Una città - anno I - n. 7 - novembre 1991

ALISA A differenza della oreIla. chevive già come un clandestino. Alisa non ha caralleristiche somatiche diver e dai "tedeschi puri''. Può girare per la stradasenza il rischio che i nazisti la molestino. Non è religio a e il suo essereebrea non è consapevole. Anche suo padre, del resto, non è religioso e si sente tedescoatulli gli effeui. A 41 anni è anche andato volontario nella prima guerra mondiale e s'è meritato la croce di ferro. Ma la situazione stacambiando rapidamente. In Germania nessuno ride più del caporale da opere11ache nel ·22 tentò un ridicolo colpo di stato. Le minacce contro gli ebrei da un pezzo non sono più farneticazioni, ma falli. Falli quotidiani che restano senza risposta civile. E così. appenaHitler. nel '33, vince le elezioni, il padre di Alisa, ricco industriale, vende tulio e. con una determinazione mancata ad altri, emigra in Palestina. A lisa si ferma invece a Genova dove si laureerà in medicina nel '37. Appena in tempo per abbandonare l'Italia prima delle leggi razziali che l'avrebbero rispedita in Germania e di Il dritta in un lager. La famiglia della madre ha invece la casa nuova, una professione avviata e soprauu110noncrede che le "voci" siano vere. Verranno sterminati tutti. A lisa da Genova raggiunge la famiglia in Palestina e Il partecipa alla nascita di Israele lavorando come medico in un kibbutz. Oggi ha78 anni e vive agiatamente in una villa bellissima assieme alla famiglia del figlio. Il consumismo è addiriuura esageralo: quasi ogni stanza ha il suo telefono, tulio è eleurico o cleuronico. Del periodo spartano del kibbutz rimane ancora qualche segno, qualche atteggiamento: l'orgoglio per le nipoti che d'estate, chiusa la scuola. s·adeguanoad ogni tipo di lavoro, l'indignazione per gli estremisti ortodossi che non riconoscono lo stato di Israele. non fanno il servizio militare, ma poi riscuotono gli assegni familiari e ogni sorta di finanziamento che il governo di Shamir, opportunista più che benevolo, elargisce; la frugalità dei pasti, spessodi provenienza dalla mensa comunale per gli anziani. Il piccolo centro dove vive è israeliano dal ·48, non è un ''territorio occupato" con la guerradei 6 giorni. I suoi sentimenti per gli arabi sembranodominati dagli stereotipi classici: "ogni seuimana viene unadonna beduinaa pulire. Appena arriva si fa il caffè. poi fuma una sigaretta... questo è un paese molto libero ancheper le donne di servizio! Se possiamo aiutarli lo facciamo, solo che hanno poca voglia di lavorare··. E' subito evidente che parla volentieri del passatoe si potrebbe stare per ore adascoltarla. E. altrellantochiaramente, è molto difficile affrontare KIBBUTZ Ad appenauna fermata d'autobus dalla casa in cui siamo ospiti c'è un kibbutz. nel quale lavora come volontario un ragazzo italiano. Entriamo auraversando un grande cancello incustodito. Di fronte a noi c· èuna larga stradasterrata un po· in alita. Da una parte e dall'altra capannoni dai quali vengono rumori diversi: sono officine nelle quali vengono prodoue merci da vendere o dove si svolgono vari lavori di manutenzione utili al kibbutz. Una di queste officine è aperta. Ci avviciniamo per chiedere dove pos iamo trovare il volontario italiano. Alcuni operai. fra cui una ragazzamolto giovane. stanno montando in serie pannelli solari. Uno lascia il suo bancone. ascolta la nostra richie tacci indica la mensa. in fondo alla strada. Ci guardiamo intorno. In cima alla leggera salita si vede un gros o allevamento di bovini. Dall'altra parte. prima di arrivare alla mensa, c'è un incrocio. E' un'altra strada sterrata e porta alla zona residenziale del kibbutz. A vederle da lontano sembrano veree proprie villeue. Sono llllle bifamiliari. ben tenute e con ampi giardini tull'intorno. Incontriamo il ragazzo italiano. che però è molto impegnato e ci prega di a!.peuarlo in mensa. La mensa è molto grande. più di 400 posti a sederedivisi tra fumatori e non fumatori. Ci sediamo mentre, alcune ragazzestanno controllando che in ogni tavolo tulio sia in ordine: tovaglioli di carta, sale, stuzzicadenti. La mensa funzione come un selfservice. Sono le 11,30 del mauino e già alcuni stanno arrivando. Sono personeanziane e qualche bambino. C'è anche qualche adulto in tuta da