la Fiera Letteraria - XI - n. 45 - 11 novembre 1956

Domenica 11 novembre 1956 UA F l F R \ I FTTFRART'A Pa~. 5 Il·c(Premio N bel)) Jiménez * di GOFFREDO BEl,;LONCI Juan Ramon Jiménez è di solito nominato con gli altri poeti europei che giustifichino la poetica della lirica pura, o proprio dell'ermetismo. E nessuno può certo negare che egli abbia voluto e saputo inalzarsi ad una lirica essenz.iale fuor di ogni costrizione della realtà esteriore, quodidiana; ma tutti, credo, leggendo i suoi libri osserveranno quanto eg'li sia diverso da un Mallarmé, da un Valéry e persino da un Rilke: diverso di contenuto o, se vi piace meglio, di temi, e anche di forme. Nato nell'ottantuno, è cresciuto agli studi e ,Poi a'lla letteratura nel tempo di successive esperienze poetiche, del simbolismo, del futurismo e via via sino al surrealismo. che egli conobbe e delle quali si giovò. Ma si ;, formato in Ispagna, in un paese cioè di originalissima tradizione, dove la tradizio·'.e, dove la poesia, con il Gongora, aveva fatto delle più ardite analogie e -::elle più significative parole i mezzi per una straorchnaria ascesi lirica e religiosa; e dove, anche, gli antichi romances con– servavano le testimonianze di un sentimento e di una fantasia popolari senza adipe di pittoresco, adusto. Il poeta che egli elesse suo maestro, Ruben Dario venuto alla letteratura spagnuola dal Nicaragua aveva riscosso in sè tutta la cultura europea dal romanti– cismo al simbolismo e nella sua opera vasta varia e talvolta tumultuosa nella sua eloquenza aveva mo– strato come potesse la lingua spagnuola discuter lin– guaggio lirico co;:Jveniente a 1Signiflcare j nuovi sen– timenti o le nuove imagini del,l'anima. Ed egli, il Jiménez, oltre i poeti spagnuoli del suo tempo. il Dario, Antonio Machado che potevano essergli me– diatori nella conoscenza della cultura europea, lesse un poeta di Spagna morto da poco e poeticamente suo consanguineo, il Becquer, e quanti scrittori stra– nieri potevano arricchire Ja sua intelligenza di una idea o di una forma, dallo Shakespeare all'Ibsen, dal Browning aJ Carducci, dal Héirderlin al d'Annunzio, dal Goethe al Tagore. Aveva vissuto l'infanzia e l'adolescenza in pro– vincia, nell'Andalusia, sua terra naitale, e solo sui vent'anni andò a Madrid, e vfaggiò in Francia e in I1alia. I sentimenti che espresse nei suoi ,primi versi erano dunque que!Li suscitati in lui dru suoi ricordi: provinciali e vorremmo dire crepuscolari. Quella sua prima poesia era nostalgica, descrittiva, si esalava a volte in di:rloghi, si distendeva spesso in paesaggi. Ma c'era già, palese, il desiderio di puri– ficare quei ricordi, di riassumerli in parole assolute più reali deJ,la stessa realtà, ma nello spazio de1J'anima, dove ogni cosa ricordata, liberata da,! tempo, risplen– desse come una stella nel firmamento. E la sua opera, appunto, ci mostra Ja progressiva ascensione alla nuova poesia, da Alma de violeta, che è del 1900 ai So– netos espirituales che sono del 1917, dal Diario de un poeta recién casado (1917) a Anima! de fondo che è del 1949 e che forse (leggetelo neJ.la traduzione del Froldi) è il suo libro conclusivo. Ma ogni sua stagione di poeta ha dato frutti succosi. Potremmo dire che egli ha voJ.uto e saputo, non già rispecchiare la realità e~teriore neLla realtà interiore, ma immede– simarl_e trovando dell'una e dell'altra i moti essen– ziali nella diversità delle stagioni, tra l'amore e la morte. La parola; ma certo .!gli vuole che •la parola ricrei la cosa nella sua essenzialità; e tuttavia si affida alla musica dei suoi