Una città - anno II - n. 15 - settembre 1992

Nella pagina accanto si racconta, fra l'altro, di un signore "prossimo alla pensione", abitudinario, spirito libero, che dopo essersi opposto come poteva alla follia, ora si ritrova col fucile in mano a combattere non sa per cosa. Dall'altra parte un fratello di suo genero. Bufere di una violenza estrema che all'improvviso travolgono uomini e cose. Cosa le fa scoppiare? E' tutto ineluttabile o ci si mette anche il "battito d'ali di una farfalla"? In Iugoslavia sarebbe andata diversamente se qualcuno non avesse scritto la parola "minoranza" su un pezzo di carta, se qualcun altro, ansioso di rimettersi in mostra, non si fosse affrettato ad applaudire, se qualcuno avesse tentato di imporre a tutti di sedersi a un tavolo, isolando quei fanatici del "grande" e del "puro" che di nuovo, nelle incertezze del presente, stanno seminando odio? Sarebbe servito? Si poteva fare qualcosa? Di certo, nella bufera qualcosa si può fare: salvare vite. E qualcuno l'ha fatto, lo fa, in silenzio, spesso in solitudine. Uomini e donne, che riescono a diventare punto di riferimento, punto fermo, esempio. Da loro la speranza rinasce. In una delle peggiori bufere del secolo, la deportazione degli ebrei ungheresi del 44-45, uno di questi uomini" è stato Giorgio Perlasca, che solamente nell'ultimo anno della sua vita, finita nell'agosto del 1992, ha avuto anche in Italia quel riconoscimento dovutogli da tanto. Vogliamo ricordarlo pubblicando l'intervento che fece al nostro convegno Enrico Deaglio, autore del libro che gli rese merito. A fianco parliamo di Annalena Tonelli, forlivese, missionaria laica in Somalia, che in quella bufera sta dando se stessa per salvare tante vite. La si può aiutare. Sotto, una lettera del Rabbino ci invita alla cerimonia di inaugurazione del monumento ai caduti ebrei del 44. Potrà essere occasione di ricordo e di meditazione in un momento in cui dal nord vengono di nuovo sinistri segnali di quel razzismo europeo che fu già causa di immane catastrofe. RICORDIAMOPERUSCA dall'intervento di EnricoDeaglio al nostro convegno del febbraio scorso ... per quanto riguarda la storia italiana, e le persecuzioni antiebraiche in particolare, penso che siapassata,e solonegli ultimi anni vedo comparire un'interpretazione diversa, l'idea che gli italiani sianodella brava gente.Gli italiani si sono autoassolti per tutto quello che è successo durante la guerra, tant·è vero che, per esempio, inunsondaggiodi pocotempo fa, la maggioranza dei ragazzi adolescenti intervistati, ad una domanda, hanno risposto che "l'Italia ha combattuto la seconda guerra mondiale a fianco degli alleati, con gli inglesi, con gli americani, contro i nazisti". Per quanto poi riguarda il problema delle leggi razziali, non solo per moltissimo tempo è stato tutto tenuto in silenzio, ma ci sono alcune cose che ancora adessosono dettecomecuriosità,masullequali non si riflette abbastanza. Per esempio,unatra letantesullequali vorrei attirare l'attenzione: il regime fascista cade in Italia il 25 luglio del 1943 e alla testa del governo italiano va il generale Badoglio, il quale non ritira le leggi razziali approvate nel 1938. Le leggi razziali restano in vigore fino al febbraio del 1944, e non solo, perché nel febbraiodel 1944 ne viene abrogata solo una parte, molto cospicua, ma tutta un'altra seriedicircolari-perchée' eralutto un corpus di leggi e circolari amministrative- perdura ancora fino a dopo la guerra. Questa è una cosasucui nessunostorico,tranne negli ultimi anni, aveva prestato una notevole attenzione. Noi italiani ci siamo autoassolti, le deportazioni sono state colpa dei tedeschi che occuparono il paese italiano e, se proprio si vuole andare un attimino più in là, sono state colpa di Salò e dei più fanatici di Salò: questa è la storia che vieneraccontata.Spero,miauguro che il numeropiù alto possibiledi persone tenga presente, possibilmente lo tenga in casa, il libro di Liliana Picciotto Fargion, questa specie di elenco del telefono di tutti i deportati italiani e a fianco deiquali c'è scrittodove sonostati catturati e da chi sono stati catturati. Usi misura la partecipazione italiana·alla deportazione e non è stata assolutamente piccola. lo mi sono occupato, negli ultimi tempi, della vicendadi una persona, rimastasconosciuta,mache ha