La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 4 - giugno 1995

CONTROILTRASPORTO, LAVICINANZA Antonio Estevan · (traduzione di Monica Campardo) Nd corso degli ultimi venti anni si è giunti alla certezza della centralità del trasporto nella ~risi.ec<;>logica.Il setto~e dei· ~rasporti è infatt\ 11pnnc1pale responsabile dell effetto serra, dei gravi problemi di inquinamento atmosferico, marino, acustico e di urbanizzazione del suolo, ,del degrado del paesaggio rurale e urbano, ecc. Non esiste altra attività umana che comporti effetti cosi gravi e numerosi sull'ambiente e ciò è ovvio perché il trasporto è il terreno dello scontro primigenio tra l'uomo e la Natura. "Dominare" la Natura significa soprattutto muoversi all'interno di essa con sempre maggiore libertà e facilità. "Colonizzarla" significa renderla accessibile e sicura per l'essere umano, penetrarla e scoprirla per poter catalogare i diversi elementi come "risorse naturali" e sfruttarli o trasportarli fino a farli divenire beni economici, soggetti a interscambio o accumulazione. Due realtà estranee e incompatibili: i trasporti e la Natura Un sistema socioculturale è un edificio che si basa sul trasporto. Sin dall'antichità l'accumulazione e lo scambio di merci hanno significato soprattutto un'attività di trasporto. L'accumulazione e lo scambio, infatti, avvengono solo quando i materiali non sono sufficientemente disponibili per tutti e quindi, data la loro scarsità, conviene trasportarli da un luogo a un altro. A partire da questi gesti embrionali di socializzazione, una struttura socioculturale in un qualsiasi momento storico è rappresentabile, in primo luogo, con una mappa politica o culturale, ossia una delimitazione territoriale indicante, all'interno della zona considerata, i rapporti commerciali, politici e di comunicazione più intensi e gli altri tipi di relazioni degli esseri umani, all'interno della comunità e con l'ambiente, basati inevitabilmente sul trasporto orizzontale. Da questa fitta rete di relazioni orizzontali che formano le culture umane nasce il reale conflitto fra Trasporto e Natura: mentre l'organizzazione della Natura utilizza principalmente strutture verticali e vicine, la società si fonda s.ustrutture orizzontali e distanti, basate sul Trasporto e con una tendenza apparentemente incontenibile ad ampliarsi e a intensificarsi continuamente. In effetti, lo spostamento orizzontale degli esseri viventi o dei materiali utilizzati è un fenomeno abbastanza raro nell'ambiente naturale terrestre. Sulla terraferma i cicli biologici dipendono soprattutto dall'attività del regno ve-· ONTHEROAD getale che fa circolare i materiali quasi esclusivamente in senso verticale: le sostanze nutritive vengono trasportate dal t~rreno ai tessuti vegetali e tornano di nuovo al terreno quando cadono le foglie o le piante muoiono. La prevalenza dei trasporti verticali nella vita terrestre non è affatto casuale. Come è noto, della grande quantità di energia che arriva sulla Terra, le piante riescono a_fissare solo una piccola parte sotto forma di biomassa vegetale, per mezzo di reazioni che si verificano a temperatura ambiente e, qu~ndi, con rendimenti limitati, quasi critici. Il modo più efficace di accumulare le sostanze necessarie alla produzione di biomassa (acqua, sali minerali} è trasportarle capillarmente dal suolo alle parti aeree delle piante, dove avviene la fotosintesi, oppure prenderle direttamente dall'aria, come per il carbonio. La diffusione capillare non richiede alcun apporto di energia da parte della pianta, ma comporta solo un raffreddamento quasi impercettibile della linfa, immediatamente riequilibrato dalla temperatura ambientale. In questo modo tutta l'energia solar~ catturata dalle piante può essere impiegata esclusivamente per la produzione di reazioni fotosintetiche. Le piante sono in prevalenza dei laboratori fissi produttori di biomassa che ottimizzano la disponibilità immediata di sostanze ed energia. Per poter sfruttare l'energia immagazzinata con tanta difficoltà dalle piante, gli ammali che si nutrono di esse devono trasformarla mediante un altro processo con rendimenti relativamente bassi. ~uona parte del quantitativo limitato di energia così ottenuto viene consumato nella produzione di lavoro muscolare, ossia nel movimento necessario alla ricerca del cibo o ad altre funzioni vitali. In questo modo, solo una piccola parte di energia rimane disponi bile per essere accumulata sotto forma di biomassa animale. Ciò spiega l'enorme differenza esistente sulla terraferma tra regno animale e regno veg~tale i~ ~ermini di b\omassa: gli es~eri _vive!lti d1slotat1 m senso onzzontale - gli ammali - costituiscono una percentuale quasi irrilevante della biomassa terrestre (meno di un decimillesimo) e riducono al minimo lo spreco energetico di lavoro muscolare, evitando in genere i movimenti superflui o inutili. Sulla terraferma la Natura è costituita essenzialmente da unità elementari fisse - le piante - organizzate in modo da lasciare uno spazio biologico relativamente limitato alla vita degli esseri dotati di capacità di movimento. Con il passare del tempo l'uomo ha occupato sempre di più questo limitato spazio biologico, dapprima escludendo di esso gli altri ammali e poi allargandolo sempre più, incurante delle alterazioni apportate alla struttura stessa degli ecosistemi naturali. Nonostante ciò, le culture tradizionali (in particolare quelle la cui evoluzione è rimasta legata e limitata al sostentamento eco lo gioo) sono ricorse al movimento solo nei limiti imprescindibili del soddisfacimento dei propri bisogni e in misura prudente, attenendosi in un certo senso alle regole naturali dell'economia del movimento. Tuttavia, per quanto riguarda il movimento, ma anche per tanti altri aspetti, l'organizzazione delle società industriali moderne non tiene conto dei principi fondamentali della Natura. I sistemi economici e le forme di vita più diffuse nei paesi sviluppati continuano a utilizza-

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