lavoro. forse sono quelli che si alzano al mauino molto presto. Riempiono il val.soio e vanno a sedersi. Il più lontano possibile dagli altri, in silenzio. Ci guardiamo intorno: effeuivamente balza proprio agli occhi. sono seduti uno qua e uno là. Aumenta la gente. tutti gli angoli sono già occupati, piano piano si formano anche tavolate. Relativamente al numero, c'è silenzio e per noi è sorprendente: non tanto perché in Italia la confusione sarebbe maggiore, quanto perché in questi giorni ci siamo falli l'idea che gli israeliani parlino molto ad alta voce, forse per quella lingua simile all'arabo. ma che ricorda aspramente i I tedesco. Chiediamo al nostro amico italiano che intanto ci ha raggiunto, come mai ci sono così pochi giovani. "L'epopea del kibbutz ha imboccato il viale del tramonto. Qua i tuui sono oberati dai debiti. C'è una grande crisi di vocazioni". Una volta, tantissimi giovani, finito il servizio militare~ andavano per qualche anno nei kibbutz. era come un dovere civile verso lo tato e un completamento della propria crescita individuale. La gente dei kibbutz ha sempre avuto la fama di gente dura. abituata ai sacrifici. con grande senso del dovere. Le truppe peciali dcli' esercito sono sempre state piene di 'figli dei kibbutz·. Ma adessole cose stanno cambiando. Di giovano ne vengono pochissimi. Anche di volontari dall'estero ne arrivano meno. Adesso qui siamo unadecina.alcuni ebrei. altri. come me, in cerca solo di un·esperienza di vita. Si lavora, ma nessuno si spacca in due, anzi. Forseè anche per questo che hanno tanti debiti. Sicuramente i soldi non li sprecano coi volontari! Sono qui da I I mesi e mi hanno dato poco più di centomila lire al mese. Del resto queste sono le regole, anche loro non si dividono molti soldi". Il kibbutz è stata un·esperienza estrema di colleuivismo. Nessun paesedel socialismo reale ha mai osato tanto. Ogni kibbutz è nato per essere autosufficiente. Agricoltura. allevamenti. artigianato. manutenzione e piccola industria. aturalmente asili e scuole. All'inizio perfino i vestiti erano in comune. Si andava alla lavanderia e se ne ritirava uno che andas e bene.Per gli sposi c·eranodue soli anelli: finita la cerimonia venivano restituiti per il matrimonio successivo. Gli alloggi erano veri dormitori. I soldi eranogestiti colleuivamente, a parteuna cifra piecon lei il discorso sul pre ente, su come immagina il futuro del suo paese e quello dei suoi nipoti, è evasiva. cambia discorso. Ci accorgiamo che non sa. o non vuole sapere,lei che ne ha viste di tuui i colori, com'è oggi la vita degli "arabi", cosa vuol dire oggi "campo profughi" o "copri fuoco". D'altra parte Alisa, che ha viaggiato in lllllo il mondo, non si è mai recatain unodei villaggi della West Bank: è un mondo di cui dà l'impressione di aver paura e che non vuole conoscere. Evidentemente è difficile affrontare una realtà dove la sofferenza è la normalità quotidiana; soprallullo è difficile affrontare il sospetlo di esserein qualche modo responsabili dell'infelicità altrui. E così le conversazioni si incanalano sempre verso l'epopea pionieristica della nascita di Israele, verso i sacrifici falli e i risultati raggiunti. Cose ancheeccezionali e che un po' invidiamo, poiché partecipare alla nascita del proprio stato, aver portato la propria pietra è un'esperienza che nella vecchia Europa pochi hannopotuto fare. E però rimane l'amaro in bocca per quello che abbiamo visto nei territori occupati e per )'impressione che molti israeliani sono giustamente orgogliosi del loro recente passato,hanno. comprensibilmente, la convinzione di esserestati aggrediti, ma non riescono (non possono?)arendersiconto di quel che sta avvenendo nel quartiere accanto. colissima. anche più piccola di quella che oggi tocca al nostro amico volontario. I neonati, dopo tre giorni, erano portati in un locale comune dove. ad orari prestabiliti. la madre si recava per le ·poppate'. Ma piano piano, le esigenze di privacy. il riconoscimento dell'individualità, forse il confronto con una società esterna non più agricola. ma in grande movimento. hanno stimolato continui cambiamenti. "In questo kibbutz la colazione e la cena si possono consumare a casa. Ogni famiglia riceve tulli i mesi unacifra personaleche non è proprio un