Nuova Repubblica - anno III - n.28 - 18 settembre 1955

Bt 4 PROBLEMI DEL SINDACALISMO LA PROTESTA OPERAIA di PINO TAGLIAZUCCHf: F 1,ANCO FERRAROTTI ha pubblicato di r~cente uno smilzo libretto (F.F., La 7Jrotesta operaia, Ed. d1 Comunità, Milano, 1955) il cui contenuto ci ha in– dotto a qualche riflessione. Intanto la pren~essa è allet– tante. « Sembra urgente - dice Fe1Tarotti - riaccendei-e il discorso sulle possibilità di nn processo rivoluzionario 0 ,-gilnico, ossia costruttivo e continuo, dal bass~, che fac– cia storia jn maniera diretta ed autonoma, ossia che in– troduca il nuovo e il meglio' nella storia attrave,·so il cn– mulativo l'ipete,·si dei te11tativi e delle decisioni~- Ne con– segue che « 1a J'i,·oluzione non dovrà con(igurarsi come_'.' Ja terra promessa"; essa non andrà posta con1e fine mitico, n1illenaristico, n1a fin da ora, hjc et ri'unc, essa andrà ga– .rantita attrave,·~o la validità rivoluzionaria degli strumenti e delle strnttu,·e che, mentre si pongono al servizio del Jìne rivoluzionario, ne sono nello stesso tempo la precisa · configurazione e funzionano inoltre come dispositivo di sicurezza ». Il resto dell'opern lo è meno. Sfrondata da citazioni ed annotazipni collaterali, ia• tesi di Ferrarotti è questa. Lo sviluppo tecnologico è oggi sempre più compensato da pl'Coccupazioni sociologiche, che gli contrappongono la comunitit. Lo Stato sociale modemo e la industrializza– zione conducono al conformismo e mettono a ni1clo « la po– vettà dei nostri scherni formali e la sostanziale incapacità delle analisi pmamente legalistiche di afferrare la. reall/, del processo vitale». Contro questa situazione-cli fatto, le costrnzioni « idea– listiche> marxiste non rispondono più in modo soddisfa, cente. Altre teo,·ie, come quelle dei Webb. e di Perlman, sono insufficienti. Pare perciò necessario trovare nna nuova «interpretazione» del rnovimento operaio ·come fenon1eno rnondiale, che sia, conten1poranean1ente, « stru1nento ana• litico per lo studio scientifico del rnovitiiento operaio» e « piattaforma teorica per lo sviluppo di un'11zione pratica, la quale tenda a sbloccare i grnppi operai dalla situazione cli, cristallizzazione e dall'impasse in cui attualmente si tro,·ano >. . Le premesse (industrializzazione, Stato sociale, svi– luppo tecnologico, comunità) fomiscono una logica « inter– pretazione»: il n1ovimento operaio è un moYimento di pro• testa contro la industrializzazione. Non intesa, questa, come fenomeno provocato clall'iuiziativa privata - c1oe 11nper– sonato dalla figura del «capitalista» - ma come feno– meno in sé. Tiria,;,o le conseguenze dei risultati e delle esperienze della rivoluzione russa, delle possibilità di mutamenti sociali im– pliciti nel progresso atomico, della stessa distensione come fenomeno politico a lungo respiro e ,vedremo· che difficil– mente si può ancora confìgurare il fènomeno -rivoluziona– rio secondo una visione leninistica. La seconda può prencle,:e in considern,,ione lo svi– lnppo degli studi sociologici e -il ·1oro inserimento nelle in– dAgini teoriche e ideologiche, nella lotta si11clacalè ed an– che, per diversi aspel ti, nella lotta polftica. Bisogna evi– dentemente intendersi sui limiti della sociologia come stru– mento d'indagine e sulla metodologia sociologica. Ma certa– mente rimangono eia indagare diverse determinanti della lotta operaia e, in questa, molti metodi ed indirizzi sono stati scartati per un prevalere degli aspetti puramente politici. · Infine, un discorso collaterale potrebbe essere fatto sulle traduzioni in tecmini moderni della dottrina - se così si può dire - forclista. Perché qui - e ciò non ab– bia valore cli giudizio - siamo nella tradizione· fordista. La società come ordinamento armonioso; la fabbrica come cu– n1unitit; il 1novimento operaio co1ne «coscienza.