La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

gioia perché viene subito annullata in obbligo. Tuttavia il tempo guadagnato non .è scomparso senza lasciare traccia. Chi si equipaggia con un'auto non trae un sospiro di sollievo e non si rallegra delle ore guadagnate, ma continua ad aggiungere altri tratti al proprio percorso. L'auto, così sembra, non fa risparmiare tempo ma la sua velocità viene riutilizzata per percorsi ancora più lunghi. L'auto davanti alla porta invoglia a cercarsi un lavoro nel distretto successivo piuttosto che sul luogo, o di sera apreferire il locale del centro alla birreria dietro l'angolo. Con la motorizzazione si espande il raggio di azione: il tempo guadagnato viene reinvestito in distanze sempre maggiori. Guardando retrospettivamente è riconoscibile chiaramente la macchia nera nell'utopia di una sempre maggiore mobilità. I luoghi dove incontriamo gli amici, dove possiamo contattare un medico o comprare i panini, non sono più gli stessi ma si sono via via sempre più allontanati. Anche i rapporti tra i centri abitati sono cambiati e si sono ridefiniti rispetto alla espansione del raggio d'azione. La città e il paese si mescolano e le mete prima vicine si allontanano sempre più. Tutto venne razionalizzato e centralizzato e così centri commerciali, Il grande viaggio verso la libertà ha condotto a un regno di passeggeri e di pendolari; uscirne diventa ogni giorno più difficile perché ormai è il sistema automobilistico stesso a precludersi ogni tipo di alternativa. La dittatura della transitabilità ha ripartito lo spazio secondo la necessità dell'automobile. Strade, agglomerati urbani e persino il ritmo di vita sono diventati per pedoni e ciclisti inaccessibili. Quel territorio che potrebbe essere dominato con facilità e con le proprie gambe si è ristretto e offre mete sempre meno attraenti. Il tessuto sociale connesso ad una vita non motorizzata . si è lacerato, la forza delle gambe è svalutata. Sulle strade prima coperte di fiori, disseminate di negozietti e caffè, popolate da bambini che giocavano, vicini che chiacchieravano e passanti indaffarati, dominano ora latta, calcestruzzo e frastuono senza fine. Lo spazio per i bambini è stato così drasticamente ridotto, tanto che oggi l'esortazione "vai in camera" è subentrata alla precedente "vai in strada" - e lo scarrozzare in automobile la propria mamma si annovera tra i doveri più nobili dei figli di buona famiglia. Si può parlare quasi di una crisi ambientale secondaria. Con l'automobile vanno in rovina anche quelle condizioni am- ------ scuole centràli, centri ricreativi, zone industriali costrinsero gli utenti a percorsi sempre più lunghi. Le città e lo spazio rurale furono così trasformati, e presto l'automobile divenne necessaria a tutti; l'esplosione delle distanze spesso non lasciò altra scelta che condurre uno stile di vita intenso dal punto di vista della mobilità. Tale/rolungamento delle distanze ha condotto a un rivolgimento secolare. Da una ~enerazione molte persone che vivono poco più al di sopra del livello minimo di sussistenza non rinunciano infatti all'automobile. Tutti ormai, ricchi o poveri, automobilisti o passeggeri, sono diventati a queste condizioni prigionieri del trasporto. Una sorta di dispotica grazia civilizzatrice che non si può né scegliere né rivoluzionare. ---- ! ~ bientali per cui sarebbe possibile un modo di vivere non motorizzato. Aver distrutto i principi di base per un'esistenza non motorizzata, - anche utilizzando "macchine pulite" - è la più drastica conseguenza della motorizzazione. Trovare la via più breve per il ritorno, lo sanno bene gli alpinisti e i generali, è un'impresa più che temeraria. Note 1.Allgemeine Automobil-Zeitung, 1906, N. 17,p.33 2.Der Motor-Tourist, 1929. Nr. 13, p. 4 3.Allgemeine Automobil-Zeitung, 1906. N.31, p. 48 ♦ ONTHE ROAD

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==