Pattuglia - anno I - n. 7 - maggio 1942

ANNO I - N. 7 - L. 1,50 MAGGIO 191t2 -XX S. f!i.. P. GRUPPO III MENSILE DI POLITICA ARTI LETTERE DEL G U F DI FORLI' PER n OI di chiarezzll e di coscienziosa responsobilìto. Sono essi, i pochi, che realmente possono contare qualcosa, che possono lasciare la loro impronta nel necessario rinnovarsi di una vita, o piuttosto di un coMai come in questi momenti ab- stume di vita. Che possono fare biamo sentito il prepotente ed as- gli altri? O se finora in qualche soluto bisogno di una reciproca sin- modo hanno contato, lo potranno cerità nei confronti di coloro che •nche in seguito l Dobbiamo vocon noi operano con ogni mezzo lere di no. Dobbiamo prima di tutper l'affermazione di una superiore to smascherare quei molti che hanmoralitè ispirantesi ai sacri motivi no assunto patriottici camuffamenti della Patria. atti a nasconderli al nostro disprezSpinti dal desiderio di conoscer- zo, quei tali numerosi che fanno ci più da vicino, ci siamo guardati professione - e pretendono di attorno, quasi per contarci, e con salire in cattedra - di un loro dolore abbiamo dovuto chiudere non precisato misticismo in nome gli occhi davanti ad un numero esi- di certi meriti, i quali, se pur per guo e limitato di uomini, non im- un attimo ne sono stati degni, ora porta '"se giovani o anziani, desi- hanno annullato con una pratica derosi, al pari di noi, di sentirsi di vita mediocre e vile. Ed il vuoto uniti, forti, capaci di dimostrare a - vuoto insondabile in cui ci semtutti i costi la loro necessità di bra vana ogni nostra parola ed inusincerità e di verità. tile ogni nostro gesto, vuoto che in Ma poi abbiamo pensato che un primo tempo ci avevil spaventato forse era meglio che questi uomini - ora ci ha invece confermato fossero così pochi: con loro sa- quanto mai sia necessaria l'opera rebbe stato più facile un rapporto di quei pochi uomini onesti. Fondazione Ruffilli - Forlì l'arrivismo, il menefreghismo, l'indifferenza di molti ci aveva avvilito; e ci sentivamo come traditi nei nostri più legittimi desideri. Poi abbiamo reagito : e ci siamo ripromessi di ispirare almeno la nostra vita quotidiana ad un indefettibile obbligo di sincerità verso noi stessi e verso chi ci ascolta e ci segue: obbiigo che ci siamo imposti essendo esso l'estrema necessità del nostro spirito. la nostra dovrà essere la vita di tutti gli uomini veri. Ci sforzeremo di conoscere da vicino, di individuare coloro che opprofittono dello loro posizione politica presente e remota per incrementare sporchi interessi; diffideremo di chi - e copito molto spesso - ostenterà i diplomi politici per far dimenticare come di essi si sia mostrato indegno e per giustificare la propria insufficienza in seguito manifestatasi, l'episodio di un giorno non sarà per noi garanzia per tutta una vita, se questo episodio non avrà poi costituito l'inizio di un intimo perfezionamento morale e spirituale. Cercheremo di identificarci su un piano attivo di latinità e di italianità, negheremo qualsiasi graduatoria più o meno lecita. Per nostro conto riconosceremo i più olti ottributi solo o chi ovrà SEMPRE perfettamente agito, cosciente di quanto faceva, con quella pe~- sonalissima sofferenza di vita, che non è di ora, ma che sempre è stata tale per i migliori. Ormai abbiamo superato lo stato polemico esistente fra giovani ed anziani. Nessuno infatti potrà e vorrà impedirci di vivere la nostra vita secondo quei principi che sentiamo unicamente nostri. Chi infatti pretenderà di negare che nessuno prima di noi può avere sofferto il nostro tempo come noi lo stiamo ora soffrendo? Per prima cosa dunque, saremo noi stessi, E foremo di tutto offinchè lo nostra sofferenza di conquista quotidiana trovi adeguata rispondenza nelle parole che d'ora in poi - con più fervore - andremo scrivendo, e nelle nostre azioni. W.R. Bombar~amento ~i Parigi «La vita italiana è stata dal 1815 in qua una lunga e perseverante reazione contro l'influenza francese. Ammiravamo le loro gesta militari, riconoscevamo Parigi come centro e spe• ranza della libertà eu.ropea, parlavamo e pensava':Ilo alla francese. D'altra parte, ci umiliava la memoria di essere stati loro sudditi . ... Fin d'allora, un istinto confuso ci avvertiva: che noi non possiamo avere una Italia, se prima non fac .. ciamo noi Italiani. Il maggior pericolo era nella in• fluenza francese, cara ancora a molti; e fu combattuta nella lingua, nei costumi, nel pensiero, nelle scuole, nelle sette. La nostra vita è stata un continuo studio a sfrancesarsi: Manzoni, Leopardi, Giusti, Botta, d'Azeglio, Balbo, Gioberti, .poeti, letterati, filosofi, storici, tutti una una voce. , (Così Francesco De Sanctis sul "Diritto,, di Torino, l'anno 18;5). Alle voci ora si sono aggillnti i cannoni e gli aereoplani. Contro Parigi ognuno ha polemicamente picchiato con tutti i motivi a sua disposizione. ,Ma anche sotto le rovine fumanti,l'infiuenza francese fa sentire la sua non scaduta presenza. La grande battaglia dello spirito e della civiltà esige· da tutti gli italiani una preparazione cosciente, una continuità di salde costruzioni italiane; non parole inutili di una verbosa propaganda; ma educazione e cultura. Se così non sarà fatto bisognerà confessare che agli intellettuali italiani per vincere questa gig,ntesca battaglia e manca la fibra, perchè manca la fede. E manca la fede, perchè manca la cultura-,,. (De Sanctis). Ma in noi è la certezza che anche questa vittoria coronerà quella già conseguita militarmente,

ESAURIMENTO DELLA METROPOLI Non }a prcJ3\inzìonc di portare u11 contributo di chiaril'lcazionc e di ri~crca delle caU6e e dei possibili rimedi, c1uando la comunill\ dei ,3cntimcnti e delle idee mi t3limolano a (1uesta riprc,3a dell'articolo di Hnvaglioli «:. Slittamento allu Metropoli». Sentimenti e idee che potrebbero anche c,;scr con"" ,3cguenti a interessi anche mntcriali di giovani intcllcttuuli (piantiamola coi doppi Gensi su questa parola) fascisti, ma che invece oltre una miilura che potrebbe apparire ri,:;trctta, bcnchè corporati, amentc dficicntc, r{13pccchiano una migcnzu ci, ica di ,•usta portata. ;\on è ,.:,olo lt1 inlclligcnzu provincialc che rc,;ta compromessa dn un url,anc- •Jimo culturale, anzi da un mctropolì- •3mO spesso stunch,rdizzato, ma ancor più rù3t~1 compromessa la possibilitù di una educazione popolare. i\on diremo, come ora è ormai facile dire, che noi giovani intcllct.tuali foBcisti cì seufi<,mo popolo: affermiamo che siamo popolo, in nulla diversi nella mi,3ura dei nostri do,·eri e delle nostre c,1igcnzc, anche se la CjlW,litù di essi ,.;arà ov, iamcnte diverso per lu di\'ersitù del la,oro, dai lavoratori delle altre cate~oric. ~on omettiamo lutlavìa il nc,_;tro soupctto per ccrt(' consctudini, diremmo cciJi, di cntcgorio, nC abbandonit'11no il n~1_;t~·oti.more per un mctropolismo provrnernltzz.:ito. Sarà quc-llo cli « uomini ancora della pro, incia >- il nostrù d('stino, dove qucl1'.-: tmcora » può ,.;tare a significare anche la naturHIC runbizionc d'um, 313ccsa oltre al pro.;unto slittamento ,·erso In metropoli? Jnterogati,·o qucstQ che non nncbl>c ~agionc. d'ci3ser ~ui posto, esulando gli 1ntèro3s1 da cui muove dt1llc ragioni prime e più importnnti di que,3to problema, ·.;e non inlcndessimo porre Ja <fUù.)tione della possibilitù che ascendendo con ricono.