la Fiera Letteraria - XII - n. 44 - 3 novembre 1957

Domenica 3 novembre 1957 LA FIERA I ETTERA·RJ"A' MARGHERITA GUIDACCI: PERSONALITA' DEGNISSIMA DELLA NOSTRA POESIA Non c'è due senz.a tre. parola del Re. Ed eccoci intatti costretti. tanto per non sbugiardare il proverbio. a citar per la terza volta di seguito il Lu.nario. sotto la cui insegna riceviamo ancora tresco di stampa. e cosi in stagione, Giorno dei Santi di Margherita Guidacci. IL GIC)RNO- DEI SANTI si sarebbe detto alla brava una volta) alla poesia. D'altronde. a leggere almeno il forte brarto (in Ci.Orno dei Santi: bellissimo. non esitiamo a dirlo, anche in quella t~r– ma, che par prefabbricata e di pubbh~o dominio) dove e le.i» si rappresenta(• lei" non tanto come • Io» ma come « Persona del dramma»; e sempre col pensi~ro f1~o alla morte) in atto di allattare 11 tlgho (pag. 40). anche l'utente çiù pr~venuto come non può d1ment1care. preso 10 quel– la vasta e solenne onda d1 commozione. ogni suo preeoncetto sofisma Il Lettore ci perdoni: C'est la fau.te de la fatalité. E l'Autrice ci perdoni anch(' lei. chE: non ha bisogno della nostra pre– sentazione. e che sarebbe enirata benis– simo in sala da sola, avendo titoli e vo– lontà perchè .z;,ess\lnO, che non sia un mal– creato o uno zolla. osi chiedersi chi è. La Guidacci infatti è nota e apprez.zata (si dice così?) per due precedenti operet- · te poetiche (La sabbia e l'angelo, Vallec– chi, 1946, e Morte del ricco. ivi. 1955). nonchè per varie traduzioni scelte da Beerbohm. Donne. Dickinson etc .. o scritti vari - anche d'acceso intervento polemi• co - sparsi qua e là. E senza dubbio tan– to Vanni Seheiwiller quanto Mario Co• stanzo, inventori e curatori di questo Lu– nario, non hanno dovuto dubitar troppo nel porla in una collanina la quale, ormai. chiaramente si profila come una loro vera e propria piccola antologia (abbiamo già •avuto occasione di dirlo} di poeti della ({quarta generazione>). Bene. Staremo dunque col fucile spia– nato ad aspettar l'alzata del Quart.o. Quinto. Sesto, Centesimottavo campione– della- serie. non dimenticando per intanto che abbiamo già detto la nostra sul I e sul II, così come non dimentichiamo che anche noi mettemmo una posta sulla pri• ma carta della Guidacci (La sabbia e l'an– gelo). quando ci capitò, un dieci o undici anni fa di ,parlarne su questa medesim3 Fiera: « Non importavano i templi in ro- vina sul limitare dei deserti ... Bastava che l'ombra sorgesse dall'a'lgoto più quie– to della stan:-a, - o vegliasse dietro la nostra porta socchiusa. - La fine pioggia ai. vetri, un pezzo di latta che gemesse nel vento: - Noi sapevamo già di appartenere alla morte n Quel libretto, in quel '46 cosi ricco di generose scalmane ma cos\ povero di sti– le. ci colpì innanzi tutto, in tanto populi• smo urlato per la strada, e in tanto vel– leitarismo nel voler ricominciar tulto da capo. proprio per la bella lezione di stile (non intendiamo soltanto letterario) che esso ci offriva col suo profondo accento meditativo cosi legato al tempo senza su– birne la cronaca: un libro che non per questo rinunC'iava ad essere nuovo nello spirito (nonostanie l'evidente - ma scel– tissima. e anch'essa nuova - derivazione letteraria). primo segno forse dello spo. starsi degli interessi dei giovani (confer– mato poi in vari altri casi) dal campo della ctùtura latina (leggi. in massima. francese} a quello della cultura anglosas– sone: dal « Gesù insegna come si deve pregare)> al « Jesus teaches a method Of prayer ». più tecnico senza dubbio ma appunto per questo più prossimo a certo stato d'animo dì allora. largamente diffu- * di GIORGIO CAPRONI so, ripetiamo, in molli giovani. 