RE NUDO - Anno III - n. 11 - marzo 1972

JETHRO TULL GENTLE GIANT Jethro Tull - Gentle Giant Tutto liscio a Varese per il doppio concerto dei J. Tull e dei Gentle Giant con la gioia dei Ciao 2001 presenti in massa nella capitale del fascismo lombardo. La compo– nente infatti non era la solita dei concerti milanesi, dove il movimen– to crea spettacolo nello spettacolo perciò in questo ambito il discorso assume un tono strettamente mu– sicale. A un anno di distanza dalla prima esibizione italiana i J. Tull non han– no presentato niente di nuovo. Il buon Jan Anderson infatti sta di– ventando sempre più una soubrette da « Follies Bergeres » che ha so– stituito la giarrettiera e i mutando– ni con il suono provocante e sug– gestivo del suo flauto e con il fa– scino dell'ormai celeberrimo pa– strano: Negazione tecnica del suo strumento, istrione e pagliaccio in maniera un po' forzata egli così si è schierato nell'Olimpo dei mostri sacri che vanno dai Beatles a Mick Jagger a Joe Cocker cioè a quel settore che ricopre un ruolo pur– troppo ancora divistico e di stile hollywoodyano per essere autenti– co. Comunque a parte l'aspetto spettacolare Anderson per la sua fantasia, per il suo alternare di me– lodie classiche in sputi rabbiosi nel flauto rimane un buon diavolo dalle corna furbe; l'una al servizio dello spettacolo commerciale e l'altra al servizio di chi saluta con la V o col pugno chiuso. Per il resto il complesso non è niente di eccezionale (diventa pe– noso nel suono del solista che è di una piattezza spaventosa e di una durezza sgradevole) tranne forse pet il pianista che sa accentuare con gusto i pezzi più classicheg– gianti. Discorso totalmente diverso invece per i Gentle Giant che si sono persi nel casino, un po' di destra questa volta, del grande palalido. Impressionanti sotto il profilo te– cnico e per il loro eclettismo verso ogni strumento il gruppo dei fratel– li Shulman ha impressionato so– prattutto per la disposizione verso più filoni della musica pop che vanno dall'hard rock al jazz e per la semplicità delle loro esecuzioni. Infatti anche se un pezzo viene frammentato in diversi momenti tut– to ritorna alla base con logica e soprattutto con fantasia dimostran– do che per passare dal pop al clas– sico non è necessario diventare dei magnifici ingegneri di musica pre– fabbricata (è il caso italiano della Premiata) o che si debba sfaccet– tare un pezzo di un quarto d'ora in tanti surrogati e plagi che creano una musica insignificante, forzata che vuol creare appunto qualcosa di artificiale (vedi sempre nel caso italiano « Le Orme» e i già sputta– nati New Trolls). Fantasia e immapinazione al potere quindi per i G. Giant. Cf N1R() .DI CI #€MA .à(. Coca proletaria VAN DER GRAAF GENERATOR Il concetto dei Van der Graaf è' sta– to caratterizzato dalla provocazio– ne poliziesca e dalle cariche che sottolineano come anche la musi– ca di un certo tipo c'entri col mo– nocolore D.C. e come anche i vari vicequestori quando fa comodo sia– no d'accordo con l'affermare che fare musica è anche far politica. Per quanto riguarda il concerto credo sia stato uno dei migliori con quello degli « Yes » e dei Fa– mily di tutti i concerti dell'ultimo anno. Con una formazione stranissima (organo, batteria, sassofono ampli– ficato con whuà-whuà e cantante) i V.d.G. sono veramente capaci di esprimere la famosa formula di un nuovo modo di fare musica. Non che abbiano inventato nuove sono– rità (Strawinskj per la rottura della melodia è il loro maestro) ma la loro musica non risente né gli in– flussi dell'ondata rock né i vari ri– facimenti di Emerson Lake & Pal– mer in cui ormai ricadono molti complessi. Rompendo in modo poetico con la melodia intesa in senso classico (il cantante usa la propria voce come uno strumento proponendo le note come in una recita shakespeariana) Lo,rA:· CLASS&° / 1 r,..--< il gruppo ha saputo creare delle at– mosfere che vanno da un tono tra– gico appunto caratterizzato dalla parte vocale ad un tono lirico espresso dalla parte strumentale dove l'organista non approfitta mai dell'effettismo e dove il doppio sas– sofonista pur non essendo un gran– de strumentista ha un « feeling » e un gusto che riescono a supplire anche alla mancanza della chitarra solista. Con i King Crimson i Gentle Giant e Frank Zappa quindi si può parla– re dei v.d.G. come musicisti di una avanguardia che vede sempre di più nelle dissonanze il concretiz- · zarsi della cultura musicale under– ground. RE NUD0/5 RORY GALLAGHER « Tutti dentro con il biglietto del movimento ». E' una battuta forse un po' trionfalistica ma prima o poi lo spettacolo l'abbiamo visto tutti, dopo un'ora e mezza di "guerra fredda" anche gli « esclusi » sono entrati senza rischiare un cande– lotto nel culo. Chi non ha rischiato niente è stato invece Gallagher che irlandese e non analfabeta avrà saputo senz'al– tro che dieci giorni prima a casa sua mentre lui strimpellava il suo sterile rock erano stati uccisi 13 suoi compaesani. A parte questo l'ex Taste non ha saputo nemmeno dimostrare quella carica e quel fu– rore che di solito sanno dare i gruppi di rock puro (Grand Funk, Deep Purple, Led Zeppelin) salvan– dosi soltanto per qualche spunto country alla chitarra acustica e al mandolino. Il ragazzotto si trastulla ancora tra un qualcosa che in certi aspetti ricorda Elvis Presley o il rock di marca pre rollingstoniana non avendo però la carica sugge– stiva di M. Jagger. Oltretutto è cir– condato da due elementi modestis– simi che hanno il ruolo di compri– mari; schiacciando così il gruppo per il proprio successo virtuosistico Gallagher può piacere come piace la Coca Cola o la sigla di Carosello o la voce di Ruggero Orlando; è così insignificante che lo potrebbe ascoltare anche Calabresi senza che gli torni in mente la morte di Pinelli. R.P. LEGGI GET READY MALAMODA C'E' Nazareno Noj~ Via Festa del Perdono 8 Tel. 862.694 MILANO Di fronte all'Università Statale

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