la Fiera Letteraria - XIV - n. 9 - 1 marzo 1959

Domenica 1 marzo 1959 Carlo Bernarl Cera una ·volta. nel paese di quelli c.~ no~ pensano. un uomo affl.:ao da un graxe ma,e: non pJteve fare a meno di pens are Pe:- quanti &fon1 facesse pe:- non pe,:: isa.re· ~i~-= :::~! 1 ii ~r~ ':d~u;::~;n~;:~lio>.e~~; a\·i'n.•i pensato ':!: ri!)<!nsato lungame::itt. Quesu malattia. per quanto tenuta se– E!~ttl da. amici e da parenti. si riseppe in g1:-o. e e:unse fino all'orecchio di Colui che ,i:overnél'\·a le son~ del paese· il quale su– bito tu assalito daUa -puDgenie curiosità di conoscere quel suddito singolare; e fattolo chama..-e d8'\·anti a :<è gli diòse: - :\ti e giunta not:.Zia che tu. Eia di ~orno che di notte, non fai eJtro che pen– sa... - E' ve:-o. o mio S.:gnore - rispose l'uo– mo che pensava. - E' un ma1e che mi affligge fin da quando ero in lasce. Xon potevo attaccarmi al 15eno della mia nu– trice senz.a che pensassi: ecco - pensa\·o - or-a mi gonfio di !atte e cresco. E il peggio e che realmente ~SCe\·o. Crescevo e vista d'occh..:.O. E più crescevo e più pens&\--o. - E poi c06'altro pemavi? - A dire il \·er,:, - replicò l"uomo che pensa·va - pensavo sempre le cose più strane e più ~rde. - Ad esempio~ - Ohe sa..--ei pre&t.O andato a scuola dove, secondo i tuoi p:-ogrammi che sono i più saiggi che mai una scuola .:..bbia .n-uto. mi a\-rebbe.."'O int;egnato il modo di non pensare. - E imparasti? - chiese il Sign<>re di quel pa~. - A dire il ,·ero. non \rl gran che. ma non pe:- difetto d..?i maestri o dei libri o dei programmi. ma per questa ma!edetta malattia .::-be fin da allora minava il mio cervello. Cosi. uscii dalla scuo.Ja con la testa più piena di idee di quando vi e."'O ent.rat,:,. - Ed ora. sentiamo. ora. che cosa pensi? - Penso. se devo esser sincero ... - Pe."'Oacco. se devi esserlo. ti ho tatto chiamare wpJ)OEita davanti alla nostra au– gusta presenza. - E allora ti dirò tutto: ora penso che ~1ù !re~ni;it.~ g~~~i1 1 ~ ~~e~~::~ 0 Sia no succeduti al governo di queno nostro amato paese_ - Questo va bene. è giusto che tu lo abbia pensato. ma come a'l.·resti fatto a pen– ~:io se tu non a\·es,si peni;ato. come co– manda la nostra d()tt:-ina'.' - O mio Signore Potentissimo. tu mi poni un g:-a:ide proble."Ila. a cui io non sap:-ei :i6pondere 00t,Ì su due piedi. senza ... senza a\·erci pensato un poco sopre - Va bene. ti ;.ia concesso! - dis.se il Signore ~l paese di quelli che n on pe n– sano. - Pensa pure. a tuo comodo. ma entro due me.si portami la risposta ... E che nessuno s ap pia di questo c,.,Uoquio. - Quin– di. chiarnàh d~gnitsn e mtni&t:-i. ordinò che per due me,5i nt'6l.,.mo molest~ l'uomo che pensav3 e ehe qualtmque cosa pensa.61:ie. questo era pe: la salute del Regno e che quindi non• venisse molestato. Fu C'Osi che l"u-.lmo che pensava, ch~usos1 in casa. comincò a pensare alla ,nsposta da dare al so,-xano. il quale ,-olE>\-Ssapere co– me a-..