fenomeni che non sempre si riesce a controllare. E' un po' come l'acqua che zampilla: se il vecchio canale è intasato, da sola ne apre uno nuovo". (Corriere della Sera, 31 marzo 1980); "C'è il pericolo che la DC diventi un partito pragmatico, borghese. Le sue fonti vitali invece sono di carattere popolare e affondano nelle classi meno abbienti. Ormai il suo retroterra cattolico non è disposto a identificarsi con una DC che non muti. Se l'acqua trova un canale lo segue, altrimenti se lo scava" (Corriere della Sera, 28 ottobre 1981). La grande occasione è l'assemblea straordinaria di fine '81, passata alla storia come "assemblea degli esterni", poiché una grande pressione sulla segreteria Piccoli riuscirà a far aprire l'assise ad un terzo di "esterni", "portatori di esperienze" sociali, economiche, culturali e non direttamente partitiche. In pratica, ma non soltanto, cattolici rappresentativi di due aree giunte compatte all'assemblea (Lega democratica da un lato, CL, Movimento per la vita e Del Noce dall'altro) e uscitene in stato di rottura. Anche per l'assemblea Padre Sorge aveva ammonito:" D'ora innanzi il consenso politico dei cattolici dovrà essere meritato attraverso una specchiata moralità e coerenza degli uomini con i valori ai quali si ispirano" (Corriere della Sera, 30 ottobre 1981). }viagià qualcuno aveva allora capito il succo del discorso sorgiano, critico della DC reale in nome di una indiscutibile DC ideale: "Per il solo fatto di fondarsi sul riconoscimento dell'ispirazione religiosa del partito (e in assenza di alternative concrete alle quali venga riconosciuta una equivalente ispirazione o apertura verso il religioso), ogni discorso contro questa DC tende a trasformarsi in un discorso a favore della DC". Si trattava di Arturo Parisi, direttore del!' Istituto Cattaneo e autore di una importante ricerca empirica: Democristiani, Il Mulino, I980. Assemblea 1981, altra operazione non riuscita dunque. Sono poi gli anni di De Mita: il "laico" e "degasperiano" De Mita, fino alla batosta elettorale dell' 83. Nell'85, alle amministrative, ritorna una gran voglia di impegnare i cattolici in lista: tale tendenza premierà i ciellini, che otterranno un migliaio di eletti. Si coniuga qui l'esigenza woityliana di una maggiore presenza pubblica della Chiesa espressa al Convegno ecclesiale di Loreto (aprile 1985) con la forte concorrenzialità messa in atto dal mondo di CL e Movimento Popolare (MP) nei confronti di Lega Democratica e Azione cattolica. Alla lunga saranno questi ultimi i privilegiati da De Mita: con convocazioni pubbliche di cattolici che richiamano vecchie forme di, si pensava, superato collateralismo. Per contro CL-MP inventeranno la formula del "collateralismo rovesciato": non più i cattolici donatori di sangue alla DC, ma la DC semmai, partito di servizio alle realtà cattoliche operanti nella società. CL-MP pensano alle loro "opere sociali": non trovando in De Mita un protettore affidabile, apriranno credito al partito di Craxi. Nei loro meeting estivi, a Rimini essi sapranno in effetti attirare il massimo di attenzione dell'opinione pubblica, aprendo ogni anno, di fatto il dibattito politico nel paese. Esempio di trasversalismo operoso, il partito degli assessori ciellino e quello craxiano, favoriranno -a Roma, in Lombardia, a Torino- le crescita in essa della "componente cristiano-sociale". Il documento segna al contempo il massimo di influenza ciellina sulla DC e il massimo d'uso strumentale dell'armamentario "cattolico" a fini di battaglia correntizia intra-D.C. Quali i politici firmatari? Innanzitutto i big anti-De Mita: Andreotti, Donai Cattin, Forlani, Piccoli. Poi Forrnigoni e gli altri associati a CLMP e al movimento per la vita: Andrea Borruso, Carlo