Una città - anno III - n. 28 - dicembre 1993

di politica La divisione dell'Italia, se fallisse l'ipotesi federale, non sarebbe una tragedia. le differenze fra nord e sud. Attraverso la Lega molta gente è tornata a una politica ancorata al locale. I rischi che comunque ci sono. Intervista a Umberto Melotti, sociologo. La Lega Nord sostiene apertamente la divisione dell'Italia e in Lombardia si vedono moltissime scritte "Repubblica del Nord": su cosa si fonda questo desiderio di divisione? Non parlerei di desiderio di divisione; "Repubblica del Nord" è un'espressione ambigua, che si presta a diverse interpretazioni. Certo una di queste presupporrebbe la costituzione di uno Stato indipendente, e quindi una scissione dall'attuale Stato nazionale italiano. Ma non è questa la lettura che risponde al programma politico della Lega. "Repubblica del Nord" rimanda invece alla ben nota tesi delle tre macro-regioni federate, cosa che non presuppone una scissione dell'attuale Stato italiano, ma una sua organizzazione su base federale, con la costituzione di unità chiamate "repubbliche", così come in altri contesti europei, ad esempio la Repubblica Federale Tedesca, queste unità si chiamano "Lander". Certo l'espressione può suscitare preoccupazione, ed è quello che è successo dopo le recenti affermazioni di Bossi, ma più che altro mi sembra un modo per rendere immediatamente evidente un progetto di rottura nei confronti dell'attuale sistema politico italiano. Questo sistema politico, del resto, è in crisi ed è gestito da una classe politica che tenta di resistere in tutti i modi, abbarbicandosi alla difesa dello Stato nazionale. Sono coloro che vogliono sopravvivere all'inevitabile caduta di questo sistema che alimentano la sua indebita identificazione con lo Stato nazionale. Ma Miglio ha più volte detto di non credere all'unità dell'Italia ... Miglio teorizza le tre macro-regioni, dunque il progetto federale, fin dalla fine degli anni '70, quindi da prima che venisse fondata la Lega. Ciò non toglie che oggi le sue posizioni su questa questione siano particolarmente radical i. Occorre però chiedersi se le sue siano davvero posizioni finalizzate a ottenere una "Repubblica del Nord" come Stato autonomo, anche al di fuori di un'unità di tipo federale, o se siano solo un elemento di pressione nei confronti della classe che gestisce ancora il nostro sistema. il particolare familismo "amorale" del sud lo sono propenso a pensare che si tratti soprattutto di questo secondo elemento, agitato di fronte a una classe politica marcia, ma abbarbicata al potere. Infatti, mentre al Nord questo sistema è manifestamente respinto da una gran parte della popolazione, nel Centro e nel Sud non abbiamo ancora avuto dimostrazioni valide di disaffezione radicale. Vi è quindi un elemento di pressione politica, ma vi è anche, nel caso si dovesse rivelare insanabile questa differenza fra Nord e Sud, l'ipotesi che il Nord non debba necessariamente restare legato alla macina che sta trascinando a fondo il Paese. Quanto all'unità dell'Italia, va detto che ci sono differenze ben note fra Nord, Centro e Sud; differenze che sono state rilevate, e non soltanto da osservatori italiani, ben prima che esistesse la Lega Nord. Per esempio, un antropologo americano, Edward Beanfield, che ha svolto ricerche sulla cultura politica italiana fin dalla metà degli anni '50 ha rilevato differenze importanti nella cultura politica del Nord e del Sud. Beanfield ha sottolineato il particolare famjlismo amorale del Sud, cui si ricollegano vecchi difetti della realtà meridionale, come il nepotismo, il clientelismo, la gestione malavitosa della vita pubblica. Vero è che oggi, sfortunatamente, questi . non sono più di difetti esclusivi del Sud.Italia. Ve ne è stata infatti una disseminazione anche in aree un tempo meno segnate e, nell'esportazione al Nord di questo costume, ha naturalmente giocato un ruolo l'immjgrazione interna degli anni '50 e '60. ' non e uno scandalo discutere l'unità d'Italia La classe politica che ha gestito molte amministrazioni pubbliche del Nord negli anni '60-70-80 era in gran parte composta da figli di emigrati meridionali legati a questo tipo di cultura: Craxi ha origini siciliane, più perticolarmente italo-albanesi, Pillitteri è figlio di un pugliese, lo sciaguratissimo Co lucci e la sua famiglia vengono dalle Puglie. Alcune differenze di cultura in senso antropologico esistono e vanno tenute nel debito conto: non si può negare questo fatto che contraddistingue l'antropologia politica italiana. Lei dice che se il Centro e il Sud persistessero nel sostegno a questa classe politica è comprensibile che il Nord si stacchi, ma allora la solidarietà? Le formazioni politiche non le ha create Iddio: sono un dato storico e si trasformano, cambiano. Un tempo in Grecia c'erano le polis, in Italia ci sono state le città indipendenti, i comuni, poi le signorie e spesso poi abbiamo avuto un'Italia