-rebbe f-atto a pen.i:are che lui era un grande 60Vra::io. eenu pensaNi. Studia e ristudia. pro\·a e ripro,:a. pas– SIIYano i ~.orni. pas.!avano le notti. passa– \'aDOle settimae ed il suo lu.~ era ~m– pre acceso; e lui. inchiodato da\'anti a:l ta– \-Olo senza mang:are. !enz:a la\·a-n;i e senza rade~i. pensa,-e alla n,;posta da da:-e al rovrano. La gente che PaiiSa\·a davanti alla sua casa. a \'-eder;? la p.>rta sempre sp:angata, la soa:lia lorda di fango e d'immondizia e 11 lume S<?mprt>acceso sul ta\-o:o. comi'!lciò ad :nc urios ;rsi e a chiedersi. - : O.fa cOia !a" Per.:né non esce mai? Perché st a sempr-e ,;,e,duto a quel ta\'olo J:!'"3ttandosi la p!-ra e il mento~ G.à. perch~ i: mento. anche qL1e1lo. si era andato rico– prendo d.i peli. Sicché in b:t"\"e. la f<>lla di c:.i=io.:."iche staz1ona\''9no <ia ma'!lt" a sera d:n--anti alla sua pona. crebbe a dismisu~-a ta:ito àa .::.zn_ pensieri.re i tutori dell'ordine pu!>blico: •n– che perc hé. come sempre succede tra la !o'.la. subito ne approfittarono gi.i specula– to:'i per i:1:stalla:o\'i le lo:.:> bancerelle con i dolciu."Ili. i finti santoni che face'\·::i:no mi– :-aeoli per due soldi. e inllne non manca– :0:10 neppu.""e i borsaioli e gli ~commett~– tori d'az.u..rdo. che da\'ano a tre. e cmque. e per.-mo a dieci c.Jntro uno il siJnsflcato deUe v,;,lontaria prigi,:mla deU:oomo che pensa\'a. ~a çhe egli peru'"6t'"e lo sapevano solo g'.i tnt1mi: ma qc.1est:. \"enuti a conoscenz.a dello o:,COntro oo~ ~I loro congiunto a-\-~'\·a a\'uto col S>vr:.no. avC'\·.1n.:>pr.:n...-eduto in tempo ad allontanarsi p,.:r non rimanere m– vi.!~hiatì nei SU.Ji iuai; si ... -cllé i totaliua– to:'i poterono fa:-e a ff -:- : d'oro a1 par_ dei piccoli mcn::antì. R J.on per cui nes,.""t.lno a·.-r ::,e ci~side:-zto eh-e qu.:-lla storia fin:'"'-– s-e: rrdi. SenJnc?lé la W!iz1a dt>I tumulto giunse-. cJme gi:.m-.5~a tutto, ~tt:-a,·:p.o le spie. al- 1".:>recchio de: S11?=:iore: 11 q:.iale disse: - Che pen..,-.?:annJ ma; d. mc tuti1 que– "~i ~uò-:1 ti. !<e scopri: nno che no p:-:m~~o ad un ttm;:,hc? .:1tt. 1din .'.>cii pe:l.S.l:e" - CoEa p,:,tra:rno : r.ai p:n~ • - lJ t-a,– quillizzò il p:imo mi nistro dello lncult u:a PJpola:-e - o mio a.nato èl,:wrano. _se es.si n,:,n ,pensano. se li 3bbi::.mo edu.:at. ,;.:n d:dJ;. più ten-.?ra età a non pensar-e-'" - Sa:-à - es.:Jamò il pe~:e!'OSO S'J'\Ta– no - ma ~ c:.:e i ,1 po:x, t..1tti c-ap:-a-::ino che in u:ia Ciìs.a q..;...iunq;.K>. un cittad:no q'"',1,lunq-.:e $:la ,>·n_.,;,:..J. - Sta peo-=-an;:ìo. s:. ma s:a pcruando co– me .s i po~2 pe:Jsare al 11 :ua s-0,·:-ana g:':ln– dez.za i;enza pen.:are - :'ii'\ c,Jme si p.Jtrà fa:-l,:, sape:-e in giro. o.'le quel che edt pensa è il mOOo più ap-- ~~t~a~~:i :ndc~~!~~ ;e r~1!t~1ct= dit~ scop:i~ero che ~, i::.iò a:1che rare a meno d .. E:-co. si - ci1. 1 e il S1~::ar~ d,'lle Te:-:-~ do\·e n:n si p. n;a èan.:io,1 una p;-Na alla !:onte ~ !e-ce volare la su.a co:.lna - che capi.ScO: ,.:e q.1i n.