1 quali avendo Imparato a ditfl.dare, a torto o a ragione, sia del sentimenti « pali pari» espres~i ed esauriti in musica, sia delle metafisiche o teologie puramente riposte n,ei valori poetici della parola (l'arcinota poetica della parola}; a torto o a ragione. dicevamo (e in parte a torto, in Parte a ragione: quando l'attività raziocinante. dice Proust, si applica all'arte, tutto è di– mostr:rbile}, vedevano in quella cultura - in quel method. appunto - il miglior mezzo a portata di mano per digrassare (con timore o orrore di tutto quanto non è « lume della mente ». e può quindi por– tare all'enfasi o al deprecato lirismo pu– ro) il troppo genf?1"oso,o nervoso, o ap– passionato (ma si capisce che non è vero. essendo la definizione un riflesso - un. luminello - di quel timeore} discorso neo· latino. non dispiacenti forse se esso pren– deva un poco un color di sermone. ( « Il primo banchetto è d'amore. Su9Li avanzi d'amoTe banchetta la febbre. - infine i vermi. dita sicure della morte, ci spoglia– no cd aprono - fino allo scheletro lu· cenre n... i. Quando i tuoi occhi si fanno chiari ma avidi, - E un mondo inrenso come fiamma vi si speccia e consuma. - Raccagli presta la tua anima, portala a fiore di quello sguardo. - PeTchè la tua morte è vicina»). Questo tono da Meditazioni quotidiane (dominante, il pensiero della morte), non ce.5sa del tutto io Giorno dei Santi (com– posto di due poemetti anch'essi di tono meditativo, dedicato l'uno a! mare, l'altro. , appunto ai Santi), ma cessa, pensiamo, il riflesso più scopertamente letterario delle origini (nella versificazione. nelle meta· !ore dal !orte accento biblico, etc.), quasi la Guidacct (e certamente è cosl. dopo l'esperimento coraggioso di MOrte del Ticco, tendente a riportar la poesia alla costruzione drammatica e alla composi– zione piena: un libro n torto poco ricor– dato dalla critica) volesse ora innestart– con maggior naturalezza quella sua espe· rienza - vorremmo dire • atlantica n - in una tradizione (anche metrica) di casa nostra. magari riducendo (umiliando, già: ma è un progresso: ma è appunto il primo flore di quella educazione nordica} la pro– pria « Immaginazione letteraria»- ~agarl a costo, addirittura. di toccare la più pro– sastica prosa: La .tJ'/aQOia do~ siedo a rl.toaldarmi Al sole. Ju non molti Annt addietro. aquarciata DI bombe e rf tnfuriò 1A guena che J>er qualche fen,po M1,e fn ct.lsJJCrte anche le tue temJ)f'ate Nel i,enafero deQlf uomtnf. pn,i::au Da una tem.i,e.,1ta nlù dtretta •.. Bella !orz.a (non occorre l'acido di...Max Birbone} dire che questa non è né poesia né prosa, ma appena una esercitazione (« Mettere in versi il seguente brano 11: si usava fare, una volta). e per di più sulla comodissima pedalata « lassa • (a volte però. « di ricupero»: per prepararsi al b~lzo Anale) del solito endecasillabo (o giù di li). alternato al solito settenario (o giù di 11), compreso l'inevitab~le tono· nasale che il discorso in prosa viene ad assumere in quel modo di fare tI ve1'ao alla poesia. :Ma Max Birbone stia zitto. Questi gio– vani noi dobbiamo cercar di capirli (pena la nostra vita) fino al midollo dell'osso. Bisogna cercar d~ capire (dal momento che essi sono cap~i di far cosl cospicui « sacrifici.») che il sacrificio della