Una città - anno III - n. 26 - ottobre 1993

Sarajevo e noi I L'assurdità di un principio di rinuncia all'autodifesa. La grande occasione della Guerra del Golfo e il terribile fallimento della Bosnia. Ora le guerre etniche dilagheranno in una situazione di rinnovato pericolo nucleare. Intervista a Gianni Baget Bozzo. Lei, fin dai tempi della guerra del Golfo, ha polemizzato col pacifismo, e anche ora per la Bosnia. Perché? U motivo principale è questo: per un cristiano uno può accettare di non difendersi, ma, potendo fare qualcosa, può accettare senza fare nulla che l'altro venga ucciso? Questo è il problema fondamentale che si pone nel caso morale della difesa. Uno può rinunciare all'autodifesa, ma in linea di principio non può rinunciare alla difesa degli altri, né può pensare che l'insieme degli uomini di una comunità civj- . le possa fondarsi sul principio della rinuncia all'autodifesa. La difesa è · uno degli scopi fondamentali della convivenza umana. In questo senso una posizione che escludesse in modo radicale il diritto di una comunità politica a difendersi sarebbe la negazione della comunità politica. Dal punto di vista cristiano la negazione totale della difesa è un'antica eresia. Perché ci sono testi contrari nel Vangelo: il Battista ai soldati o gli elogi sperticati di Gesù a un centurione romano. Gesù stesso rinunciò alla propria autodifesa, ma non a quella degli altri, tant'è vero che, in sostanza, non organizzò la propria difesa e in questo senso pt!'rmise agli altri di andar via, di fuggire, di salvarsi. La rinuncia all'autodifesa è possibile, Gesù la fece, quella alla difesa altrui no, né per il singolo né, certamente, per la società. Se, come fa un certo pacifismo, si rinuncia sempre e comunque alla difesa dell'aggredito nessuna vita civile è possibile. In realtà il pacifismo come pensiero è impensabile e nel cristianesimo è un'eresia senza nessun fondamento nella scrittura. il pacifismo assoluto è sempre stato un'eresia Tutti quelli che l'hanno sostenuto - dai montanisti che, con una posizione estrema, da chiesa antica, negavano che il cristiano dovesse sottoporsi agli obblighi mondani e che quindi non potesse fuggire il martirio, ai catari che negavano il valore dell'autorità civile- sono sempre stati considerati eretici. Quindi: per ragioni teoriche generali, e cristiane particolari, io non ho mai capito il pacifismo, quello assoluto naturalmente. Forme di ricerca della pace sono sempre possibili, ma richiedono sempre consenso e quasi sempre una qualche applicazione della forza. Ora la possibilità che si era offerta con la guerra del Golfo -con l'uso di una forza internazionale- era quella di passare da una situazione in cui la guerra era la soluzione dei conflitti fra i popoli e quindi come esercizio della difesa -tra l'altro ogni guerra si è sempre legittimata dal diritto alla legittima difesa, la paura di un'aggressione legittimava l' attacco- a una situazione in cui un'autorità internazionale imparziale giudicasse un conflitto e applicasse una sanzione. Era cioè applicare in campo internazionale il metodo che ha reso possibile la soluzione dei conflitti particolari all'interno della comunità politica. E' vero che questo fu reso possibile da una circostanza particolare: era interessatal' area petrolifera e un monopolio qi Saddam Hussein su quella zona qel petrolio avrebbe sconvolto la comunità internazionale. Si era, · èioè, creato un motivo di bene comune economico internazionale che fu la base materiale per l' applicazione di un principio etico-giuridico fondamentale: il diritto della comunità internazionale a riconoscere le aggressioni, a giudicarle e, nel caso, a intervenire per tutelare l'aggredito. Il che è conforme alla carta dell'Onu che è nata proprio per giudicare un'aggressione ed eventualmente sanzionarla. Il pacifismo allora praticamente cosa difese? Il principio che la società internazionale non dovesse intervenire nel caso di un'aggressione. Un principio, cioè, che a me sembrò reazionario perché andava contro quello che era un progresso storico. Nel caso della Bosnia, purtroppo, questo principio non s'è applicato. Perché? Non tanto perché non ci fossero interessi per intervenire, ma perché l'Europa stessa era divisa sulle parti da sostenere. Ero e resto convinto che se si fosse bombardato i serbo-bosniaci quando cominciarono a bombardare, non si sarebbe arrivati a questo. Che se ci fosse stato un minimo di volontà da parte della comunità internazionale o anche solo della Comunità Europea, o della Nato, di bloccare la cosa dall'inizio questo non sarebbe accaduto. Non si volle. E non si volle perché c'erano simpatie franco-britanniche per la Serbia, c'erano simpatie russe per la Serbia che pesavano sugli Stati Uniti, ma in realtà io credo che, alla fin fine, ci sia stato un veto reciproco che ha neutralizzato le parti. Tutte sono convenute sul fatto di non intervenire, non intervenire andava bene a tutti. E non è vero che il riconoscimento della Croazia da parte della Germania abbia precipitato le cose, perché la guerra civile era già cominciata. Il punto fondamentale era il dissenso visibile fra le potenze europee su cosa fare. Il problema era complesso, perché mentre finora la convivenza interbosniaca era stata retta nel quadro di sistemi più vasti -l'impero turco, l'impero asburgico, la Repubblica federativa iugoslava- accadeva che la Bo nia doveva fondare la sua unità su se stessa e questo era un fatto che non era mai accaduto. In Bosnia non c'era forse un consenso