fatto delle cose eccezionali. La racconto in trenta secondi perché credo sia diventata conosciuta grazie alla televisione. Si tratta di un signore italiano, fascista, di Padova, che aveva combattuto prima in Etiopia e poi in Spagna con Franco, ilquale nel 1938si era abbastanzadisincantatodel fascismo, nonaveva amatoe apprezzato le leggirazziali.Questosignore nel 1943faceva iIsuo mestieredi commerciante di bestiame a Budapest, e sorpreso là dall'8 settembre, si schierò con il re e con BadogliocontroSalò. Poi, benché nessuno glielo facesse fare, benché iIsuo problema fossesoltanto quello di tornare a casa al più presto, benché fosseun uomo isolato, si trovò, in base ad una serie di circostanze che non vi sto a raccontare, ma comunque abbastanza fortuite, nellapossibilitàdi farsi passare per console di Spagna in Ungheria. Ed essendo la Spagna in quel tempo neutrale, come console di Spagna, il commerciante di bestiame padovano cheparlavabenelospagnolotrattò con i nazisti ungheresi, difese gli ebrei che la Spagna aveva in protezionecome paese neutralee riuscì a salvarne 5200. Non chiese niente, non ottenne una lira, anzi. quando poi entrò l'armata rossa a Budapest,ebbe dei guai inquanto italiano fascista, in quanto spagnolo, e, per poter ritornare in Italia. dovette procurarsi tutta una seriedi attestati che riconoscessero che era una persona per bene, che aveva fattodel bene. Quando ritornò in Italia cominciò a raccontare questastoria, questaesperienza assolutamente straordinaria che aveva vissutoe notò che le persone a cui la raccontava, a cui la consegnava anche sotto forma di memoriale scritto, facevano fintadi credergli, ma in realtànon gli credevano.Edanchelamoglie. a cui la raccontava in casa. un giorno gli disse che non gli ereViMaF. errBatai ndBinui1ti,5 Te(/0. 543) 7PIJ7- 67 FA7X80065 47100 FORL/' Il validosupportaolla promozionde llaVs.attività Produzione Vendita Ideazione Orologi da parete e da tavolo, oggettistica da scrivania, articoli promozionali "ad hoc". 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La sua storia è stata tirata fuori quarantacinque anni dopo da un gruppo di signore ormai di una certa età, che ali' epoca erano ragazzine che si erano salvate grazie a lui nelle case protette della legazione spagnola. Queste signore misero un annuncio sul giornale della comunità ebraica di Budapest per saperese qualcuno si ricordavadi questo tale Perlasca. Alcuni si ricordarono, venne poi onorato, ma attenzione, venne onorato prima in Israele, poi in Ungheria, negli Stati Uniti, in Spagna e in Italia, solo da ultimo. Tra le tantecosechepuò far venire in mente -la rimozione, l'oblio, l'indicibilità, le difficoltà a raccontare quello che è successo, e spesso, come anche nel caso di Perlasca, anche la non voglia di raccontare i particolari di quello chehavisto,di quelloche hafattoa me, questa sera, preme privilegiarne una: che questo caso, il caso di questa persona cambia quello che noi intendiamo per normalità. Noi intendiamo come normalitàcheesistesseroi nazisti, come corpo unico di persone che obbedivanoagli ordini egli ordini eranodi sterminaregli ebrei. Normalitàera cheesistesserodei regimi, nei paesi occupati dai nazisti, che non avevano altra scelta se nonquella di obbedire.Poi esistevanogli ebrei stessi che non fecero nulla ed è diventatostoria normale anche chiedersi perché non si siano ribellati sapendodi andare a morire nei campi di concentramenio.Epoi,alla fine,arrivano gli alleati, le truppe vittoriose e tutto questo finisce. La storia, e il caso di Perlasca è importante per questo, dimostra che nonnecessariamenteera così, che moltissime altre cose si potevanofare.Che non in tutti i luoghi e non in tutte lecircostante lecose sono andate nella stessa maniera. Si scopre che, per esempio, in Italia le leggi razziali sono state approvate senza la minima opposizione, o con una scarsissima opposizione dell'intellellualità italiana, che sono state controfirmate e promulgate dalla monarchia italiana,mentreinaltripaesicome, per esempio, l'Ungheria o la Bulgaria, i monarchi non le hanno firmatee i parlamentiche si sono trovati a discutere in condizione di occupazionenazistanon lehannoapprovateo lehannoapprovate con molto ritardo.Quindi si potevano fareanchedelle cosediverse pur avendoun nemicocosì potente in Italia. E tra