•('iute cnpucil.:ì, ossir, migliorando e ampliando il ,3uo lavoro, l'uomo di cultura e con lui la 13ua opcr., p03Sano vivere e agire n loro agio nella provincia e dalla provincia. Agio •3piritualC' o agio malcri::lle? J\onc.otantc i soliti brontolamcnli · che ci 1_;ervono da mite sfogo siamo 1>ortati ud ama~e la noJfr<). piccolu cittù, o borgo •3c(vagg10, per la libcrti1 spirituale che è più fucile trovare. Abbiamo cominciato da ragazzi a 15 o 16 anni ad arnarc il bel Coglio lellerario che veniva da Milano o da Homn e la r.ivi,3tn intelligente che si stampava a l"ircnzc, e ci oiamo· illusi per certo tempo i3ullc superiori possibilità cli vita inlclligcntc, di incontri t3pirituali, di riunioni nrfcttuc,1amcntc domestiche e sublimi. che• tali centri concedc\'ano agli artisti e ai lcttc1·ati. a quc~ ·3ti uomini ruri che ivi si raggruppu\'ano in ,_;alidi gruppi; ci siamo illusi, cd in <1ualche momento •.;pinti da spirituali <lmideri ci illudimno ancora. Nla ora finili i giornali intelligenti in una facile ANNO I - N. 7 MAGGIO 1942-XX PATTUGLIA POLITICA - ARTI LETTERE ' FORLI' • Sitd• Littoria • TeJ. 6018 ' Direttor•, I.E NATO 1. O s S I Condirettore LI V I O F I. ATTI WALTER. R.ONCHI • redatt. capo responsabile UN NUMERO L. 1,5 O mom. : Ordinari I. 15. FmistiUnimsi!ari L. IO Dlstrlb. D. I. E. S. · P.u $. Pantaleo 3 - ROMA PUBBLICJTA' 1 Ufficio PubbllclU1 • Propagao.da · Via Roma, 6 • BOLOGNA ANONIMA ARTI GRAFICHE • BOLOGNA VIA CONSOLARE • Se1. Edit. G. U. F•• Forlì PAOLO SJLJMBANJ, Segretario del G. U. f. PRESIDENTE Armando Ravaglioli • Bruno Masotti Livio Fratti • Ran1to R.011i volgarizzuzione :rnzi in una volgnre facilitazione a Gcadentc intell;gcnzu, uc<:i13a da cattivi incontri la svelta rivista. quali gli adci.;camcnti che dalle nJetropoli ci richiamrmo? lli:iri tentativi •.;ono cnduti nel vuoto. Le ·metropoli 1 parna,.;iani raduni della intclligcn;,.a, non hanno più 'voce e nondimeno la pro,•inciu ,·i si riserva <!entro con più imprc,.;sionantc foga e l>aldunzn di prima. l~d è forJe appunto c1ucstu fogJ1 e baldunz~ che ci rivelano con particolare e, idenza le cou.,3c cli c1uel fenomeno chc· µ:iw.itamcntc fiavnglioli riconosce entro i tcrmìnì di un problcmn di mcccunica ,,ocialc. Se ,4i uèl'cntun in tal modo il movimento centripeto eh<' minaccia .cli c,;uurimcnto intellcllunlc la nazione, la cau- ,;a non può cssl're · che l'csau,·imento dcll.:1 forza centril'uga che dalla metropoli si estendeH1 n fccondurc la provincia. Se la provincia 1.ilitla è pcrchC lu metropoli non ha più b,,rriere di intelligenza da opporre, o meglio •.;e l' intcl~ lia;enza, la cultura ,3littano dallo provin'- cia ulta mclropoli, n1ol dire che non ci;istono più intelligenza <' cultura che tlalln melropoli rndano incontro alla provincin. I.a pro, incia ,.;i esaurisce per ,,mnarc la metropoli che è csnuritu. La gravitù dei fenomeno è h1le du noa con- •.ìCntire eufemismi e melaforc o giod11 di rettorica. ~\Il' inizio di un compilo irnperiulc di una portata eccezionale, il ct.•nfro dell'impero può 03sere inh•lle1tualmentè (l_;uurito, 'può essere impotc-ntc u c,.1pnndcre una rorza centrifuga inarrc.•.itnbilc? Per ora il fenomeno è inLerno, ma da certi piccoli parlicolnri , ediumo come rli1chi di superare h1li limiti diventando maggiormente pr<'occ:upnntc. Il fenomeno è provv'.,_;01·io? i\oi lo ,3pcriamo, resi ottimisti dalla vitalità delle forze giovani che pc,1sono sempl'c cambiare )a 1>a<3si, ti11 d'uno slittamento nella violenza cverHi,·a cli unu corsa ad una metu impegnativa. Per 13{1lvurc In provincia occorre rinforznrc la metropoli, occorre tiare alla met1·opoli i mezzi per effettuare con liberU,, e. uilvolta diBpotismo, lu sua funzione di centro dirigente. La metropoli che appariva una volta almeno in certi. ambienti, come unn ciltndelb clccir3amc-nte anti(ormalisLica. contro formule, e p1•egiudi:ti, è orn tutta un pantano cli Formule, mode, precon1~etti. I rappn,,cntanti di (luello che una voltu ,,i chinmu\'U a ragione provincia1:,,mo si trovano con foeiliUI nelle metropoli e ,_;pesso rappresentano anche In tendenza più cli moda, c1uello che ancora ,.;i pretende chiamare avanguardia. 1:: spc~so con sincero orgoglio <:hc noi pc,.;siamo dire: .-:Siamo della pt·ovincia ». Se nella provincia o,is((• incompren,.;ione per la culturn. non \'C n'C fome proporzionatamente anche di più nellu metropoli pro3untuosa? Col guaio che qui, irretiti come si è nella borghc,,;issima ,1ener::1z.ionc di apparenze formali, 13i può trornrc incomprensioneper l'csscnu1 anche fru i ·oosidctti jntcllcttuali. Molti di msi sono poi, ingenui e prc,.mntuosi ad un tempo 1 attaccali all.:1 rormuln come pn,:,sere nl vischio e più cercano di liberami restano impegolati. I:: da credere che i provinciali maggior• mente ,.;malizinti siano anche più intelgenti? certo ,3anno distinguere, spesso a colpo d'occhio, l'intelligenza ,,era dalla ralsa, l'arte dal trucco, In culturn dalla moda. l on è dunque •3piritualc disagio c1uello in cui viene a tro,•rw.;i l'intellcUunle in provincia e non è un terreno più c,.;tile di quello della metropoli in cui deve operare la cultura nella provincia. Eppure non o.;senclovi ostacoli d'or- ,line ,.;pirituale di consiclcrevolc importanza, pare non vi Gia modo, o che non Gi sappia o voglia trovnre. per viacerC' quegli c1,;tacoli di natura materiale che pur nelle mch·opoli che ~i';i superano con facilità . PcHsiamo considerare di nalura maFqndaz1oneRuffill1teriale quella neccl3sità di coltivarsi ccl avere contalli e incontri frutllic,,i di mpcricnza, e n cui nella provincia s'op· pone l'impct.isibilitù di attuazione. Qui non •31intcnde alludere alle riunioni altorno ad un t.a,,olo di caffè o pn.,;so al Forlì banco di una pa,;ticccria, per <1uanto non ,.;iuno da condannare per se stesse: la causa della loro sterilità C da riccrcnrc.;i sempre ncll'umbicnte inlellctlualc in cui c,,;sp si verificano.• l\la si tratta pt'oprio della mancan;,.;,t dì un ambiente intellettuale degno ·di tale nome, per cuì quaL3iasi incontro oltre la sua fortuill\ occn:;ionc non può fruttar nulla. Ed il ,.;uo solo frutto necessario e 1·ichie1.ito C quello non tanto di un ln,•oro fH'O· duttivo, che nella provincia oi attuti quanto mai i.-;olato e ciò per certi aspeiti è anche bene, mu di un la\'oro educativo che folli,3ee nelle sue prohnbili ambizioni. per l'impo•.;sibilit.\ di appoggiarlo comunctue nel un ,.;ostcgno orga• nizzatirnmente crriencc. Se i tempi non rosserò cumbiaLi e le condizioni organizznti,·e totalmente di- ,·e1,•.;c , orrei riJerirmi ad una modesta 1wo1>colu per l'cducuzione artistica delle mni.;sc, dn me fuua in un urlicolo· pubblicoto nella • Cronaca Pretdpinu ,. ancora nel ,.;Cltc-mbre del 1988. \'In quella propo.;ta di mostre d'arte cii-colanti organizz.att• dal Ministero competente, per diffondere In conc,;cenzu d~lla nu- :.;tra ,migliore arte dell'800 e eontcmporanc.:1, è ,3upcrat:1 d~1 esigenze più lacilmente •.;oddisl'nbili in altri modi, tuttavia tale urgenza non pare 1,;ia sentita minimnmentc in (luella m<'lropoli che non ,.,;a, e ormni esausta. non può pilÌ eclucarc. E 1jflrà slolto poi accusare d.i iocupucitù d'ìniziati\'e valide In 1>ro,inc~n. quando gli ,.;forzi cki pochi ,olontero.;i e capnci .s'infrangono contro al r;:,;sismo di qualche feudatario locale. o <:ontro i ,;oliti meschini compromes1,;i che spesso nel campo dcll':,rtc. trovano protezione nei Sindacati, o ,.;i esauri,:;cono per mancanza di aiuto dalla metropoli. E sarù vano dolerci che le sedi pro- \'inciali dcll'J.