-.suno pe:1sl, non pensa neppu..--e alla m1.l grandezza. e allora $0 che eoi;a po;;.Jia la mia g:-..ndez:..--a. se n "'5"",.mo ci pe:1sa'! Si :-e - :'i.>pose !l m•nistrl delrincuJ– tu ., ?.:>p);are - :n io a--n 1t ,,o,·:-ana .ii tutte le T, :r e do,-e n.ln s: pt•nsa. n.J n c:- cdo che lll dE" blt:r.icruccia: 11 pe:- cosi p.xo. Basta e-be e:it,I s entano e accettmo la tu a g:-4!1- dezza. perché la tua 1rn.ndezza per e.ss1 na.. LA FIERA LETTERARIA Pag. 5 SCRITTORI IN PRIMO PIANO CARLO BERNARI: UNA BARBA TIRA L'ALTRA - Già. già - cominC:ò e bofonchiar~ il SO":rano - si t a presto a dire: sentono. ac– cettano. : O.la sentire. accettare non s:gDi– flca pensare. s cegliere"! ... Oh. Dio. mi con– fondo Si può anche sentire una cosa sen– za pensarla? I.e si può anche accettare sen– za pre!erir:a ad un'alt:a"! = Àt~i s~r.1%a non si dt1·e! Io im-ece voglio eè!Serne certo. Il ministro dell"iincu1tura Popolare co– minciò a tremare. leggendo nf?i"li occhi del S0\'rano un desiderio di \·endetta. - Tu m"in~nni! - esplose infine il Si– «nore di tutte le Terre dove non 6i perue - E ne andrà della tua testa. - O Sire - oer:ò di blandirlo il mi:ii– stro - s.:.a !atta la volontà tua pe:- ogni dove e in ogni momento: tu lascia pusare un po' di tempo. e poi farai :.e tua vendetta. - In che modo? - E...--co:poiché quando si pensa non si ha voglia di tare altro cli-e pensa...--e. perché i: p nsiero è t'.ranno __ - Come? - scattò il Signo:e. - Volevo dire - si con!use il min:Stro - s~en-mo e li decapiteremo. E questo ,ra.à un e.sempio salutare - Benissimo. - S1 fregò le mani il Si– gnore. e Jeee due 911ltt per la sala del t.ro: io. ~la subito si fermò peruiero,o: - :\i.a tu, come hai tatto a pensare qu~te COl!ie. s·eru.a pemare? ll ministro si grat~ò il mento confuso: - Già. come ho !atto ... Ma mio S;.gDo:e. è .semplice. )lon le ho pensate. Esse sono germinate spontanee sulle m!e labbra. in q~nto vivendo semp:-e a contatto con te ho imparato a l@gge.e nei tuoi occhi. che sono maestosamente Hpres&lvi. - S:cché quello ehe tu dici. ra,-re-i pen– sato io? - Esatto, proprio tu. E dirò di più. Ore. ad esempio. leggo nei tuoi occhi. che colui al quale tu hai dato il permesso di pensare al modo di pensare alla tua grand.etta sen– za pen,sare. de-.,e essere lasciato in pace. sia che E!Eica dal 61.I0 :iti:-o con la batba kr.l;ga. .sia che esca con la oarba rasata Scaduti i due mesi concessi dal sonano all'uomo che pensava. perché pe:isasse !a maniera di pensare alla grandezza del capo senza pensare. una diecina di gendarmi vero qualche barb:ton.sore col suo bacile aveYa tentato di !are q ualche aHaruccio, ma aYeva do,•uto desistere davanti alle minacce d~a fo:la. che reputava se Ye– ni~nte farsi sorprendere sotto i suoi ferri mentre l'uomo che pensa\•a non si stacca\.·a un attimo dal .suo scrittoio né per man– giare. né per dormire. né p er ra dersi. Ora nel vederlo apparire st.