Cui– dacci è calcolato, e che essa sa benissimo di non aver ancora inventato intero il suo linguaggio. più preoccupata evidente– mente e giustamente (questo è il vero sperimentalismo) di inventare per il mo– mento proposte nuove (argomenti diversi. ... Il mto corpo i itruuento df rr.fracolo Come gid /u nd dar trita. Il seno E' la comna /avoloao . .1COTrono t Jtumt (f 'abbondan.za . tn un'e!4 D'oro c'tè ,eqn.er4 Per la crt'-(ltura tqnora ti pftl vro/ondo Alveo della ml!'moria. a CUf J)itl tardf Rltornei-4 n,.l ,ogno o nel dolore.. P~r Ui Intatta è l'fmmoafne. oe, m~ Che ne a,:,no O('C(l.,fone. la a.colora G-14 u temoo. amaramente. E' to,-ae l'ul– ltlma volta t!he ho un n,,zv., al ~no. pofch.è f1nca,l. .zla.no Gli annf ad 1Mrldtre La mta Un/a. Ogaf ,ono Ancora un tft-o albero. J-ru.,ctanie DI /oqlfe. benedette DI n«!Chf. ma 1n. oamm1n.o è la ,t.agione; SDO(llta che tu df me .1f IChfwUr~. Dove, ci sembra. e per oonfermar la po- sta messa sulla prima carta. se spira tor te vento di •restaurazione» (ta parte, del resto. de11a polemica di molti giovani contro fl Novecento nostrano; e di tronte a certi ritardatari avanguardismi. dopo– tutto ...} non ci par che manchi. marcato. il segno d'una personalità degnissima di essere inclusa. fin da oggi, in un'Anroro– Zogia del tempo che fa. GIORGIO CAPRO:,r.., UN LIBRO DI GUIDO BOTTA * ANTONUiLLI SAGGISTA E CRITICO * LINIBO A ORIENTE Il Pascoli di campagna e di città * · di LAiliFRA!lCO ORSl1~l Nella elegante collana di attesa, poichè avvertendosi elementare secondo cui' di poesia elle la ES! pubblica la necessità di un linguaaaio un poeta. più SILOi versi ci sotto la insegna deU'c lppo- lirico più umanamente im- sorprendiamo a ridire tra grifo>, dopo Ritratto nel pegnato si riconosce che an- noi dopo la sua lettura, più ~:~: lii ~tlaar~il~li ç~m~d; ~rr~ ~ec:~~:t~, mna:~~ia m:~ ft~i ~a~ii~adi~:~~r~ vc~l:; g~one ~ Pa~se stramero· d1 gior parte dei giovant, in una piuma il tuo 'Corpo di Fiore, e u.sctto da poco qiie- purezza di forma, diremo dalia>. e Declinerà tra bre– sta Limbo ad oriente di Gu.i- che Botta con il suo Libra, ue ~ietro i~ ~atto - di -pini do _Botta (pp. 64._ L. 8~0). proprio per certe ricerche e dt _carrubi tl_!ole. e mai - I~ libro, che_ a_ prm~a vista formali che vogliono s-upe- sarai stata pru prona alle rivela le doti di raffinatezza rare H frammentismo erme- bordate - del ruo sangue>. e letterario controllo del suo tico senza cadere in un Lin• e Sempre m'tnvoalia di una ~i~~oredef~ese;:~s~ia~Jto i!z i~~ge~o ctt:~~j;;~c~h= f{%t 7;-Jd:ta _id!fr: b-;;ial~- salsedine Botta, grd _ 11_otosopratut;o tacca alla tradizione pur ac- Poesie . tutte. belle _sono per _Le cnttche _lettei:-ane cettando tutte le suggestio- mo~te_: tra cut prefei:-iamo e!ercitate sul!e pagine d.t e lt ni moderne (l'uso del so- Caligine ctie apre la st~loae gtornale ~ e _m parte raccol.: netto, assonato anzichè d- (_e ?,a sof/tce bas51!-ra _dt_ ca– te sotto i~ tttolo e Narratori mato, e dei- metri cosiddet. ltgtne - che tu chr.am , ctttd. napoletam del dopoguerra•- ti chiusi) Tappresenta, nel d?Ve ~a.tura -. U;na corolla Ricordavamo deL Botta al- suo difendersi dal contenu. d em_brici _e fasttg_t - e ma- ~tn:n~[iich!n~t°vfa~ilii:fi~; ~iu!fc:S! rg[~in;:gs~~(J~di ~g1a~o defi;rc~ir~~~O-~~), con altre di Anna Maria esempio, di guida. Autunno a L1c~l~, ~ quella Ortese, di Fio-re, Cammaro- Ma trattare delle ìntenzio- Canz~netta cosi inttmamen– sano e Cavallo in una rac- ni e astrattamente