salario. però quasi. E recentemente. in un·accesae contrastata assemblea, è stato deciso che i figli possono stare sempre con i genitori. Per alcuni, questo è l'inizio della fine. Per altri è l'inizio di un nuovo problema, perché le case. per quanto oggi più grandi, non hanno camere per i figli e sarà un problema trovare I fondi per costruirle''. In questo microcosmo dove tulio viene dcci o collettivamente, ad esempio seè giusto dare i soldi ad un giovane che vuol fare una vacanza in Europa, si trova un po· di tulio. "L ·apertura mentale" del pioniere che sperimenta, che è aperto al nuovo ed è proiettato nel futuro. si mescola e si scontra con la "chiusura'' dell'ideologia dell'autosufficienza, del piccolo villaggio e della pauradelle contaminazione. Da una pane la ''forza'' religiosa è scarsa e gli ebrei ortodossi sono visti come parassiti. Da11·altra parte però. "ti capita di vedere qualche genitore che il giorno di festa accompagna i figli al piccolo wo interno con la pistola nel cinturone! Che è pazzesco! Girare armati nel kibbutz ... vi assicuro che ha dell'incredibile. Ma per alcuni. è l'unico arabobuono è quello morto ..:·. Ancora una volta concetti che da noi servono abbastanza bene per "classificare .. la destra e la sinistra, in Israele convivono nella stessapersona. I nostri criteri sono quasi inservibili. Israele è davvero un paeseparticolare, al quale occorre accostarsi con umiltà e curiosità e senzafretta di trarre conclusioni. Kareem è un bambino di 5 anni e vive a Rafah, nella striscia di Gaza. Uno dei ricercatori del Centro di salute mentale di Gaza, durante gli studi sui comportamenti dei bambini, gli ha chiesto che cosa avrebbe voluto lare da grande. Kareem ha risposto prontamente: 11 voglio lare lo spazzino'' 11 Lo spazzino?!''. 11 Si, perché gli spazzini sono liberi di andare in giro in ogni momento, anche durante le ore di coprifuoco! II 11 • ID IO eca 1no 1anco SINISTRA I RAGIONI DI ISRAILI Tu sei sempre stato impegnato, ed anche ora con Salaam ragazzi dell'ulivo, nella solidarietà per la causa palestinese. Ma come vedevi Israele? Ed è cambiata la tua posizione? Effetlivamente rispeuo ad Israele la mia posizione è cambiata. Da due anni a questa parte. Prima la mia posizione la definirei caraueristica della cultura di sinistra sulla questione PalestinaIsraele. Cioè che Israele aveva portato via il territorio agli arabi, ai palestinesi. Partendo da qui era già facile considerare Israele un intruso, un colonizzatore. per di più lunga mano del!' Occidente in unazonastrategica, per Suez e il petrolio. lo vedevo Israele in questi termini. E non l'ho mai dello e neanche pensato che Israele non doveva restare lì, ma poi mi sonoaccortoche laconseguenza logica dei miei pensieri sarebbe stata quella. D'altra parte, se hanno rubato la terra, se fossero la prosecuzione del colonialismo occidentale, alla fine, si potrebbe pensare, dovranno andare via. E pen o che anche unacerta educazione ulla questionedcli' antisemitismo. molto ritualistica. staccata dall' auualità, come sela storia fossefinita con quella immane tragedia.una tragedia talmente enorme da pensarla irripetibile, non ha contribuito a vedere i I sionismo nella ua giusta luce. A me. a volte. sembrava addiriuura trumentale da parte egli israeliani tirare cmpre fuori l'antisemitismo. Poi due anni fa, con r Altra Ciuà, facemmo un'intervista ad unaebreache per me fu molto importante. Perchémi ha fallo capire coseche in realtà avrei dovuto capire prima. Non mi ero mai posto il problema psicologico, in realtà non ero mai riuscito a mcllermi nei panni di un ebreo. cosa hanno provato, cosa può significare es ere non già minoranza. ma esseresenla patria. Perseguitati ovunque. sempre. Leggendo l"intervista. la storia dei nonni in Polonia, le peregrinazioni. il bisogno assoluto, vitale. di sicurezza... Ho cominciato a leggere... Ma cosa cambia questo rispetto al furto della terra per esempio ... lnfaui. Proprio durante il viaggio mi sono leuo un libro di un isracl iano. Yeho hua.che mi ha dato la risposta. Lui prende in esametulle le risposte che sono state date in questi decenni. Quella religiosa, la terra promessa. quella storica, gli ebrei abitavano lì da tanto tempo. quella politico-pragmatica, Israele è in grado di costruire