Nuova Repubblica - anno I - n. 24 - 20 dicembre 1953

6 NUOVA REPUBBLICA DISCUSSIONE APERTA I provinciale del P.C.I. vedrà che, per quantità e qualità di quadri, è tut– t'altro che ben dotata, ma soltanto bene organizzata; potrà constatare che la Sinistra democratica è, rela– tivamente ai quadri, molto più do· tata, per quanto nulla perché di– spersa e incapace di mentalità or– ganizzativa. Resa unitaria, e consa• pevolc delle possibilità dinamiche dell'organizzazione, avrebbe davvero per sé l'avvenire. Anche l'inventario dei voti è positivo: sommando i voti del P.L.I. (avvertendo i « sinistri– sti » che tali voti sono stati « epu– rati :o dall'affermazione del P.N.M.) del P.R.I. del P.S.D.l. di U.P., di frazioni dei movimenti di Magnani e Corbino risulta un gruzzolo che avrebbe peso reale. Se ha fatto tan– to chiasso l'alternativa socialista di Nenni, con un bagaglio circa delle stesse dimensioni, altrettanto e pili ne farebbe la Sinistra democratica se potesse, nel '58, presentarsi alle elezioni. Ma se nel '58, colla vecchia proporzionale (e Dio ci scampi, se si continua a spingere la D.C. a de– stra, dall'uninominale che potrebbe venir fuori), non ci sarà la realtà, o la speranza (cio~ un Movimento di Sinistra democratica abbastanza for– te, capace di spingere perlomeno una alleanza elettorale dei minori, di qua– lificarla e d'influenzare quindi l'elct- LA FORMULA della sinistra democratica Caro Codig11ola, mi spiace di tcdiarLa ancora, ma poiché ha pubblicato la mia let– tera non mi acquieto se non Le in– dico qualche cenno che la renda più intelligibile. Mi consenta allora di dire: I) li fatto federativo deve co– stituire la possibilità d'iniziare il la– voro ·d'unificazione perché non si raggiungono risultati col partito pic– colo; perché non si estromettono dalla vita nazionale le formazioni tra– dizionali (oltre che un patrimonio perduto, la fine dei minori significhe– rebbe la chiusura democratica defi– nitiva, perché nessun gruppo di si– nistra potrebbe più sfuggire all'ege– monia del P.C.I. Bisognerà ben in– tendere che anche i rapporti tra partiti, come quelli fra stati, sono rapporti di forza. Che questa for– za abbia, in uno sviluppo civile, qualificazione civile e democratica, è ovvio; ma resta forza, non diviene ragion pura). 2) La formula, e quindi la base d'attacco e al termine la piattafor– ma elettorale, di questo Movimento federativo, deve essere tale da ag– ganciare la realtà, non le ideologie (le quali, se non s'ancorano ad ob– biettivi possibili divengono sovrastrut– ture, piattaforme d'evasione e quin– di di reazione) della sinistra demo– cratica italiana. E questa non è il « sinistrismo > ma la volontà di con– quistare, dell'opinione italiana, la me– tA + 1 in direzione sinistra. Ciò, con un cattolicesimo politico tra i dicci e i quattordici milioni di voti, più l'estrema destra monarchico.fascista, ci impone di partire, sull'ala de– stra, da un liberalesimo ripulito, non più in là. La « dimensione > della formula è ancora pii, obbligata sul piano ideologico perché appellarsi al so– cialismo, in Italia, significa di ncces• sità non unificare: perché il socia• lismo italiano (P.S.l.) non si fede– rerà mai perché può più realisti• camcnte proporsi d'eliminare le dis• sidcnze; perché il socialismo italia– no è, stante i rapporti di forza, subordinato al P.C.I. Che il so– cialismo italiano si sia incagliato nel– la dialettica Nenni-Togliatti, secon– do un modo di pensare che è proba– bilmente vero e comunque diffuso, quindi dotato di importanza politi– ca, è un fatto implicato nell'ideolo– gismo clcrico•marxista che contiene il totalitarismo perché, dando una sola legge alla realtà, cd estendendola alla politica, esclude la democrazia interna e il dialogo delle parti. Per– tanto sarà impossibile convogliare quel socialismo, che è troppo forte per subire l'attrazione d'una unifica• zione federale, troppo ideologico per intendere che solo essa ha virtualità di maggioranza (impossibile ora, pos– sibile in futuro nel diverso equilibrio che un certo successo d'un Movimen– to per la Sinistra democratica po– trebbe determinare). 