>; l'aspetto tutt o sociolog ico e niente politico-economico di ciò che si può chiama.re cont,·asto ma non più lotta operaia; la stessa limitatezza, in sede concreta e in sede storica, degli obiet– tivi operni; sono tutti elementi fondamentali del fordi– smo. èhe è forse il fenomeno ideologico più organico pro– dotto dal capitalismo illuminato; per questo, perciò, più pericoloso dove esso venga usato a secondi fini ben defi– niti e più illusorio dove si pensi di superare con la buona volontà le stesse condizioni -storiche e sociali del nostro tempo. P ER TORNARE al lavoro cli Ferrarotti, direi che pro– prio nella sua espe1·ienza americana e nella sua menta– lità sociologica stiano le ragioni delle insufficienze del libro. Non vuole essere una malignità dire che la foto sulla con– tro-copertina - che ra ffigma un gruppo di operai, ame- 1·icani - riassume lo spirito ciel libro. Malgrado le sue critiche a Selig Perlman, Ferramtti rimane proprio nel– l'ambito cli quella teoria e non riesce a contrappone - pe,·ché le butta nel cestino - le dive'rse esperie~ze dei movimenti operai europei a quelle del movimento _operaio americano. Cosicché, se diverse delle sue considera'zioni soq~-applicabili - non tutte - a questo movimento, poco rimane che si inquadri logican,ente - anche come cri~ tica - nella storia dei movimenti europei. Buttarsi die- (76). nuova repubblica t,·o le spalle, con alcune Crasi sbrigative, concetti fonda– mentali d~lla fotta operaia in ·Emopa - concetti che rion furono «inventati» dal marxismo e sono patrimonio co– rnune anche ad altre correnti operaie non n1arxiste come l'anarchismo e il labmismo ~ significa concliyidere la tesi perlmaniana dell'inlluenza negativa e a-ò_peraia degli in– tellettuali e respel'ienza gompersiana del sindacalismo ame. ricano; senza procedere ai necessari controlli cli due svi– luppi storici e sociali diversi._. Significar. poi, a-nclie nei confronti del rnovin1ento ·operaio. ameribarfo, acceitare teo• ,-ie ed esperienze rife,·ibili al ·p11ss~to, chè 11011 ~i sa Jìno a che punto siano v'iiÌide per il futuro. · · La ricerca di uno « strnmento analitico pei lo studio scientifico del movimento operaio come fenomeno. mon– diale», va condotta .. con ben altri mezzi e con ben:_1tra portata di quelli indicati qui, anche solo CQQ1eprofilo' cli un corso di studi. Qui anche i fenomeni preminentemente econon1ici, come lo s'tato ~ociale e l'industriali¾zazione, Yen.. gono osserva.ti soltanto sotto il profilo sociologico e di una pa1·t icolare sociologia. Quella, cioè, che si mantiene alla larga dagli aspetti piì, strnt_tmalmente economici dei fe– non1eni sociali e fini~ce per dare de:--:crizioni vaghe e ro. mantiche delle conseguenze della vittoria ciel gruppo e dello Stato Leviatano sull'individuo. Sociologia di maniera.; Fer– rarotti parla bene quando se la prende con i « cultori di scienze sociali che "cantano" > ·per nascondere il vuoto ·diet1·0 « la raffinatez7,a delle tecniche d'ind&gine ». l\fa non basta. J n questi' anni, certa sociologia - spesso tradotta poi ·in psicologia spicciola di massa - non ha voluto rima– nere strume·nto metodologico di indagine, ma si è pre– sentata come una arcana ed esoterica forza. capace cli psicanalizzare i conflitti sociali. Essa, cioè, cli,·enta ideo– logia meta-classista - e molti buoni «marxisti» hanno cont,·ibuito, con la loro opposizione cli principio, a Ior– rna;·e la leggenda - concludendo tutto in questa funzione. Tn altre parole, pretende di porsi a visione del mondo. La sociologia descrittiva non procede perciò da una pretesa «neutralità» del sociologo in qunnto tecnico o scienziato e non basta criticarla dicendo che il ricerca– tore deve ·a.vere un « certo grado di "partecipazione"» e la « consapevolezza che esiste un legame e nna gerar– chia dei problemi ». Essa risponde ad una propria logica, , secondo la quale, non esistendo alcuna. alternati\,a al si– stema, essa rifìuta e la propria strumentalità e ogni sin– tesi dei fenomeni in nna visione sistematica. La c01nu.. nità, per quanto è dato capire dalla sua semantica esote– rica, è concetto prnprio a questa logicst: essa racchiude, congloba, blocca le proprie componenti e ne assomma i _contrasti superficiali, risolvendoli su un piano orizzontale. Concetto tipicamente analitico, frammentario che, al limite, potrebbe essel'e contrapposto