Nuova Repubblica - anno V - n. 3 - 20 gennaio 1957

4 LA CONGIUNTURA ECONOMICAIN ITALIA IL CERCHIO E LA BOTTE di PIERO A NCOR prima di analizzare partitamente l'andamento de\ vari settori dell'econon:ii~__,italiana, è_ ~ppor~uno cercare di valutare in termm·1 macroscop1c1 la situa– zione economica che s'è venuta a creare in quest'ult_imo anno nel nostro paese. Un esame, lo diciamo subito, eh~ dovrà risultare per forza di cose incompleto, visto che i dati forniti dall'ISTAC si fermano, per lo più, all'ottobre. Si potrebbe supporre che l'andame~to nel novembre-di– cembre non sia stato diverso da quello, .in verità assai costante, verificatosi nell'altra parte dell'anno, ma l'affaie di Suez e i fatti di Ungheria avranno senza dubbio pro– dotto sulla nostra economia ripercus$ioni che saranno rimarcabili anche per il 1957. Nonostante le tormentate vicende internazionaU, si può affermare senza timor di smentita, •che l'economia italiana ha· atÌraversato un'altra anl1ata favorevole. Vari .fattori hanno pur tuttavia condizionato e limitato il suo sviluppo, non ultima senza dubbio la incerta politica economica di un governo che troppe volte si è l~mitato a fare belle e notevoli enunciazioni che poi regolarmente, per una sua connaturale debolezza, non ha potuto tra~ durre in concrete disposiz,ioni legislativ~. Oggi si può ben dire che del governo Segni tutti hanno da lamen-, tq,rsi, Confmtesa e .organizzazioni sindacali comprese. La stampa confindustriale, nei suoi giudizi, di fine d'anno, impreca alla legge sugli idrocarburi e all'ormai famoso articolo 17 della legge Tremellorti; la stampa genericamente di sinistra si lamenta della capitolazione governativa sulla questione delle tariffe elettriche, della non avvenuta riforma dell'IRI, .delle incertezze manife– state dal governo in materia di contratti agrari; tutti i giornal_i sono però d'accordo nel dire che una simile politica ha .agito da ,freho nell'espansione della no~tra economia. BARUCCI segnato un preoccupante rialzo. Si dirà che 1a cosa è ormai divenuta cronica per 1a nostra economia e che i due indici non possono essere oggetto di una rigida comparazione perché ·costruiti con diversi criteri. La, cosa in parte è vera. Da anni ormai l'indice del costo della vita sta crescendo ass'ai più velocemente dell'indice dei prezzi all'ingrosso: n~l 1950 i due indici erano quasi eguali (48,49 il primo e 48,97 il secondo) mentre già nel 1954, se l'indice generale dei prezzi all'ingrosso era 52,93, l'altro era già ff8,97.' Quello verificatosi quest'anno non è)òunque un fatto nuovo (anche se lo è per le su~ dimensioni), ma resta il fatto che questo che va dive– nendo un fatto cronico della nostra economia deve essere attentamente esaminato dagli uomini di governo, se si vuole mantenere la stabilità della lira. La spiegazione del fenomeno è facile. E' risaputo che, ad esempio, molti prodotti. agricoli, una volta ceduti dal contadino, passano per una decina di mani prima di giungere al consumatore, cosicché talvolta il prezzo finale è più che doppio di quello iniziale. Si è venuta in tal modo a creare, specialmente nelle campagne, una classe di incettatori, sensali, piccoli comffiercianti, la cui opera incide· notevolmente sul prezzo al consumatore del pro– dotto. Nulla toglie poi a costoro di sfruttare adeguata– mente i particolari momenti psicologici e di rialzare · artificiosamente i prezzi dei prodotti di più. normale consumo. Esempi clamorosi. si sono avuti quest'anno per l'olio di oliva e un esempio pu.rtroppo triste lo si ha ormai da anni nel settore deUe carni bovine, che sono pagate sempre lo stesso prezzo ai contadini, e che si.sono riven– dute a p_rezzi .seippre crescenti. L'esistenza di questa LAVORO E (146) nuova.. repubblica classe di piccoli commercianti è confermata dal bassis– simo numero di lavoratori dipendenti in confrontò alla· l)opolaZibile.