~.C.t··. chinmino F1·accm·oli a parlare delle donne cli tutti i 'pawi, o llamperli cli guerra, quando llampcrti è 1.;lato scelto anche per più importanti compili propagandiutici di portl'.lla intcna:tionale. Che chiediamo ìnFine? non certo di portare in pro, incia <1uel metropol~.;mo standarclizzr,to che ha ucciso le forze vive nella mctropoJi. Chiediamo che l'intelligenza autentica operi In sua azione cducatirn nelln provincia, e rite'nimno che ora c1uwto ne sin il campo moralmente più degno. I.a tradizion(' italiana è fatta di trudizioni regionali, e l'aiuto e Pincrl'mcnlo fccondntivo (• reciproco: <lai centro ollu pcrilcria, della periferiu al centro. Problema d, mcccanic,, 3ociulc: i'osaurimen~o <l'un9 elci mo\'imcnti porta, prima all'nc.:ccntuars, di una dispersione <lisortlinalu ctell'altro e poi al hUO esaurimento totale. Lo •3quilibrio passa dal campo intellettuale progre."3sivamentc n quc1lo cducutivo politico sociale economico. Uir.wgna alimentare culturalmenlc Jn 1>rovincia in tutti i modi. « Che ·3arù realmcnle - come chiede Ra\'aglioli - se il ri\'olctlo cli\'cnlcri1 fiumana e se di coniscguenza ciò che rcstcrù in provincia vi rcslerù per clubbiositl, di se stesso o smetterù di parlare esautorato di fronte allo spropositato centro?• In mm Jtalia che, •3iamo sinceri, culh11·almenlc non è ancora compiutamente co.1truita. ciò •.;arù la fine di tutte le forze vita I i di unu gloric,.in trndiziont• e l'csaurim•:ntn precoce di quelle forze giovuni cnc dn que•;;til tradi/i\,,nc, rwi suoi va1•i !t-;;pctti rcgiu!1almente distinti, prendono primo nutrimento. , Ma noi •.;pcriam() che !o slitl~linenlo diventi marcia. Speriamo che a ve..,t.'an111 di dii.;tunzn, e, sarebbe questo veramente il tempo giu•Jlo per· In maturazione di una nuova cultura, r3i ripeta uaa ma.rciu oulla metropoli o sulle mclropoli, compiuta tlnlle nuo\'e for:te della cultur.:1 italiant1 e •,;ia una marcia trionfale non per mctropolizzaroi, ma per solvare la metropoli, per riportarla a ctuella dignità imperiale che le spetta, 1>ér ridnl"le c1uella forzn c-.;pansivn, necessaria, per 13al\/nrsi e per sal\'are la provincia e rare l'Impero. Ghì du un cerlo tempo le nuove giovani forze di (1ue,3li centri bivaccano coraggioi.imncnle cli fronte ui fragili monumenti di gcoso cli una pseudo-cultura e 1.>otto i saldi monumenti di una cuh.ura immortale, e attendono; e o3primono, anche in [ieri e poveri ragli, con l'incli,ssolubilc unione della loro ,_;ensibililù politica e capncitù, una fede feroce nelln intelligenza ncutrnna che rina..icc a capaci.tù di universale guida. CAl!LO DE IWBERTO cnon·ncr nI In qnmdi ulllml giotni non e' 1! sfato giurualu coKi dctlo di "1muta',, 1:hc unu abhia ri1mrlatn - con Hdeguu 11h1isffimo - il lr.sto dcli,, nolida di cronatm, n111mrHil in dhrnrsi 11u111idiuni, l'i§uar1lnnlc 1.- malntlia· 1li:l ca11lanl1: HalmRliali. l•crsunahur...nlf: uni ;1111,r1:u~i;imu il uOIQ 1:an• lanlc • I! 111111 :i si lma:i di .inti italianilil tic confussiamo clrn 11: m1111.111u:ll1: sincopali: _1:d il jnu ci 11lncciono nmlfhn;:imn, clrn 111: uhbiumo 11lcnc lr. :,;catnlu di chilarru u nmndulini t: ili u N;111nli che nun 111nc,.1r1: 0 • ora 11ui uni Rii simno grali di mrnr«:i In Gurlu mo1lu ,li11l;1ln a cono• • st:uru uncnra di 11iil J;1 1:nsi della slam1ia di·" 1mnta O la sln1111ia din;u11ilar1ln 1:iol!. lliuamilr. s11r1:i.:ata r11111111lo !Wl'lll: n far sullnN: degli oslncoli rimnvihili c;un una H1:n111licc t.1mllala. 111:rd1i: i 1:mncrnli 1lcll;1 1;ta1111u1 succilaln, immce i:llf: 1:ontro qm:sli hc1·i:usgli ili 81:1:umlilria l11q111rt,rnz1.1,non lumpr;.1110 le loro ap111mlilissim1: rr1:ccc, ••i1mrlonulo nomi 1:d articoli 1101ilh:i 1: 11arii che vnrrcliln:rn forc 11art1: ,li una 1:runfl• 1:.1 buu 1,H1 olla 1: sublinw r.. c;lu: suuu i11111!CU ilHKni 11ii1 deleteri'! Articoli clm a111,ainno sulln sl;1m1m 1111olidin11ii 11criodh:n 1: r;uliuronh:a. l\lnn KI: lii: !WIIO m:1:orti O IHlUkHIIU 1,iutlusto eh•: iu •pwKlo mndn rii!mpir-1:bhcrn li: loro mulaf:i ,(azzt:ltc di IHKfah: di articoli ,: ili pr.izi ,: di numi t: di lusti radiofonit:am1:nte 1rn1·ugrnfoti, u 11:1110110 rn111irm.agliu '! Ci sembra im1rnssil1ilc 11m:sl' ultima ÌJloli:si, andu: sr. i maligni 11os1rn1111JH?II· sarc cliu sin In 11ill 111:ra. 11.d ngni motlu J111i, çfu: non sinmo ni: 11uglian10 USIUH'I! cumddurali fra 11uei giurm1li dcll,1 cnsì1lr.Un sli1m1u1 di "1m11tn,,, lìr,,. Ili? avr1m111 il flrn11m I! MC lo N11;u:iu c1} In 1:on!u:ntirà, comiui:h:1•1:mo in nJm dei 11r11Ktdmi 11111111:ri 1ucsl.:1 1:r1111acu ,u:ra clm fin d'ora si prr.aununcin uulrilhu,;imn ili 1rnu1i ril:onusciuti ;uu:lu: t:umc antnrc:'1oli. 11, C/WSIS'l'A Ai Littoriali Femminili del ·1.a,•oro dell'Ai.tno XX dell'Era. 1'.,al!c,ista, sono state distribuite. 111tida111ente ciclustilule, alcune canzoncine composle <la chissà chi ip occasione della urnuifest.iziouc. Ad uso e consumo dei 110stri cari lettori e per dimostrare come il buon umore nou manchi 1uai riportiamo alcune graziose e significative sLrofene. sicu1 i del godimento spii i tua le cd i111cllettu:1le che esse loro recheranno. t:' (JUl'IIO il .... b .... ,, .., ,,,, ... ro ffl&<:hlo) eh,. li ,là l'nrìu df'I fl,r,·rn ,ill"",. (rì....-hio) rhl ,. Ji..-ha,1,ulo ,; P""rrrà 1n,.rhio} og11i ,,,.,,,;,.,.o ,; word,-,.,; (f'l,ehlo) Commt"nlo: abbiamo ripetutamenle fil!chiato ma non siumo riusciti a dimenticare l'inettitudine intelle1tuale e morale di molti. I.Auri11 il ,,.o l"'"'" .,;,.,.; "S■ IIJO" lno:.ori,r ,,..,,o """ fffi .,, ... _. .. e UllriM 1:,uoi di•·1"nl1rr: Senz:, commento oppure ,·edi il commento precedente. 0i;l{i r-/11' lltOfltlijiN1 ,CÒ<tf'nillll rio,. ,zform,,., di f,:lirilà fo ,liriMI, {o/fine I" ho 111/ll"fotn ,. /,o burMh'1HJ onrur" ,.«.,•Hl 'l"à t Son /HJdron,. 11lfi" ,Jellto mln ,,11n e fumnre i·of{lit.> n N>fot1IÒ •'O!flio d .. l Cqmn,o,:/o farmi baffi U lurtl,!tli-011i f"rml t,.,jji "·' ru,rù. Vh . ,..re ,,-,uu ~"'"rchi lnlorno ,,,,,.,,. ,l,.ffli ,.,,1;,,; ,:lei gforno ...enMf rumun/r(lli ,c,u" n,u(l.o, ., 1wnali,nff,iuni '"'" tlow,r far l'"mtu ron (/Mf'i ,rrrnr<"hi ro,i rn~hioni. Vi~,,. 1olq ,,.,,.,,., d~•I•> i,i~, .. "" po li t:OmOl.lo mio •. ; •. , ,., finrh~ 1:·r. 8fo~111W t:h<i />Oi ,lonn" /1uci1ln ,1;.,.,,,,i l,llur ,. 11011 r.i,·i piil. Che (luest'ultima canzoncina sia un ten• tativo di poesia verista'? PACUIW BEIINARDO

• NATURALMENTE se una cc,.m interessa gl'intimi non va pubblicata. « Pune e rndicc - uoleva dire anche mia mu- <lrc, buon'anima, con quella •Jua purcz,m di lingua e <l'accento - Fatto di ca3a propria, mai non Gi dice•. Oltre a questi, infatti, ti giudicheranno, giu- ,:;lnmcntc o ingiustamente, la follo. intelligente o no, degli anonimi. ~on temo giudizi di ,:;orta: tranquilla è In mia co1K:ienza. E allora perchè mi rivolgo ,-.oltanto ugl'intimi? t semplice: molti,;simi non vorranno capire; molti non potranno capire; pochi dovrebbero capire. Fitte, incalzanti, ma c(i,.3ordinalc le idcc; perchè nrrug• ginito il pcnmrc. Pigro anche. Non scrivo -- guaio o fortunn? - da una diecina di mCtJi: eia <1unn<lo ero recluta volontaria. ,-\r.,_;iosi tempi <1uclli del soggiorno romano! Eppure, da allora ad ora, le ccoe nella soslanza non sono cambiate; i:.e si eccettua che ho mmso sul hraccio sinistro il gallone di caporale. E, come mc, una cinquontina di volontari univen3itari c·he, avendo Lrc mo3i di esperienza militare, aia pur di caserma, a tutto rinunciando, poterono par-, lire per la Z. d. O. Jai3ciando gli allri che avevano Geguito il nootro esempio, dieci, venti, c1uarnnta, f3essanta giorni pila tn,·di, - quando una certezza di divenir uUiciali era -1ubentrata - ad ultimare il conJo ... ADDESTRAMENTO DI GIOVANI PER I FUTURI CIMENTI IIIIIIPl~llt lll~R ti lllllll 1 111 1111111 Di ,1ui, ,.nzcccssivmnentc, in terra cli Grecia, duali.:;mi tra puri cd impuri. Non fraintenda il maligno: dun.lismoj non invidia. Col 21 Aprile 1941 cominciò il mio - e quooto aggettivo po1sessivo sia inteso, d'ora in poi, collettivamente - calvario 13enzn ~ongue. La Stampa, più che i pianti delle Tra1teverine, disse che la guerra, ,.:,ul fronte italo-greco, mistcva; e nel mo<lo più cruciale; gli alpini della gloriooa ,Julia che tornavuno dalla lincu, incontrati a Valona due giorni dopo e nelle marce di avvicinamento nei giorni ocguenti, mentre noi, n piedi, carichi come ciuchi, 13otto un sole il'oppo caldo, Genzn una goccia d'ac,1un, percorrevamo le montagne brulle dcll'Albnnfa, nidi di corvi crocidantj, ci chiamavano raccoglitori di bc.31,;oli. Ingoiammo amaro; ma ingoiammo. Da cinici era, per l'ambizione di pochi, pretendere ancora la morte di molti. Troppo, Fui capo 1,quaclrn fin troppo zelante allora: !JO\"Cntc rimanevo 13enza vino e marmellata. E ,.