unasocietàdemocratica e avanlata. di fare un giardino del deserto. mentre gli arabi non sono nè democratici nè avanzati. Yehoshua le prende in esame tulle e le smonta tulle, . ccondo me anche in modo implacabile. Segli Ebrei dovevano andare in Israele per un qualcuno di questi motivi non avcvanodiri11odi andarci. Lui dice che c'è una sola ragione, un solo diriuo: quello di chi si sente in pericolo di vita. Il diri110 di salvarsi. E dopo la guerra gli ebrei erano e si sentivano in pericolo di vita. Eal Iora viene da chiedersi ,ubito ··ma perché Il?", visto che, fra l'altro gli ebrei hanno subito vessuioni in tulio il mondo tranne che lì. Tranne che lì. perché per fare un esempio. il "feroce" Saladino consentì loro di rientrare a Gerusalemme mentre le crociate lungo la strada massacravano regolarmente llltti gli ebrei. Ma quc,ta domanda l'avrebbero falla ovunque. In Danimarca avrebbero dello "perché qui". Era un popolo senla terra in pericolo di vita, aveva dirillo di prendersi un pc1Z0di terra. E ovviamente lì c'era poi tulla la ,toria, il movimento sionista, ed è stupido scandalizzarsi. D'altra pane, e questo rende la cosa complicata, se ci meuiamo nei panni degli arabi, si può capire perchénonpotesseroaccet1areuna cosa simile. Loro non vedevano ragioni per dover cedere terra agli ebrei, considerati europei perseguitati dagli europei. Le ragioni dei palestinesi, tutto sommato, sono e restano chiarissime. Ma perché è così difficile, per gente impegnata a sinistra, capire le ragioni di Israele? lo credo, come ho già dello, che sia statadeterminante la divisione che s'è falla fra Israele ed ebrei. Che è un errore. E' un errore non vederecome l'esistenza di Israele sia intimamente legata alla storia degli ebrei e delle persecuzioni subite. Perchése ti limiti all'oggi e vai là, non vedi l'israeliano che stamale, anzi. Stannobene,hanno il consumismo, un telefono in ogni stanza, vedi cillà occidentali. c'è dello sperpero. Poi capiti in una famiglia in cui ti dicono che agli arabi Israele ha dato la scuola obbligatoria, ma che sono loro a non mandarci i bambini. E tu invece vieni da una i tuazione dei territori dove gli Israeliani chiudono le scuole e danno la caccia ai corsi clandestini che fanno i palestinesi. Insomma, se tu vai Il oggi. la sofferenza la vedi tulla da una parte. dalla partedei palestinesi. Voglio dire: se noi facciamo partire la storia dal 47 è ovvio che stai dalla parte degli arabi, ma se pensi che Israele non sarebbeesistito senza la storia degli ebrei. e non fai quindi partire la storia da quando ti fa comodo. dal 47 o dal 67. allora sì che non ti tornano più i conti. Certo che se tu guardi solo ali' oggi non puoi non stare dalla parte dei palestinesi. Ma si deve anche capire che Israele è nata dal patimento che c'è stato prima. Questo non vuol dire accettare il sionismo? Ho 1 ·impressione che la sinistra abbia criminalizzato il sionismo, che su tulio abbia pesato in modo decisivo la divisione in blocchi, est contro ovest. vedere Israele come la lunga mano dcli' America. Ma anche la sinistra extraparlamentare, che pure rifiutava i blocchi, non ha capito. Allora? Tu vuoi dire che può covare l'antisemitismo. però io l'antisemitismo sono sicuro di non averlo mai avuto. Suquesto, per mc. ci mcllcrci la mano sul fuoco. Anche come cduca1ione familiare. come forma,ione mia, sono venuto su nella "compa,sione" con la vittima. E I·ebreo. storicamente. era la vi11ima. Non ho mai pensato, diversamente da tanti "non-rallisti", che ,cerano in tanti amorire ci doveva pur esser una ragione. L'ho sempre pensato come una cosa assurda, pa11esca.Il fauo è che poi ho separatocompletamente Israeleda questo. L'ho considerata un'altra cosa. Che non aveva radici storiche e psicologiche in quello che era successo.Perchènon abbiamo capito? Perchè con tulli gli strumenti a disposizione delle volte non capisci? Era la politica a portare a questo? In televisione sentii un ebreo dire "a voi vi piacciamo solo da vittime"... Mi colpì. Perchè è un fatto che appena si sono messi in piedi a noi non sono più andati bene. Ma ci pensiamo che nel '41 il gran Muftì di Gerusalemme scappa da Hitler, e sta con Hitler fino all'aprile del '45, poi torna in Palestina e si melle a capo della lotta dei palestinesi? Ci