La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

L'Europa muore o rinasce a Sarajevo Alexander Langer Cannes il 26 giugno 1995. Oltre cento rifugiati bosniaci che dall'Italia vogliono raggiungere Cannes restano invece bloccati alla frontiera di Ventimiglia; "ecco, ancora una volta l'Europa non ci vuole" è l'amaro commento. Una manifestazione di confine rende almeno visibile il lo~ ro intento. Alex Langer, dirigente dei verdi a Bolzano, parlamentare europeo, si è tolto la vita a Firenze il 4 luglio. Questo è stato, forse, il suo ultimo articolo. Lo ricorderemo sul prossimo nume'ro di "La terra vista dalla luna". • Cannes, giugno 1995 Siamo andati a Canhes, dunque, a manifestare davanti ai capi di stato e di governo, per la Bosnia-Herzegovina. "Basta con la neutralità tra aggrediti e aggressori, apriamo le porte dell'Unione europea alla Bosnia, bisogna arrivare a un punto di svolta!" Non eravamo tantissimi - qualche migliaio appena -, e dall'Italia prevalevano i pannelliani. Il grosso dei militanti della solidarietà per la èx-Jugostavia non avevano saputo e forse neanche voluto. Dalla Spagna, invece, sono venuti in parecchi, dalla Catalogna soprattutto; dalla Francia molti comitati, pochi o pochissimi invece da Belgio, Olanda, Svezia, Gran Bretagna e Germania. Dei parlamentari europei molti avevano firmato - la maggioranza dei verdi e dei radicali, significativi democristiani e socialisti, qualche esponente della sinistra, diversi raepresentanti dei berlusconiam europei ("Forza Europa!" ora integrati nei gaullist ), liberali e regionalisti. Tanti bei nomi tra I firmatari, dall'ex commissario Onu José Maria Mendiluce (socialista spagnolo) a Otto d'Asburgo, da Daniel Cohn-Bendit a·Michel Rocard ... Solo una ventina viene poi effettivamente a Dopo la manifestazione di massa ci riceve Jacques Chirac_in persona, una do~zin~ di noi vengono ammessi a riunirsi con lui mezz'ora prima dell'inizio del vertice: al nostro appello risponde che sì, liberare Sarajevo dall'assedio è una priorità, ma che non esistono buoni e cattivi, e che non bisogna fare la guerra. Ci guardiamo, la deputata verde belga Magda Aelvoet e io, entrambi pacifisti di vecchia data: che strano sentirsi praticamente tacciare di essere guerrafondai dal presidente neogollista che pochi giorni prima aveva annunciato la ripresa degli esrerimenti nucleari francesi ne Pacifico! Ed ecco quanto avevamo elaborato e firmato in tanti: "Dopo tre anni tutti noi, umili o potenti, assistiamo al quotidiano ormai banalizzato di una guerra i cui bersagli sono donne, bambini, vecchi, suole di vento ... Avviamo con questo numero una sezione nuova della.rivista, che avremmo potuto chiamare - ma sarebbe stato banale e televisivo - " Pianeta giovani", e che abbiamo voluto chiamare, .in omaggio ad Arthur Rimbaud e alla sua idea di una gioventù mobile, aerea, alla scoperta del mondo, curiosa, generosa, sperimentatrice, radicale, rivoltosa, "Suole di vento". Due numeri fa alcuni dei nostri collaboratori più giovani discutevano di "la rivista che non c'è", lamentavano l'assenza di una rivista di eper giovani chefosse all'altezza dei dilemmi che si pongono alla gioventù nel mondo contemporaneo, delle incertezze anche tragiche in cui il mondo impone che crescanoe f acciano le loro scelte, spessotremendamente condizionate. "La Terra vista dalla Luna" vuole rispondere a questa mancanza - che meno di ogni altra cosa sembrano affrontare le "pagine giovani" dei quotidiani e dei settimanali, anche di quelli più "a sinistra", e le riviste "specializzate", pagine e riviste che sembrano soprattutto votate al consumismo o a varie consolazioni ifieolo_giche.TrOjJpospesso si tratta di pagine superficiali, perfino ingannatrici, amorali. Noi non siamo in grado di reagire adeguatamente, soprattutto non· abbiamo i mezzi e i sostegni per poterlo fare. Cionondimeno proviamo a YS.K1 reagire, e lo riteniamo un dovere. Così abbiamo discusso tra noi e abbiamo deciso:a) di rubricare sotto la voce "Suole di vento" quei dossier, quelle riflessioni e docum_entazioni a più voci che avremmo comurz:quepubblicato sulla rivista, riguardanti specificamente i giovani e il loro disagio;b) di affidare a una "sot;: to-redazione" (formata inizialmente dai nostri collaboratoripiù giovani, e tra loro dai più interessati ai problemi dei giovani) la cura di una parte della rivista, il più possibile assidua numero dopo numero, concernente la produzione culturale più interessante (al negativo o al positivo) proposta ai giovani e che riguarda i giovani, e quella invece_prodottaper i giovani dai giovani stessi;c) af}iancare a questo una riflessione - anche nel Jfalogo con i collaboratori più adulti - che riguardi le culture giovanili in sensopiù immediatamente antropologico: in particolare i modelli di comportamento, il sis!ema di valori cui i giovani si riferiscono. E così nata una piccola redazione-giovani, destinata a crescere,che ideerà questa sezione, che cercherà nuovi collaboratori, che affiderà loro inchieste e riflessioni, che discuterà al suo interno e con gli altri redattori la gestione di uno spazio, la proposta di argomenti, l'individuazione del discorso, le aperture da agire, le battaglie da intraprendere. E chissàche, prima o poi, non diventi finalmente possibile realizzare, a partire da questa esperienza pur minima e da questo piccolo gruppo che vuol crescere, la rivista che molti di noi da troppo tempo, magari dal tempo della loro gioventù, sono andati sognando. (G.F.)

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