Nuova Repubblica - anno V - n. 3 - 20 gennaio 1957

(t-16) nuova ripubblica soluzione preferibile·: e ciò anche in considerazione del fatto che un pa:rtitb di alternativa dev,e proporsi il com– pito di assorbire -almeno culturalmente forze, strati, in– dividui per un raggio assai superiore alla sua capacità meramente orga~_izzati va. · 5. Il préblerita' dei rapporti .fra efficienza della strut– tura e democrazia interna si esprime nella necessità di assicurare al partito una·· funzionalità che non venga ad opprimere e 'a spegner l'iniziativa dal basso. Occorre a questo riguardo: a) istituire un corpo nazionale di funzionari ai quali le va-rie istanze possano attingere, che siano garan– tito da uno « status >> personale uniéo dal punto. di vista giuridico (fissato non dagli organi· direttivi, ma daf con– gresso) e che dipendano economicamente dagli organi po– litici locali; b) sancire la incompatibilità fra lo «status>> per– manente di funzionario e l'accessione ii cariche politiche interne od esterne; c) consentire, per deliberazione esclusiva delle assemblee competenti, anche la retribuzione, solo a. tempo determinato, di militanti eletti a caric-he politi– che, senza che ciò attribuisca loro lo « status » di fun– zionari permanenti. Le stesse esigenze consigliano: a) di ridurre notevolmente o di abolire i limiti di tempo (a carattere fortemente conservativo) attual– mente previsti per poter concorrere alle candidature in- terne (art. 2 ult. comma); · ' b) d1 prevedere formule di adesione per gruppi, , con particolari riconoscimenti di autonomia in ambiti specificati, al fine - ancora una volta - di consentire il massimo di attrazione politica allo strumento di alter– nativa. 6. La questione· delle correnti, ancorchè sia stata parzialmente affrontata, resta insoluta. Il divieto di «-fra– zioni organizzate» non risolve il problema, sia perchè possono esistere frazioni « non organizzate >>ed egual– mente pericolose, sia perché il divieto delle frazioni viene interpretato ovviamente come divieto delle cor– renii. ·-Ma vietp.re le correnti che si formano intorno a prob_Ierni concreti di po~itica del ·partito equivale, in realt~. a i:endere- vano tutto il discorso sulla :circolazione delle idee. Pericolosi sono i frazionamenti di carattere ideologico, che possono però trovare sfogo ed utile ter– reno di confronto e d'integrazione nella società fabiana; al difuori dell'ideologia, tutta la politica è una scelta, e non si vede come questa· scelta non dovrebbe essere permanentemente consentita a tutti i militariti. E' ap– punto dalla coesistenza di diverse possibili scelte, dialet– ticamente in contrasto, che nasce la libertà. Le correnti non soltanto quindi non debbono essere vietate, ma co– stituiscono una p"rova effettiva di unità e di compat– tezza·; quando esse diventino àisgregatrici, si trasfor– mino cioè· m frazioni antiunitarie, il problema - che è problema politico e non disciplinare - è di competenza del Congresso e non degli· organi esecutivi ordinari. A tanto maggior ragione, f Congressi devono fon– darsi su una chiara, articolata dialettica di Posizioni, che si esprimono m mozioni: sia che esse si Ì-ifacciano a coTrenti già in atto nel partito, sia che derivino da accostamenti precongressuali a carattere più occasio– nale. La relazione della direzione del Congresso (arti– colo 22) dev'essere quindi accompagnata dalle prese di posizione della base, nelle forme più adeguaté. 7. Quanto più un partito si asside su una unità fatta di dibattito, di contrasto vitale, e quindi di con– senso, tanto meno importanti appaiono i problemi della disciplina. Ma essa deve comunque essere affidata ad istituti la cui indipendenza istituzionàle dagli organi esecutivi sia statutariamente assicurata. La divisione dei poteri -dev'essere attuata anzitutto all'interno dello strumento partitico; come la pubblicità delle procedure e dei provvedimenti, e la larghezza delle facoltà di. prova e di difesa, devono trovare un modello nelle più avanzate strutture democ.ratiche. Gli organi disciplinari debbono appartenere in ogni caso all'ambito di organizzazione territoriale cui il mili– tante appartiene e non possono essere soggetti, come è ancora previsto, ad interventi dall'alto: l'organo politico federale p. es. non ha veste per intervenire su decisioni sezionali di ordine giurisdizionale, mentre sarà l'organo giurisdizionale federale éÌd esercitare funzioni di appello. L'attività disciplinare ·all'interno degli organismi di massa, ne1 quali operano militanti del partito, dev'essere" . devoluta ad organi propri di essi. 8. Un notevole 1-avoro resta da fare per sostitU:ire integralmente ogni residuo di carattere autoritario con una coerente visione autonomistica della vita interna del partito. L'assemblea• (molto più frequente) e il con– gresso (da riportare a periodicità annuale) sono le fonti normali di ogni potere; le Federazioni e gli altri organi intermedi sono sempre organi esecutivi ed amministra– tivi. E' invecè visibilissima la tendenfa ad attribuire a questi organi