della ~e_ tn1te e ~ffet~osa,nr T 1 i- colta di occasione; ora è posizione di un'oper0 nelle f 1 r, no rt m~an . possibilfl approfondire la correnti del proprio tempo / i5oB 1rlor~. d !l ltn~uagffg,_o corn>scenza della sua poe- non è sufficiente: sopratut- e _ '? a. si tceva. e ra t– sia, ricercarne su scala più to per la poesia che non nflhSs1mo: tanto eh;~ a volte vasta le intenzion_i. . può essere fatta 'sentire se ~bb~°:Ji~t.e u1:i: r::,,rno~pdt}~ E_ ~er qu~nt~ ci st sent~ non attraverso le. sue stes- fiden.za verso l'espressione oggi_ impacciati a ~rlar dt se cadenze._ E ~oLptsc_e,dopo più esplicita e comunicativa; ~oes-ta ~opo che la_fine _del.-- aver letto t~ Ltbro. d~ Botta, ma sempre vi si distinguono ~!7ef~ig:e~~a~~1:i°n~ ~ ~tit~rn:.au:g~1::om:%ìki' ~~;= il sentire i e il fraseg(liaTe to adito a una situazione ria: segno questo di vitalità della poes a. tuttora fluida di ricerca e di poetica, per quella verità LANFRANCO ORSINI Orfeo Tamburi: • Le finestre• Una diffi::ìle valutazione, quella del Pascoli, che deve derivare da molte letture me– ditate e ripetute a distanza di tempo; tra l'altro, e è d1t– ficile leggere Pascoli come se si leggesse per la prima vol– ta •; il ricordo delle letture fatte distrattamente in età immatura o influenzate da giudizi d1 critici autorevoli, può annebbiare il uud1zio L" Antonielli vede il Pa– !COJi nel suo contemperamen– to di class1cismo e di roman– ticismo, di cultura e di natiV11 ispirazione tendente al popo– laresco. senza intemperanze. Considerando il Pascoli in ,·apporto aa:li altri poeti, ea:li opina che • bisogna spingere lo aeuardo fuori d' I.talla • (pag. 13): allettante ricerca, per quanto non mi aembrl poHìbi.le di poter giuniere, anche con ttudi pazieoti 1 a ri• scon.tri di qualche rillno. D'altra parte, ae può interes– sare la rievocazione dell'am• biente culturale e poetico in cui visse, avvicinarlo all' A– leardi, al Betteloni o che al– tro poeta italiano, come fa qualche critico (ma non l'A.), non eiova gran che a inten– dere la sua poesia, che, giunta allo. sua maturità, ~ profondamente diversa dalla loro. Sappiamo quanto U Pa– scoli apprezzasse il Poe; l'Antonielll, che mette in évidenza la musicalità (e an- * di AN1\IA FlJIIAGALLI che il musicalismo) del Poe- pietà familiare (.. paiono of– ta, nomina e cita Keats: si frire delle immagini e ca– potrebbe dire che egli ha denze a Gozzano•, dice l'An– respirato un po' della loro tomelli. e appunto per que– atmos(era: riferimenti precisi sto non le metterei tra le più ad essi e ad altri poeti stra- belle liriche pascoliane), per nier1 non credo se ne potreb• vigore di i.nve.nz1one e d'e– bero fare. spressione meritava un cen- Altre lodi vanno date al no la lirica-poema .. Il men– safg1sta: d1 non aver rifiu- dico•· tato. secondo il verbo det Il critico é piuttosto severo critici che rimangono nella verso i .. Primi Poemetti•• scia del Croce, i • Poemi Con forse ricordando 1'11.cre.eve– viv1ah •, e quello che di me- verità del Cecch1. Gli piaccio• glio c·e nelle raccolte poste- no tu1tav1a e Digitale purpu– riori a ... Myricae ». e di rea•. e L'aauilone •, io parte aver avuto costantemente e Suor Virginia•, e li cieco•, presenti i caratteri intimi trova, con un "forse", un della personalità poetica del ., autentico impegno» ne Pascoli, dedicando poche pa- ., L'eremita. che l'abbondan– gme ai caratteri esterni, sem- za di conceÌti nnde, a mio pre controproducenti nella parere, faticoso. E' facile valutazione della sua opera. ~egMere versi censurabll1 ne A questi caratteri -mi - pare- • t.a sementa •: mZ" questo :;:,1~ 1 a Q'u~S:tdJ~ciu!roffuit! 