versi e delle sue strO'fe per rapirci in quel suo mondo d'arte, che deve rive- 1:..;·ci il mondo del!lo spirito non più diviso tra natura e uomo. Hanno detto che è panteista: certo la sua poesia è in un certo senso religiosa, e non potete classificarla tra l'altra della pura forma, o de11a memoria. La sua poetica, l'ha riassunita egli stesso in alcuni versi: « Creiamo i nomi e da essi verranno gli uomini e le cose, e solo resterà il mondo dei nomi .... , ci sarà aillora presente « tutta la verità senza storia »; « una be1Ja paroia è tutta Ja parola •. « la mia parola sia la cosa stessa dall'anima creata nuo-. vamente »; « parola mia eternai... che viivere divmo di flore senza s1elo nè radice nutrita per la luce con la mia memoria, sola e fresca nell'aere della vita». E si potrebbe ora esemplificare lo svolgimento di questa poesia. Guardate i modi corpuscolari di certe liriche, 'Per esempio di Insonnia, « Amore, nor. .venire con me, mi spaventa il .,segreto del tuo sogno infiam– mato e dilatato accanto a me, nelJ'ombra. E a volte vedo luce di spade nel cielo del tuo sogno ... prepari la mia morte ... », o del cielo, • Mi è restato, il cielo, su la terra con tutto quello che bo conosciuto ... come quando adolescente entrai una sera tardi in altre stanze della mia casa, tanto mia quanto il mondo, e Jasciru vicino al giardino azzurro e bianco la mia stanza dei giuochi. sola come me e triste•; o dell'Ado– lescente con quel dialogo tra madre e figlio la vigilia della partenza di lui che ricòrda certe liriche del Pascoli. Ma leggete poi, per esempio, Albeggiare (Il sole indora di miele il campo malva e verde - roccia e vigneto, cO'llina e piano - ecc. ecc.) e Ottobre e Autunno ( ... Incantamento d"oro. Carcere puro nel quale il co11>0, fuor dell'anima, si intenerisce get– tato sul verde di una collina ...) e primavera totale (Tena, madre mia - un'altra vt.;ta più verde - più coima, più be!Jlal - ~d io intanto, figlio - tuo con più secche - foglie n" '1.le vene. - Ten·a, madre mia, - sii tu sempre giovan'e - e ch'io muoia. - E tu intanto, madre - mia, con più fresche ~ foglie alle gambe•: comprenderete qua!li siano state le stagioni di questa poesia. (Ho ci4ato più spesso le traduzioni di Oreste Macrì della beHa antologia dellP poesia spagnuola contemporanea edita dal Guanda). Un poeta, dunque, senza dubbio grande; ma ci mostra quali diverse forme abbia avuto la poesia mo– dernissima, nata da una stessa esplorazione della pl;i– che umana, ma non riducibile a una sola poetica. GOFFREDO BELLONCI Juan Ramon Jiménez OTTANTA OPERE; UNA VITA PER LA LETTERATURA I e un secolo di verismo spagnolo * Visitando Pio Baroja ~ià ammalato Ernest Hemigway gli disse commosso: « Peccato che il Premio ohel sia toccato a un avyenturiero com<:; me, e non a un grande maestro come lei» e Baroja, come a di~esa da un complimento spropo itato, commentè maliziosamente: "Caramha ! ,, Al Premio Nobel per la letteratura assa&na,u a Juan Ramon Jimenez r,oe · ta spagnolo della ,! (lor.os ~ generazione del 9S, fa eco la morte di Pio Baroja ro– manziere spagnolo e deca– no della stessa gloriosa ge– nerazione. Della letterat·•ra spagnola e dei suoi !onge– vi superstiti sempre in P.si – lio anche in P~tr:,i, Ci si ricorda e si parla q lJSi sol– tanto all'epoca del:a loro morte. o in occasione di qualche singolare, eccezio– nale circostanza. La nostn ignoranza di quella lette– ratura e di quegli scrittori è senza giustiflcdi,,one. poi chè ad esempio. Juan Ji– mé,;ez è una delle voci più pure e solenni della poesia contemporanea, e Pio Ba– roja, senza