funzioni, interventi e privilegi che sono in contrasto col principio basilare della responsabilità· dei militanti nella determinazione e nell'applicazione della linea politica. Come la Sezione tutela autonomamente la propria disciplina, così essa deve provvedere nel modo più autonomo possibile alla propria organizzazione, che non deve essere necessariamente indotta in moduli uni– formi dovunque (l'art. 15, sui capigruppo, è un evidente vestigio di mentalità militaresca nell'organizzazione della vita politica). Egualmente inammissibile il concetto, spe~so ripetuto, di una « responsabilità verso l'alto >> mentre la responsabilità, in un ordine democratico, non (segue a pag 8)_ 3 PAOLO VITTORELLI: ORIENTAMENTI INTERNA 1. Il socialismo'.italiano è stato, in questo dopoguerra, una delle vittime principali della guerra fredda, La sua immaturità politica e la sua scarsa coesione, Politica e ideologica, al momento della Liberazione, le condizioni particolari in cui si trovava allora il paese (d'ordine po– litico, istituzionale, _religioso, economico, sociale), dopo vent'anni di fascismo, l'organizzazione, in seno alle masse operaie, di un forte movimento comunista, predispone– vano il socialismo italiano a dividersi, nei suoi interessi, ~ell_e sue alleanze e nelle sue aspirazioni, fra i movi– menti ·operai ·dell'Europa orientale e le socialdemocrazie occidentali. 2. La divisione del sociali"smo rendeva impossibile una forte politica interna di rinnovamento democratico e una attiva politica estera di mediaziOne fra i due blocchi. Sia la tradizione neutralista che il carattere democratico del socialismo italiano, con un movimènto diviso in più gruppi politici, rimanevano inoperanti e rischiavano di diventare la copertura di una politica estera di difesa dell'.espansione comunista o di -accomodamento al blocco americano. 3. Nei suoi anni di travaglio e di divisione il sociali– smo italiano andava inianto maturando alcuni fermenti di rinnovamento interno, non t1..J.ttisuscettibili di produr– re il loi-o pieno effetto in seno ai due maggiori partiti or– ganizzati. Una concezione più aperta e più attiva dell'a– zione internazionale del socialismo democratico si urtava a un senso cattedratico, chiuso, della solidarietà occiden– tale, più vicino alle tesi americane che a quelle dei gruppi più avanzati della socialdemocrazia inglese e tedesca. In pari tempo, i socialisti del PSI finivano per sperimentare l'incompatibilità delle aspirazioni democratiche del so– cialismo con i metodi" di direzione totalitaria dello stato e dell'economia imposti dai comunisti ai par.tit( operai unificati dell'Europa orientale. 4. La· distensione internazionale era quindi condizfone non solo per la riunificazione del socialismo italiano, ma anche per. l'elaborazione di· una politica intefnazionale unitaria che restituisse al movimento socialista quella iniziativa che aveva perduta con la divisione_ del mondo in due blocchi. Il disgelo del mondo orientale, d'altra parte, che doveva seguire la morte di Sta] in e i primi passi verso la distensionè, apriva quin9,i la strada a una sostanziale revisione dei rapporti" del movimento operaio italiano c~"'--,quello delle democrazie popolari, revisione che poteva' P.reludere a un accostamento non indiscrimi– nato al socialismo democratico occidentale. 5. Il processo. di unificazione socialista ha comple– tato un'evoluzione internazionale che pone di nuovo il socialismo· italiano di fronte alle sue responsabilità, co– me componente essenziale del movimento operaio e de– mocratico internazionale. Esistono oggi l'e condizioni per una forte politica internazionale unitaria e attiva del movimento socialista italiano, che non ha bisogno, per essere elaborata, dell'unificazione organizzativa di tutte le forze che si richiamano al soèfalismo, in quanto co– stituisce essa stessa una premessa e uno stimolo per la creazione di un nuovo partito sociali~ta unificato. . 6. Condizione pregiudiziale di questa politica è la completa indipendenza ideologica del movimento ~socia– lista sia dai gruppi dirigenti capitalisti· dell'Occidente che dagli stati a direzione comunista. Una politica in– ternazionale democratica delle masse lavoratrici non può in alcun caso, pena il suo asservimento a scopi non con– geniali ai fini del movimento operaio, confondersi o identificarsi Con la politica di potenza di una parte delle classi dirigenti dell'Occidente o degli stati- a di– rezione comunista dell'Oriente. 7. La difesa del metodo democratico contro i pericoli di sovvertimento totalitario ad opera déi partiti comu– nisti o degli stati a direzione comunista può giustificare alleanze difensive contingenti, ma non può in alcun caso confondere la causa del movimento operaio democratico dell'Occidente con i fini sociali e con le aspirazioni im– perialiste o .espansionis~e dei iruppi dirigenti ·capitalisti. 