3) Ogni formula e ogni tipo d'azione che non contengano, per– lomeno virtualmente, la natura e le dimensioni del moderno partito demo– cratico (che ha realtà solo se si pone nei termini d'azione e di pensiero capaci di conquistare il 50%+ 1) sono destinate al fallimento perché sono estranee all'essenza della realtà pofi– tica, o realtà di futuri (molto fu– turi) ricambi della realtà politica. Ma noi ci battiamo per la real– tà d'oggi, non per l'ideologia di do– mani: nostro interesse è il partito. Bene, esso, come ha esattamente scritto Paggi, c'è quando sa di di– fendere non valori di setta, ma va• lori di civiltà, quando ha di conse– guenza nelle sue mani non una sola risposta ai problemi reali, ma tutte quelle possibili in quel tipo di ci– viltà, e le usa secondo i rapporti di forza interni ed esterni. Ancora, poi– ché la politica non è idea pura ma idea-forza (dove il termine forza si orienta, negli sviluppi democratici, nei contenuti di consenso organiz– zato, costruito), il partito c'è quando può essere sede di volontà nel senso soprachiarito, non strumento di vel– leità spesso trasformistiche. La formula di Sinistra democratica, Le a1nn1inistrative di Molfetta hanno dato i seguenti risultali: o.e. 9910, P.C.I. 6286, P. .M_ 3419, P.S.I. 2999, M.S.I. 763, u. Q. 692, Indip- di sin. 317. Numerosissimi voti andati il 7 giugno a mis– sini e n1onurchici si sono nuovan1e111e riversati sulla D.C.; ~,ncl1e le sh1istre sono in aumento. Questi risuhati sono abbastanza indicativi della grande debo– lezza, nut anche della presenza, d'una sinistra dernocraticu nel Mez– zogiorno: con forze upprossin1ativan1ente eguali, con1e si vede, a quelle inissinc. Inutile souo1ineare che esse potrebbero coslituire una posizione essenziale se in qualche n1odo ulleule a quelle che volano P.S.J., con evidente volontà di distinzione dui cornunisti. Il crollo delle posizioni n1onarchiche (quasi la rnetà rispetto al 7 giu• gno) dimostra l'nrtificiosità dell'affermazione del P-N.M. alle ele– zioni politiche (uO'ermuzione dovutn in buona parte alla lattica de). l'apparentamento). • Sian10 lieti che i nostri compagni di U. P., dopo aver sostenuto con le loro eolc forze una lotta più che onorevole, abbiano uvu:o un'affermazione soddisfacente, che permetterà al nostro gruppo di essere presenle con un proprio rappresentante nel Consiglio di Molfetta. e la sua base, mi paiono l'unico ten• tativo di battersi per raggiungere le dimensioni e la figura del partito ca– pace di volontà. 4) Perché questa formula diven– ga non una discussione di intellet– tuali, ma .una realtà politica, biso– gna organizzarla. Perché questa for– mula raggiunga i suoi risultati bi– sogna che gli organizzati del Movi– mento si battano dentro i partiti. E hattersi dentro i partiti non signi– fica pensare una linea politica ~d esporla ai congressi. Questo non muta i rapporti di forza. Significa co– struire, col proselitismo e l'organizza– zione, la propria linea politica corric possibile linea di maggioranza. Pra– ticamente, colle possibilità d'attrazio– ne della formula federativa unitaria, riagganciare i quadri politico-cultura– li che l'attuale situazione dei partiti ha disperso, e mediante queste forze proporsi la conquista dei partiti, per conquistarne la bandiera. Insomma semmai espellere che farsi espellere, vedere uscire piuttosto che uscire. I democratici di sinistra sono fino• ra degli espulsi o degli usciti: qui è il senso della loro sconfitta. Questo progetto potrà sembrare a molti fantastico: a ·costoro si deve dire che non conoscono le possibi– lità del fatto organizzativo, che è realmente capace di mobilitare tutte le energie, sino quelle marginali. Quasi tutto il mito della forza del P.C. I. cade, e con esso quel senso d'ineluttabile forza, se s'intende la capacità del fatto organizzativo. Chi guardi in concreto una federazione torato) d'una Sinistra democratica, tutto potrà essere perduto: il riflusso elettorale democratico di sinistra, non trovando strumenti reali in cui espri– mersi, andrà chi sa dove. I recu– peri puri in realtà non esistono, csi• stono le costruzioni; la democrazia non è il campo dell'ideale, ma il campo del reale: chi fa conto sulla pura opinione, e non ne prepara gli strumenti, non ha inteso il senso del· la democrazia. Mi