ù.la soglia cosi ba rbuto. cia scuno sperò i n cuo r suo di a~ omigliarg.li un pocb!.no e quindi ciascuno si rinc uorò pensando che presto o tardi il so,•rano si sarebbe accorto anche di lu:. proprio per quella barba che ora gli or– nava il mento. Sicché presto anche quelli che a\'evano barbe stentate si lasciarono crescere i pe:: disordmatamente attorno al viso. ~ia la speranza ebbe bre\·e durata: no::i si erano ancora rinchiuse le po:-te del Re– gal Palazzo alle spalle dell"uomo che pen– sava. e g:à la polizia operava i primi arresti nelle Terre dove non si pensa\'a, e i primi tribu:iali cominc:a\·ano a com– minare le prime pene di morte. co::i p:-o– cedimenti sommari che si svo1ge-..·ano in due battute: bito si affrettarono a rader.s, clandesLna– mente e mai piii un pe~o si \'ide in g:.ro per :e Terre dove non s1 pensava. Tranne una barba. s·1.Dtende. q..iella del– l"uomo che pensaYa, il quale. i.unto che fu alla p~senza del Siinore. •• prosternò ai piedi dttl suo trono dict'ndo: - SalYami. o m:o S;&nore. da questo terribile male del J)f'nsare. P:U cerco dl non pensare ~ piii penso: e quando tento di non pensare. ecco che ho pensato dl non l)f'naare- - Ma tu. se non m·mganni. mi ave\.·1 promesso una r~posta Quale è~ Fuori. subito. questa risposta. A:tnmenti !aral la !:ne dl tutti gli altri. che da questo mo– mento incominciamo a vedeni privati della cosa piii inutile che ~Uomo abbia r.cevuto: la testa. Allora'! - Allor.a - riprese l'uomo che ~sa\'a. n un estremo tentath·o dt sah:ezza. - ho trovato che chiunque pensa alla tua gran– dezza do\':ebbe es.sere decapitato. - Questa è bella: e perché mai'" - P@rché chiunque pensa alla tua 2:-an- dezza reca offesa a te. in quanto :un,ta la tua i,!randez:za al suo solo pensiero. - Esatto, o m;o S!.:~ore. - r:spose ruomo che pensava. - E non si può .lare prop!""!o n:l!!'nte pe: ruuse-.ta::.e? - eh:ese !I 10vrano - Temo prop:io d1 no:, - d.sse :re.– mebondo il m:.C:st:o. - Co:pa :-ua'. - scattò 11 so,·rano. - Xo-a et ho pensa:o. o :n!o s:gno:-e. E non pnoi !a=-:nene una co!pa. g:accbé i.! m;o mestiere è quello di non pensa:-e. - Già - fece il Re pe:uieroso . - ~la ti !ace.o tae=iare ugua:mente la t.er. ..a.. Cos\ ~mpareral a non pen.sarc1 bene. - Sia fatta la tua \.•olontà. Solo ml pe:-– ml!!'tto di farti osservare che poi, La~iata la mia testa. avrai una testa d. meno che non pensa a!!a tua grandezza. - G.à. anche questo è vero. Coli mentre il m.:.n;.Srro aalvava :a sua testa. l'uomo che pensava ebbe s.a.:\.·a :a sua. barba compresa. Anzi que:ta barba divenne un1st;tuz;one del re;:::me. m QèJa::.t.o s: add.:ava lei ogni qual vo!ta ne.Ile Te:-:-e dove non si pensa\·a cap.:..ava qU...:che c::J– s:re osp.