àÙiva che esiste in Italia. Da noi i lavoratori dipendenti sono il 55 per cento della popolazione attiva, negli 'Stati ·uniti 1'82 per cento, in Gran Bretagna addi– rittura il 92 per cento! Che questo fenomeno sia da met– tersi in stretta relazione con quello della disoccupazione? Noi 'pensiamo di sì, se si tiene conto dell'esperienza che ognuno di noi può aver fatto nelle campagne dove spesso ~ volentieri i braccianti più intelligenti e svegli iniziano piccoli .traffici di trecconaggio . .Ma ancora prima di parlare della disoccupazione, vogliamo accennare ad up.o spostamento che si è ve– rificato in Italia nella ripartizione delle risorse dispo– nibili fra investimenti e consumi a tutto vantaggio dei secondi. Anzi, la nostra economia sta qui manifestando un movimento tendenziale del tutto opposto, a quello vo– luto dallo schema VanOni che presupponeva un esten– dersi dei consumi nel periodo 1955-64 meno che pro– porzionale a quello del reddito nazionale, di modo çhe nel 1964 l'aliquota degli investimenti dovrebbe essere del 25 per cento di fronte al 20 per cento i:egistra– bi1e nel 19°54; sembra che quest'anno non sia stato regi– strato nemmeno un livello simile. Che questo debba es– sere messo in relazione con l'aumentato costo della vita che avrebbe Ùmitato le possibilità di risparmio delle persone a reddito fisso? E' certo che fra -i due fe– nomeni· vi è una certa interdipendenza, ma normalmente i I'isparmi delle· persone a .re_ddito fisso assai di rado conoscono la via dell'investimento. Ma la cosa che deve preoccuparci di più ~ lo· sta– gnare della disoccupazione ad un livello troppo alto. Pu– re gli ultimi dati confermano questa situazione, anche se sembra che sia avvenuta una diminuzione di 25.000 unità. Ma cosa può significare una diminuzione del ge– nere, di fronte a quasi 2 milioni di disoccupati che esistono in Italia? Il fatto quindi che la ·nostra economia si mostra appena in grado di assorbire le addizionali 200.000 unità lavorative derivate dall'afflusso delle nuove leve di lavoro non fa che aumentare le nostre perplessità perchè sembra confermare la costituzionale incapacità -delle attuali •strutture economiche italiane a sopportare uno sforzo imrriane quale indubbiamente sarebbe quello necessario per eliminare il fenomeno della disoccupa– zione. SINDACATI La cosa corrisponde a verità: in politica economica non si può dare un colpo al cerchio e uno alla botte; il progresso economico è legato a così ferree leggi che non conoscono il gioco del compromesso di éorridòio :Co anche, se si vuol.e, la necessità di ricorrere .ad un tal gioco)' ·éui troppo spesso è dOVuto ricorrere l'.attùale goverrto per reggersi in piedi. Basti citare un avveni– mentd =ai quesli" giorni: dov:endo proporre un nome per il ministero delle partecipazitmi, si sa che il presidente del. consiglio è 'incerto nella scelta fra Pe1la o Togni da una patte e Sullo ·o La Malfa dall'altra. Come dire, fra il diavo1o e l'acqua santa. Non c'è dubbio che, se la politica economica del governo Segni fosse stata impo– stata tutta in un senso, non importa quale, alla fine del 1956 avremmo potuto registrare un andamento del– l'econòmfa nazionàle assai più favorevole di quello oggi registrabile. Quello che impedisce il progresso economico, non è tanto una politica liberista o protezionista, liberale o statalista, quanto la politica dell'incertezza che impe– disce all'operatore economico di intraprendere quei pro– cessi produttivi che, svolgentisi in un futuro talvolta anche molto lontano, richiedono per .essere attuati una legislazione economica e fiscale univoca e certa. E' man– cata nell'attività del