>fncchinavo. Anche per i pigri e per c1uelli che meglio cli me •.m. pevnno destreggiarsi .• .Ero ingenuo. Qualcuno mi umaliziò, qualcuno mi ,.>cosse: divenni meno altruista, più militare. I l'acconti che i b<'rsngl iC'ri mi facevano circa In guerra cln loro combattuta, assomigliavano a quelli di mio padre <1uancl'cro bimbo. Ma quantc ccoc giuste Pnolo Monelli ha moJso dentro le Gue -: Scarpe nl sole ». Ed è vero che c.Jiste una clistania troppo grande trn chi ubbidir.ce e chi comànda. Hemini.sccnze foudali fome. Anch'io ho imparato n fermarmi n tre pa,3si di dislanzn dal -superiore, n (issarlo negli occhi, a dir -: 13ignorsi » e «: signorno ». Mai mentendo; anche oe In verità dovesse costarmi non certo il pitocco 13tipendio in proporzione ai prl'zzi centuplicati di Grecia; non certo il 1Jozzo utile personale; ma il piccolo cd doquenle grndo. Guido Pallotla volc\'a co3i. Vita -: ,3cnzn inFamh, e senza. lode » è la mia. Che mi pCt3a troppo ,3angue, giù s'era sparso. come un doppio, ingrato dmtino. Al tredicwimo chilometro da E In mia ca,30 di zingaro Cinnina ci fondemmo col Reggimento. Barbuto, Incero, pi· docohioso, sparuto, nonostante che l'avo.>sero rinsanguato quattro battaglioni di complementi, propooto per In medaglia d'oro, mentre ,,coldnva le membra fradice per In neve cli Monaistcro, di Cinr, di Mezzacorani, ciel Golico, al sole cli maggio, lo trovammo. Chi nnrrerà le t3UC celere è troppo angu,Jtn per contenere quRlchc libro e le mie idee, rome, troppo grandi. Mi eh\ qualcuno libri da leggere: è di moda l'unghcrct3c Kormendi; mn vale onche. E tanto. Ebbene trovo nei mogg1or1 protngoni3li suoi - in genere dei falliti nella politica, nella l<'ttcraturn, nella vita borghcF5'ht:JazjnQe Ruffillr"-F!'8°r1T"r"ncssomiglianze col mio vivere pro.3cntc. I lo il volto dei digiunatori, lrt mwtizia dei vedovi di mezznctà, l'amore grande dei vent'anni integro. Chè per nulln mi attraggono le nvvenluricre periputetic·hc del crcpu-Jcolo; ns- •Jai poco mi giovnno gli amori a pagamento in poJti fissi, con donne fi,;se, da medici coscienzic,;i controllate, cui ci si acPRON'rUARTO Uno 1uu) essere nn,r• Urt'", e 1>11ò essere ln~icmc uu nomo abbietto. Uno 1>nò combaltcre, pnt) 1norire 1>er H suo 1>nCSc. C IHlÒ CN!'4Cr4! uu IIOIUO indegno. l,n J:rnndezzn ••01.1 è ru•ll"nzionc. è nello !'i)Jirito che tu ci metU denlro. Se in tJUCJI' nzlont'! e' è ,·nuitù. o nmblzloue, o desiderio d I onori. o cli emozioni. o di n1•,•enturc. dite. Qunle grnndezzo ('j è qui? "'JUNCF.SCU l)E SANCTIS cc,;ta collctti,•amente, con fogli vidimati, quc.t3i Fossimo cavalli cli rnzza. Com'era, com'è viziato que1,;to piccolo paese se11zi1 capo, nè membra, di,.3articolato, Fatto di uomini fnzic,.3i, di donne vecchie innanzi tempo per il lavoro ingrato, cli adolei,ccnti piagnucolc13e e prostitute. Solo' i bimbi "eritti unica ed inconfondibile - hanno davvero il proFilo greco, le fattezze del Dnvid, il i3orriso clell'innoccnzn. Pr,;scril dalla Grecia anche c1ucoto 1>erio<lo di stasi pernicicoa, cli mercato nero; già In purificazione è nell'nria come la primuvCra. Radicale e celere ,.>1:aràil suo redimersi, noi nu1Jpici e protettori. Cosl come rnpicla, dopo la guerra r.,allguiJlc,,:1, fu la sua occupazione: 1111r111111 ~~~~ 11111~ clalln Ciamuria vc,.>sata alle montagne clell'Epi1·0: le uniche che, al trnmonto, r.,Jsomigliano alle Alpi -: care al Vece Ilio»; da Arta e da Mi•.>solungi, cttrc per memorie garibaldine e forlivciJi, a Patr.:isso densa d'lt.aliani ,Je non proprio d'llnlianih\; dn Corinto Antico per la uutt nlterigiH distrutta e ricontruitu dai Romani più sontuosa di prima, celebre per il tempio aureo a Febo, al1'urcnclia meditativa e pastorale; dàl 'f'nigcle rhc sovrasta la moderna, insignificante Sparta, n Gythion che s'affaccia sul golFo laconiro e che ti fa vedere tra la scarsn fcochin la vene1.iann Ccrigoj da Calciclc che accolne Aristotilc esule e che s'affogò - storia o leggenda? oppure: fin dove arrivn la otoria per tramutarsi in leggenda? - poichè non ricncì a spiegare, prima a oc stesso poi agli uomini. un fluoso e rirlusso, tutt'ora o,curo, di <1ueslo mare incensato 'trn In Dcozia e l'Eubea1 n Tebe popolo;n, polvc• rcoa, agricola, patria del grande l~paminondn; dalla Megnra d'Euclide ud Elcus3i, in antico, religio-3amente misteriosa; da Loutrachi, Montecarlo e Monte• catini di tutte le genti balcaniche d'oggi, che vide villeggiare un re tr9ppo bello per wserc grande, amato dalle donne odiato dagli uomini, ud Atene Metropoli cli un popolo ilhi,.;o da un Etencrole fallito e da un avvocato di troppe parole. E troppe parole, \'Cramente, anch'io ho 13eiupato. lnvidio la conci,3ione virtù di pochi. Voglio evadere. Per altri è il prc,,;idio. Non per me. Ancora non ho combattuto. Africa e Hu,:;sia mi attraggono come (re,3ca bocca di giovine donnn. Non è pcosibilc rompere tutti gli indugi, tutte le ditJposiz.ioni, tutti gli. 1.;chemi1 tutti gli asu'iomi militari? Non è possibile ritornare al volontaridmo puro, i:,enzn essere nnncronisticnmente romantici di -: Piccolo Mondo Antico »? Troppo poco è occupare la Grecia n piedi, o con bicicletta nffardellata, oppure - raramente, purtroppo raramente - autoLrù:;portnti soffrendo fame, treddo, calcio, ~etc, disagi d'o• gni genere, umi.liazioni .. Dolorcoo è sfiorire per le vigilie io;onni. Quante volto la clcnsidrn si riempi e si vuotò? Tante da non poterle contare. Inrormntcvi. Troppo n cuore mi ,:;tanno certe cene per poter essere sanàmente oggettivo. f: più di un anno ... Gode la femmina per l'nmplcoso del muschio; cd in più bre\'C tempo l'amore dà il tlUO frutto. In genere ogni ciclo di naturu è men che annuale. Per mc, per noi noltanto, il tempo !l'è fermat.o. -:Siamo rei - <linsc una voce autorevole ncll'e,:,tntc scorsa - cli c,.;sere venuti volontari quando la Patria (nel dicembre del '40 feci domanda, •Ji badi) non era in pericolo». Non ,;olo ignavi; ma anche peccntori. F. ~,maro. E ne In gucrrn come cnpol'ali non ci è dnto di Fare, che ,,i rnpctta n dnrci un grado supcrio1·e che, come premio al no- •;tro dovere sempre compiuto, ci unirichi ni diritti degli altri? Il volontnri;rno non deve nbortire .. GUERIIINO BERTACCINI Uamicù Guerrrno /Jerluccini in data 4 aprile ci lia scritto clie presso Ì'l suo regg'imento E! slalo istituito 1111 Corso Allievi Ulficiali per i Caporali Volonlari. n lettoreincorreggibile Il lenore loeorregglblle .. rebbc, poi Il lenore Jt•ll•no. Lellore locc,rregfllbll• di tulto quello ebe •I •tamp■ all'e•tero, 111111 Importa dove. Prim■ I gloro■II rr■ oeHI ed lngletl, Il cTlme••• cPour Voun, e UN!, ■ deoX• - Il plee•11te h• ...,mpff-■olletlc■to Il leUore 1uli■oo - or■ è I■ •011■ del giornali tede..,hl, d■ cSlgn•I • a e ~r Adh:r•. Con quetto noi no"' vojj:H■mo dlr,e ehe I• lellun del glo,.,,•11 del p•e"' ■lle•to ti■ ooelv•: tutt'altro f (Se per un •ano tale noi I• poHlu,,o eootlder■re è:perehè mol• le vol1e, per age•ol•re Il lettore, Il letto viene 1.ndo110 lo una lingua mollo tpe1110 aolo loleoaloo■lmeote h•ll•o■). Perù de1lderl ■mo Mgo■l■re eo111e e1l11a tun'or• Il m■l•euo di eootlder■re tutto oro eol•to quellu r.he non ~ lt■ll■no, e eome I• eorH •gli loform■torl non ltall■ol tlpl&ebl ehe o molll llaUanl non hanno fiduela - perchè molte volle Il eoooiteouo tolo tu per• tld■lmeote - nel uo11rl (ogll, oppure ebe - e quetl• el Mmbr■ I• ragione più pl•u• tlblle - gli lttllu1I '9110 •ncOH 111tl ■II di e1teroGll ■ 1 quell, ellerofill■ cbe M pur b■ c-t.m.blato direi.Ione, è egu•lmeote grava ■ deve eMere cur•l■llmmedl■hmente. O• dl.eno tempo mlgllal■ di famiglie ll■ll•"'e riee•ono gr■tullamente eon Krupo, lo-■ N!golarlti un■ rl•l■ta di propaganda le• dete■, Invero beo fati• e di facile ed •e• ce■1lhlle lellur•. La r•■1ego■ ebe elllt• lo llalla ti chiama e La ••■1tlc•• A wimpllee titolo di eurlo1l1i detldereremmo eonoe,eeNI e Npere eome ti l11tllol■ I■ rlvl1I■ ebe •lene dltlrlbull• ■Il e f•mlglle ted11.Hebt1. E: non el •I •eoga a dlff che oe .. uoa rl•I••• del genere viene p•I dlt1rlbul1• 111Germ••I•. 3

.-----------li-- N EL numero cli gennaio di Civiltà Fascista Pcllizzi h~ iniziato una rubrica, • E't3pcricnze », che promette di prcGcguire sul tono del J>rimo pezzo: una 13ana, costruttiva critica della quale ha ncccasih\ il Fascismo per s,·iluppare la ,.;ua opera rivoluzionaria. Ci piace riportare per intero lo ,3crilto di Pcllizzi, che può dimostrare, a propooito di un non ben precisato per qui:mto ir-'3istcntemcnte posto problema dei giovani, qualche volta impootato su una reazione dei giovani di fronte a una incliHercnza cor.e3ervatricc degli anziani, come il dato anagraFico deWctà in uomini di proron<la 13ensibilità~ politica, non impedir3c.11la sofferenza più viva dei più urgenti problemi rivoluzionarL Esperienze. - L'amico 'I', volevt1 ch'io ve,lessi un poco la campagna. In quella /Jrovincìa mericlionale io non ero mai staio, e la campagna presentava veramente aspetti vagl:i e impensati, con la sua lerr<t rossa grumos<l, i m<lnclorleti esili, le vigtw per l'uva da tavola, a pergolal.i sottili e bassi, come ili certi affreschi del nostro bel Quattrocento. A un trntto, nel rulilanle crepuscolo, cominciarono a spuntare dai campi, qua e là, delle curiose costru=ioni rustiche, delle <111ali non dirò di piri in questa nota, tiolendo che rinumga incognito il luogo delle nostre successive esp~- rien=c: e questo voglio per ragion di giustizia, perclu} non si tratta di esperien=a che solo in quel luogo e in quel momento potesse essere vissuta. Dunque scemlemmo dalla vettura, ed er<wtmw quallro lutl.i rivestili dell'uniforme fascista, insigniti cli gradi diversi. Girammo attorno ol piccolo edificio per trovarne l'ingresso, curiosi cli veclere com'era sistemato all'inlerno: Prima di arrivare all'uscio trot1ammo un maialello che correva, due belli.(jsime pecore della rci==a « merino •, e finalmenle il villico padron di casa circomfoto tfo clue o Ire jiglioli: (lc,eva la faccia buona e furba <li lutti i conl.lldini di ra==a e, la 11os/ra presenza lo costerna1Ja in mo,/o evidente. Inutilmente cercava di spiegargli uno 1/i noi, nel suo carJ/anle dialetlo, che eravamo sollaiito dei passeggeri curiosi, dei viaggiatori in cerca cli una uovilà. Il pio colono non osava dire di 110 1 ma non era nemmeno contento di dire di sì. Di fronte alle insisten:e del noslro amico fini per aprire le braccia esclamando: - « Fai.e quello che i,olete; voi siete i padro11i di tutto il mondo; e scusatemi se parlo male ... ». Ma qua11~ ilo fummo per mellere pie,le nella casetta ordinò alla sua figlia maggiore, clie slava sul limitare: « Spegni il lume!•. · 1 Il focolare, del resto, faceva luccabbasltmui, una tenera luce da presepiOi e l'amico indigeno potè illustrarci le vllrie parlicoforità di quel nitido e piacevolissimo interno. Il pt,dron di casa ci ave.va seguiti e asco/favo. Fi,wlmenle capì, si rassicurò. Allora accese la lampada, e ci offrì tuUo quello che aveva: olive in salamoia, mandorle secche, pane (un eccellente pane raffermo) ciambelline di farina cotta con un po' d'olio, e fitJalmenle comparr.,e con una bottiglia cli vino e due bicchieri; e dovemmo bere lutti alla sua salute e dei suoi sette o undici figli (non ricordo). Uno glien'ero morto lontano, soldato in aviazione, pochi mesi prima. E ci parlò di sè, dell'allra guerrn, che aveva fatta; ci domtmdò anche il nostro appoggio per cerio sua « prcrJica •• co,wiufo ora della nostra infallibilità nel fllrgli del bene come lo era stato, prima, del contrario. Così lo lasciammo al silenzio della sua sera tranquilla, tra i figli e il focolare, nella piccola casa, tutta verniciala cli calce viva, e coslruila come qui e alfrove si coslruivan le Cllse alcimi millenni fa. Ora, deducicmro e generali:ziamo (è ·•-----------; Non credo dre vi fosse mai venuto w1 fascista, e dico massimamente WJ gèrarca fascista, nella uniforme che lo onora e e/re lo distingue. Avevo solo questo eia dire. Qualcimo forse mi leggerci, e troverri che quest.a mia esperieuz.c, meri/a alcuni ttltimi di meditazione. Ci auguriamo che qucota primo .: 3 :r~~:~ienza"' di Pellizzi non rima!1go ben lecito): quel conJadino, forse era in fallo; forse u11 poco troppo tli• grano, o cli olio, stm.>a ,wscosto io qualche recesso della casfoa preistorica. Porse. Ma per questo soltanto egli teme"a fo visita dei quattro uomini neri in uniforme? E da lJUtmdo in qua le, ispezioni armonarie nelle cttse sono state compiute da fascisti in uniforme fascista? Abbiamo letto con interCl3se mollo No. Il timore del contadino era pili grande, pur 13enza condividerne alcuni generico, phì profondo, piri antico. Era punti•marginali, un t1rticolo di Cil!aeppc il vecchio timore del villano verso l'au- IVlirabelli (Stampa Univen.1ilnria, ahitorità centrale, cittadina, lonta11a1 oemi- mè!) su IX maggio del 28 rchbrnio. ca; la cfiffiden:a del solitario, del_ -Vogliamo portare l'aUenzione dei ncntri l'isolato avvezzo a trarre colle proprie lettori - sempre che ci siano: il pcsmani dalla t.erra ;I pane proprio e dei simismo cli Mirnbclli riguardo alPatfigli, verso la potenza delle organizza- tenzione con cui ò Gcguitn la stampa zior,i collettive che sovrastano minaccio- unive1,3itaria non ci sembra infondato se e irresistibili, Era insomma un uomo - particolarmente ou un periodo dclclre durante venti mmi di buon Regime~ l'orticolo in qucotione: 1'ascista non aveva mai ricevuto, dc, al- Il l/utirlo dialogo Ira uno sfondo pùì tri uomini rivestiti della nosJrn u,1ifor- impo,iente: lo studio elegantemenle dime, un saluto, un conforto, un aiulo. smloruo di uu allo gerarca. «li torto Agenti del fisco, dell'annona, dell'au- che si è <l1.mto· è stato di lasciare troppo lorità militare, ,wcv<m0 forse. piiì volle fibertt la stlimpa universitoria! f>ct1s11 visirata la sua casa, in questi ,,enti on- che commenti faranno all'estero su ni: tutti ili uniforme, e lutti in qualche quelle stupidaggini incontro/late.'