Una città - anno II - n. 15 - settembre 1992

L'AUTOACCUSADELLA PRESUNTASTREGA Caso-Sofri: intervista a Carlo Ginzl,urg Carlo Ginzburg, storico, attualmente docente presso il dipartimento di storia dell'Università di California. Los Angeles (UCLA), è l'autore del libro "Il giudice e lo storico. Considerazioni in margine al processo Sofri" (Einaudi). Da dove nasce "Il giudice e lo storico"? Questo libro che ho scritto nasce dall'incontro di due motivi, come spiego nell'introduzione. C'è un motivo di ordine personale, cioè la mia amicizia molto profonda e che risale ad un tempo lontano, con Adriano Sofri (gli altri imputati non li conoscevo, li ho conosciuti in maniera superficiale dopo). Quindi il motivo personale era di cercare di fare qualcosa per aiutare Adriano della cui innocenza ero da sempre convinto, dal momento in cui sono cominciate queste accuse. Il secondo motivo era collegato al mio lavoro di storico, cioè ali' interesse, anche questo antico, ma che si è intensificato in questi anni, per una serie di temi, in particolare i giudizi, le prove, le testimonianze, temi su cui ho lavorato e sto lavorando. Ora, come si sono intrecciati questi motivi, quello personale e quello non personale? Si sono intrecciati nel senso che fin dal primo momento non aveva senso che io scrivessi qualcosa per dire che conoscendo Sofri le accuse nei suoi confronti mi sembravano completamente assurde e infondate, perchè questa era una convinzione personale che non interessava nessuno. Quindi quello che potevo fare era cercare di utilizzare la mia competenza di storico per leggere gli atti del processo, cioè del- !' istruttoria e poi i dibattimenti. Questo perchè nel mio lavoro di storico mi ero occupato a lungo di processi molto più antichi, processi di inquisizione che vertevano soprattutto su casi di stregoneria. Ora l'idea che questo processo, cioè il processo contro Sofri, Bompressi, Pietrostefani e Marino, vorrei mettere proprio tutti, anche Marino, sia paragonabile ad un processo di stregoneria, è un'idea che non ho avuto io per primo, l'ha avuta un mio amico, anche lui storico, Adriano Prosperi che insegna a Pisa e che ha studiato a Pisa con me·e con Adriano. Prosperi aveva scritto una lettera, firmata da un gruppo di persone fra cui anch'io, inviata a vari giornali -pubblicata solo da Unità e Manifesto- in cui paragonava questo processo ad un processo di stregoneria. Nel leggere i documenti del processo, mi sono convinto che questa analogia aveva un fondamento, molto specifico, nel senso che è un caso, questo, in cui e' è la parola di un imputato che accusa sè e gli altri, proprio come nei processi di stregoneria dove uomini e donne accusavano se stessi ed altri di avere commesso certe cose, ad esempio di aver partecipato a convegni in cui facevano omaggi al diavolo dopo avere volato, cioè una serie di eventi in quel caso impossibili. Invece con Marino siamo di fronte ad eventi possibili (e questa è la differenza), mentre l'analogia è nel fatto che nell'un caso e nell'altro non abbiamo prove esterne che sostanzino le autoaccuse della presunta strega o stregone o del presunto parteci pante all'uccisione di Calabresi. Dico presunto perchè esiste, nel nostro sistema giudiziario, una presunzione di innocenza finchè non esiste la prova della colpevolezza. Nel caso di Marino esiste solo l'autoaccusa. Ho visto una ricerca statistica in cui si dice (ma non posso dare dati più precisi) che nei processi in cui si parte da un'autoaccusa esiste in realtà un'alta percentuale di innocenza. Cioè queste accuse non si riesce a provarle. L'esigenza di trovare un riscontro esterno alle autoaccuse (di alcuni secoli fa nei processi a streghe o stregoni, oggi nel caso di Marino), era condivisa dagli inquisitori e dai giudici odierni. Ho trovato un documento che circolava negli ambienti dell'Inquisizione, in cui i giudici si dicono, agli inizi del '600: "Questi processi di stregoneria finora sono stati fatti male, in