8. L'interesse per le- esperienze economiche e sociali effettuate ·dai movimenti Operai a direzione comunista che hanno conquistato il potere e che lo conservano con metodi totalitari non può, d'altra parte, in alcun caso, confondersi con ·un'autentica solidarietà internazionale di classe. La politica di potenza dell'URSS, gl'indirizzi totalitari dei governi a direzione com"4nista non s'iden– tificano con la causa dell' emancipazione internazionale dei lavoratori, che è emancipaiione dal' capitalismo, ma anche dal totalitarismo.· · 9. Il movim~nto socialista dei paesi democratici deve dunque proporsi, come elemento determinante della sua azione internazionale, sia lo sviluppo in ·senso socialista dei fermenti di rinnovamento nella politica economica e nelle strutture sociali dei paesi capitalistici, sia la tra– sformazione in s~nso democratico del costume poli- tico e delle istituzioni dei paesi comunisti. · 10. Nel quadro di queste pren1esse, il moviine:nto so– dalista italiano deve prendere atto delle concrete con– dizioni interne e internazionali in •cui è chiamato a operare, allo scopo di trasformarlo democraticamente e di recare il proprio contributo a una soluzione pacifica dei conflitti fra ! popoli. 11. Queste condizioni riguardano sia lé strutture at– tuali della società e dello stato italiano, a11a cui tra– sformazione il socialismo ha potuto arrecare finora un contributo inferiore a quello giustific'ato dalla forza delle masse lavoratrici, sia il quadro internazionale nel qUale il nostro paese è ventito a trovarsi e ad operare. 12. Se il Patto Atlantico è una realtà· politi'ca, demo– craticamente approvata dalle assemblee .rappresentative del nostro paese, esso non deve essere accettato come _una immutabile fatalità storica. Essendo esso un pro– dotto della guerra fredda, il socialismo italiano deve proporsi il suo superamento, come contributo originale al superamento effettivo della guerra fredda. Il Patto Atlantico e le alleanze accessorie che ne sono conse– guite è stato uno strumento di organizzazione del mondo democratico occidentale nella fase di divisione del mon– do in due blocchi contrapposti che i socialisti devono . 'l)roporsi di eliminare con l'eliminazione di questa con- trapposizione. ( 13. Uno dei mezzi che potrebbero permettere di af– frontare questo superamento e di liquidare almeno in Europa le conseguenze della politica di potenza e la creazione di una fascia neutrale, di cui deve far parte anche l'Italia. La politica di neutralizzazione non deve tuttavia giuOcare a senso unico: ma deve proporsi di impedire che una Germania unificata agisca da ago della bilancia. di un nuovo equilibrio di potenza in Europa, a favore di uno dei due blocchi attualmente esistenti; ma deve pure servire a costituire una Federazione de– mocratica europea, aperta agli stati che si sgancino dal blocco di Varsavia, la cui Ileutralità armata prenda il posto della NATO. La costituzione di un mercato unico europeo e deÙ'Euratom possono, rientrando in questo quadro, essere dei passi utili verso l'unità politica eu– ropea. 14. Condizione pregiudiziale perchè un'Europa neu– trale non ,sia facile preda della politica di potenza è tut– tavia il raggiungimento di un accordo effettfvo sul disar– mo e sull'utilizzazione pacifica, internazionalmente ·pia– rlificata e. controllata, dell'energia termonucleare, al _qua– le tutti i movimenti socialisti europei, come già il ,mo– vimento socialista francese e inglese, debQono Conferire un'importanza decisiva, prescindendo dagl'inter'essi · di potenza dell'Unione Sovietica o degli Stati Uniti. 15. Sui due cardini del disarmo universale e della neutralità armata di un'Europa unita, il sociali~mo ita– liano deve dunque impostare la sua azione internazio– nale a lunga scadenza, chiamando a raccolta tut.ti i gruppi che, in Italia, si richiamino al socialismo o alla democrazia, e operando, in seno alle ·organizzazioni so– cialiste internazionali, perchè questi obbiettivi siano po– sti alla baSe dell'azione internazionale del socialismo europeo. In queste organizzazioni, il socialismo italiano dovrà in avvenire avere una parte attiva, inserendo nell'azio– (segue a pag. SJ tOMMEMORAZIONE N IO ALE DIPIERO tALHMRNDREI - Domenica 27 gennaio alle ore 10,45, a Fi– renze, nel salone dei Cinquecento in Pa– lazzo Vecchio avrà luogo una solenne cerimonia per commemorare Piero Cala– mand-rei. Saranno presenti il Capo dello Stato, Gier vanni Gronchi, la Corte Costituzionabe, le rappresentanze del governo, del Senato e detta Camera . 01·atore ufficiale: Mario Bracci, giudice costituzional-z. Pronunceranno brevi parole di saluto Giorgio La Pira, per ta· città di Firenze, Adone Zoli, ministro del Bilancio, per gli avvocati, Ferruccio Parri per gli amici e i compagni. RIUNIONE R6ANIZZftTIVft DIUNITR' POPOLHRE Nel pomeriggio deUa stessa domenica 27 in cui sarà commemorato Piero Calaman– drei · è stato deciso di riunire i compagni che affluiranno a Firenze, per uflo scambio di vedute circa ·re situa,zioni locaii del Movimento e. i rapporti con gti altri gruppi politici affi,ni. , , L'incontro avrà luogq alle ore 16, presso . la sede di Unità popolare, Piazza Li- ' bertà 15, Firenze.

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