Una città - anno III - n. 25 - settembre 1993

1 fuori le mura L'esperienza di una comunità "pubblica" per il recupero dei tossicodipendenti, che vuole essere veramente terapeutica e non correttiva. Il problema vitale di stimolare attraverso vie individuali, le domande sulla propria storia, il risveglio di risorse e quindi la possibilità di scelte diverse. Intervista a Anna Frigerio. Anna Frigerio, psicologa, lavora 11ell'UsldiGenova. Per anni è stata impegnata nella Comunità di Sant'llario, di cui è stata per un periodo anche responsabile. Tu ti occupi di tossicodipendenza ormai da tantissimi anni. Nel succedersi delle generazioni che differenze hai incontrato? Ed è vero che ci sono sempre più ragazzi che iniziando da giovanissimi, non hanno più un passato a cui riferirsi, crescono nella droga? Certo chi ha iniziato avendo poche esperienze di vita a cui fare riferimento poi può avere pochi punti di riferimento ai quali tornare, però questa sensazione di scarsa consistenza interiore, di non sapere bene per quale motivo hanno iniziato, che significato ha questa esperienza all'interno della loro vita, quali altre cose gli interessano e così via, l'ho ritrovata anche in persone che non avevano iniziato nell'adolescenza. Avverto quindi più un cambiamento di tempi, di mentalità nella società. Sicuramente, se uno ha iniziato a 14 anni piuttosto che a 30 ha meno retroterra sul quale poi potersi ritrovare~ è meno in grado di sapersi costruire delle alternative. le madri, sorelle, fidanzate di una volta Però anche parlando con quelli che hanno cominciato più tardi, hai l'impressione -a differenza dei ragazzi di IO anni fa- di un'inconsistenza, di una povertà di riflessione, di una difficoltà a fermarsi, a pensare, a dare un senso alle cose che hanno fatto. E' una cosa che è aumentata notevolmente in questi anni ed il senso di impotenza che provo con queste situazioni è molto più alto. Certo, avendo io iniziato con i ragazzi di allora, gli "storici", come vengono definiti un po' ovunque, -oggi decimati da overdose o dall'AIDS e veramente né sono rimasti pochissimi- può esserci stato anche un mio abituarmi a certe storie e quindi, parallelamente, una maggiore difficoltà a vedere la ricchezza, le sfumature di quelli di oggi. Però ... Fra l'altro non vedo solo i ragazzi: vedo le famiglie, le situazioni che stanno attorno. Una volta c'erano delle storie familiari soffertissime, ci si coinvolgeva con questi figli anche fino alla rovina personale.C'erano queste figure femminili -sorelle, fidanzate, madri, prevalentemente madri- che andavano dietro a questi ragazzi in maniera drammatica, spesso non risolutiva, però con storie incredibili. Dietro ai ragazzi di questi ultimi anni spesso ci sono persone che arrivano da te e dicono "Questa è la seconda volta, se non ce la fa nemmeno questa volta con me ha chiuso". Mi sembra perciò che anche le famiglie si siano messe in una situazione meno solida, per cui hanno anche meno cose da investire nel trovare delle strade alternative. Forse è un'ipotesi povera pensare che in una situazione così, dove molti punti di riferimento vengono meno, le persone abbiano meno spessore, meno capacità di introspezione, di riflessione, ma io ho una sensazione di impoverimento rispetto a un senso che prima, l'>eneo male, e' era. Con questo non ·voglio giustificare e pensare che -siano stati degli eroi ... Secondo me negli anni '70, o dalla fine degli anni '60, c'erano dei movimenti che andavano in una certa direzione, si pensava che per opporsi a ciò che non andava fossero percorribili strade alternative, dei modi diversi di vivere, c'era un movimento allargato, c'era il tentativo di costruire delle situazioni di vita che potessero offrire delle alternative reali a quello da cui si veniva e che non soddisfaceva. La droga è stata intesa purtroppo da molte persone come una strada alternativa ... Tu lavori nell'ente pubblico. Rispetto al modo di operare degli enti pubblici c'è una grossa polemica. E' luogo comune dire che quando il pubblico dipendente smonta il drogato si alza, per cui non c'è proprio possibilità di incontro ... Ci sono sempre stati dei tentavivi con i cosiddetti "operatori di strada", cioè quelli che, conoscendo le situazioni nelle quali il tossicodipendente si rifornisce o si ritrova, vanno in queste situazioni, entrano in certo giro e quindi riescono ad essere presenti, offrono una serie di informazioni e tentano quell'aggancio che, sicuramente, non può tentare l'operatore che sta fenno in un servizio, aspettando che la persona che ha una domanda da porre arrivi. Sono due angolazioni completamente diverse. La mia sensazione è che, spesso, queste degli "operatori di strada" siano state, oltreché poche, esperienze molto frustranti, con una forte variazione di questi operatori. Una variabilità dovuta al lo stress di un lavoro come questo, alla difficoltà di mantenere una identità tua che ti permetta di avvicinarti a queste persone salvaguardandoti in modo adeguato, che non è cosa da poco. c'è attenzione al drogato ora che può essere infetto In realtà la mia sensazione è che questo insistere sull'importanza di costruire dei servizi che si avvicinino di più al tossicodipendente sia aumentata notevolmente di recente: da quando, cioè, c'è