La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 5/6 - lug.-ago. 1995

X (pseudo~imo_ di Nic~la 1:lafele):l'uso ~ell'ironia. Un'ironia spesso c1mca, se __vogli:imo saccente, che viene usata verso se stessi ma che, più di frequente, si rivela un filt~o a_ttr~- verso il quale guardare il mond~ degli_a~_u!t1. Visti, questi ultimi, non come dei poss1b1hmter1ocutori, bensì, morettianamente, come delle presenze a loro 1:1-odo1;1tilie rassicuran~i 11?'~ lontane distanze siderali dal mondo dei pm giovani. L'influenza esercitata da Nanni Moretti, in particolare con i suoi P:imi_tre_lungo~ metraggi, sulla recente narrativa italiana, s1 comprende bene se si considera che ì protagonisti dei romanzi e dei racconti scritti clall'ultima leva di narratori sono, pressoché sempre, degli alter ego degli autori stessi. Cosa che dimostra una volta di più come le ultime generazioni siano caratterizzate da un forte individualismo di fondo, che non di rado sconfina in un narcisismo un po' sterile che si riscontra,· come ho già accennato, nel rapporto con l'universo degli adulti, che non è quasi mai costrut- · tivamente dialettico ma improntato ad una almeno apparente indifferenza. Ironia ed egocentrismo sono dunque gli ingredienti che, insieme ad una rappresentazione fortemente "vissuta" e partecipe dei sentimenti, prevalgono nei libri dei nostri giovani narratori: come mai? Per comprenderlo bisogna fare un passo indietro e tornare agli anni Ottanta, che sono stati il decennio durante il quale si è verificato, complici i tanti mutamenti avvenuti nella società, quel "riflusso" che ha condotto i giovani, dopo le intense esperienze del '68 e del '77, a sparire dalla scena in quanto categoria socialmente rilevante. Alla disgregazione port.ata dall'affermarsi della società dei consumi, che al bisogno di realizzarsi sentendosi parte di una collettività ha sostituito il bisogno di realizzarsi come singoli individui, si è poi sommato il disinteresse degli adulti, per l'appunto troppo impegnati a pensare a se stessi, verso le esigenze e i malesseri dei più giovani. I quali, oggi, stanno finalmente cercando, con evidenti sforzi, di uscire dal guscio in cui erano stati e si erano confinati. Ma se da una parte è fortissimo il desiderio di parlare di sé, di spiegare le proprie ragioni, di tornare protagonisti e artefici della propria esistenza (l'egocentrismo di cui sopra), dall'alSUOLE DI VENTO tra si cerca di procedere con cautela, di corazzarsi, e poiché nei confronti degli adulti prevale per forza di cose un senso di diffidenza, ecco che si ricorre a taglienti armi di difesa come quelle dell'ironia e del sarcasmo. Gli adulti, e},~ parte loro, si stanno r~n1end_o semrr~ J?IU conto di conoscere poch1ss1mo 1propn figli, e adesso tentano di correre ai ripari offrendogli maggiori opportunità di raccontarsi, d_ius~ir~ allo scoperto. Non è un caso se negli ult1m1 tempi si è assistito ad una autentica fioritura di concorsi letterari rivolti ad adolescenti e giovanissimi e se, come si è detto all'inizio, il mercato librario si è improvvisamente aperto alla letteratura giovane.- - Due libri, in particolare, benché assolutamente insignificanti da un punto di vista letterario, aiutano a cogliere stati d'animo, umori e attitudini dell'ultima generazione: Gli adolescenti raccontano, edito da Sansoni ne\ 1993, e Racconti del Sabato sera, pubblicato quest'anno dalla Einaudi. Si. tratta di raccolte figlie di altrettanti concorsi letterari e nelle quali sono stati inseriti gli elaborati ritenuti migliori da apposite giurie. Il quadro d'insieme che le brevi narrazioni in esse contenute fanno emergere dimostra come i giovani d'oggi abbiano in parte perduto uno dei requisiti fondamentali della giovinezza, vale a dire la capacità di meravigliarsi e di emozionarsi per quello che, nel bene e nel male, la vita offre. A dominare sono il disincanto, la delusione, la sfiducia, un forte timore per ciò che ci riserverà il futuro. Iniziative come queste promosse dalla Sansoni e dalla Einaudi sono utili più che altro da un punto di vista sociologico, nel senso che contribuiscono a rendere visibile.quella profonda ferita che attraversa le nuove generazioni e che impedisce loro di credere realmente in qualcosa, meno che mai, come invece avveniva in passato, in una qualche improbabile utopia. È bene evitare, in ogni caso, di cedere alle generalizzazioni, dal momento che, come si è più volte sottolineato, la realtà giovanile italiana non è omogenea ma composita, e al suo interno convivono tensioni e atteggiamenti persino opposti. La mia opinione è che in molti giovani, almeno in quelli che non si sono fatti plagiare completamente dalla cultura televisi- -va, siano presenti, accanto a un comprensibile

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