raggiungere la grandezza di un Dostoiew– sky o di un Cecov. niente ha da invidiare, per e em– pio ad uno Zola e a un Maupassant. tanto ner fare i primi nomi di quella cor– rente naturalista. d1 ceppo più o meno illustre e let– terario, che 5i oppose, in terra di Fran-::ia. sull'esem– pio e parallelamente ella ricerca dei gigcmti russ;, al barocchismo. al cl3ssicismo. e alla fiacca imitazione di modelli più o meno con– sunti. Capita di rado tener con– to de1Ja generazione del '9R e cui appartennero Unamu– no, Machado, Velje-Inclan, Azorin e qualche altro me– no citato, autentici rivolu– zionari che innestarono nel tronco della tradiz~one spa– gnola. troppo formalista e baroccheggiante, ie corren ti anarchiche di un pe.isie– ro imprestato ella filosofie. alla narrativa e alla poe– sia dell'EuTOpa di iìne se– colo, preparando quella rin– novazione di temi 'TlOdi eè accenti. che dove,« ripor– tare gli scrittori spagnoli in prima linee.. se non µl'o– prio all'avanguardia. della letteratura contemporanea. Con mmpero in rovina. dopo la sciagurata sconfitta subita ad opere degli Stati Uniti. delusi e immiseriti. gli SpagnoE sarebbero cer– tamente decaduti anche JJel campo letterario, se nel 1898 appunto, quel gruppo di giovani, quasi butti sui vent'anni. non s1 fo.5se sba– razzato dell'albaj:ia aJtar- * di R. JJ. DE AX4-. BLIS chica di un~ tr.iJ,~.une umanistica si. ma s~nza più nerbo e suggest,one . .$i deve proprio a què1 gni;,– po, che spalanco l.; port~ della cultura spagnota el– le correnti di pensiero te– desche, russe. franc.:si e italiane. e i g;ovani nar– ratori spagnoli dai '20 in poi, sino ai no.5trt g~orni. non trascurarono di jcri– vare da esempi europei i canoni di una letteratura che andava guadagnando le frontiere del mo.ido ;n– tero, alla ricerca deil'uo– mo e della liber;à. Dai giornali abbtam:, ap– preso che qualche tempo fa Hemingway. rn visiw. e Pio B3roja già prossill10 ella morte, o e,m,;r,o de– gente a letto, aì mume:ito del congedo, esclam<",se: « Peccato che il Pceinio Nobel sia toccato a un av- venturiero come me. e ,1on a un grande maestro co– me lei•· Il commente> ma– lizioso di Baroia, dicono sia stato sol ta,1to ~uella parola di meravrgiia, di malizia e· di incretiulità, che gli spagnoli adoperano tanto spesso per difendersi dai complimenti sproposi– tati: • Caramba! • disse Ba– roja a mo' di ringraziamt:!n– to, congedandosi ii ~allega americano addirittura ,n lacrime. Tuttavia il complimento di Hemingway. lo sapoia– mo anche noi. non era sol– tanto un m0drig<1le, bensl l'attestazione di una stima che ci trova concordi nel riconoscere all'upera del maestro ,;_9agnolo un'im– ·POrtanza che il tempo ren– derà sempre maggiore. Pio Baroja se da un lato anticipa le corrente neo- Pio Baroja realista della 1etteratura contemporanea. da1J' altro le.to continua que1Ja i1Justre di Quevedo e dei romanzi picareschi: rivoluzionario a un tempo. e tradiztonellsta. Infatti egli si laureò ,n me– dicine e Si diede al vaga– bondaggio, sperimentando mestieri manuali che lo portarono a contatto diret– to con le esigenze, i senti– men ti e le aspirazioni del popolo spagnolo. Basco di origine, sebbene figlio a une italiana. non gli fu, d11fi.cile trasformare la sue lingua natie. in gergo e d !aletto, con spezzature sintattiche. ricchezza di anacoluti. fu– sioni intesi e rendere 1, suono dell'iggetto, in un gergo. ripetiamo. letterario e ribaldesco che trova pre– cisi riscontri nella tradizio– ne e nella nuova, anzi nuo– vissima, moda narrativa di ogni parte del mondo. Con la certezza di