divisa sotto la dominazione straniera o della Chiesa. In seguito si è formata la cosiddetta unità d'Italia e stiamo andando verso l'unità europea, sia pure contradditoriamente, ma nulla è fermo, non ci sono dogmi che debbano essere mantenuti. L'unità nazionale italiana è stata, nell'800, un fatto molto importante, progressivo, ma la storia non è cominciata là. All'interno dell'unità europea possiamo pensare, in modo meno drammatico, sia a un'Italia federale, sia eventualmente, come "ultima ratio", alla costituzione di unità politiche sovrane di minori dimensioni. Non trovo nulla di scandaloso nel fatto che si rimetta in causa un'unità che non è piovuta dal cielo, che è un dato storico. La solidarietà, 0111'I DI GUEllllA Ai suoi allievi il buon Melantone raccontava la seguente storia. I dotti del Concilio di Basilea un giorno uscirono in giardino a fare una passeggiata durante una pausa nei lavori del Concilio, che si protraevano faticosi da anni. Lì udirono un uccellino che cantava meravigliosamente. La sua voce suonava più alta e limpida di quella di tutti gli altri uccelli del giardino, e l'uccellino non cessava di cantare nemmeno un istante a riprendere fiato. Sembrava incapace di stanchezza. I dotti uomini si awicinarono all'uccellino incuriositi, e gli domandarono chi egli fosse, eperché cantasse a quel modo; "Sono un'anima dannata," lui rispose, "e perciò canto in eterno, in eterno, in eterno". Edoardo A/binati CO poi, non presuppone la partecipazione ad uno stesso Stato nazionale: io sono un internazionalista e sono molto solidale con i popoli dell'Asia, dell'Africa e dell' America latina anche se non appartengono al mio Stato. Il discorso della solidarietà non ha nulla a che vedere con l'unità statuale. Ritengo invece estremamente pericoloso che una parte del Paese possa trascinare a picco l'altra: siamo in una fase di crisi e se non si salvasse nemmeno il Nord sarebbe peggio per tutti. Del naufragio del Nord causato dalla classe politica che attualmente è al potere certamente non beneficerebbero né il Centro, né il Sud, mentre dalla salvaguardia di una parte del Paese anche iICentro ed iI Sud potrebbero trarre notevole ispirazione. Tutto ciò è meno drammatico di quanto potesse essere qualche tempo fa, perché stiamo costruendo una comunità europea: non dimentichiamo che abbiamo, già dal 1967, un mercato comune europeo e che proprio dall"inizio del ·93 c'è stato un passo in avanti molto forte per il libero commercio, la libera circolazione delle persone, l'abolizione di molti controlli e che esistono delle autorità sovranazionali con delle competenze specifiche. In ogni caso, quindi, queste nuove unità politiche sarebbero pur sempre all'interno di una struttura unitaria di livello superiore. lo non sono pessimista e ritengo che il Centro e il Sud potrebbero prendere esempio dai cambiamenti del Nord. Purtroppo la burocrazia, così forte nel l'Italia centrale, e le classi sociali che, in quattro regioni in particolare, hanno beneficiato parassitariamentedegli investimenti che lo Stato ha fatto nel Sud, dell'economia assistita delle false pensioni, delle false ricostruzioni, dell'economia legata alla malavita, faranno delle resistenze al cambiamento, ma credo che sia legittimo attendersi che anche in queste regioni, sia pure con ritardo nei confronti del Nord, si attuino dei cambiamenti profondi. Il terremoto che ha investito la classe politica non è destinato ad avere conseguenze soltanto al Nord: è una fase di trasformazione profonda e io capisco le preoccupazioni di alcuni leader della Lega, perché c'è il rischio che la classe politica possa, come "ultima ratio" prima di cedere il comando, tentare un colpo di Stato o cercare di instaurare nel paese un regime autoritario. . . " . c1s1puo aprire al mondo solo se radicati A questo punto la scissione del Nord da questo Stato centralista, autoritario e antidemocratico, forse gestito su base militare, sarebbe un'ancora di salvezza e un elemento di solidarietà importante anche per il Centro ed il Sud. Ma la Lega dà l'impressione di perseguire una specie di "fascismo senile", ritagliando uno spazio tranquillo, efficientisticamente gestito, da cui siano espulsi tutti i problemi. .. La Lega è un grande movimento di massa. Non a caso nelle ultime elezioni comunali a Milano ha ottenuto i142% dei voti e nell 'elezione del sindaco il 65%, percentuali in cui sono ampiamente rappresentate tutte le classi sociali, ceti, le ideologie. Non si raggiunge il 65% dei voti se non si aggregano forze sociali disparate. La Lega non è più, ammesso che lo sia mai stato, un movimento identificabile con una precisa e ristretta base sociale e al suo interno esistono posizioni molto diverse, che vanno da quelle conservatrici a quelle rivoluzionarie, ma ciò che mi sembra prevalente nella Lega come movimento (anche se ci può essere una differenza fra questo movimento e il suo elettorato) è il ritorno ali' impegno politico