sufficiente fra le varie parti per fare questo, però la trattativa sarebbe cominciata in modo diverso se ci fosse stato un intervento che avesse imposto l'idea della Bosnia unita. Ma un intervento, che scoraggiasse ogni aggressione. In quel momento, fra l'altro, sia in Croazia che in Serbia che in Bosnia, c'era ancora un'idea di convivenza "sovietica", anche perché in quel modo avevano sempre convissuto, e quindi le mediazioni erano ancora possibili se fosse stato ben chiaro che comunque la comunità internazionale non avrebbe tollerato il massacro dei civili, cioè quello che poi è accaduto. l'aiuto umanitario ha peggiorato le cose Dopodiché accadde la cosa più terribile: il massacro cominciò, continuò e prese forme via via più terribili e il non intervento continuò. Al punto che addirittura si può dire che l'intervento umanitario abbia finito per peggiorare le cose. Per un verso perché ha reso ancora più difficile un intervento trasformando le truppe franco-britannichespagnole in possibili bersagli per azioni di rappresaglia dei serbi, fornendo loro un oggettivo potere di ricatto e, per un altro verso, perché fornendo viveri, aiuti, eccetera, rendevano impossibile la soluzione finale del conflitto, allungandone la durata e quindi le 'Sue vittime. Una situazione davvero singolare: se le forze Onu non avessero fatto niente saremmo arrivati alla finale prima, se questa era la finale decisa dai serbo-bosniaci. Naturalmente si dice che un intervento militare avrebbe significato occupare militarmente la Bosnia, che i tedeschi durante la seconda guerra mondiale mandarono ben 1 O divisioni, eccetera. Ma intanto i tedeschi avevano contro un popolo unito e non diviso e poi i serbi e i croati di fronte a un intervento deciso della comunità internazionale avrebbero sicuramente fatto pressioni sui loro "agenti in luogo", i vari Boban, Karadzic, eccetera. Ma tutto questo non è avvenuto. La cosa che più impressiona in un intervento di polizia internazionale, che deve poi usare tutti i mezzi della guerra vera e propria, è quello del costo di vite innocenti che comunque può provocare. Poniamo che si fosse intervenuti contro i serbo bosniaci che assediavano Sarajevo, è ovvio che in un intervento di quella natura si colpiscono degli innocenti, ma sempre in guerra si colpiscono gli innocenAbbonatevi a UNA Cll'l'A' 1 O numeri 30000 lire C. C. P. N.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. S • • cr1vetec1, il nostro indirizzo è: P.za Dante 21, 47100 Forlì - Tel. e fax: 0543/21422. La redazione è aperta tutti i giorni, certamente dalle 17 alle 19. Una città la si può trovare nelle librerie: "Feltrinelli" e "Tempi moderni", a Bologna, "Dedalus" e "Bettini", a Cesena, "Moby Dick" a Faenza. Nelle tre "Feltrinelli" e alla "Utopia" a Milano, alla libreria "Pesaro Libri" a Pesaro. CO ti. In guerra chi è colpevole? La guerra toglie l'innocenza come stato di condizione, perché crea uno stato che non riguarda il singolo ma l'insieme. La guerra è una specie di strage reciproca degli innocenti, la guerra è la strage di innocenti. Poi si può dire che ci sia un popolo colpevole? Abbiamo creato questa categoria per la Germania, un po' arbitrariamente persino, abbiamo colpevolizzato la Germania, mentre le responsabilità della seconda guerra mondiale non erano solo tedesche. Giudicare i popoli colpevoli mi sembra sempre un errore. Nelle guerre i popoli sono tutti obiettivamente, in se stessi, innoSarajevo: la biblioreca nazionale. centi, ma colpevoli dinanzi all'altro di essere di un altro paese: questa è la guerra. L'innocenza ha un valore nella realtà interpersonale, ma nella realtà colletti va non lo ha. Ogni guerra è una strage degli innocenti dove ognuno non ha mai nociuto all'altro, mai, può nuocergli ora nel conflitto che si crea. Questo è il dramma della guerra. E ora cosa succederà? Ora si parla di mandare 50000 uomini in Bosnia, di cui 25000 americani, con una spesa inenarrabile, per difendere uno stato mussulmano che forse sarà indifendibile. Quando cominceranno gli attentati da una parte e dall'altra ... Gli americani dicono "Noi vogliamo andarci quando sarà certa una via per ritirarci". Quando sarà previsto un piano in base al quale ritirarsi. Ma quando? Come? S'è ormai creata una situazione così orribile, con tali odi i reciproci dopo tanti massacri, dove nessuno controlla più nessuno, dove i politici non controllano i militari, i militari non controllano gli irregolari, pensiamo che 50.000 uomini siano sufficienti? E già sarebbe uno sforzo enorme, di proporzioni cambogiane. Dove peraltro si poteva pensare di arrivare a fare le elezioni, ad un controllo della Cina sui K.mer Rossi, eccetera. Ma lì? Quale piano ci sarebbe? La prospettiva sarebbe quella di un'occupazione militare americana permanente della Bosnia. Mentre nel contempo ci sarà, probabilmente, la guerra civile in Kossovo, con i serbi che cercheranno di soggiogare gli albanesi, di mandarne via una parte, di dividere il territorio, comunque di tenerlo sotto occupazione militare, in Macedonia una situazione incerta, va bene, ci andranno gli americani e forse i serbi non ci andranno ... Insomma abbiamo creato una situazione che non c'è mai stata, la più impossibile. Quindi: mancando un uso della forza ali' inizio, per imporre la pace, di peace-making, c'è stato, prima, un intervento di peace-keeping di truppe Onu che non hanno potuto che assistere al massacro, e lo hanno in qualche modo rallentato e allunga-

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