molti casi non si sono cercate le prove esterne a queste autoaccuse, bisogna trovarle". Ora questa esigenza, in teoria, l'hanno sentita anche i giudici di Sofri, cioè hanno cercato fino ad un certo punto delle prove esterne e a mio parere non le hanno trovate. Io ho letto minutamente queste migliaia di pagine e devo dire che emerge chiarissimamente che, al di là della parola di Marino, non c'è nulla. Su questa base non è possibile condannare le persone accusate da Marino a 22 anni e Marino a I 1 con lo sconto. Anche se non si fossero addensate su questo processo ombre molto pesanti, non si vede perchè si debba dare ragione a Marino contro tutti gli altri testimoni oculari, che confermano in molti casi quello che avevano detto allora, nonostante pressioni scandalose da parte. del Presidente della Corte. Mi sembra che tutto il processo sia stato condotto in maniera scandalosa, basti ricordare quello che è stato un vero e proprio colpo di scena e cioé la scoperta che il "penti meno" di Marino non datava dal 19 luglio, come risultava dai verbali, ma dal 2 luglio o forse prima. Si badi che ciò era a conoscenza dei giudici istruttori, del presidente della corte e dei carabinieri, ma nessuno ha detto nulla fino alla scoperta, casuale, della verità. Il fatto che Marino mentisse, per ragioni che non ci sono note, sull'inizio del suo pentimento, che è un punto decisivo; il fatto che abbia tenuto nascosto (e con lui erano intenzionatissimi a tenerlo nascosto sia i giudici istruttori che il presidente della corte Minale); il fatto che per almeno due settimane, forse di più , avesse intrecciato rapporti con i carabinieri: tutto questo mi pare enorme, perchè aver mentito su questo punto getta dei sospetti anche sulle altre confessioni, autoaccuse e accuse. A questo si aggiungano poi quegli elementi di cui ho discusso minutamente nel mio libro e cioé tutti i punti in cui la CRONISTORIAD11 CASO SO,RI "Uno sciopero della fame contro l'ultima ingiustizia nei miei confronti''. Così Adriano Sofri annunciò la suadecisione di smettere di mangiare, iI 17giugno scorso, dopo aver appreso che il processo che lo riguarda è stato sottratto al suo giudice naturale. Il processo di cui si parla è quello per l'omicidio del commissario Calabresi avvenuto il 17 maggio I972 aMilano. Nelluglio del 1988, a sedici anni di distanza dai fatti, Leonardo Marino, ristoratore ambulante in Versilia, ex militante di Lotta Continua e poi del PCI, confessava ai carabinieri di Milano di essere stato l'autista di quell'omicidio, indicava in Ovidio Bompressi, altro militante di LC, l'esecutore materiale dell'omicidio e in Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, dirigenti di Lotta Continua, i mandanti dell'azione. Inoltre denunciava tutta una serie di rapine compiute prima con altri militanti di LC, poi in proprio o con altri associati praticamente fino alla vigilia della sua "confessione". I tre accusati da Marino vennero arrestati il 28 luglio del 1988. Si proclamarono innocenti. Vennero liberati dopo quaranta giorni di carcere. Vennero interrogati decine di testimoni e esaminati tutti i documenti di Lotta Continua. Vennero inviate comunicazioni giudiziarie ad esponenti noti di Lotta Continua come il senatore Marco Boato e il sociologo Mauro Rostagno. Nessuno degli indagati venne neanche interrogato. Mauro Rostagno venne ucciso dalla mafiaa Trapani il 27 settembre 1988, proprio mentre di lui si parlava come di un possibile mandante di omicidio. imprecisa, contraddittoria in numerosi punti chiave. Al processo di primo grado, Sofri, Pietrostefani e Bompressi vennero condannati a 22 anni di carcere per omicidio volontario. Marino a I I anni con la concessione del1'attenuante prevista per la "LeggeCossiga" sui pentiti.Lasentenza provocò un vasto sconcerto nella pubblica opinione, perché l'andamento del dibattimento non lasciava certo prevedere una tale conclusione. In aula si scoprì infatti che la confessione di Marino