Una città - anno III - n. 26 - ottobre 1993

di altri • Lo scontro fra due concezioni del diritto e fra fondamentalismo e modernizzazione. La questione politica. L'idea dell'imperfezione del mondo che può aprire al dialogo. Intervista a Giulio Soravia. Giulio Soravia insegna lingua e letteratura araba e glottologia alla Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna. Sembra che, per vari motivi, l'Islam sia diventato uno dei principali problemi dell'Europa ... C'è il problema dell'integralismo, da noi c'è il problema dell'immigrazione. In Italia non abbiamo delle cifre certe, perché le statistiche del Ministero degli Interni sono inattendibili, metà degli stranieri sono clandestini, ma da un calcolo che abbiamo fatto cercando di capire certe realtà, si può pensare che in Italia ci siano oggi 500.000 mussulmani di varie nazionalità, quindi non omogenei culturalmente, e 500.000 mussulmani significano la seconda confessione religiosa. Per fare un confronto, credo che la presenza ebraica in Italia, che è culturalmente importante, qualificata, dal punto di vista numerico rappresenti 30-40.000 persone ... Le comunità protestanti sono limitate come numero ... Questa forte presenza mussulmana porta tutta una serie di problemi, anche nella quotidianità; per esempio ci sono diversi conflitti tra il diritto italiano e il diritto mussulmano. C'è il caso di una pefsona che conosco, italiano diventato mussulmano, che è in attesa di divorzio e secondo la legge italiana non può divorziare finché non siano passati un certo numero di anni. Il problema nasce dal fatto che nel frattempo lui si è già risposato con una donna mussulmana ed anche se dal punto di vista islamico il matrimonio è validissimo questa moglie è clandestina; questa è una situazione che in qualche modo intacca i diritti di una persona. Un'altra storia è quella di un ragazzo marocchino, sposato, che ha avuto una casa dal Comune assieme con la moglie, tornato in Marocco ha divorziato da lei e ha sposato un'altra donna, adesso è tornato in Italia con la nuova moglie e c'è il problema di decidere a chi spetta la casa, perché per la legge italiana non si sa bene chi sia la moglie. Per risolvere la questione qualcuno ha suggerito di toglie- / re la casa a tutti, poi il ragazzo con la nuova moglie potrebbero rifare la domanda per un'altra casa; è una proposta radicale, ma forse è l'unico modo. E' uno scontro che ha anche toni drammatici ... A proposito di scontri dramma- ,. tici, i fondamentalisti islamici sembrano non temere alcun dramma, basti pensare agli assassinii degli intellettuali laici in Algeria o all'albergo incendiato in Turchia nel tentativo di uccidere il traduttore de ''I versetti satanici" ... Sul cosiddetto fondamentalismo si fa spesso una semplificazione e sotto l'etichetta del fondamentalismo vanno a finire tante cose molto diverse tra loro. C'è un fondamentalismo puramente religioso che non è violento, non è terroristico, non è così radicale nella sua posizione antimodernista, anzi; poi c'è invece il fondamentalismo radicale, politico, estremizzante, e anche qui ci sono tutta una serie di movimenti diversi fra loro. il petrolio come rivalsa · sull'Occidente Questi ultimi sono una reazione ad una serie storica di sopraffazioni, soprattutto a livello economico e militare, patite da una cultura che, nel momento in cui si è ritrovata ad avere in mano una chiave potente come il petrolio, si è sentita risollevata da tutta una serie di complessi, di paure, di impotenze, e ha generato anche fenomeni marginali di rivalsa violenta. Una rivalsa che si situa in un mondo che da decenni si sente schiacciato dall'Occidente. L'Algeria è un caso abbastanza sintomatico: 130 anni di colonizzazione francese pesantissima, con 800-900.000 coloni francesi che si erano presi le terre buone. I francesi non hanno mai ammesso che l'Algeria fosse un paese arabo, l'hanno sempre considerata come la provincia al di là del Mediterraneo e hanno francesizzato culturalmente