~~ st.ran:ero e il Re p e:ns!eroso voleva alludere alla sua liberal.là: allora eR.li indicava quei.:a ba:-ba come n si:nbolo deiroppos1zione. Una morale saggia e sorridente - Ecco - eili soleva dire a! s..ioi co:– legi stran.ier: - la nostra p:U illustre barba di op~tore. SopraniU::lU. però u n bel a~orno u::a guerra. a cui nessuno ave.va pl!!'nsato. n~ minist!".. né genera!!. n é sold ati. convi::ti tutti ch e ci avesse pensato Lu1. e tanto ba.sta.va. E !u una euerra crudele. che tto d ~trusse. tutto bruc:b. tutto acon– vo1se. e che quando giunse nella cap:tale non .ri.spa."n'!iò :ié il palazzo del SiP1ore. né la sua v; ta. né quella dei suoi con– giu.nt .. né in!. i.ne quella dei suoi cortii:ani.. * di ALBERTO BEl'ILll.CQl.,-,1. • Ne: Ja con!wione provocata da!la cata– strofe. !"invasore ce.rcb in l unt:o e !.:1 largo una persona degna a cui affida.re il re,:– g:.mento del paese in sfacelo; e sco,·ato l"uomo che pensava. nascosto in una car– bonaia. non tardò a ravviA.:e nella sua barba u:i segno inequi-ç-oeabile de..::la sua pervicace oppo.<tlZ.;.one R1 crot:ato rea:.:.:ne del t;ranno. U pagine di Carlo Bernari che qui pre– senttomo ha'1no lo caden.:a stilurico e lo luminosa rarefazione della favola. Ciò rap– pruenw. innegabtlmenk. un aspetto me– dito e gusroso dell'arte narrativa di Ber– nari. ma non certo un momento di pausa o magari una divaga:ione. anche se d'alto livello_ La storia di queste ..- barbe, mord.e infatti la più consuelo ed aute-ntica scorza del narratore napoletano. sostan..-aandori di umori radicati alla t•ita reale. ad una mo– rale saggia e sorridi-nre sullo .uorico s1- s1ema dei fath II delle opinioni ;~oi~ ~::;=. .,:~ ~'"::":Oaru::rr~":a s::.~e~: I do un intuito desunto dalla saQge=a e dal– l"accoratezza popolan. Ecco la chiaue del– l'aria di fa,;ola eh~ ne deriva. La .1cnttore obbedi.1ce ad una sorta dt ecc11a...-ione lirica.. .11 concede alla scri1tura quasi inconsape– volmente o. meQliO, consapevole .101tanro di qut>lla luce e di quella SaQaia accoratena di cui abbiamo deao !I lettore si sentirà condotto garbatamen– tt" al di ld del sorriso a.stratto . .ru quel ter– reno dove buon senso e ironia co.1tn.1ttiva si fondono in una concfuritra m,edirarione. La sciolti-==a -ritmica della favola si presta' ad essere utilizzala come .1chema nuoco rn cui la coralitd sociali- d, Bi-rttori non i;ieni– ni limitata M alli-rato E il risultato I un·1ron1a .1ot1de che fasna lo .,:fondo e le figure che lo animano. L'iro– nia (I quella stessa che e-ntra a scuotere: con luci amare cene noie pagine dei hbn d1 BemariJ opt:ra persino rollo stile:; $1 fa .,:uono. scher-o di .,:u.ono mouo e vagamen– ie picare.,:co: tutto impronta di si. mo non 1rad1.$Ct: il remo La , .,:ooalità # non scade nello .scherzo, nella facilità dell'occasione. La mentalnà dt un re:gi~e. le inconQrut>n:i:e diuarorialt. lo spirito m1me1ico del popolo. la precanetd ddle opinioni e del g1udi.:10 storico, rouu– .11tà e: lo -malafede: sono t>lemenli e.,:aita– menle tradottt nel quadro. tnvi e palpitanti. Rilepgt'Tldo il racconto-farola che Berna– ri ci ha cortesemente con.,:egnato, ci tnene immediato un termini- di paragone: ci vie– ne di pen&are. ciol. a certe canzoni