al concetto di società, se non sembmsse cli giocare un po' troppo sulle parole. E, nel lavoro di Ferrarotti, i giochi cli parole - indu– strializzazione, Stato· sociale, protesta operaia, comunità, conformismo, senza inclicàzione di strntture e di forze e cli meccanica economiche e sociali che le spieghino - non mancano; come non mancano indicazioni che, in fondo, la visione del mondo in cui si inquadra la sua « protesta operaia» sia pi·oprio qtiesta, della sociologia descrittiva, astrattamente concreta. Ne risulta che funzione ciel movimento operaio è di porsi come ~ forza controbilanciante> del progresso tecno– logico puro e dei suoi effetti negativi; come «coscienza> dei grandi complessi industriali (corporations); come nu– cleo comunitario nella fabbrica. Cosicché « tra una società fran1n1entata, atomistica, anmnica e nna società commis• sariale, monolitica e clepersonalizzata, essa (la protesta operaia) può ben indicarci il punto cli equilibrio». Lascia perplessi, in questa tesi, l'impressione che essa si svolga su due piani distinti, senza un passaggio neces– sariamente consequenziale trn ossi. li primo piano - tutto sociologico - svolge la critica al ma,·xismo e inquadra al– cuni temi cli studio che, pur non nuovi, sono tracciati in modo brillante. JI secondo fa perno sulla trovata:· della « protesta operaia», che però _né si giustifica sul piano sociologico, né diviene nucleo di una nuova teoria stru• mentale.· FACILEEMPIRISM S OCIOLOGICAl\fEl\TE, infatti, un'analisi dei movimenti operai e contadini nelle aree depresse, ad esempio, po– ti-ebbe rivelare che, se «protesta":. c'è; essa è indirizzata con– trn il monopolio della terra e non contro l'industrializzazio– ne. Dove questa si verifìca, si hanno forme di protesta con– tro il modo e i 1 ·isu.lta.ti della industrializzazione e i gruppi che la sviluppano. In altri casi, si hanno proteste per una industrializzazione pa1·ziale, insufficiente, arretrata.; oppure si hanno addirittura - come in America -: feno– meni cli assecohclamento del processo, con la sola pretesa di par-tecipare sempre pii, largamente ai risultati economici. Sul piano della teoria strumentale, poi, non è af– fatto chiaro né come essa possa tradursi in azione con– creta, né, tanto n1eno, come essa possa rivestire il carat. tere cli funzione storica. TI discorso cli Ferrarotti, a que– sto proposito, mi sembra sia questo: l'industrializzazione, lasciata alle proprie tendenze, porta ad uno sconvolgimento della comunità e alla considerazione dell'uomo come uomo econo1nico soltanto; il n10vimento operaio protesta; ma « sarebbe assmclo sperare di tornare indietro nel tempo, restaurando una società ... nellà quale la produzione abbia luogo in vista. del consumo e non del profitto»; di,nque il movimento operaio diventa « [orza controbilanciante», elemento cli incivilimento sociologico del fenomeno tecno– logico. L'uovo cli' Colombo. Il discorso tuttavia è interessante, perd1è si presta a diverse discussioni particolar-i. La prima può essere cen– trata sul concetto di storia e di ri voiuzione. La critica di Ferrarotti al concetto' cli storia come catena ineluttabile cli avvenimenti e cli sviluppi, benché svolta alla garibal– dina.,· non può essere dimessa con una alzata di spalle. Né questo si può lare con la sua critica al concetto cli ri– vol1izione, come fenomeno mitico, catastrofico, come ca– tarsi sociale al cli )à della quale tutto ricomincia ex novo. L A RIVISTA « Prospettive meridionali >, n. 3, del 15 luglio 1!)55, ci informa dell'avvenuta costituzione, in Napoli, ciel Centro di acldestrnmento pei· le maestrnn– ze industriali meridionali, e ciò a cura dell'IRI in concorso con la Finrneccan ica e la Finsincler. Ogni iniziativa tendente alla formazione professionale e sociale dei lavoratori non può non incon.trare il nostrn plauso: ma, le esperienze di questi an_ni ci spingono a sol– levare delle riserve ogni volta che alla notizia della costi– tuzione di nuovi Enti non si accompagnano ragguagli sut– fìcienti e precisi per una valutazione delle attività pro– gratnmate. Si legge