consenta, chiar. Direttore, di aggiungere che piuttosto che un in– vito alla discussione, il mio è un in– vito alle adesioni. Aderire ad un tipo di civiltà, sapendo bene che la Sinistra democratica non sarà tutta la realtà, ma una parte di essa, per• ché la democrazia è dialogo, quindi superare il complesso d'inferiorità nei riguardi della D.C. Che non ri– guarda soltanto coloro che non sanno distinguersi da essa, ma anche co– loro che vogliono prescinderne del tutto; chi, non sapendo battersi, pen– sa che la parte in contrasto è il diavolo, non un insieme di bene e di male come ogni parte. La D.C., annotando che non tutta (è certa– mente democratica la parte più po– litica d'essa) si batte per un regime clericale, dovrà obbiettivamente bat– tersi per un regime clericale se la sua sola alternativa reale diverrà il P.C.I. Un passo in questa dire– zione è lo slittamento dalla posizione politica De Gasperi alla posizione po– litica Pella. Ma in realtà ogni par– tito, anche democratico, che abbia una alternativa totalitaria, si « de- Rapporti con l' U.S.I. Caro Codignolti, scusami se torno sui rapporti fra noi e l'U.S.I., ma credo che lo ren– da opportuno l'intervento di Fran– cesco de Aloysio (v. Nuova Repub– blica N. 22, nonché Risorgime11to Socialista N. 42), nel quale si mi– nimizzano o addirittura si negano le tre divergenze fondamentali, o al• meno più evidenti, che ci dividono - con mio sincero dolore - da alcuni dirigenti dcll'U.S. I. (ripeto che le basi coincidono: ma finché le domina il vertice ...). Poiché leggo ogni settimana, e con passione, Ri– sorgimento Socialista (ciò che al de Aloysio non pare), credo di poter documentare l'esistenza delle tre di– vergenze basilari con le stesse parole del itiornalc dcll'U.S.I. I) Politica estera: bastcrcboc sfogliare l'annata '53 di R. S. per trovarvi continui attacchi al nostro c. d. oltranzismo atlantico: non siam dunque noi a immaginare fratture in questo campo. 2) Concezione elci socialismo: basterebbe sfogliare ancora l'annata '53 di R. S. per trovarvi continui attacchi alla nostra concezione su• per-marxista e, di conseguenza, alla formula di U11ità Popolare: non siam dunque noi a immaginarcelo. 3) Concezione della democra– zia: ancora una raccolta di R. S. potrebbe documentare l'adesione te o– r i ca, e non solo contingente, al tipo di democrazia titino (che è poi quello d'oltre cortina). Cosi per esempio l'on. Cucchi si esprime. nel discorso alla Camera rontro la legge Scclba (riportato da R. S. del 28- XII.52). « La democrazia sovietica, a detta dell'on. Longo, non sarebbe fondata sulla pluralità dei partiti sol– tanto perché in Russia è già stata realizzata la società senza classi ... lo so,io convinto che, se questa vi• sione fosse esatta, miche la nznggio• ranza dovrebbe riconoscere nella de• mocrazia sovietica la migliore delle democrazie ». E l'on. Cucchi con– tinua precisando che la democrazia sovietica non è vera democrazia non già perché si fonda sul partito unico, bensì perché questo partito unico non è espressione d'una società senza classi. Quanto alla Jugoslavia, per i ve > fare totalitario. Bisogna co– struire la situazione nella quale un partito ;1on possa, o debba, battersi per un regime; e questa situazione ha il suo cardine, in Italia, nella co– struzione d'una opposizione reale, do· tata di forza, che quando non è for– rnalmente elemento di governo è di fatto elemento reale dello stato. Bisogna sapere che questa parte di realtà avrà vita solo se non sarà soffocata nell'angusto confine dello stato nazionale tradizionale, al qua– le, alla lunga, è solo compossibilc il fascismo o il comunismo. Perché una Sinistra democratica viva, molto c'è da dire, ma almeno si dica che non è parte politica quella che, caduta dalla civiltà nell'ideologismo demo– cratico, non sa sentire i problemi po– litici come problemi di stato; che lo stato democratico non s'idcntifi• ca con una volontà politica sola, ma con tutte le volontà che rag– gruppandosi e distinguendosi raggiun– gono la sede della volontà politica– mente qualificata: la maggioranza e l'opposizione. Che il rapporto che tutte le lega deve essere l'unità na• zionale democratica: una concordia discors. Ma sopratutto, chiar. Direttore, mi