La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

ex Jugoslavia, di un impegno in conflitti nazionali ed etnici; intrastatuali che nello scorcio di questi anni Novanta sembrano caratterizzare le tensioni internazionali e il panorama delle guerre nel pianeta. Oltre trenta conflitti, su quaranta, che hanno attraversato il mondo nel 1994 hanno questa caratteristica interna. Gran parre delle missioni dell'Onu si effettuano in conflitti etnici, nazionali, religiosi. Naturalmente si tratta di conflitti di grande complessità e di difficile soluzione. In molti casi sono ·responsabili piccole leadership nazionaliste o affamate di potere, che però utilizzano l'identità etnica, nazionale o religiosa per costruire consenso o legittimare i propri atti. Inevitabilmente la società diviene terreno di coltura di questa ideologia etnica e nazionale che si radica fortemente in società con scarsa tradizione di vita democratica, di rispetto di diritti civili, di garanzia delle procedure giuridiche. L'appartenenza etnica sostituisce la cittadinanza nella definizione del rapporto tra individuo e Stato. In questo contesto, le guerre rischiano di avere anche una parziale adesione sociale; sono percepite come autodifesa dalla. ,minaccia etnica contrapposta. Si creano rapidamente un'immagine del nemico e la paura del genocidio. In questo contesto ha enorme importanza u·n'azione dei pacifisti che ricostruisca il dialogo tra comunità, rinsaldi ponti di comunicazione, rompa gli steccati che dividono. Si tratta di riprendere in parte una tradizione del pacifismo sorto a cavallo della prima guerra mondiale. Allora nacquero associazioni come il Movimento Internazionale di Riconciliazione, la Swedish Peace Arbitration Societ'y, il Servizio Civile Internazionale che con i campi di lavoro faceva incontrare francesi e tedeschi, rom- .. pendo barriere politiche e culturali. Oggi - di fronte alle guerre della ex Jugoslavia - questo approccio va rafforzato. . Naturalmente si tratta di guerre dove ci sono aggressori e aggrediti, ma con una forte componente nazionale, dove la storia risveglia antiche fobie e ansie vendicative contro comunità ed etnie. La memoria storica non è tanto l'origine delle guerre, quanto la sua giustificazione. La soluzione della guerra in ex_Jugoslavia sarà poliPACEE GUERRA tica, non militare. E la soluzione politica passerà attraverso la ricostruzione del dialogo e la riconciliazione: a questo i pacifisti devono dedicarsi, anche con il volontariato e la solidarietà. Altri muri Abbattuto il muro di Berlino sono rimasti tre muri in piedi nel mondo, ben più resistenti: il nazionalismo e il razzismo in Europa, l'ingiustizia in Europa e tra ord e Sud del mondo. In Europa la caduta dei regimi comunisti, il soffocamento delle identità nazionali, la deriva di una politica populista - in assenza di una società civile democratica - ha favorito la nascita del nazionalismo e delle guerre etniche. Ai tre · virus della politica odierna - populismo, autoritarismo, nazionalismo - sì somma un rapporto della politica con la società modellata su quella del consumo, i cui protagonisti sono un politico-venditore e un elettore-cliente: la partecipazione si è ridotta all'espressione di un gradimento. La crisi dello stato-nazione è stata un paradossale stimolo alla crescita del nazionalismo. La sensazione di fortino assediato e la crescita dei flussi migratori hanno alimentato un nuovo inquietante razzismo che è stato fonte nelle metropoli - come ha ricordato Ezensberger - di diffuse guerre civili metropolitane con connotati culturali analoghi a quelle intrastatuali. L'ingiustizia nel mondo è cresciuta negli ultimi vent'anni vertiginosamente. Il mondo è stato per quarant'anni ordinato con due logiche distinte, ma sostanzialmente uguali: quello della pax americana e quello della pax sovietica. Il terzo mondo era una pedina interessante per entrambi i blocchi: o per le materie prime o come interesse strategico; un terzo mondo che, dopo 1'89, si è molto modificato. Paradossalmente, gran parte del terzo mondo, dopo la fine dei blocchi ha perso di interesse per i "grandi": soprattutto per l'Africa più povera e per alcuni paesi asiatici. Non più interessanti (e aiutati) come pedine del Risiko mondiale, sono stati abbandonati a sé stessi. L'avanzare della globalizzazione dell'economia e delle comunicazioni ha maggiormente impoverito questa parte del mondo. L'economia globale, il modello di sviluppo, l'ideologia della competitività hanno reso il pianeta sempre più ingiusto. La politica -

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