le tante ragioni per cui la storia di Perlasca non è stata resa nota prima in Italiaed è stata riportatada fuori, ce n'è una inparticolaree cioèche ilsuocaso dà fastidioperché rompe una normalità. Se una persona normale, senzadelledotieccezionalihafatto quello che ha potuto fare, allora perché non l'hanno fattoanche gli altri? Certo noi abbiamo un eroismo colleuivo, di paese, di italiani, di umanità italiana per quanto riguardail salvataggiodegliebrei, ma non è che abbiamoparticolari eroi da poter presentare, per esempio come Perlasca. E allora perché non è stato presentato? Penso che questa sia la ragione principale:perchéera dimostrare, far vederequello che una persona normale,di normalitàassoluta.ha potuto fare con un'azione personale, mellendovi una propria energia, dei principi basilari di solidarietà, di ribellione nei confronti delle ingiustizie visibili. Tutto questo, anzichéessere buono per essere propagandato, per essere fatto conoscere, dava in qualchemaniera,consciao inconscia, maggiormentefastidio... - UNA ClffA' è in edicola a metà di ogni mese ABBIAMO LA SEDEI in piazza del Vescovo n.2 I Sarà aperta tuffi i giorni dalle r 7,30 alle r 9,30 Una Ciffa è in vendita anche a Cesena, alla libreria DEDALUS,via Aldini, 2 Lo si trova anche a Sorrivoli, al Circolo culturale "Il castello". Pest Control Igiene ambientale • Disinfestazioni - Derattizzazioni - Disinfezioni • Allontanamento colombi da edifici e monumenti • Disinfestazioni di parchi e giardini • Indagini naturalistiche 47100Forfi- viaMe11cc2i,4 (Zonallld11striale) Te/.(0543)722062 Telefax(0543)722083 CO AIUTIAMOANNA11NA In luglio, prima che la Somalia riuscisse finalmente a fare notizia sulle prime pagine dei giornali, c'è stata all'Enaip una conferenza stampa di una signora somala sulla situazione, già da mesi terribile, del suo paese. Ha raccontato di bambini che, rifocillati di cibo, non crescevano di un grammo, per non aver più voglia di vivere. Di donne ritiratesi nelle case a curare bimbi e vecchi, e del rischio di un loro allontanamento definitivo da una vita pubblica di cui da sempre, invece, erano protagoniste. Di aiuti "ufficiali" che si perdono fra mercati neri, o che restano bloccati per la mancanza di una firma su una bolla di consegna. Di bande di ragazzi armati di tutte quelle armi di cui il dittatore aveva fatto incetta, a riserva per decenni. E poi ha parlato di Annalena. Fra i pochissimi occidentali che non hanno abbandonato mai la Somalia, infaticabile nel dar da mangiare e nel curare. Ha spiegato di quanto semplicemente la cosa di Annalena "funzioni", con lei che di persona tutte le mattine va al mercato e compra il cibo per le sue migliaia di rifugiati. E all'obiezione che comunque quella è una goccia nel mare dello sterminio di un popolo intero, la signora ha risposto di no, che è molto importante, non solo perché migliaia e migliaia di somali sono salvati, ma perché sta dimostrando a tutti che qualcosa si può fare, che le cose possono funzionare, che anche una persona sola può fare tanto. Perché il problema più grave è la perdita di fiducia della gente in se stessa. E ha parlato anche dei gravi rischi che Annalena corre, per via dei gruppi integralisti. Ha raccontato come Annalena sia ormai famosa, non solo in tutta la Somalia ma in tutto il mondo, dopo i servizi della CNN e dei maggiori giornali anglosassoni. E si è meravigliata di vedere come in Italia non lo fosse ancora. (In una lettera di Annalena pubblicata da Aggiornamenti si legge la sua disperazione nel raccontare di queste troupe televisive, "che vengono a vedere a morire" ma che di fronte alle sue richieste d'aiuto, dichiarano la propria impotenza.) Alla fine ci ha colpito un'altra cosa che ha detto la signora: "guardate che Annalena sta salvando l'onore dell'Italia in Somalia". Una cosa che probabilmente, con tutto quello che ha da fare per salvare gente che sta morendo di fame, non sarà né in cima né in fondo ai pensieri di Annalena, ma che ha una sua importanza morale, e, un domani, anche politica, anche pratica. Inevitabile allora pensare a quanta gente c'è voluta, per infangarlo, quell'onore: ministri della repubblica amici del dittatore, interi partiti di cui il paese africano era protettorato, stuoli di "cooperanti" con in testa fior di professori universitari a 14 milioni al