~ .,Be/r, modo portatori di non buone nove/le. ma c/ri vuoi e/re di<t loro peso: si vede Ma dietro quelle uniforme svariate, nel- benissimo che son ragazzi e cl,e ha11no la sua mente semplice, stavano altre un unico desiderio: quello di f,1r carrie• 1mi/ormi, nere e variamente adornale rtt . al più presto •. di fregio e aquile d'oro: in queste uni- Noi non crediamo che qurnto sia veformi risiedevo il nucleo vero, la ro: che dall'alto l'incomprcr.t3ionc più quinta essen:a ,lei potere in atto. Que- r.:3soluln ci osservi. Possiamo aUermasto potere gli twec,a insegnato e, fare il re anzi che eia molli gerarchi il I\CIJtro saluto romano e a non esprimere mai rermento C ,-.cguito ron rnteressc e ciim• dubbio a/cu,10 sui doveri verso la Pa- patia Gemprc vivi. tria. Gli m,evll insegm,Jo questo ma Però uttenzfonc: attenzione a colm·o non aliro; per il resto si era. fatto sen- che parlano come ci dice Mirabelli, lire, attraverso le mille b,-accia seco- e coloro che non ci comprl'ndono. r\,;si lari dello Staio nelle csc,:ioni ne/lc;. ,saranno l'ostacolo ìntralciatorc elci camimposizioni e neile gabelle. Al ;,,o ca- mino d'-:lla l~ivoluzione. Noi nbhi:uno solare solitario, nelle ore piri dure e fede: noi continueremo ad ?Her~nrc che pitì /risti, era oenuto forse qualche vol- quc13lo cammino della H1voluz1onc lo la il medico, forse piiì spesso w1 prete. faremo noi! ZOH QUESTA "INTRANSIGENZA" tolvolto 13acririeonc.iola, ma· questo suo sacrificio non ha l'impronta ideale cd eroica di chi combatte e muore, non per un'egoU3tica brama, ma per la cliJroa per il bene, per la maggior gloria della comuniUt cui appartiene. -..._TON è una parolo tral<!inatrice e ra- non saranno suUicienti le armi automa- ..1.~ scinatricc di Folle, che faccia av- tichc, i carri armali, gli aeroplani a vumpare facili ccl ardenti entusiasmi. frenare l'ira di un po"polo in rivoltà. non destinati però a lasci.are durnlura Soltanto il Gottilc veleno cli una protrae:cin ed impronta, anche se spin- pagando magi,3trolmente condotta, può gano 1:1daudacì imprese. ritardare l'inevitabile •3coppio delle polNon è neppure parola allettntricc veri; Golo In propaganda può tener cela• di masse, fomentatrice di torbidi e ta che la formuln 1ulottata ed attuata violenze, o,ca allo scatennrS"i di moti su cui nessun regime si può bast1re - irruenti ccl inconsulte passioni popo- è quella di Pildrc Zappatu « Fate quel lori, •3imile a quella di e uguaglìan1.a ~, che vi dico, ma non Fate c1ucllo che che impcr,·ersò dominando nell'ultimo facciO • . 13ccolo e mezzo, motivo e radice cli Da ciò la necc,3sitl1 dcll'organizza- •3Convolgimcnti e sommovimenti dcll'or- zionc e della perfezione della propaganclinnto vivere l'ivilc. da interna, <lrniderio e scopo delle lntrarJ3igenza sto a signiFicnre un grandi democrazie. inconrondìbile modo cli 03se1·e dell'uomo, L'inlrar,3igenza verso noi stessi è oltre che a rnppie,3entare volontà e la virtù colln quale si fondono, si tenacia - non testardaggine - detenni- accrrncono, si rcnrlono duraturi gli imnozione ccl onùjlà, non disgiunti però peri. clu un'intelligente, aperta comprer13ione. f; una inutile e vona finzione· che i lntrar,uigenza non solo verso gli al- govcrnanli puni1jcano più severamente tri, ma primo di tutto, ,sopratutto cd tutti ftli altri che non "3è stessi o coloro inflc13sibilmenlc verso noi stessi. che ,30110 loro vicini, illudendosi forse Poichè l'int.rar,3igenzu verso gli al- cc,3ì nella loro coscienza di poter comtri, t3e non l'abbiamo avuta e se non peosnre colla severità esorbitante verso ,3iamo capaci di averla continuamente gli altri ciò che sentono mancare " loro vcn,.;o noi stessi, è ipocdsia, è violenza, stessi, o sperando invece, spinti eia) terè tirannia; non e3iste motivo ideale rote e dalla bramc,sin ciel potere, di che pc,3sa fornire giustificazione davanti poter eofFocore sul nascere quei germi alla C03cienzn nè esiste motivo che pos- di rivolta e di dissoluzione che sentono 13a Frenare l'impeto ribelle del popolo ,:;erpeggiare e destinati a produrre roche ,3i renda conto dell'errore in cui vinu e Jutti. è stato \'olut1:1mentc tenuto, del gioco Un'altra '3ola parola può stare a che di lui ci 13i è fotto, che ci si è fianco di « intra':'13igenza » ed è « csemprcso - per sfruttare a proprio von- pio». taggio - delle idealità in cui gli è i:;Lato Sono inutili le gravi sanzioni, alin3egnato a credere. E nelle <1unli ha trettanlo inutili come le r3ecentesche credulo, per le quali ha combattuto e « grida • di manzoniana memoria, t3c Gorfcrto, perchè esse rappresentano un chi le commina, r3C chi è incaricato di binogno, un'ispirazione vivu nel cuore upplicnrlc non cerca nitro che di trovare della ma,3sa che in essn ricercu la il metodo od il cavillo che permelta a ragione ultima ideale che trai3ccnda il lui 130lo - mn non agli allri - di brc\'e Gigniricalo della propri-a v_itn tcr- eluderle. rena. t un ,sentimento innato nell'anjmo f: un senso di <lisciplina morale che di tutti: l'accorgemi che quello è stato deve poi-tare tutti ad interpretare ed soltanto uuo specchio per le allodole, il nttuarc lo •spirito e non soltanto la letrendemi conto dell'inganno di cui si è. tera della legge; è c1uel senso della i3tati vittima determina reazioni così socialitù per cui uno non si sente violente, che travolge ogni altro pen- più tS1ngolo md1viduo - lupo in mezzo 13iero p<'r dar soltanto libero sfogo m lupi --, ma membro di una comunitù all'ira. cui l'apparlcnerc, è, prima ancora e al ;\!on furono surficienti le baionette, di •3opra di essere un dovere cd un ono- ForfdaZÌO'n'et~'ùffHfì°':i;F Orlf" diritntollc,u"i"'l?Osizioni COll• 4 formrmsi, in quanto tali disposizioni mirino al raggiungimento di un fine etico, rapprmcnta l'ctrinsecazione piena cd integrit dello 13pirito umano. E la mancanza cl'intrar:r3igenzn vuol dire viltà e paura: la paura di tlentirsi rinfacciare ciò che non si i! e che invl'CC ,si dovrebbe essere, ci rende vili ~ e si ricorre n qualsiasi mezzo per !'a.- tacere voci che Gcmbt·ano l'eco de1la propria coscienza. Se con l'intransigente rettitudine dei ,3uoi cittadini Roma sorse e pt'ospcrò, è l'r13senzn di questo sentimento che oggi conduce alla rovino le democrazie plutocratiche. Intrnroigenza verso noi stessi sopratutto di rronte al clenaro ed all'ambizione cli potere e di comando. Lu categoria 130ciale da cui provenga può rendere più acuto in alcunj il drnjderio della ricchezza, dell''agio, delle comodità - che lo ,;tesso forse ha invicl iato o maledetto non pc-.3seden<lole - e facile tentazione è oFferta dalla pc,.1izione politica raggiunta, dati ; Jegnmi e la corrcluzione intercorrenti tra politica ed economia, indipendentemente dal Fatto che 13ia attuata od affcrmnt..a In '3uperioritù cli qualsivoglia delle due •3ull'altra. lnlermsarsi dell'ondamenio economico è necCt3sario ed indispensabile per chi ricopra cariche politiche, l'o3sere queGti intercssnt.o direttamente all'andamento economico è perniciet3.0 e deleterio quant'altro mai per la nazione. L' intrar,3igenza deve sorreggere chi è tent.nio di cedere alle tentazioni cui può 03sere più foci.lmente portato dalle :~~:cr~~,~~:lier!~~zi1~;~ a~r)!!