10 ~j idUliò ha, dal principio alla non' comuni doti per poterla fine, una soavità grave che intendere nel suo articolo :::~d:i ;~;~e~fd;~~~liè cf: commemorativo del centena- le fanno seguito (nei • Pnmi • ri~ .. ~~t:o~!:~r- non abbando- e nei e Nuovi poemetti•), in parte _manierati, ancbf' se ne e La fionta • e ne e La mie– titura • non mancano felici intuizioni nei sentiment: rap– presentati. Non si poteva in un .saagio che tocca tutte le opere poetiche del Pascoli parlare di ogni poemetto. ma mi pare non fossero da tacere e Nella nebbia•, • Il torello•• .. Il soldato di San Pietro rn C a m po •· e Gh emigranti nel}a luna •. per la loro SID– eolare orieinalità. Ne •Gh emigranti. nota ..una solle– citudine a interessi umani raggiunta, seppure manca una forte coerenza dal prin– cipio alla fine• (p. 100) ma nulla più. Mentre nel capitolo lnttto– lato e Lo stupore della vita • egli vede bene com'è euen• uale nel Poeta il sentimento dello sfiorire irogoi cosa, e cosl commenta • Novemtn!! • e e I gattici •: • la present.a A.~NA FUMAGALLI (Contlnua a PllC. 'l nandosi a sim-p11tie e repul- ,---------------------, sioni, ha seguito la direttiva ~;~}~~ti• ~i/•~rt~ 1 s;f;c•~~~~~ che sono a p-Brer suo positivi, cercando di rendenene conto: nascono cosi nel lettore del suo saggio consensi e diuen– si contributi, si presume, a ulla valutazione fondata POESIE TRUSCHE di Pietro Cimatti e ::s~rr;,~ss: f1 1 c~:~as:::i~~:~ r--------------------------------------------------------------, (per la sua ricerca di musi- calità. essenzlalmentè, lo con– sidera nella corrente deca- * t::UONA.t::UIJJ DEL * PIA.t::IJJRE JL CORAGGIO ·n1 DJRE Dl }VO Io non so che impressione vi abbia fatto l'an– nuncio dato qualche tempo fa in merito all'arruo– lamento da parte della Marina americana di sordi più sordi dei sordi, sordissimi. e Quanto più il loro udito è insensibile ai suoni - era scritto - tanto meglio. Si tratta di costituire un corpo spe– cializzato per adibirlo alle riparazioni, prove e controllo dei motori a reazione che, com'è noto. producono un rumore talmente lancinante da non poter essere sostenuto da individui con udito nor– male>. A noi la notizia ha dato i brividi e, ancor prima di esaminarla, ci pare di pater rispondere ch'essa è offensiva p~r la dignità dell'uomo. Recuperare malati e invalidi è stato sempre un nobile compito che la medicina e la societ3 cercano di adempiere in tutti i modi: ma, questo di chiamare i sordi to– tali, i sordissimi, a lavorare, non con le specifiche qualità d'altri sensi vivi che per contraccolpo rice– vono dal senso malato una vitaJità ancora mag– giore, ma con il senso morto, offeso. nullo, ci sem– bra triste. di una tristezza che solo la nostra squal– lida società di e belligeranti.> può concepire. L'umiliazione degli ·uomini precipita sempre più verso la vergogna: i sordi sordissimi. Costituiti in uno speciale corpo militare, punteranno le carte della propria identità al servizio sulla integralità della menomazione subìta. sulla inclemenza della disgrazia che li aveva offesi sino ad oggi senza speranza. Ci saranno i duri d'udito disoccupati che cercheranno di farsi credere murati in un silenzio eterno come gli automi: ci saranno. ancora più in 13, persino i sani che tenteranno seni.a speranza la simulazione e che giungeranno per