il paese, al punto che in Algeria oggi la gente parla il francese anziché l'arabo e c'è una arabizzazione di ritorno come rivalsa. Fra l'altro è buffo sentire gli algerini parlare arabo, perché il più delle volte lo parlano proprio come una lingua imparata a scuola ... Quindi c'è questo clima, in cui attecchisce abbastanza facilmente quello che Garaudy denunciava ancora prima che ci fossero queste manifestazioni estremiste diffuse. Garaudy sottolineava che, soprattutto nei paesi del mondo arabo, ci sono oggi due grosse tendenze: una è quella della ·modernizzazione imitando l'Occidente e l'altra è per l'imitazione del passato. Non c'è una spinta verso una modernizzazione basata sulla propria cultura; o meglio, c'è, ma è sommersa, minoritaria, guardata con sospetto. Gli stessi portatori di questa visione o sono persone che si espongono anche alla possibile violenza, intellettuali che non rifiutano l'Islam e la tradizione, ma vogliono un mondo moderno, con innovazioni di tipo interpretativo delle norme della tradizione, oppure c'è la paura di prendere pubblicamente le distanze da certe cose, e allora c'è il silenzio. Ci sono persone che non condividono il tipo di ■ Disinfestazioni . Derattizzazioni • Disinfezioni B ■ Allontanamento colombl da edifici e monumenti ■ Disinfestazioni di parchi • giardini ■ Indagini naturallstlch• 47100Forll-via Meucc~24 (Zona Industriale) Te/.(0543)722062 Telefax(0543)722083 violenza dei fondamentalisti, ma nello stesso tempo hanno paura ad esprimersi; c'è, psicologicamente, una forma di ambiguità latente per cui sembra quasi che a dire "no" a certe cose, si dica di "no" ali' Islam; si ha paura di scavare ... Ma come mai c'è questa tradizione fortissima che impedisce in qualche modo di analizzare gli stessi fondamenti dell'Islam? La forza della tradizione è legata ad un'abitudine al conformismo sul motivo religioso, perché nel mondo islamico non c'è una separazione netta tra la cultura generale e la cultura religiosa, è un tutt'uno, non c'è nella tradizione questa separazione tra mondo laico e mondo religioso. La legge è insieme legge religiosa, civile, penale, quindi c'è una disabitudine che è stata manovrata politicamente nei secoli per impedire quello che è un fondamento dell'Islam, cioè la libera discussione, la libera interpretazione, la responsabilità individuale. Nell'Islam ognuno è responsabile in prima persona di fronte a Dio, non c'è un'altra persona che gli può dire "Tu sbagli a interpretare": ogni persona ha il diritto e il dovere di studiare e dare la sua interpretazione. Certo, attraverso la discussione si arriva a quello che dovrebbe essere il consenso di tutta la comunità dei credenti su alcuni punti, questo però non toglie che ogni persona si senta impegnata in questo lavoro di scavo, di ricerca. Anche per questo non c'è un clero, non ci sono delle persone specificamente addette a spiegare al popolo la parola di Dio. Di fatto.certo questa chiusura avviene, è sempre avvenuta; la chiusura alla libera discussione, alla libera interpretazione, avviene nel senso che spesso si dice "Ormai questo è stato interpretato, adesso basta". Ma questo atteggiamento è contraddittorio, perché poi si sa che le sentenze legali emesse dai muftì, i giudici abilitati in materia di interpretazione legale, cambiano a seconda delle situazioni e dei tempi. Quindi c'è una contraddizione profonda in questa prassi, ma non nei principi dell'Islam. lo sciismo rappresenta solo una minoranza Il problema è che si è instaurata una tradizione sulla tradizione, un'abitudine ad accettare un controllo sociale fortissimo; il mondo islamico è un mondo dove la comunità esercita fortemente questa pressione. Quindi la sentenza contro Rushdie non è vincolante per tutti gli islamici? No, è una grossa fesseria e secondo UNIPOL ASSICURAZIONI me è stata manovrata appositamente. D'altra parte viene dalla Shi'a, che è un settore particolare dell'Islam. Il mondo sciita, che rappresenta circa un decimo del