sconfig– gere ogni residuo di spa– gnolismo barocco e d'altro canto di attingere a1Je nuo– ve acque della letteratura europea. Pio Baroja, come tutti i veri grandi scritto– ri, anticipa. una lingua e una visione del mondo contemporaneo. Privo di ogni filosofia, alieno da ogni sotterfugio e indagine psicologica. si può dire di lui, senza tema di errare, che sie. un narratore di istinto. visivo più che vi– sionario, anche se in Qual– che re.ccon to non trascura di fare partecipare alle sce– na i fantasmi. Ma per lui, per le sue esigenze di scrit– tore verista. l'altro mondo è una favola da prendere sottogamba, anche se non da trascurare: nella vita, nella natura, e nei fenome– ni che lo circondano. Pio Baroja trova l'ispirazione e à ,personaggi per i suoi ot– tanta volumi, che, nel gi– ro di un secolo circa. popo– •larono i sogni del suo stes– so inventore e stimola,o– no i giovani alla ri~erca di una verità addirittura scientifica. La mancanza C:iun lievi– to fantastico, o mistico, ingenera spesso nella nar– razione del maestro spa - gnolo una ruggine <'he sconfina con la monot<>nia: e :furia di scavate nei bi– sogni dell'uomo, eliminan– done quasi addirittura il pathos, e di enumerare fatti ed episodi di singoli personaggi_ di famiglie. e di generazioni, Pio BaroJa finisce con il ripe~ersi, \)a– dando soltanto aj f:itti. e notandoli l'uno dopo :·al– tro, nel loro sviluppo ma– te1ialistico e fatale, senza curarsi dei riflessi. delle luci. degli echi. Strano come pur nei!a sua essenza naturali3t:ca. non siano estrane; a qU<!– sto mondo influssi è, Ed– gar Poe e di Dostoiew;,cy; ma teli influssi debban~ imputarsi piuttosto all'edu– cazione scientifica del me– dico Baroja, che non aU-at– trazione subita dallo scrit– tore. che voleva ad ogni costo rompere con i :lm;•i angusti della tradizi'>1e spagnola. Le opere di Pio Bania sono tre.dotte in varie br - gue e in italiano abnt::ll e migliori. Il grosso delle. sua ope– ra è senza dubbio ·narr'3. :- ve, ma non manccU10 i sa~ - gi. gli articoli. gli stud: persino letterari e pc~i~ci. Altri a fondo storicto e una scelta di Pagina., escog1'ias porta addirittura un pro– logo di mano de1Jo stesso Baroja, con una spzcie di a1Jegra e spregiudica;a ;iu– tocritica. A Baroja, all'occhio ne: basço Be.roja, nulla S'fu:ge del mondo circos-..a'lle. I suoi eroi sono afflitti e ta– rati come i più tragici ed angosciati personaggi d, Dostoiewsky. Baroja non nasconde niente di qua-:.o il suo occhio ved <ce.ed è un occhio implacabUe, tL suo intrepido e i.ema,u1'1 come que1Jo de, n.,_vig&tùri delle coste basch~ che to.:– cano nei loro viaggi o~i confine della terra. R. M. DE A..~ELIS Libertà e coerenza di JiDlénez Che 1! massimo riconosci– mento letterario sia andato quest'anno ad un poeta e ad un poeta che della poesia ha fatto la sola e inequivocabile ragione della propria esisten– za (Oh. pai;i6n de mi vida, poe– sia) è un avvenimento che potrebbe renderci pensosi cir– ca le attuali posizioni di una autorevolissima frazione della critica mondiale. Ma quando si s,a identificato questo poeta con Juan Ramon Jiménez o pii, brevemente con Juan Ram6n (perch.