lo meno alle so– glie dell'invidia verso coloro che hanno la fortuna di non udire. Esemplificate ancora per conto vostro: troverete che l'automatismo, nel cui segno la nostra civiltà s'augura di perdere le fisime di ogni umanesimo, chiamerà presto al suo servizio per scopi militari i deficienti e i pazzi. Basta incamminarsi sul prin– cipio che per ovviare alla inevitabile menomazione operata da tutti gli ordigni di potenza e di velocità sul nostro povero corpo occorra impiegare coloro che sono già menomati e insensibili all'offesa. Attra– verso una rapida assuefazione, ci si ridurrà a capo– volgere addirittura il concetto di salute e di valore che l'uomo credeva di avere con la sua integrit3, per accedere all'immaJine di un automa tanto più valido quanto più specificamente cieco. sordo, ebete o pazzo. Non è che in questi casi il moralista possa an- * di A. I, FON SO G A. 'I' 'f o dare in cerca di paradossi per allarmare il suo uditorio e portarlo a più umane ragioni. Semmai, è nostro compito di rilevare come notizie simili siano lette distrattamente per il misterioso alJarme che ogni uomo prova nello spingere più a fondo il suo bisogno ài chiarezza. nel cercare di imma– ginare le ultime conseguenze di una curiosità che potrebbe perderlo. Giorno per giorno. siamo spettatori di una scien– za che agisce a nostra insaputa sino al momento in cui siamo invitati a far funzionare apparecchi e ordigni di cui ignoriamo l'origine e che insieme ci danno meraviglia, orgoglio e orrore. Siamo alle prese con un progresso metafisico che impegna la nostra natura già al di là della sua resistenza e delle sue possibilità: siamo oggetto di una scom– messa universale come nelle età più oscure della storia. Perciò avremo un corpo specializzato di sordi che hanno la fortuna di non udire il rumore ossessivo e lancinante dei motori a reazione. Domani ci sarà un corpo specializzato di ciechi che avranno la fortuna di non vedere la cateratte di luce della bomba Zeta. Il corpo specializzato degli idioti già esiste da un pezzo. Il dottor Housden non potrà mai essere tacciato di e crudeltà> se, quale esponente dell'Associazione britannica per la prevenzione della crudelt3 verso l'infanzia e quale consulente medico de Fondo per la protezione del fanciullo, ha preso sempre a cuore la sorte dei bambini scrivendo per loro e, più che per loro, per i genitori e gli adulti. un libro che insegna appunto a prevenire ogni forma di violenza. Il dottor Leslie Housden. nel corso di una conferenza tenuta a Londra, ha detto che la nostra epoca, a furia di cercare, correggere, libe– rare e complessi>, s'è creata essa stessa il più dannoso dei complessi: quello della corrigofobia. Noi abbiamo paura di correggere e di casti– gare i nostri figli, di disciplinare e di indirizzare i loro istinti, di dire no ai loro desideri smodati. e. irragionevoli. Rifuggendo dall'autoritarismo, i ge– nitori hanno via via perduto l'esercizio dell'autorità indispensabile e sono spesso spettatori e osserva– tori spassionati dei figli, lasciati crescere, per amore di spontaneità, in completa anarchia. Principi di educazione giusti se affidati alla discrezione degli educatori, diventano pericolosi e allarmanti ove man.chino di equilibrio e di dosatura. Non si riesce nemmeno più a contenerli poichè allignano rapi– damente nel terreno del disinteresse e della deca– denza familiare. che per altri segni si annuncia. Cattivi psicanalisti - untorelli o untori di que– sta