mondo islamico, rappresenta sostanzialmente proprio una forma di interpretazione e le istanze millenaristiche che vi sono intrinseche -la credenza nel ritorno dell'imam nascosto, eccetera- già dicono qualcosa del clima di cupezza che c'è al suo interno. Il mondo sciita, per esempio, è legato alla figura degli Ayatollah, nata da poco più di un secolo, che teoricamente sarebbe uno studioso della religione, ma che invece è un vero e proprio sacerdote e diventa quindi un intermediario. Soprattutto c'è la figuradell' imam, che è quasi un papa e nella Shi'a è ritenuto sostanzialmente infallibile. L'imam nel mondo arabo non è altri che la persona che dirige la preghiera, la radice della parola vuole dire "che sta davanti", e chiunque può essere imam in un gruppo, purché gli altri diano il consenso al fatto che sia lui adirigere la preghiera, ma questo non dà assolutamente rilevanze particolari, se non l'autorevolezza che può essere riconosciuta da una comunità ad una persona che sa, che studia, e quindi può essere autorizzata a fare il sermone del venerdì, ma senza nessun crisma particolare, non c'è un'istituzione che conferisce tutto questo, è sempre la comunità ad essere importante. Storicamente l'imam si contrappone alla figura del califfo della tradizione Sunnita. La Shi'a si è separata dal resto dell'Islam proprio nel momento in cui non si è riconosciuta la successione di Alì, genero di Maometto; per la Shi'a la famiglia del profeta doveva essere la depositaria di questa successione, che teoricamente doveva essere una successione ideale, ed il califfo non doveUNIPOL: DA 5 ANNI, AMICA PERTRADIZIONE AGENZIAGENERALE Via P. Maroncelli, 10 FORLI'- Tel. 452411 FRA LE GRANDI COMPAGNIE, LA PRIMA NEL RENDIMENTO DELLE POLIZZE VITA. CON UWW1r~ va essere che una sorta di figura centrale che rappresentava l'unione dei credenti, un punto di riferimento, un vicario. Ma non un vicario di Dio, il califfo è semplicemente una figura che, dopo la morte del profeta Maometto, prende il suo posto come capo spirituale della comunità. Questo vicario non ha nessun potere temporale, perché il potere, anche quello temporale, è di Dio. Teoricamente lo Stato islamico è una teocrazia piena: c'è una legge e c'è una società dove questa legge deve essere applicata da persone che in buona fede la vogliono applicare. Questa è l'utopia dello Stato islamico. Ma da subito il califfo dei credenti è diventato il principe dei credenti, anche linguisticamente questa dizione è diversa, e finché ci sono state queste prime piccole comunità, i cui problemi si potevano risolvere internamente, tutto è andato abbastanza liscio. Liscio fino ad un certo punto, perché sappiamo che vari califfi sono stati ammazzati, non hanno finito tranquillamente i loro giorni. Alì era, diciamo così, l"'uomo forte" di questo primo Islam ed i problemi con cui si è scontrato erano problemi strettamente politici: quando la linea che ha portato al califfato degli Omayyadi ha vinto militarmente i seguaci di Alì si sono staccati ed hanno formato la Shi 'a, che vuol dire "partito". Questo politicamente e storicamente, poi ci sono le differenze dottrinali che sono venute fuori nei secoli. un mondo a cui tornare a contrapporsi Oggi lo sciismo è molto influente nel mondo islamico perché in qualche modo ci sono tanti che lo vedono come una realtà che ha saputo mettersi contro il mondo occidentale. C'è questo amore-odio nei confronti dell'Occidente da parte del mondo islamico, ed è una cosa anche giustificata storicamente, innanzitutto perché il mondo occidentale ha colonizzato e sottomesso l'Islam per un lungo periodo; poi la contrapposizione è antica e oggi più che mai è forte. Con la caduta del mondo comunista l'Islam torna ad essere quello che è sempre stato per il mondo occidentale, e cioè il mondo antagonista per eccellenza; il mondo occidentale ha bisogno di avere un mondo con cui confrontarsi e contrapporCoop. Cento Fiori LAB. 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