pop0- lari (popolari nel .,:en.10 di una na.1c1ta da un modo di vivere, di pen.,:are, di .1offnreJ. Sono arit> amare t> .,:cherzose insieme che si po.,:.,:ono udire in certi borghi nolrurni e paesani. nt>lla disrua di certi. campi in rac– col10. in osterie fuori mano. In queflt> can– =oni i senrimenh - proprio per la loro im– mediata .,:intui simbolica - sanno farsi scoperta-mente toccanti, elementarmente a.1- .,:imilabili con dolce.::ia o violen=a Que.1te pogtne di Bemori .1ono un po' CO– ~ quelle canzoni. Toccano le corde più. prontl' e .,:coperte nel lettore. proprio per una mancan=a di induQIO lerterano. Lo pen.- è e.sc.lusirn e non penmtte <li tue altro. c"è il coso che !ia il tuo protetto. che tutti quelli che ronzano etto..-no alla sua casa. non m:n:eranno il tempo né d1 mangìa:e. - Be'. e come liapremo che non mange– :-anno'" - Abbiamo o non abbiamo delle spie sgumz;..gliate ad ~i an,tolo del nostro amato pJese1 Ebbene da loro sapre=no ch'i ha mangiato oppure no. - ~la si poò anche pensare m:.mgiando - E sia. Però c"è una rll)J'O\·.a. Chi si fi~ a pen,are. d.;lficilmente Emette di tersi rade:-e la barba. - Continua. - E' .semp:;~e. tun1 coloro che si \-e- d:-anoo in giro con le òa:-be lun,zhe h a:re- A lt>ttura finita. qualcuno prot'erci ad im– magfnar.11 un tempo non lontano e prorerd ad apphcare. al mento di uomini ,n schie– ro e in divi.1a. barbe grige. ro.1.1e. nere e tulle: non troppo regolamentari. cioè al di– .10110 dei dieci unlimetri: turbe , oct'an.t– che 6" di barbuti gli ruoteranno nel cerct>l– lo. . A quesla suppo.,:i..-ione Bt'rnari sornde– rd bononamt-nte rorse lo .,:crittort' non ro– levo oddtnttura questo. forse t·oleva sol– ton10. con il $UD inedito .1agg10 di .scnuuro. upnmere uno ge-nt-r1ca morale con rum1hd .,:orridt>nte che duttngue la .,:ua umanitd. ALBERTO BEVl"LACQt:A dl!!'lla guardia personale del So\·rano an– darono a prele\'ar~o per conòurlo a.I St– wore delle Terre do,·e non si pensa. - Ebbene. - di d:sse ù sergente - hai fi:i;to"! - \"erame:lte - cominciò a ba.ibettare l'uomo che pensava - proprio finito no. Ma - Pochi ma. e séguicl. Quando co:ìoro che staziona\'ano da\·ant: alla sua casa videro appar:re l'uomo che pensa\'a. lacero. st:emato. e con una barba lunghissima. ist:nt:\·amente s: portarono le mani al mento in un moto di raceapr:cc10 e si accor.;ero che anche a loro la barba era cresciuta a d1smisura. nessuno a\·endo a\·uto mai pi6 il tempO. durante qu~1 du_e mesi. di recarsi dal barb:ere. A dire il Bruno SacUJ; • Pus;a.iilo con U sole• :\la appena ascese le scale che lo con– duc@vano al Senato per prendere po:uesso della sua nuova carica di primo min!Stro. voltoSi indietro. l"illustre uomo che pen– sava si vide s1>guito da una folla barbu:a.. Tutti a.tN!he le balie. anche i piccini che essi!!' alla~ta-ç-ano. avevano barbe al mento. :\Jolte d! queJ!e ba:be. si cap1\·a facS.