governo la coordinazione fra le varie sue iniziative. Lacuna tanto più grave, se si pensa che ormai da due anni lo schema Vanoni è a perfetta cono– sce.nza di tutti, schema che era nato appunto << dall'esi– genza di coordin·are e di indirizzare l'attività pubblica e privata per il raggiungimento di certi obiettivi ». BILANCIO DI PASTOR . ,-- Anche se non si è coordinato un bel nulla, il reddito nazionale, a testimonianza di una notevole vitalità della nostra economia, ha segnato u·n aumento in moneta a potere d'acquisto costante di circa il 5 per cento. Nel 1955, il reddito nazi0nale aveva segnato un incremento del 9 per cento in moneta càri-ente, e del 7 per cento in moneta costante. La differenza, come si vede, c'è ed è abbastanza notevole, ma non è il caso di allarmarsi se si ricorda quanto sia stata disgraziata l'annata '56 per l'agricol– tura, e lo stato di tensione psicologica causato in certi rami della .nostra industria dalla Sventura di Suez. Di fronte a questo aspetto positivo, ne esistono però altri tre sostanzialmente nègativi. La stampa parla poco dei primi due €a ancor meno del terzo; è bene cercare di vederli .più da vicino. Si è verificata anzitutto· un tal sorta di frattura fra l'andamento dei preizi all'ingrosso - rimasto assai co– stante, pur risentendo naturalmente delle vicende stagio– nali e del mutevole andamento deJla politica internazio– nale - e quello dell'indice del costo della vita che ha L'ECO _DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 Corr!sp. Casella Postale 3549 Telegr.. F.costainpa D OPO Di Vitto1·io (v. ultimo nulì1ero di NR), anche Pastore hà parlato del)a situaziqne sindacale italia– na, e particolarmente della Ql~L,_I_l.ella annuale con– !erenza stampa ch'egli ha voluto tene.re alla Casina delle rose di Villa Borghese. Com'era prevedibile, il suo è stato un discorso aspramente polemico verso la pGU.,, cui ha mosso Je consuete accuse di dipenden:.-;a dal PCI, per di– mostrare l'impossibilità di unilìcazione delle forze sinda– cali italiane. I problemi dei lavoratori hanno avuto nella conferenza stampa di Pastore çzìa tratt~zione superficiale e limitata rispetto alla parte rise!'vata alla polemica con la Confederazione del lavoro. Per quanto que'sto possa sembrare strano, ci sembra non sia il caso di sottolinearlo con particolare accento critico, ché, si sa, le riunioni con i giomalisti e per i giornalisti hanno e.ssenzialmente un significato di propaganda di parte. D'altro canto il pro– blema della unifì~azion~ - eh.e secondo Pastore, per il pre– potere comunista nella CGIL, non si pone neppul'e - è dif– ficile dire fin dove sia, in una situazione come quella ita– liana, semplicemente di Ol'dine sindacale e dove incominci ad essere di natura politica. Non· può sfuggire che Pastore, mentre accusa la CGIL di essere una sezione staccata del partito comunista., ri– nuncia a difendere· la giusta causa nei patti agrari, che sindacalmente aveva .sempre sostenuta,· per non mettere in crisi il goverflo quadripartito. E Di Vittorio glielo ha giustamente rinfacciato. Ma la cosa più straordinaria sta nel fatto che Pastore dopo aver respinto ogni intesa con Ja CGIL, ha tuttavia enunciato molte rivendicazioni che non differiscono minimamente da quelle del programma della Confederazione del lavoro e che sono state riconfermate alla ·unanimità nell'ultima sessione del comitato esecutivo della CISL: scala' mobile, « nel cui nuovo accordo - dice la mozione approvata all'esecutivo della CISL - è neces– -~ario sia accolto il principio in base al quale .ri proceda al conglobamento autoriiatico della contingenza dopo un certo numero di punti di variazione in aumento e che si versegua un progressivo ravvicino.niento fra il valore del punto Per gli uomini e quello