~:ti d~;~ ue:~ mi,3sione al sen•izio cU un' idea, perciò deve casere aliena dalle ricchezze tencne, pena il completo inevitabile fallimento e la grave colpa delle torbide cor,1eguenze che ne derivano. Ma non diversamente - e forse maggiormente - è colpc\'olc colui che, pur ct3tracndo da ricchezze, pfeso in un ,3ogno di megalomania vuole poter comandare. Ed a quc,3ta sua smodata bramoeia tutto sacrifica: interessi, amore, onore, per essa rischia In vita Quct3li mentre non rnpprl'scnln agi i occhi della mr,3sa colui che deve e può comandare, perchè migliore, è ugualmente nocivo 13iu nei conFronti clc11'idea di cui r3i serve e che srrutla per uno t3Copo del tutto personale, sia nei confronti di coloro che gli ,3iano superiori ' perchè mentre l' inganna 13ulla veritt'1, si oforzo di blandirli coi-tigianescamente adulandoli. Hicordate nei liheri comuni medioevnli lo 13piriio che anima.va i cittadini, anche t3C talvolta faziosi? Il continuo prevalere di una ar113tocrazia, che non era più vcraml'nte tall' non più partecipe, tutrice e tutclatrice degli interCl3si comuni e comunali, ma ,3oltanio dei suoi propri particolari, ne Gegnò la decadenza e la fine. Pertanto non nd un'aristocrnzia del eangue, non ad una aristocrazia del denm·o nu,spichiamo, ma nel unn gerarchia di valori morali, opirituali ccl intellettuali, in cui cit'3cuno di essi abbia degno riconoscimento di adeguata utilzzazione, su cui si bosi e da cui trnggn ragione di vita una ari,3tocrazia conti• nuamente rinnovantesi ccl apertn n chiunque ,:,i mostri degno di appnrlenervi. Il 13apcrsì raccogliere in noi stessi al di fuori e al di,3opru del fragore delle armi o dei lauri guerrc,schi che potremo çonquit3tare, sarù gill un segno della net3tra mnturitù, della nostra capacità, della acquit3izione di <1uei valori che ci faranno degnj e meritevoli di portare la no3tra opera alla missione che dobbiamo compiere. . Non indulgendo a noi stessi, supernndo il nc,3tro aspetto superficiale, <1uali che 13iano i suoi valori, potremo ra~giungcre qucll'intran,:,igenza auspicata: parola che deve t3uonnre monito e eliana per l'avvenire, cha deve rnppre13entare un programma, alla gioventù dell'ltnliu \'Ìtt..oric,30 in urmi, non diversamente eia quello che suonò In parola « audacia • dalle fatidiche colonne del Popolo d'Italia alla gioventù non imbelle di un'Italia ancora dubbiosa e neutrale. f'AIJIIIZ/0 YITAU:'rl'I

GlIi talianei laguerra DI non molta cor,.;i<lcrazionc è <le• gno l'orticolo di Giuucppc Maggiore - « Odiare il nemico» - (Critic<1 Fllscisto, 1° Marzo 1942) per Ja confo•Jionc dei concetti e le conLrnddizioni stesse in cui c,1dc 11 autore; ma ci •Jpingc o prendere posizione la coru.;iclcrazionc del dnnno che può recare ul no3lro popolo la Lratiazione c(lji s\Jpcrricialc ed immatura di una quc,.;tionc che è di per sè importante. Vediamo dunque, prima di tutto, il concetto centrale: o<liarc il nemico. E proprio vero, come dice il Maggiore, c:hc « l'odio è il carburante che alimenta la combnttiviti, degli o.;erciti e la rc,;islcnzn del rrontc interno »? Ebbene, lo o;cludo. Lo escludo perchè cì vuole c1unlco.m di più sostanziale e i.,pontaneo. Infatti l'odio non nnsce nell'animo di ne3Suno per il semplice fallo <li venire comandato o raccomandato. L'odio è una cofll3egucnza di una <lata ccucicnza, di una data convinzione, e di per Gè è sterile, dirò di l>iù, è mwchino. Ciò che alimenta veramente un popolo in gucrrn ed un combattente, è <!Ul"'3la coscienza, è questa convinzione. Co3cicnza di che? Di combattere per la gilb3tizia 1 contro i suprwJi elci nemico; di essere un popolo « ,3upcriore » al nemico: superiore in civiltà e quindi, ,;,oprnUutto, superiore per il •3enso della giustizia, La convinzione di combattere per i no1;tri diritti contro i \•iolatori di essi. E da quC13Lficoscienza potrù anche nai.;ccrc l'odio, ma sopratutto <lovrà na- ,,ccrc il disprczr.o. L'odio infatti si prova nei riguardi di un proprio pari, o nmK:e nell'animo di un inferiore verso il ,iupcriorc che lo mnltratln. Mentre iJ no.5trn non sarà che disprezzo, il di,;p1•ezzo di un popolo grande e magnanimo, vcnJO un popolo di gl'elti e di mwchinj, cerebralmente limitali e incapaci di una vera eivi1tù. E qurnto è il 11entimc-nto che ha 1>rovato il sotto3critto, di rilorno da un viaggio in lnghiltcrra. Ma comunque 1 non <1uc,;ti Hcntimenti, che sono una conseguenza, ma 130l0 la coscienza della propria superiorità e del proprio diritto, 1jaronno le forze che potranno alimentare il no- •jlro popolo in guerra. L'odio che ne derivu:isc non sarebbe che un prodotto contingente, oenza valore positivo e 1jcmmai, dico, parliamo di disprezzo, non <li odio. E poi, non è fome un po' ridicolo qumto volerci proclamare come degli implacabili ocliatori, c1unndo tutta la nojtra azione pratica è caratterizzata da una gcncro.:,ità e benevolenza vet)30 il nemico che non trova ri,;contro presso nessun altro popolo? Quando trattiamo i prigionieri con tutti i muggiori riguardi, e i ribelli con In mcnsi!na generosità; c1uanclo ci teniamo in cu,Ju cittadini inglesi ed americani, magari di razza ebraica., la,;ciando loro ogni li.bcrtù? Non 1Ji rischia di farci la figu.rn di quello che abbaia ma non morde? e 13oprnllutlo che le nostre manire:3tozioni di umanità, siano prese per maoiFcstazioni di debolezza? Pcrchè dire che e l'annichilimento del nemico é lo scopo della nostra guerra. » ciuando ( e cc ne vantiamo) ci 1siumo lc\'ati il pane di bocca per darlo ai greci, appena vinti? E chi è 1JLato al rrontc greco, ,;u quanlo eravamo, dai greci si, odiali. Ed anche per c1uc,3to loro odio noi li d~;prczziumo come inferiori. E quello che facciamo ora per In Grecia no,, lo Faremmo noi domani ancne per l1l11ghil~crra? l\i._1 pt:11siamo ud un nitro punto: lì, •love il 1\taggiorc pnrlu del C.r~:;tiunmimo. Egli dimostra, di questa dotll·ina, una tnlc ignoranza, degna degli anticlericali di m,.. jsonica memoria, che merita il conto cli ri•.lpondcrgli non tanto per prendere le difese ciel Cristianesimo, <:ooJoche a ooi non speU.n, c1unnto per d'imc.oJLro.rc che ncJ paese tte(la massima tradizione cristianu, vi è 'Un po' più di ..:ompelcnzu in materio. PÌ-imn di tutto, nullo di più crrlllO dd dire che gli iru;cgnamcnti di Cri- ·3tO e dellu morale cristiana, si rivolgono ,;olo ai religiosi, poichè, se <1uaJcosa di «risaputo» "i è, è ,_he lu morale <:l'iùliana è ugunlc per lutti gli uomini e vulc per tutti, 1>oichè è b.:,.mta sull'o3senzn dell'uomo in quanlo uomo, e non in quanto rcligio;o o semplicemente cattolico. Non ha \3enso quindi il vago, e del rc.Jto banale, accennu Fondazione Ruffilli - .i.l ... più hll'go rc,;piro •, dato alla morale crll;tiano dai doveri della vila comune. Poichè è ritjaputo che a tùtti indistintamente la (lottrina cnttolica indica come meta « il più alto grado di perfezione•, cioè •Jemplicementc la ... loro periczionc •, dal momento che meta di un organll;mo o di qualunque Ente che tJÌ sviluppa, cioè vh-c, non può cvscre che il suo completo svi- . luppo o pcriczionc. Ed ecco l'altro banale, madornale errore di mettere in contrad<lizione i doveri \'enjo la inmiglia, In ,!3ocict.à e lo Stato con la morale criiltiana. Può « il dovere di tutela vcri;o i suoi subordinati » cs1Jcre rinfacciato n chi si proclama il • buon pr.,Jtore »? - a unn dottrina che wigc dai gOvcrnanti la massima tutela del bene dei governati? 10n (., madornale confondere il « cupio disoolvi » dell'nsecta che vuole dissolver- ,.,i in Dio per raggiungere con la Sua grazia la propria perfezione, con l'unni~· chili.mento di 1Jè di sapore asiatico, e quindi rJcrivcre che la morale cri13Linna, dareb6c diritto .