era stata preceduta da almeno quindici giorni di contatti segreti con i carabinieri. Che lo stesso Marino aveva annunciato ad avvocati e uomini politici la sua volontà di denunciare SoFri.Che lo stesso andava facendo da anni sua moglie. Si scoprì poi che i reperti dell'omicidio Calabresi (i suoi vestili, uno dei proiettili che l'aveva colpito, l'automobile usata) erano stati distrutti all'indomani dell'omicidio oppure proprio durante l'istruttoria. Non venne tenuta in nessun conto alcuna delle numerosissime testimonianze a discarico. Per quanto riguarda Bompressi, nessuno lo riconobbe come l'uccisore e i testimoni oculari dell'omicidio diedero una versione radicalmente diversa da quella raccontata da Marino. Per quanto riguarda Sofri e Pietrostefani non venne trovata a loro carico alcuna prova, mentre tutte leprove a loro favore vennero semplicemente ignorate. Nella motivazione della sentenza, pubblicata dopo ben dodici mesi, sidisse che Marino andavacredulo e che era impossibile che PietrostefanieSofri, essendo icapi di LC, non fossero al corrente dell'omicidio. ne ladistruzione dei corpi del reato. E soprattutto non venne presa in alcuna considerazione una perizia estremamente dettagliata. eseguita dal perito ufficiale della polizia italiana, incui si dimostravache l'unico proiettile rimasto di quel l'attentato, non poteva essere stato sparato dalla pistola indicata da Marino. Le condanne furono confermate. Aquesto punto, non rimaneva che attendere il terzo giudizio. quello della Cassazione. Nel frattempo. un altro elemento importante: processato a Torino per una rapina,Marinopatteggiava la pena, ma i suoi coimputati (tre persone che aveva indicato come partecipanti insieme a lui al reato) venivano assolti per non aver commesso il fatto. La Corte di Torino non riconosceva dunque a Marino la credibilità necessaria per rendere credibile la sua chiamata di correità. sta decisione sono state rigeliate, sempre ad opera dello stesso vice presidente della Corte di cassazione, Ferdinando Zucconi Galli Fonseca. Di conseguenza i I processo Calabresi fu assegnato alla sesta sezione della Cassazione, quella che giudica i processi per mafia e terrorismo. con udienza il giorno 25 setlembre 1992. Le ragioni dello sciopero della fame intrapreso da Adriano Sofri stavano dunque in questo: un processo in Cassazione istruito e quasi condotlo a termine nella sua istrutloria, era stato strappato al suo giudice naturale. con un provvedimento amministrativo che non ha precedenti nella storia della Cassazione. Questo è avvenuto su richiesta di una parte (l'avvocato Maris)che temevauna sentenza sfavorevole al proprio assistilo. senza che le altre parti venissero informate e consultate. Questo cambia la natura del processo che. invece di giudicare una chiamala di correità contro imputati di omicidio, condannati senza altre prove se non la parola del pentilo Marino. si troverà a giudicare imputati di '·terrorismo". ovvero una "banda armata", una "organizzazione a delinquere". senza che queste accuse siano mai state elevate contro Lotta Continua. Al 29° giorno di sciopero della fame di Adriano Sofri. al quale s'erano aggiunti in tutla Italia centinaia di persone con un gesto di solidarietà senza precedenti, la Corte di Cassazione ha modificato le sue posizioni e ha assegnato il processo alle sezioni unite con udienza fissata alla fine di ottobre. descrizione da parte di Marino dell'assassinio di Calabresi entra in contraddizione con quello che hanno raccontato all'epoca i testimoni oculari: ci sono divergenze clamorose di cui non ci si può liberare facilmente. Un processo così dovrebbe preoccupare tutti, anche persone che sono lontanissime da questa vicenda, che non solo non hanno legami di amicizia con gli imputati ma addirittura hanno una presunzione di colpevolezza nei loro confronti. Ma io credo che, nel momento in cui vedono come il processo è stato condotto, debbano convincersi (e so di persone che hanno