per le donne »; riduzione dell'orario di lavoro come conse'guenza del progresso tecnologico; solu– zione del problema degli. sta.tali. Anche per i grandi pro– blemi nazionali - come l'esecuzione del piano Vanoni -. CISL e COIL sono, almeno apparentemente, su posizioni pressoché identiche, così come lo sono per quanto con– cerne le trattative a livello aziendale. Vorremmo dire che mai come oggi la polemica -fra le organizzazioni' si,~dacali . italiane è stata tanto aspra e riello stesso tempo mai ~ome oggi sollo state sirùili le loro impost~zioni. Siamo quindi in pieno assurdo. Pastore vuol vedere' nella scisl:iione permanente la pos– sibilità per i sindacati « democratici » di rafforzare la clas– se lavoratrice contro una CGIL che definisce in via di di- sfacimento e aÙa quale attribuisce il 51,7 ·per. cento dei voti validi, nelle commissioni interne. Il danno, come sen1- p1·e, è della classe lavoratrice la quale dovl"ebbe fronteggia– re, divisa, un padr-onato sempre più unito e sempl'e pili forte non solo nelle fa.bbriohe e nella vita economica del paese, ma anche nei setto1·i pili specifici della vita pub– blica. Il problema dei lavoratori, la CISL. non riesce a porselo, essendo a11.cor ferma sulle sue tradizionali e sta– tiche posizioni. Qualche cosa ali~ •base sta succedendo: qualche cosa che ripropone spontaneamente l'istanza uni- . taria; istanza che, attualmente, per la d,en-1oc_raziae per il sindacato) è assai pili importante delle. questioni che sollevano i comunisti. Basterebbe .pensare a quanto sta avvenendo nel settore della sidernrgia, dove i licenzia– menti si sussegt~ono ad un ritmo accelerato, o a quanto accade nel pubblico impiego, di nuovo in agitazione, o fr-a i ferrovieri, sempre insoddisfatti. E soprattutto basterebbe pensare che, mentre i profitti dei gtossi industriali conti– nnano ad aumentare, i salari perdono costa1;temente in potere d'acquisto. E questi dati, l'iferiti da Di Vitto1·io, nella Sl_Jaconferenza stampa, e non smentiti, anzi ìrnplici– tamente riconfermati da Pastore, ci paiono più eloquenti di ogni discorso: « ln senso assoluto il reddito nazionale è stato nel 1948, di 7189 miliardi; nel 1955, di 12.8GO mi– lia,·di. I redditi di lavoro sono stati, per il 1948, di 2270 milia,·di; nel 1955, di 4260 miliardi. Tenendo conto della diversa dinamica dei pre.zzi all'.ingrosso e al rninuto, che gonfia ll reddito reale nazionale a 13.160 miliardi e fa discendere il reddito di la.varo a 3453, l'inciçlenzà, nel 1948, del reddito ·di Javoro sul reddito nazionale sa– rebbe del 31,6 per cento, mentrn nel '55 scende al 26,3 per cen.to . Vi è stata. perciò una diminuzione di _circa il 6 }_)~rcento a danno del reddito dei lavoratori ». Appare chiaro che ci froviamo di fronte ad una alter– nativa; ad una alternativa di casa nostra, che impone una scelta: o si ra'fforzeranno i lavoratori - e ciò non potrà avvenire senza che cessi la loro divisione per lo meno liL ove essa non ha alcun senso politico - o i lavotatori do– vranno cedere ancora di fronte al padronato. E in questo secol"l:do éilso, sarebbe la stessa democ_razia_ a subire una profonda involuzione. Alla giusta scelta, naturalmente, le polemiche (valide in una sit_uazione diversa dall'attuale)·· , dànno· scarso contributo. PoSto così il p1•0blema, perde ogni significato indagare sulla reale consistenza. organiz– zativa dei sindacati, alla quale lo stèsso Pastore, in fondo, non ha attribuito gran peso, pur ammettendo ehe 0 ·Ja Con• federazione del lavoro rimane, in Italia, l'org_ani.217,a,..,ione più numerosa .. Il numero, oggi, non_ conta: a.91:iaidi più importa che cosa si farà p~r progredire sul, ,terreno delle ,conquiÙ~ soèià.li. - · ·FRA~eo ·VERRA'

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