mese, mentre le carceri erano piene di oppositori e di torturati. Cosa può fare invece una donna sola! Aiutiamola. Annalena va al mercato tutti i giorni grazie all'aiuto economico di tanti forlivesi ed ora, dopo i primi articoli "nazionali", di "Oggi" e de "La stampa", anche dal resto dell'Italia. Il conto corrente bancario è: c/c n. 2907/94 presso Cassa di Risparmio di Forlì, intestato a "Comitato contro la fame nel mondo. Per Annalena Tonelli". Una leffera al giornale del Rabbino Caro e il programma dell'inaugurazione del monumento ai caduti ebrei, al Cimitero Monumentale di forll Ferrara, agosto 92 Spell. Redazione "Una Citta", Mancano poche se/limane al giorno in cui verrà scoperta la lapide posta sul sepolcro concesso dall'Amministrazione Comunale di Forlì per inumare secondo il rito ebraico i resti delle vi/lime di un feroce eccidio attuatone/ sel/embredel '44 dagli sgherri nazifascisti. Desidero esporre nell'occasione alcune brevi considerazioni che invio al mensile "Una Ci11à" che ha riproposto alla nostra memoria questa orrenda pagina del nostro passato e si è fallo promotore di una lodevole iniziativa volta afar sì e/re le vi/lime ebree di quella barbarie avessero una sistemazione più dignitosa di quella a/tua/e. L'eccidio, è stato appurato da 1111aseria ricerca condotta da Paola Saiani, si è svolto in due tempi e ha riguardato 37 persone di cui 17 di fede ebraica. li 5 seltembre del '44 furono fucilate 30 persone (tra essi IO ebrei); il 17 dello stesso mese fu la volta di altre sette donne, parenti delle villime precedenti. E' stata una pagina fosca e atroce della nostra storia, logica conseguenza delle infami "leggi razziali" del '38 che privavano gli ebrei di ogni diritto, leggi che trovavano applicazione anche a Forlì. Con raccapriccio rileggiamo i testi delle schede per la tumulazione: "morte avvenuta per colpi d'arma da fuoco" o "stra11gola111e1110 con benda". Pare impossibile che nel nostro Paese possano essere state compiute tali nefandezz.e. Eppure tu/lo ciò è accaduto. Quei giorni bui videro il verificarsi di atroci 111isfa11di ei quali si macchiarono feroci assassini. Enonsidevedimenticare che ciò fu possibile anche per il silenzio di chi aveva il dovere di insorgere contro gli orrori che avvenivano quot id i anamen te, anche per l'ignavia e l'indifferenza di tanti. Ma non possiamo so/lacere che ci fu anche chi, in tempi terribili, non rinunciò alla propria dignità umana e seppe ba/tersi, spesso a costo della vita, contro la violenza, il de/i 110,il sopruso. Un esempio consolante ci è fornito dal comportamento delle suore di Forlì che si erano preso cura dei perseguitati dimostrando nei loro confronti delicati sentimenti di solidarietà. Twto ciò è accaduto mezz.o secolo fa nel cuore de/l'Europa. I momenti che stiamo vivendo non sono facili. li trascorrere degli anni, i tentativi di nascondere, manipolare o negare la verità storica, possono vanificare gli insegnamenti che dagli eventi del passato dovremmo trarre. l'indifferenza manifestata dall'Europa di fronte ai dolorosi eventi che travagliano un Paese, la ex Jugoslavia, a due passi dai nostri confini, nonfanno ben sperare sulla nostra capacità di capire le lezioni del recente passato: i del i Ili avvengono per mano di chi Li compie, ma anche grazie a/l'inerzia di chi nulla fa per impedirli. Quanto è avvenuto può ancora ripetersi. "Non dimenticare" è, quindi, l'imperativo che dobbiamo sempre tener presente. Concludo esprimendo un caldo ringraziamento a tutti i membri della Redazione di "Una cillà ", all'Amministrazione Comunale di Forlì e al suo Sindaco, e in particolare ali 'Assessore Gabriele Zel/i e ali 'Arch. Patrizio lost ritto. Tutti hanno risposto con pro/l.lezza e rara sensibilità alla richiesta di dare una dignitosa sistemazione ai resti delle vittime di tanta barbarie, dimostrando in ogni momento calda partecipazione e senso del dovere civico. Un cordiale saluto Luciano Caro domenica 4 ottobre ore11 Cimitero Monumentale di Forlì Scoprimento del cippo e deposizione di una corona d'alloro da parte del sindaco di Forlì Interventi di: Tullia Zevi, Presidente dell'Unione Comunità Ebraiche Italiane Celestina Ottolenghi, Presidente Comunità Ebraica di Ferrara Seguirà l'omelia del rabbino capo di Ferrara Luciano Caro

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