il problema CASSARURALEDARTIGIAN-AFORLI' NEL CUORE DELLA CITTA' dell'AIDS. Tra gli operatori pubblici lo si è sempre saputo che le persone che arri vano da noi devono già aver fatto un bel pezzo di strada rispetto a quando sono partiti con questa esperienza, rischiando di aver nel frattempo collezionato problemi personali, di salute e sociali molto grossi. Ora, da quando è emerso in maniera più chiara anche il problema della sieropositività e dell'AIDS (In Liguria, ad esempio, c'è una percentuale di tossicodipendenti sieropositivi pari quasi al 70% ), si è cominciato ad interrogarsi con più attenzione su come fare per contattare i tossicodipendenti prima che siano loro al punto di venire da noi. Politici e amministratori hanno cominciato ad avere più attenzione su queste cose e quindi, visto che i servizi sono servizi pubblici e un mandato di tipo contenitivo ce l'hanno sicuramente, ad avere attenzione per i servizi stessi. Senza poi riuscire a fare gran che. A Genova, dopo tantissimi anni che si parla di questo problema, dopo tante discussioni e conflitti vari, si è arrivati solo recentemente all'installazione di tre distributori gratuiti di siringhe. Questo è tutto quello che è stato fatto dal pubblico per andare verso i tossicodipendenti. Nel privato la situazione è diversa, ci sono, già da parecchi anni, questi "operatori di strada", legati a movimenti di volontariato ... Questi distributori di siringhe hanno funzionato? Li hanno rotti subito, ma questo si ripete regolarmente. farlo smettere non è l'unico successo da proporsi Da quello che ho sentito agli incontri con gli operatori di altre nazioni, ci sono dei sabotaggi regolari quando viene attivato questo tipo di servizio. Perché quando metti questi distributori in una certa zona, la gente che abita lì è come se vedesse messa la targa "qui ci sono i tossicodipendenti", e romperli significa "no, qua ci siamo noi". Possono essere anche degli atti di sfregio fatti dai tossicodipendenti stessi, ma spesso sono anche atti di cittadini che non vogliono essere targati o non vogliono avere questo tipo di coabitazione. D'altra parte questi problemi ci sono sempre stati anche quando si apriva un servizio o una comunità. Gli abitanti hanno dei timori che vanno anche capiti e discussi, perché dove ci sono i tossicodipendenti girano anche gli spacciatori, eccetera eccetera. Dieci anni fa si discutevano queste cose. si facevano le riunioni di quartiere. addirittura si facevano le riunioni di caseggiato ... Adesso sono cambiati i tempi e i riferimenti non li hanno persi solo i tossicodipcndenti, ma li hanno persi anche i politici, gli amministratori, eccetera, eccetera. A Genova è stata anche tentata una esperienza di comunità pubblica ... Sì, è nata nel 1981, esiste tutt'ora. E' una casetta di campagna collocata in una posizione meravigliosa. sopra Nervi, a Sani' Ilario, una zona bellissima che domina tutta la riviera da Portofino a Savona. La Abbonatevi a UNA CITTA' 1O numeri 30000 lire C. C. P. N.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. Scriveteci, il nostro indirizzo è: P.za Dante 21, 47100 Forlì - Tel. e fax: 0S43/21422 Una città la si può trovare nelle librerie: "Feltrinelli" e "Tempi moderni", a Bologna, "Dedalus" e "Bettini", a Cesena, "Moby Dick" a Faenza. caratteristica cli questa comunità è di essere gestita da persone che vengono dal servizio pubblico con esperienza soprattutto nel campo psichiatrico e quella con i tossicodipendenti se la sono fatta strada facendo. cercando di capire quali fossero le strategie più utili per confrontarsi con le persone che arrivano alla comunità, aggiustando ogni volta il tiro. cercando di offrire un'esperienza che potesse permettere alla persona che esce di avere qualche possibilità in più, di fare delle scelte differenti rispetto a quando era entrata. Quindi non un'esperienza educativa. In che senso? Premesso che tutti quelli che in questi anni hanno tentato di fare qualcosa nel campo della tossicodipendenza hanno comunque dei meriti. va elettoche tante delle esperienze di comunità -con cui sono entrata in contatto- sono esperienze "correttive''. La loro logica è "ti prendo e ti accompagno a fare bene le cose··. Ti insegno ad essere una persona che rispetta gli orari, quando tu hai vissuto in modo da non rispettare niente e nessuno; ti insegno a lavorare quando per anni hai smesso di farlo o non l'hai mai fatto, eccetera eccetera. Tutte cose importantissime, però impostate in maniera fortemente pedagogica. Il tentativo di Sant 'Ilario è stato, fin clall' inizio. di trovare una strada terapeutica. Questo ha esposto la comunità anche a molti attacchi e critiche: prima fra tutte quella di fare un· esperienza troppo selettiva, in qualche modo elitaria. Di fronte a comunità che prendono I000 persone una comunità che, seppur per la ragione validissima di offrire a queste persone un' esperienza molto individualizzata, ne riesce a prendere solo I O, è una goccia nel mare ... Qual è la differenza fondamentale fra "correttivo" e "terapeutico"? Fondamentalmente la differenza è che le comunità impostate in modo correttivo sono comunità che hanno un'idea precostui ta di come deve essere, quando esce, la persona che

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