Casini, Maria Pia Garavaglia, Alberto Garocchio, Vincenzo La Russa, Costante Portatadino, Nicola Sanese, Lucio Toth. E ancora gli andreottiani: Luigi Baruffi, Paolo Cirino Pomicino, Vittorio Sbardella. E gli uomini di Donat Cattin e "Forze Nuove": Vittorio Colombo, Luciano Faraguti, Sandro Fontana. E ancora forlaniani e preambolisti vari: Cursi, Malfatti, Merloni, Radi, Riggio, Tesini. Questi i contenuti "teologici" del documento: innanzitutto una dichiarazione di "continuità della propria azione politica con il magistero della dottrina sociale cattolica", così come "rigorosamente ripreso dal convegno della Chiesa italiana a Loreto", poi una dichiarata fedeltà ai vescovi circa la "presenza unitaria dei cattolici nella società", nell'associarsi alla passione per il dilatarsi della Chiesa come corpo sociale, forza trainante nella società, testimone del senso religioso dell'uomo". Quanto alla DC l'impegno dei firmatari è contro "una concezione laicista e tecnocratica che afferma il primato della politica sulla società" (leggi: De Mita), per la crescita di una "reale libertà per tutte le posizioni che esprimono una presenza nella società", e in particolare per la "componente più attenta alla dottrina sociale cattolica" (leggi: CL-MP), per il dialogo privilegiato infine con le forze laico-socialiste (leggi: Craxi) e contro "un assetto politico-istituzionale basato su un esasperato bipolarismo con il PCI" (leggi: De Mita). Un tale documento è reso possibile, nella primaveradell '87, dai cambiamenti intervenuti, tra l' 85 e '86, ai vertici della Chiesa italiana, e con l'ascesa dapprima a segretario, e poi a presidente della Conferenza ' episcopale italiana (CEI), di Monmense e le opere cielline. Craxi, verrà paragonato teologicamente all'imperatore persiano Ciro, "gladius Dei", arma inconsapevole di Dio, benché miscredente, nella liberazione del popolo di Israele (CLMP) dalla schiavitù dei babilonesi (leggi: De Mita). E proprio a De Mita, segretario della DC, sarà rivolta un'altra operazione "teologico-politica" in forma di siluro in piena campagna elettorale 1987, precisamente il 6 di giugno a una settimana dal voto: è il documento "Più società meno Stato", firmato da 39 candidati auspicanti il rafforzamento della DC alle elezioni e la signor Camillo Ruini, già vescovo ausiliare di Reggio Emilia, ispiratore già ne11'85 col cardinale di Bologna Giacomo Biffi di un documento-avvertimento ai cattolici emiliani per il voto unitario alla DC. Con Ruini l'invito perentorio al voto unitario è, dopo più di un decennio di silenzio, in omaggio a una precedente "scelta religiosa" post-conciliare da parte della CEI, ristabilito come regola. Ruini dai tempi di Loreto '85 si è candidato protagonista di un woitylismo italiano- con la Chiesa e i cattolici con maggior visibilità "pubblica"- ma il suo temperamento freddo, calcolatore e autoritario ne farà, anziché l'alfiere di un vitalismo movimentista (come voluto dal Papa), il normalizzatore e lo spegnitore di ogni esperienza innovatrice in campo cattolico, con la risultante finale di una staticità clerico-moderata in omaggio al principio di non disturbare il manovratore (leggi: DC, per la quale, principalmente, batte il cuore del presidente CEI, ora anche Vicario dell'Urbe). E siamo, di illusione in illusione, all'oggi. La DC sembra non esserci più. Il bianco popolo fedele pare essersi disperso. Restano, incorreggibili, i Ruini e i Sorge. E i clerico democratici in impropria veste sturziana. A presidiare il ridotto bianco. Giovanni Tassani nel prossimo numero: IL PAPA,1A BOSNIA E 1A PACE,I DIRITTUI MANI, 1APOUnCA intervista a Gianfranco Brunelli, caporeclaHore de Il Regno UNA CITTA' 7

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