e sociale dopo un periodo di depoliticizzazione. Gli anni '80 sono stati un periodo di disaffezione per la politica e la Lega è riuscita a recuperare al la pat1ecipazione una parte consistente della popolazione, e in particolare della popolazione giovanile. Questa partecipazione, inoltre, ha recuperato. proprio per il suo riallacciarsi alle matrici locali, la partecipazione politica degli autoctoni, che nelle regioni del Nord si erano progressivamente ritirati nell'attività economica o professionale, lasciando così liberi gli spazi politici perquellaclassedi immigrati del Sud che nell'attività politica, così come nell'impiego pubblico, avevano visto un canale di forte promozione sociale. Questo ha fatto degenerare la politica pereffettodi quella mentalità clientelare di cui si parlava prima e l'azione della Lega ha recuperato alla dimensione politica molti autoctoni, sollecitando indirettamente anche una partecipazione da parte degli avversari. Molti sostenitori di Dalla Chiesa, ad esempio. erano giovani al loro primo impegno politico e sociale. Ma in che cosa si differenzierebbe il comportamento politico degli autoctoni del Nord da quello degli immigrati dal Sud? Gli immigrati interni provenivano da aree caratterizzate, dal punto di vista culturale e politico, dalla coesione di gruppo e dalla tendenza al clientelismo, al favore. Questo è stato un elemento della devastazione delle amministrazioni locali del Nord; una devastazione particolarmente sofferta nelle regioni che avevano avuto una tradizione diversa, dovuta in parte alla buona amministrazione austro-ungarica, che aveva lasciato una struttura e una mentalità ammjnistrativa che è passata al vecchio Stato liberale e quando i vecchi liberali parlavano di "senso dello Stato" intendevano sottolineare qualcosa che invece mancava dove predominava il senso della famiglia, il senso del l'appartenenza al gruppo, quel "familismo amorale" di cui parlavo prima. Il "senso dello Stato", questa espressione così antiquata ma al tempo stesso così significativa, mancava anche, per diverse ragioni, alle forze cattoliche, che sono entrate nella vita politica italiana all'inizio del secolo con una funzione di conservazione sociale, e alle forze di matrice socialista, che puntavano soprattutto sugli interessi di classe. Quindi abbiamo avuto una perdita di senso dello Stato che ha giocato un ruolo negativo per quanto riguarda la pubblica amministrazione e non è un caso che i partiti più coinvolti nelle tangenti siano proprio di matrice cattolica o socialista. Abbiamo avuto una classe politica di povero spessore morale e di scarso senso del "pubblico" che ha trovato nella partecipazione al potere locale e nazionale un'occasione di promozione sociale individuale e di arricchimento. AJ contrario, una persona più legata alla propria realtà autoctona non pensa alla politica solo in questo modo, sa di dovere corrispondere ai legami di solidarietà con le persone con cui vive, non è un estraneo che arriva, occupa un posto e lo gestisce nel proprio esclusivo interesse: c'è una forma di controllo sociale diffuso. è il linguaggio pittoresco di tutti i comunicatori Naturalmente sto generalizzando e bisogna prendere quello che sto dicendo con del buon senso, ma la departecipazione dell'elemento locale alla politica è ciò che ha aperto la strada alla classe politica che ha operato ladevastazione. Inoltre siamo in una fase di crisi e di transizione e come in ogni fase di crisi avviene un mutamento dei valori, poi c'è l'azione dei mass-media, l'omologazione culturale su scala planetaria, iIdramma del la droga: è un insieme di elementi che incide molto negativamente sul panorama attuale. Ma è appunto questo che, a mio giudizio, spiega la reazione della Lega, il suo successo. Perché è nel momento di crisi che si sente il bisogno di ritrovare le proprie radici, quello che a volte viene impropriamente definito come un elemento di chiusura localistica. Al contrario io credo che ci si possa aprire al mondo solo se si è radicati in una realtà. Sradicandosi da una specifica realtà diventa molto facile chiudersi nel privato. Questa esigenza di far fronte alle devastazioni è diffusa tra la gente e ha trovato la possibilità di esprimersi elettoralmente grazie a una lista che non portava i segni dei legami con le responsabilità pregresse, con la connivenza o la collusione. Mi pare che lei scinda fra un'essenza buona, che sta alla radice della Lega, e la sua fenomenologia politica, che sarebbe discutibile. Non sono invece la stessa cosa? Non credo di separare questi due elementi: l'elettorato della Lega, almeno fino alle amministrative del 1990, quando era sul 20%, era in gran parte costituito dalla buona gente lombarda, onesta, generosa e laboriosa, quella che si era quotata per aiutare gli alluvionati del Polesine, per i terremotati dell'Irpinia così come di quelli del Friuli, per le

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