cambiato parere dopo aver letto questo libro). Anzi, il libro era rivolto proprio a questo tipo di persone, non aveva senso rivolgersi a persone che già erano convinte come ero convinto io. Il convincimento di ordine morale dovuto alla mia amicizia con Sofri si è esteso ampiamente, nel corso della lettura degli atti, agli altri imputati nei cui confronti non avevo alcun convincimento soprattutto perchè non li conoscevo. La loro innocenza, insieme a quella di Sofri, risalta evidente dagli atti. Semplicemente, non ci sono prove nei loro confronti. Leggendo il libro vien da pensare: "ma allora c'è un complotto!" Io dico una cosa di cui non mi sono pentito, e cioè che per affermare che si tratta di un complotto bisogna avere le prove, e io non ho le prove. Quindi credo che se oggi dovessi riscrivere il libro lo riscriverei esattamente allo stesso modo. Se uno pensa che un complotto c'è stato, dopo avere letto questo libro, io posso dire che è una lettura legittima, ma io non mi sento di affermarlo perchè penso che sarebbe una scorrettezza e anche una contraddizione rispetto al mio modo di procedere. lo ho cercato di non fare affermazioni frettolose o non sufficientemente fondate e benchè ci siano elementi preoccupanti come quelli che ho detto, la prova di un complotto io non ce l'ho. D'accordo. Sembra anche difficile trovare il movente del complotto. Però viene naturale chiedersi perché se carabinieri, Pomarici, Lombardi e il presidente Minale sapevano hanno mentito? lo penso questo: se avessi detto e scritto "Questo è un complotto", il problema si sarebbe rovesciato e chiunque avrebbe potuto dire: "fornisci le prove", ma qui il problema che si pone è: "Quali sono le prove contro gli imputati?" Cioè proprio il problema dell'onere della prova, che mi pare un problema giuridico, ma anche morale e politico. Cioè se partiamo dall'idea della presunzione dell'innocenza, l'onere della prova consiste nel dimostrare la colpevolezza degli imputati. Se invece lancio un'accusa, es. del complotto, allora l'onere della prova ce l'ho io. Allora io non so effettivamente perchè Marino avrebbe dovuto mentire, però non credo che spetti a me dimostrare perchè lui ha mentito, mi basta dimostrare che lui ha mentito. E' un punto cruciale, importante. Si è detto continuamente: "Ma perchè Marino avrebbe dovuto mentire, confessare ecc?" chiedendo a Sofri di spiegare perchè Marino si è comportato così. Certo. Io penso che questo non tocca nè a Sofri, nè a me dimostrarlo, io non capisco le ragioni del comportamento di Marino. Posso immaginare delle spiegazioni che sono nell'ordine del plausibile; non ho voluto scendere su questo terreno, un terreno dove puoi dire tutto e il contrario di tutto. Soprattutto ho rifiutato il terreno della psicologia, preferito invece dagli avvocati, da Pomarici: una psicologia da quattro soldi. Penso che era importante rimanere nel terreno dei fatti, per vedere come nessun elemento di fatto esistesse nei confronti degli imputati e quante fossero invece le contraddizioni fattuali tra Marino e i testimoni oculari. Questo mi sembrava il piano su cui era giusto muoversi. Connessioni psicologiche se ne possono fare tante. Ci sono poi gli incredibili episodi dei corpi di reato... Questo mi è parso un elemento estremamente preoccupante. La scomparsa immediata, subito dopo la morte, dei vestiti di Calabresi; la distruzione dell'automobile usata dagli attentatori, addirittura dopo l'inizio del l'istruttoria, con una motivazione enorme, che se uno non la vedesse scritta nero su bianco non ci crederebbe (non era stato pagato il bollo! L'auto, custodita per oltre 16 anni, viene demolita, nel momento in cui finalmente servirebbe, perchè non in regola con il bollo!); il proiettile. li caso del proietti le è particolarmente preoccupante perchèc'è stata una perizia di parte (perito Ugolini)che sosteneva una tesi clamorosa: cioè che tulle le perizie che sono state condolle sul proiettile in realtà non sono