-.al padre cli famiglia, al reggitore di uno Stato, di immolare a beneficio di nitri, la \'ilo, la libertà i beni di coloro che tJono afFidnti alle tJue cu,re? ». Non tenti quindi il l\l]aggiorc di voler giu,3tificare una. dottrina dell'odio, t3pcrando sopratutto di poter regolare i conti con il Criutinnesimo. Tale tentativo è •Jopratutto inutile: csi1jlC si il sentimento dell 'ocl.io, e nasce ,3pcsso nell'anjmo umono, ma a noi non importa, e •30protutto non ci serve. Non •Jerve a tc-ner su il morale, perchè ci vuole qualcooa di positivo, non di negativo, per darti una ragione di lotta e di oacriiicio; non serve nel combattimento, perchè non è per odio che ,;i cerca di ammazzare il nemico, ma per In legge molto 13emplicc che vige al Fronte: e mon; tua, vita men ». Ma veniamo all'uHir:ùo punto, che non è il meno importante: quello delln politico. Il Maggiore dopo tanta polemica sul Machia\elli, dimostra egli stesso di non averlo capito, e<l avalla, con le ,3ue frasi, le accuse abituali al politico italiano, empio e ocnza scrupoli, che t.1ncrifica ogni buon sentimcnlo alln brama in3aziata di dominio. Opinione che è cprrente tuttora tra i no- ~tri nemici, dove sotto tale aspetto è cono;ciutu la Politica Fascista. ( E lw3Ciamo stare l'iposerisia loro, di chiunmre invece umanitaria In Politica t·cr1lmcnte feroce). Mn leggendo ciò che •.;crivc il Nlaggiore c'è da dnt· ragione a cc.,3toro! Non ho intenzione di ri3ollcvnrc qui In •Jecolnre polemica, ma oltre iJ grandiusimo merito di aver proclamato l'indipendenza della tecnica Politica, DOQ ha il Mnchiavc-lli l'altro merito gigantci,;co di aver dimostrato la neccs1;itò di subordinare cd adeguare i mezzi al fine? E ue successi veramente grandi e duraturi ui vogliono ottenere, se ,;i vuole assicurare una condizione realmente ,solida e prospera che garantisca unu vita migliore ad un 1>0polo, 13i potrà agire contro o anche sollont..o ,;enza quei principi morali, tratti dnlln nntura ,3tessn di quegli uomini per cui questa politica vien fatta? La politica Italiana ne è del rmto una riprovn. Non faccinmo quindi gli umorali e gli Gpregiudicatoni, quando nella realtà non lo 1linmo, e sappiamo che non ci conviene oJscrlo: è unu po3i1.ione da studenti di Liceo! E in tema poi di dignit.ò nazionulc, abbiamo proprio bilogno di ricorrere alle teorie cli uno 13tranicro per dure una definizione della politica, noi che eia 27 secoli siamo macslri cli politica, come arte e come Gcienza, cioè in pratica cd in teoria? È di un mese [u un u1·ticolo di Del Bo (Vedj /U11oluzio11e - 20 Fcbbrario 1942) nulla « Politica come scicn• · za » - e volentieri vi 1·imando il 1\/laggiore, perchè vi legga un po' chç ccuu é per noi Italiani la politica, ed abbandoni teorie che non hanno a che fare con la noitra tradizione e In nostra civiltà - quale è quella dello Schmitt., • che pone l'wscnza dello politica nella categoria di nmicus et, hostis ». Per noi Politica è etica. pubblica, ccl orgoglic,Ji del nostro popolo e della nctJtra civiltù non possiamo sentire che diuprczzo per chi ci ringhia intorno. AN'l'ONIO MAIIZOT1'0 Forlì fil, I , ' ~-~♦ r, '....J,r [r,1 ' ,,~. r.,, • & 1/ I i. ·{ \~ f I f ;,._.· _,. ,. ~ ~., .. · ~.• ,\".......,_. ,. I ~--·. f. DE PISIS . , BACCO• 6'1111 li osserr;i bene questi nostri '-1 giornali meglio cmcor<, clii come noi ci r;ive dentro nota a periodi abbusl<m:c, vicini lr<rdì loro m1 certo fermento, un gui:,:o come di febbre - <Juelle fl'bbrolirre- che sono ùidizio di vilolil<ì, <1uasi sintomi ,li buom, solule generale piuttosto che fm,omeni palologici, come sono quelle febbru=:e dei ragll::i, che le mamme chiwncmo di crescen::a. Ogni lflnlo quulcosa serpeggia nelle redazioni, un desiderio ,funo che si comunica agli altri, oppure una senso- =ione diffusa a tutti che uno rmmifeslo (1/l'improvviso con parole aspre é ren<IP irrimediobile. B magari si osserva un cambiamento di uominij nwgc,ri sol:, u,1 irrdiri::o diverse; di certe pllginc del giornflle; rrwgari forse sollm1lo unii radicale innovazione- di certi caratteri peregrini che si (){umo a strologare nelle vecchie et:lSSP del tipogrofo. Crisi di crescen=a. .'1<l l'assommza delle pc,role che qualcht> volla tradisce, portando fuori del seminalo, <111estcv1oilo ci suggerisc,, uri molivo per una /Ji,ì oculel incfogille del fe11omt>110e che ci soddisfa per <1uel elle ci riguarda. PensiClmo che . <111alche l'olt<1, <JU<1rulo nella retln:::ionc sitmo onnicfoti dei giov<molti coscienti, con delle idee ce,ilrali al posto del/e, solite, nebuloso a spirale, con l'ambizione acl ww vil11 <li reali::ola responsabiljl<ì, :,,·i possa Imitare di crisi di coscicnzu. Ci sue/- disfa e ci seduce questo. J>oic-1,èniente di. meglio ci pu6 essere d"lò da questo 11oslro lovoro di gionwlisli unil'ersilari che non fccccin· mo pc•r 1111 professionismo lucrosp nè per 1111 <lilella11lis1110pre:ioso, mo per un'Clllrn cosa diflicile cfo dire e che può essen• /onw sufficienlemcnte precisota <1u<mdo diciamo c-he tendiamo a lasdare, per ,wi sles:,,·i e per gli "Uri tlei documenti umani, de(le lrncce della nostra giorrrnla, dei segni <lei nostro -volgere e muoverci quoticliano. Coscienti come siamo chC niente Cf.1me fo giovi11ez:o norr può oivere di ,·er,- dilli su una sistemaz.iouc definitiva, s11 ~ mt punto di sufficiente mal.uritrì,ma che essa è sl<lgione di grm/uali e logici svolgiml'nti, di ct,olu:ioni, cli progrcsivi aui'osl.lpcramenli, di meltmror/osi nel progressit'O complelflmento interiore, C'i lusinga il pensare che <1ueste febbruz- .:c, dCllle quali neppure noi ttmfic,mc, e~·,mli (e il nostro allento lcllort~ se 11e accorge e/e, infiniti 1,articofori di contenuto e di forma), 11011 sian<> J1ro110cate da :,,emplici usscslamenli mecc<11tici, eia riequilibri esteriori dei 1wslri clesicleri, delle ambi:ioni, dai corrlraccolpi per le <1spirc1:ioni 11w11calc, mu sia,w i,wece IPstimonianze direlle, reC1- :io11i immedi<Jle di· w1 moto i11tcriorc e/re si è pro11u,1cittto nella nostre, pprso,wlitci, in <1uella regione soprnllullo e/elfo noslra perscnwlil.cì irulivid11ale singola ne/fo q11ale sono contenuti i molivi della nostra collaborazione cli gruppo (di noi, gruppo recfozioue) cllC' è I<, prima manifesf<1:ione del nostro serrlimento collettit-o, /e, prima forma di motivata e rngionatc, adesione acl una società. Per questi motivi noi clic, per lroppo rccchia ccmwelmlin<', ci er,wtlmo slclccc,ti dalla crisi di crescenza rìpelerrtesi ad ogni slagione, ci lrovianw ora trepidanti di jronte a talu11e ,li esse che ci si prcsenl<mo con c<rrnlteri cli mc,ggiore vibra:ione e alfo quf'lli sentiamo di annettere maggiore impur· l<m.:.l1jpoichè in "'... se vediamo il meglio cli rruiJ il lral'<rgliu dei nostri giorni, le, nostra mllllnitcì che si reoli::a, la 11oslra coscie11:a che comincio ad (•rgersi persu,wle, a~!>olula integrale. E giusto che onche il pubblico d1•i lei lori lo s"ppict perchè 11011 abbia " stupirsi di cerle incongruf'n:::e di forma giornalistica clic d'ora in poi polessero esserci imputale. Sfrrmo ,lecisi a fare di c1ueslo foglio semplicemente tm documento umano clic abbi"mo frr pretesa cli ritenere i,1leresso11tc - cli un gruppo di giova11i clw vitie riel pieno della guerra -: i pi,ì anche cou l'obito grigiol'erdl' e il mosche/tu nel pugno e che, se vogliono essere sinceri, 11011 _possono non ,lare la 11wggiore imporl<m:a, e tJuim/i regis/r<rrlo <111che in questo c/ocumen/o "' cammino che essi compiono, co11lempor<mew11enfc ul colossale molo de/- I<, slori<I, verso la loro _completa ed umarw coscien:::fl. Al/MANDO /!AVAGLIOLI 5

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