particolare scienza che ha aperto le porte a una nuova valutazione del malato psichico e· che ha dato all'educazione consigli e metodi preziosi. dei quali. pena il più tardivo regresso non po– tremmo fare a meno - aiutano a degradare e a ridurre la responsabilità di molti uomini d'oggi che cercano e tentano in tutti i modi di rimanere indif– ferenti e evasivi. Nelle cosiddette buone famiglie di un tempo è aumentato il numero dei ragazzi incorreggibili violenti e criminali che arrivano spesso a uccidere compagni e uomini più grandi di loro solo per ammazzare la noia. Secondo il dottor Housden la corrigofobia dilaga nella società d'oggi. in modo particolare nei Paesi a alto livello econo-– mico e sociale. ln parole povere si potrebbe dire che la borghesia è la classe che più inspiegabil– mente vien meno ai suoi stessi compiti di conser– vazione e di ereditarietà. lasciando che i figli tro– vino tutto facile. al punto da dissipare fortune spesso formate duramente nel corso di decenni e di secoli. e Lo Stato può fornire all'infanzia l'assl· stenza sanitaria gratuita e un'alimentazione razio– nale, ma l'educazione dei fanciulli resta soprattutto compito dei genitori >. ha concluso il dottor Housden, augurandosi che nelle famiglie inglesi torni in onore un verso dei nonni vittoriani che scrissero persino un inno alla Temperanza. Quel verso diceva cosi: e Abbi coraggio, vecchio mio, di dire no>- Lungi da noi. e dal dottor Housden in partico– lare, l'idea di rimettere in onore l'uso della verga e delle punizioni corporali; pollice verso ancora ai padri caporali e insensibili. arroccati indifferente– mente nel principio di autorità, sì da escludere ogni corrispondenza e ogni dialettica di affetti verso i figli: ma i pensieri cui ci richiama gravemente il monito dello scienziato inglese sono da prendere in seria considerazione. misurando in essi la nostra parte di distrazione e di colpa. Approfon4endo il problema in noi e contro di noi, ci accorgeremo anche che i nostri errori di padri e di educatori sono da addebitare. più che alla tattica, alla str.ategia. In una società corrotta dagli scandali e minacciata dalle paure, in cui nes– suno sa più quello che vuole e tenta di difendere disperatamente, comunque, la propria parte di egoi– smi e di interessi, il futuro è veramente sulle gi– nocchia di Giove, viene sempre dopo il diluvio. E senza futuro, senza destino. l'unica educazione pos· sibile è quella di vivere alla giornata. ALFONSO GATrO e:"~!~~t~l~:o~.~~ioi~elrr :~; .. lo stato fondamentale del Poeta ,. e l'aspetto originale della sua poesia nello stupo– re della vita (p 42). Mi sem– bra una forzatura costringe– re In un centro unico l com• plessi motivi sentimentali del Poeta, tanto più che a più riprese nel corso del saggio ci parla del • giro sentimen– tale da morte a morte •, del– la e morte metafisica • pasco– liana, del parallelismo morte– vita - sonno - veelia; l'amore della vita è in tutta la poe– sia del Pascoli, mi sembra, e l1 dolore del vivere vi predo– mina. Seguono due capitoli: .. Il Pascoli di campagna • e .. Il Pascoli di città•- La di~tin– zione, avverte l'Antonelli, ~ orientativa e non critica. e cibè fatta per comodità di studio. .. Intendiamo per Pa– scoll di campagna, dice, il poeta e scrittore non compli– cato da cultura e problemi di più complessa umanità in colloquio con la natura• (p. 91); giustamente egli vede nell'Idillio. intendendo kl pa– rola In senso largo, uno degli aspetti più