consenta (\'aggiungere che solo chi sa battersi è degno della vit– toria: ·che non è più l'ora della di– scussione, ma quella di contarsi at– torno ad una proposta capace di fu– turo. La Sua rivista, oggi beneme– rita per l'apertura e l'intensità della problematica dell'azione democrati– ca, selezioni le proposte, e propon• ga adesioni per l'azione che tali pro• poste contengono. M.lRIO ALBERTINI dirigenti dcll'U.S.I. è un. ahro af– fare: lì sarebbe vera democrazia, "P· punto perché v'è il partito unico, espressione d'una società aclassista .... Chi non vede in ciò l'adesione teo– rica, di principio? Ma basterebbero i due numeri di R.S. del 27-IX e del 4-X-53, nei quali sono riportati gli articoli conclusivi del dibattito sviluppatosi fra il laburista svedese Bjéirk e il titino Colakovic, c~i com: menti che precedono (anche in altri numeri di R. S.), per vedere che si tratta di un'adesione teorica a quel tipo di democrazia. Noi, invece, sia• mo con BjOrk. Per noi, cioè, in nes• sun caso è possibile ritenere demo– cratico un regime a partito unico. Comprendo perfettamente che certe rivoluzioni (penso soprattutto a q~cl• la cinese) non possono effettuarsi se non con caratteri totalitari: ma que– sti, una volta assestata la nuova si– tuazione (come indubbiamente, se non in Cina, lo è in Jugoslavia), do– vrebbero esser soppressi, se veramente si vuol essere dei presidenti e non elci dittatori. Appunto per questo ho detto (e mi duole che nel ripor– tare tutto il periodo il dc Aloysio lo abbia omesso) che Tito avrebbe ora - e non otto anni fa - tutto l'agio, se lo volesse, di dare la vera libertà. e quindi la ,·era democrazia, al suo Paese. Infine, non vedo perché il dc Aloysio, e con lui i suoi ..e nostri amici dcll'U.S.1., debbano chiedere a tutti i costi la fusione col M.A.S.: dello stesso dc Alovsio ho presente una circolare, gentilmente inviatami, nella quale si· sostiene anzitutto una « fusione o almeno alleanza imme– diata e duratura fra USI e MAS >. Se dunque mi sembra prematura (e non per colpa nostra) la fusione, e chiedo proprio l'alleanza, per gli stessi motivi eia lui poi esposti in quella circolare (felice coincidenza di vedute), perché il dc Aloysio parte con )a lancia in resta? Dichiarino e mostrino apertamente i dirigenti dcll'U.S.I. di pensarla come noi in quelle tre questioni essenziali: solo allora si potrebbe parlare di fusionc: cd io ne sarei entusiasta. •at.A~UEI.E USTOIII~.\ OTTIMISMO UNO E DUE A PROPOSITO dell'articolo « Mez– zo milioni di elettori hanno ca• pito », pubblicato in N. R. ciel 5 novembre u.s., vorrei muovere qual– che obiezione all'autore cli esso, l'amico carissimo Castorina. Egli) con rigore logico e con dati di fatto, spiega come le recenti ele– zioni non siano state per nulla un successo del P.S.I.. come si è afferma– to da parte di alti esponenti di quel partito. In verità. se noi guardiamo alle cifre. prendendo in esame le ele– zioni del '-!6. quelle del '48 e le ultime, non possiamo dar torto al Castorina: il regresso c'è cd è evi– dente. Ma la valutazione va fatta proprio e soltanto sulle statistiche o non piuttosto bisogna tenere conto di altri elementi, prima di dichiarare che, in sostanza. il P.S.I. è stato sconfitto? Perché non tenere conto delle varie scissioni da Saragat a Ro– mita, che hanno indubbiamente scos– so la fiducia di molti lavoratori nel Partito Socialista come strumento va• lido di lotta e per cui parte di que– sti ultimi hanno preferito riversare i loro voti sul P.C. T.? Comunque di fronte ai risultati c1cttorali, penso che sia cosa vana fare delle belle discussioni e delle sot– tili disquisizioni su quello che vor. remmo fosse il socialismo: per la stragrande maggÌoranza elci socialisti italiani il vero Partito Socialista in Italia è il P.S.I. Questo è un dato di fatto, che nessuno, penso, potrà mettere in dubbio. Il Castorina, prima delle elezioni ultime, sperava in un fiasco ciel P.S.I.: quel fiasco non c'è stato. E' necessario prenderne atto e, magari a denti stretti, adattarsi a quella che è la situazione reale. Non credo, in• vrro, che il Castorina attenda, ad ogni elezione, un fiasco del P.S.I.:

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