– mente. era:10 finte: molte alt:--e e--ano barbe di mesi. di g:i:omi. tirate su a s"..ento su a:ote arrossate da trtz:.onf di capsico e d! cantaride. Quello s-pettaco:o indignò la pr:.ma ba:-ba del paese: che nel timor@ di esse.:--econfuso a tutti coloro i quall . .fino alla catastrofe. avevano sapientemente nascosto il v,z:.o di pensare radendosi accurata.mente. promul:ò un decreto che \·enne affisso quel 1:0:-:10 stesso e che dice,·a: • Chiunque a partire d.:Ce o:-e zero d1 o;;:gi sarà scoperto mun.:to d i barba al!ine di con!ondersi ai pochi. ai pochi.ss: m~ al– l"unico che in tempi nO!l sospetti osò po:-– tarla in segno di pensata protesta. sia pas– sato per Je armi con proc~co sommario. Qui.ndi le autor:.tà preposte all"applicttone di questo decreto inizieranno da 02gi ua censimento per la ,•erifìca defie barbe. Le barbe regolamentari. dovranno m:surare almeno dieci c_entime?'i. tutti coloro che per scampare al g1wto biasimo e alla condanna popolare. saranno scoperti con barbe finte o con barbe al di.sotto dei dleci centimetri saranno co:u:derati profittatori. di guerra. sosterutori dd crollato regime. e perc:ò stesso passibili di pena capitale• . Carlo Bernarl nel suo studlu Da quel momento nelle Terre do..,.e non s: pensava ed ora Si comincia\.·a a pensare. si assisté ad una \."era e propria caccia alla barba da parte dei nuovi fedeli del– l'uomo che avendo sempre pensato a-ç-e\"a potuto anche !arsi crescere una d~e p!ù fluenti barbe che l'opposizione n.ntasse al potere: ma il peggio si fu che. ne.,suno fidandosi dell"altro. prima di riCODO$Ce:-sl e di rivolgersi la pam.la. per non J\'er guai con la pol.itia. tu..'" 1.i,·amente ci si s:n– cera,•a se la barba dell"altro fosse \.·en o finta e se era di m.iSura tt&:olamenta.n- op– pure al disotto. se cresciuta naturalmente o grazie a trattamenti pan::colart. - Perché porti la ba:-ba'" - Perché è c!resciuta - E perché è cresciuta" - Perché non bo a ·uto .I tempo d; far- mela radere. - E perché non hai avuto questo tempo~ Il condannato a questa domanda non sape\·a come rispondere: se dice\'a d'essersi fe:-mato per due mesi davanti alla porta dell·uomo che pensa\'a. si condanna\'a da sé: .se diCe\"a: non ci ho pensato - subito il ma~istrat o ribatteva: per non pema:ci ,·uol dire e.be hai pensato d; non pensart:i. E \'ano er a 0 2.ni tentat:,•o d: salvarsi con i _ .. ma ... con i .. .se ... con 1 .. veramen- te :o._ ... Fu cosl che quei poch: i qual: riusci– ro~o a saj\'a:Si alla caccia dell~ barbe !Ù.· mentre in\•ece la tua grandezza pub e..~ere ~ stento contenuta nelri..nsieme di tutte le teste del tuoi sudditL - Senti senti. - comineib a saltellare :1 Signore per la sala del trono - questa veramente mi piace. PiU teste comuni– canti fra loro ci sono nel mio regno che non pensano alla mia grandena e plii io. per o~nuno. sono grande. - Proprio cosi. mio amato Signore. - M1 piace ... - E subito fattosi pensie- roso come soltanto lui sapeva e pote\·a fare. chiamò il suo ministro dell'lnculutra