è solo così, con il sem– plice nome di battesimo, egli è conosciuto in terre di Spa– gna), ogni definizione precon– cetta (poeta puro, poeta !ibe– ro, poeta solitario, poeta non impegnato), sard immediata– mente vuota di contenuto e resterd il fatto semp!ice, uma– no, naturale, che il premio No– bel è stato con1&rito a Juan Ramon: a Juan Ram6n in quan– to tale e non al rappresentan– te, di un credo poetico o po– litico. Perchè proprio in questo sta la grandezza di Jiménez:. in quella coerenza che da cin– quant'anni lo fa essere sem– pre ed in ogni momento se stes– so, costituzionalmente incapace di farsi voce di coro, sebbene, proprio perchè teso ad un co– stante arricchimento persona– le, oltremodo attento ad o_gni esperienza singola e collettiva uniana e poetica che accanto a lui maturi. Ubertà, ma anch.e solitudine; libertà, ma anche dolore e, nella altera coscienza di non poter immergere il pro– prio ic indiv.iduale nel collet– tivo, disperato amore e in. conscio senso di colpa (Morto i.o cammino nella luce - éru– da delle strade; e invoco - con tutto il corpo la vita; - e voglie essere amato; e parlo - a coloro eh.e mi han fatto - muto e parlo singhiozzando, rosso d'amore questo mio san– gue - sdegnoso delle labbra - E voglio esser diverso e voglio - avere un cuore e braccia - infiniti, e sorrisi - immensi per, pianti - per tut– te le lacrime versate - per mia colpa!). Da questo atteggiamento. da questa ~ costituzione , umana scaturird il bisogno fisico pri– ma ancor che poetico di rag- giungere la perfetta concor– danza e unità dello spirito in– dividuale con lo spirito uni– versale, col mondo delle cose– Non uomo tra gli uomini d, fronte all'universo. ma uomo in sincronia con i-universo d fronte ad altri uomini. Un, interpretazione questa che po– trebbe farsi chiave all'intélli– genza di tutta la poesia iu.anra– moniana: dalle cose agli uomi– ni in un rapporto diTezional– niente inverso a quello pro– prio dell'animismo poetico. Le cose saranno innanzi tut- to quelle che il poeta ha im– parato a conoscere e ad ama– re nena su.a remota inf on.zia andalusa (Infanzia! Campanile. cam,pagna verde, palma, - ter– razzo colorato; sole. vaga far– falla - clie sospendevi alla sera di primavera - sull'ori,z- Fausto Pirandello: «Composizione» .zonte azzurro una .carezza ro– sa!). Saranno ii ..,pozzo d'acqua azzurro soffocato da gigli gial– li» della fortezza di Santa Ca– tarina e li' la piazza dei tori abbandonata presso ~l co!le– gio del Puerto, sulla cui arena seminata a grano batte le do- meniclie d'inverno il sole soli– tario dì quel ·mondo,.,. e a,icora « l poderi. con le arance e Luua e le ptgne e la buia abba– gllante, piena di coppie di bar– che dondolanti...). t: il mare. Non lungi dalla casa natale del poeta a Moguer è la baia da cui tra salpato Colombo, i! ~ lido delle tre caravelle» cantçw da Manuel Machado. Di questo mare, fratello in so– htuaine (che pienezza di so– lirudine, mare solo!) Juan Ra– m6n conosce ogni ora ed ogni colore (mar dei:·~urora, mare d'argenw ... mar del meriggio mare d'oro... mar della sera, mare di rosa ...) e ad esso co– me ad un punto fermo, sicuro e senza 1nistero, accosterà d1 volta in volta; percnè nel pa– ragone s"abbiano a disvelan i singoli misteri umani: an– che quelli cl,e sembrerebbero i 1neno impenetrabili, anche r amore della madre (Ti dico. giungendo, madre - che to sei come il mare), anche ;. suo cuore di uomo disperata• mente· solo, sconosciuto finan– co a se stesse (lo non sono io - son Questi -- che mi cam– mina a lato ed io non lo vedo/. Attraverso le cose il poeta amerà oli uomini. attraverso le cose .., um.anamente amate,.,. eoli. di Là e al d1 sopra di ogni atteggian,ento pubbli,co .sentirà d essere .,. tre volte antico e tre volte compaesano (di urra, mare e cielo del– l'ovest andaluso)» di un Ra– fael Alberti e dt un Garcìa Lorca inseriti in quella para– bola ideale andalusa che lw i! suo f1,oco in Gustavo Adol– fo Bécouer. Cose ed animali: perchè an– che Q!festi, come