apprezzablll della poesia pascoliana. Si direbbe che tutte le e Myricae • sono di suo gusto. dato che non in– dica qualche lirics poco feli– ce, e dà solo un giudizio ne– gativo su e Il giorno dei mor– ti •, una lirica aggiunta dal Poeta alla raccolta, ben diver– sa dalle e Myricae •· Indulge al « Canti di Castelvecchio • dove - a parte alcune liri– che bellissime - spesso do– mina la e minuziosa trasan– datezza di particolari che non servono ad approfondire• (p. 109), dicendo che .. !'au– mentato senso della musica cl costrin&e a considerare col– mato qualche vuoto dalla maggiore larghezza di movi– mento, anche se talvolta ven- l~a~r;i~Ct~~ \~5): 0 E~~~t1t~~; affermazione. E' assai dub– bio, per esempio, che e il rit– mo porti in salvo tutta la poesia•- e In ritardo• fino a1 due ultimi versi... perfetta– mente conclusivi - : non ml spiego perchè veda nella poe· sia piuttosto quenmoniosa • Torre di San Mauro• e un Pascoli aperto a movenze d'a– nimo e di tecnica che e.o• dranno maturando sotto le formule poetiche dichiarate novecentesche • (p 119) Se .. Casa mia• e • Mia madre• 1ono caratteristiche eh quella vena pascoliana che, rom pendo il sussiego della hrica tradizionale, esprime sl'!nza 1---------------------------------------------------------------' enfasi e senza sdolcinature la Frammento per la fancinlla etrnsf'n O nella verde fiamma che sale che lé assde.té (!@ner1 disseta d'une. mure regale, o ne' silenzt d'une città di polvere, fanciulla fanciulla etrusca ironica noi fummo. Venimmo al foco dell'estate insieme. tu rossa io verde, toglie vespertine illuminammo dell'Etrurie mure. regeli, ghirigori di perdute goccie dai tuoi boccali colmi. Este.te; noi fummo quelle goccie trabocoe.te, tu rossa lo verde; e fummo continenti comete tra la nube e la marea precipitate; fummo nell'Etruria, fanciulla etrussca, pei chiari fastigi del tuo profilo di sacerdotessa m'hai amato prima della nostra vita. O I ghirigori delle tue perdute umidità, divina Estate o i verdi - ·come fanciulla anch'Io per le segrete ansie puberi - miei perduti ce.nU. o l tuoi boccali colmi t:re.boccanti._ Sera etrusca Cadde il sole di rame, l"urna etrusca e la notturna pace a poco e. poco quietò voci, profili di coralU bruciarono gli ulivi: e già le ~-e.lll ·ere.n isole e i fuochi pei declivi chiamavano viandanti marinari al sicuri ripe.TI e antichi amanti ai nuoVi. amori: era le sera etrusca. 6/56 Si ,,aria d'una città etrusca Si parla di un ubriaco con n cappello bianco che accusa fantasmJ pessanl1 della città nere scendendo t lastricati patinati di bianco come una lingua malata o una colata di cera. Scendendo come pilota la nave inclinata. e il vento delle città nera è più antico del mare e Il cielo nudo di stelle è una vela amma.inat.a, si parla d'un ubriaco con n berretto lunare E una città di fantasmi e dJ comari cogli occhi maligrù e di preti fuggiaschi come pensieri che nelle sere batoceano campane di lentl rintocchi e a notte corrono il vento coi sandali neri. Di ulivi che salJ;!:ono mura etrusche. di tombe riemerse dal taglio del vomeri, di quercie stregate che nelle forre incantate tremano come colombe invischiate. d! uomini gobbi con le berrebte calate. SI parla d'una città di lestrlcatt scoscesi sotto ogni pietra una tomba, e d'una nÒtte di ulivi, e di ubriachi vestiti di bianco come laudesi, di morti che torn·ano 11 ventn e maledirsi nel vivi 8/57 PfETRO CL"'llATTJ

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