popolare: - Avevi perfettamente ra~ione - disse. quando il dignitario fu giunto alla sua presenza. - Solo che hai com– messo uno sbagl:o. Mi hai fatto uccidere troppa gente. Ora. con gente di meno. la m:a grandezza sarà minore. Risale a quel tempo l'wo per uomini. donne e persino bambini di portare barbe nuenti. _ in segno di ossequio alle leggi an– tiche d1 quel paese dove non si pensa,·a. E risale pure a quel tempo la costumanza. quando due s"incontrano per la -..-ia. d: t– rarsi scambie\·olmente !e barbe. per saluto. come noi usiamo in-..-ece stringendoci la mano: che è usanu. a pen.sarci be::i.e. al– trettanto sciocca e di cui ei stuiu;e il s:gn:.– ftcato. CARLO BERSABl I premi "Etna Taormina" ~ori. <;:;"::t ~=r:::;1t/ della ~i:enJr-e:?oar::a~be~~~s~~~iian~ I ~fJ~a ~~~ ~:~a:0;~ 0 JP!:= Ronda. di Prologh!. Viaggi ni. ha ap_pronta:o una sene d1 1 re. con i moden:u .. flauti,. di nel ttmpo. Sole a picco. Il gite e di_ spe':.tacoli che ha::::a- 1 canna suonati m onore d.:. \"J.· cielo .rulle c1:tà. Poe.1:ie. Soli• no egreg;.amente posto in r1- · leri. non si d;men:icaao !a– tario in Arcadia. ecc. vedono lievo il folklore e la n1:ura cilmente. l"as6ertore non soltanto di un~ splendi~a dei luoghi ,•iL:.ati. Come non si potran::io di- ~;!da sa~fature co~!n~ch:uat po';:i~3:11~l~a {:g:ra~~~;.e ~~ ~e~:.ieoare i . due poeti vinci- fonti ispiralive e formative scn:tori. Il - marranzano • suo- 'U' 1: "'':f~fn ma _belli .. fin_o peSu~: .. ~~n~~or~e\~~r:~-:che ~:,t;of e:~: 2::~e~ei~ 1 ;!: !en~u~ 1: ase~~rl~~e r!~= per l'appellativo di .. patnar- sia dl Quasimodo neii'aria e bnuo. Da un momen-:.o all'al– chi .._ at_:ribuito ai poeti pre- il ricordo dei Greci), !o spe~- tro. dopo una vi~a i.ntera.men-:.e mlah (m un orecchio vi po- •a.colo dell'Opera de• Pupi nel spesa per _h poesia. I?~ r:- ~~t~ ~1peG~~~;au~~:i: 53 qu:~= ~e:it::<L~~ fem~o~fi~e M:rila~~ ~r;:,~e v~l~~;d~~~b:~ ,a edizione del p_remio bien- lungo le cos:e spettrali del- qualche tempo. res!1 alh. larga. ~:. •d~ln:~=~=~~a~~a ;~~ l'Et~a. il teatro di Taormina ELIO F. ACCROCCA sta una volta a Catania e Wla volta a Taormina: premio al quale hanno concorso più di ottanta poeti italiani. alcuni dei quali giovanissimi o che encora non hanno raggiun!o la linea di demarcaz.ione dei 50 o 60 anni di e:à} ha visto raccolti a!!orno ai due poeti presenti (Guillé:t e Valeri). oltre i membri de.ila giuria Giuseppe Ravegnani. presiden– te. bonaventura Tecchi. An– tonio Piccone S:ej a. Leonida Rèpeci. G ic1.como Debenedetti. Vittore Branca. Lino Curct Juan Wllcok e Giuseppe Vil– laroel. ideatore e segret:iro permanente del premio (as– senti Franctsco Flora. GoUre– do Bellonci. Enrico Falqui :\!a:'io Praz e G1acin~o Spa– gnolet:il. un gran numero dJ invitati e di giornalis!i. in onore dei quali l'Ente Prov:.n- ~:_ P:;u:l :i~:o dji p<;.:= Gbncarlo Yl,orelll, GJ~::P ~D~:i'"efn&nf, Jorre Guillén.

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