state fatte sul proiettile che aveva colpito Calabresi. Purtroppo ora non è più possibile fare nessun controllo: il proiettile è scomparso, messo all'asta. A proposito di questi episodi per lo meno inquietanti é stato detto qualcosa di enorme: "ma perchè si protesta tanto, siamo a Milano, in Italia, non siamo mica a Bruxelles o a Parigi." Questo è ignobile. E penso che la possibilità che cose del genere avvengano va molto al di là di questo caso, dovrebbe comunicare un senso di profonda preoccupazione a tutti, anche perchè in realtà la meccanica di questo processo è veramente tale da far sì che ognuno di noi possa essere esposto alle calunnie di un tizio che domani dice che io l'ho mandato ad uccidere un altro, e non ci sono prove al di là della parola di questo tizio; bene, io rischio 22 anni. Quindi c'è qualcosa nella meccanica di questo processo che è veramente incredibile. Il fatto che si sia potuta replicare in appello, come una fotocopia, la sentenza di l O grado, trascurando gli elementi nuovi emersi, trascurando la perizia di parte, è veramente enorme. Ritornando alla domanda "perchè Marino è andato dai carabinieri?", vero cavallo di battaglia dell'accusa, lei si é tenuto sempre ai fatti però la scoperta che non è lui che è andato dai carabinieri ha fatto impressione. Sì, come ha detto Sofri "i carabinieri sono andati da lui". Marino ha intorbidato estremamente le acque sul modo in cui è maturata questa decisione di pentirsi. Sembra addirittura che tutto sia nato da una multa per eccesso di velocità. Ci sono gli eventuali intermediari che emergono dalle parole di Marino, che si rivolge a personaggi del P.C.I. E' tutto molto poco chiaro. D'altra parte che Marino fosse una persona ricattabile per le rapine di cui si è autoaccusato, che lui stesso ha confessato, che sono proseguite per molto tempo, è un elemento che c'è. 11 fatto che fosse ricattabile non è di per sè un elemento di sospetto, diventa un elemento di preoccupazione, di inquietudine, alla luce degli altri elementi che dicevamo prima, cioè il fatto che abbia mentito e il fatto che il capitano dei carabinieri che diede la notizia del l'arresto di Sofri, Bompressi e Pietrostefani sulla base delle confessioni di un pentito, in una conferenza stampa (alla domanda di un giornalista '·Ma voi loconoscevate?").disseche aveva rapporti con Marino "da mesi". Questa è una affermazione che non ha trovato conferma, ma non ha trovato conferma nemmeno la data che venne proposta subito dopo, come inizio del pentimento. Abbiamo quindi 3 date, un po' festa di via Dragoni, giovedl I 7 seHembre, ore 2 I L'istruttoria durò un anno, durante il quale non venne trovato nulla o alcuno che potesse suffragare la testimonianza di Marino, che si Il processo di appello fu senza storia. Non venne ammessa nessuna testimonianza a discarico. Il processo in Cassazione venne affidato, come da legge, alla Prima sezione. Questa lo istrul nominando relatore e corte e lavorò sugli atti e sui motivi di ricorso per oltre due mesi. Fissòquindi ladata dell'udienza nell'8 giugno 1992. Un mese prima di questa. però, l'avvocato di Marino. senatore Maris, chiese al Presidente della Cassazione lo spostamento della Sezione, adducendo "difformità di giudizio" tra la Prima. cui era assegnato, presieduta dal giudice Carnevale, e la Sesta. che giudica i reati di terrorismo. Il processo Calabresi non è mai stato nell'istruttoria, né nel diballimento, né nella sentenza, né nelle motivazioni, considerato un processo di terrorismo. Eppure, visto che al pentito Marino era stata concessa una attenuante propria delle leggi antiterrorismo. questa particolarità, peraltro di nessuna legi11imità, è stata sufficiente per spostare iI dalla prefazio11e del "dossier" su/processo Sofrì a cura del comitato di inomwzio11e sullo sciopero della fame di Adria110Sofri costituitosi a Roma. ADRIANO SOFRI B di Qsso. Istanzedi revoca di que-

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