pensiamo cosa doveva pensare un ebreo casomai appena arrivato? E nel '47 continuava facendo trasmissioni infuocate dalla radio egiziana e i I senso era sempre ·'ebrei a mare", l'acqua dopo il fuoco ... Ci pensiamo? E nel '67 questacosasi è ripetuta. E veniamo allora alla guerra del golfo. Io me ne sono accorto che il riflesso antiamericano è sempre molto forte. O altrimenti il colpo di stato in Russia. Parlandone con un palestinese, all'indomani, era raggiante, si era riaperta la speranza. Invece ora vediamo che Bush sta forse facendo sul serio ... Per noi gli americani erano il nemico. E non era poi infondato diffidare degli americani. però il pregiudizio rischia di impedirti di vedere obbie11ivamenteleco. ee anchedi perdere le occasioni. Perché non c'è dubbio che la posizione dei palestinesi, durante la guerra, li ha gravemente danneggiati. Ma, e di questo me ne sono accorto anche coi palestinesi con cui ho parlato là. non potevano fare diversamente. E fra l'altro questo dimo. tra la partecipazione di massa, vorrei dire la democrazia. del popolo palestinese. Che ha co 1ret10i suoi dirigenti a quella posizione. L'ho chiesto a Nusseibeh, se tornando indietro ... Lui ha dello che anche tornando indietro. purtroppo. non si può fare quello che si vuole ... Perché l'Olp rischia di essere spauata via. E questo è un rischio che c'è anche adessocon la Conferenza, con Hamas che ha già indeuo uno sciopero contro e col rischio che non ollengano nulla mentre Sharon continua gli insediamenti... lo credo che le difficoltà che ha incontrato in questi anni la dirigenL.apalestinesesiano state incredibili. Senza retroterra, senza veri amici o amici che ti davano polpellc avvelenate. Settembre nero, Tali cl Zaatar. a Tripoli ormai Arafat lo prendevano i siriani quando a Beirut non c'erano riusciti nemmeno gli i racliani. Ma c'è speranza? Adesso io credo di sì. Oggi la prospcuiva dei "due popoli due stati" che nel 47 era difficile che passasse,perchéentrambi pensavanodi poter vincere sull'altro, oggi può funzionare. Ed è paradossale, ma anche emblematico, che oggi le posizioni siano rovesciate. Allora era Israele, più o meno sinceramente, a essere d'accordo per i "due popoli due stati" e contrari erano gli arabi. Oggi è l'inverso. I palestinesi accenano il principio, gli israeliani fanno fatica. Ma la differenza fondamentale col 48, quando entrambi erano sicuri di avere !Ulte le ragioni, è che oggi da entrambe le parti si sono accumulati dei torti, entrambi sono coscienti di aver delle colpe. E tutti edue i fronti, a differenza del 48, sono variegati, divisi, discutono accanitamente. E allora riguardo alla solidarietà? Resta ferma la solidarietà ai palestinesi, perché sono quelli che oggi soffrono eche devono vedere riconosciuti i loro diritti, ma nello stessotempo. pena la perdita di valore della stessa solidarietà ai palestinesi, è importantissima, decisiva, la solidarietà verso ebrei ed israeliani. Una solidarietà che faccia sentire che 1• esistenzadi Israele nonèpiù in discussione. Cioè che fare solidarietà ai palestinesi. e qui bisogna proprio stare attenti. non vuol dire essere contro Israele.Perchéaltrimenti Israele sentirà empre un senso di isolamento. Ritornando a noi. Quando abbiamo fatto politica abbiamo scelto sempre la parte. Era una logica ferrea e non solo per noi. Ma si può pensare ad una sinistra che vada oltre le parti? Non è una contraddizione nei termini? Forse sì. però ormai dobbiamo capire che quelli che ti sembrano dei nemici possono avere delle ragioni che, ed è ancora più difficile, si dovrà imparare a riconoscere. E questo della Palestina è un caso e emplare, con cui. fra l'altro, uno che cerchi di essere di inistra, può confrontar i con profillo. E' un posto dove avevano ragione tulli e due. E seoggi sono a un tavolo è perché, ora, dopo tanta guerra con tanta ragione dalla tua. hanno ancheun po· di tono tulli e due. Per concludere credo che quello che è successodal 47 in poi fosse praticamente inevitabile e che è proprio in quello che è successo che risiedono le ragioni, oggi. per poter arrivare alla pace. Finalmente una pace per tulli e non di qualcuno contro qualcun altro. a cura di Franco Mela11drei Gianni Sapore/li UNA ClffA' 7

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