e più di quel– le. sogliono essere •compagni dell'uomo soUtano. Oh. la pie– nezza, l'esubera,tza di vita e d'amore di un Lorca! Egli con– quistava ù mondo , gli uomi– ni col sorriso, la poesia per lui • ultimo degli aedi», non era 'lì.ne a se stessa, ma mei– zo di ·estrinsecazione, di co– municazione, di coro coi propri simili. Juan Ram6n scriverà alcune delle sue pagine più delicate. più espressive, pii, rivelatrici esaltando la virtù dii Platero. • piccolo, peloso. dolce asinello» bistrattato da,;li uomini. E poi Lorca attinge'l– d.o a piene mani ddla ine– sausta miniera popo:are, cre– deva fermamente ne'.lc • vran– dezza della tradizione analfa– beta spagnola», per usare la felice espressione di Pedro Salinas. Anche Juan Ramon nella sua prima stagnone poe. tica empirà le Ballate di pri– mavera (1907) di danze pae– sane, di suono di flauti e di tamburi. 1Wa il suo non sarà se non un. tentativo di decan– tazione e di purificazione d• temi nati senza dubbio da una voce sinaola e poi inquinatisi nel coro secolare (..,Io non credo in un'arte popolare raf– finata, Il raffinato eh.e si chia– ma popolare è sempre, a mio avviso, .imitazione o inr.oscien– te tradizione di un'ane raffì– nata ch,e si è perduta. Il po– polo, se pensa - la madre che racconta fiabe - amplifica. Se l'incolto pittore di terracotte o i 1 umile ricamatrice si met– tono ad inventare sciupane la decorazione Lu esegmscono bene solo pe rcltè inconscia– mente copiano un modello pre– scelto ... Non esiste arie popo– lare, ma solo iniita.::i.one. tra– dizione popolare del!' arte») E' chiaro in questo passo del– la poetica juanramo11ianG qua– le sarà l'atteggiamento dello scrittore nei riguardi della propria produzione poetica: un costan1e. vigile, pensoso s~nso di responsabilità individuale che implicherd la continuo re– visione del iavoro compiuto L'opera di una vita concepita come un tutto organico, da poter presentare i1t ogni mo– mento senza ombre e senza rammanich.i, solo obbediente alla legge dell'universale svi– luppo per cui nel verso di ieri dell'esser sempre ravvisabile il germe del canto di domani. Ed è singolare come l'evo– luzione di un poeta che ha vo_ luto essere -solo se stesso, ap– paia, per una misteriosa con .. cordanza con l'evoluzione del– lo spirito poetico mondiale, tanto amionicamente logica, in quella sua ascesa dal • facile al difficile• da poter essere considernta quasi esemplare l1wero la traiettoria 1uanra– moniana dai toni quasi cHpu. scolal'i e corazzi11iani ante-lit- Una recente immagine di Jim éncz teram dei Giardini lontani d, coloro che L'hanno precedu– (1904) attraverso l'esp ••nza I to, sarà sempre all'aute11t1co, al esatta dei Sonetti spirituali I discreto, al ~ castiço » che egli (1913-15) fino agli aneliti me- mirerà. Non Dario, troppo fran– tafisici d• Animale di fondo I cese e decadente, stppur sma– (1949) corrispondente senza gliante, saTà il suo modello dubbio alla traiettoria più umano, ma José Mart1, il • Chi– autentica della lirica mondiale soiotte cubano, comµPnd10 del– dell'ultimo cinquantennio. Dal- i eterno spirituale , dell'ideale la sua posizione marginale con, spagnolo», perchè Marti non serverà Juan Ramon l'occhio si lascia abbagl!rre du nto, da e lo spirito sereno ad una nessun rito. ma 5,•f-.,ide • con PSatta valutazione dei valori la sua supe• orr vi,a d, ooe– umani e poetici. E dovendo ta • · valori pr•m1 d, ,,no èien– identificare programmattcamen- 'I te e di una c,1,,t .a te la pTopria opera con quella LUCIANA S. PICCHIO \.

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