infatti nella citata corrispondenza che il « Cen– tro di addestramento per le maestranze industriali meri– dionali » ha per fine: a) la creazione, organizzazione e ge– stione di centri cli addestramento e specializzazione per operai; b) la istituzione e gestione cli corsi cli qualificazio– ne e riqualificazione; e) la istituzione e gestione di corsi per apprendisti; cl) la istituzione e gestione di lavorazioni collegate ai corsi predetti; e) la promozione di qualsiasi altra attività che appaia idonea al fine cli assicurare il mi– gliore addestramento delle maestranze operaie. Il primo interrogativo riguarda le qualifìche professio– nali, a oui il Centro dovrebbe riferirsi. Sgrebbe logico che, t,·attanclosi di iniziativa IRI, Finmeccanica;Finsinder, si cu– rasse la forn1azio11e di m.:1estranza nietalmcccanica, ma non ~i può mai esserne certi. Nell'anno 7954-1055, nella stessa provincia di Napoli, i corsi per muratori sono stati orga– nizzati dal Centro cli assisten,.a femminile cli Agernla {pro– posta. n. 182 per una spesa cli circa L. 3.0G0.000; proposta n. 178 a Poggio Marino per L. 3.887 .600; proposta n·. 171 a Pozzuoli per L. 3.035.000, ecc.); e se un Centro di assi– stenza femminile si propone la formazione pr ofessionale degli edili, non stupii-ebbe che un'iniziativa l.RI si indiriz– zasse alle qualifiche professionali pitt varie! -Se, ·com'è sperabile, si intende provvedere alle neces– sità della industria metalmeccanica, altri interrogativi ven– gono spontanei. Leggiamo che nel Mezzogiorno le « inizia– tive vanno al maggior sfruttamento delle possibilità offerte dal sottosuolo, alla riparazione dei danni dal maltempo, alla ricerca ed allo sviluppo di fonti cli energia e, conse– guentemente, allo s~iluppo dei settori industriali_ ed agl'Ì- coli >. Questo programma cli lavoro quale percentuale ili maestranze metalmeccru1iche richiede e in quale periodo di tempo? Quanti dei novecento lavorato,·i che alla Naval– meccanica hanno frequentato i coi·si cli riqualificazione hanno trovato immediata occupazione, e quanti sono an– cora disoccupati? Si sono fatte preventive indagini in tal senso? Al punto e) si apprende che si intenderebbe provve– dere alla istituzione di lavorazioni collegate ai corsi pre– detti. Il che potrebbe anche significare che si intenderebbe dare il via a normale attività 'produttiva beneficiando cli prestazioni dei lavoratori frequentanti i corsi e pertanto pagati a un terzo della paga sindacale (L. 300 giornaliere). Si trasformerebbe così il Centro in un'azienda che produce sfruttando la miseria dovuta alla clisoccupar,ione di tante n1aestranze. E' nota la carenza di scuole adeguate in tutto il Sud Italia. Per organizzare dei corsi non è sufficiente poter be– neficiare cli un capannone. Occo1Tono degli istrutttori parti– colarmente qualifìcati alla formazione delle maestranze, of– ficine adeguate allo svolgimento ·razionale delle esercita– zioni pratiche, ambienti che abituino il lavoratore a vivere in situazioni di lavoro soddisfacenti se non ottime. Esistono queste premesse? Se non esistono occorreranno molti mi– lioni e molto tempo. Sembra invece che l'attività addestra– ti va debba avere inie.io con i I prossimo ottobre. Sappiamo c he qualc he funzionario ciel BIT ha avan– zato delle riserve. Siamo d'accorcio con lui per farle nostre. li problema della formazione delle maestranze è grave e cli difficile soluzione. I mezzi a disposizione sono quelli che sono e consentono una modesta attiYitù. Questa attività do– vrebbe però essere impostata in modo eia non dare al la– ,·oratore ed all'opinione pubblica l'imp1·essione cli facile empirismo e cli colpevole leggerezza. La formazione professionale delle maestrnnze non è un problema che può es~ere risolto ignJranclo completamente le cause che hanno portato agli attuali esperimenti nega– tivi. E che i lavoratori, in relazione ai cantieri cli lavoro ·e 111 ·corsi di addestramento parlino cli « organizzazione Toclt :> ì, un sintomo che consiglieremmo cli non trascurare. AURO LErs'.CI

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