Fiera Letteraria - Anno IX - n. 50 - 12 dicembre 1954

Pag. 4 ~ ' , Giuseppe l\tarolla in veste di premiato, con Orio Vcrr~nl al l'rcrnJo Bagutta di qu~t'anno ir o Bianco LA !'i'ERA LETTERARIA UN A LE'll'T..IER.A A i'Vl.A. RO'Jl''ll'A C11ro don Beppino il euore dell'1ao1no non lo soppesano ,noi, di GWSIE?PE RAVEGNANI Caro Marotta, la.scia che, una volta tanto. conctda a me fl luuo e /o ,n,reco di non u.scre un criti– co, ma $0ltanto 1m lettore co– me tanti cl .SQflO, amici tuoi e e acceda miei di nulla acca– demia». Scrivendoti come let– tore. cioè alla buona. la.scian– do cht! abbia buon vento 10 prima lmpreJ.slonc. quella che ~i .solito è la plU glu.tta. la pii, intonata. la meglio azzecca– !O, .se non altro ci guadagno m salute. Pcrcht. credi a mc, quc1to mio mestiere di mettere i li– bri degli altri .scpra la bilan– cia del ~elfo e dd brutto. del buono e dd cattivo. dclfaaw– ' Iuta e dc! rc!atl1:o. Jhil.scc in agro.· Anche gli amici, e non di Ieri, quando aggiungo un po' di pepe al . di,corso. una rbcrva piccina piccina. una lode un po' trattenuta /fnl– $COno per .1eantonarc. E poi. p!cchla e ripicchia, le parole di un poi,ero crltfco, anche se sono. come 1empre dovrebbe--o ro. utu,tc e oneste e obfetti– t'e, non /anno pre,a. la.1Ctan– do Il tempo che trovano. Il lettore ltJ)lccio/o ha ben al– tro per la testa; al giornale dd un·occhlata df sbieco: e se QUalcOIO richiama la -'Ua attenzione non sard certo lo articolo del tuo G. R.. inte– stardito a &erlvere del libri degli altri. piuttosto che seri.– vere i libri suoi. Pigrizia la mia. nota. ,cet– ticiffllo? Non ,o: /orae un po' di tutto. Comunque. la « cri– tica leHcrarla •• anZl tutto scontenta i direttori dei glor• nall e dei settlmani. poi gli $Crlttort, in /fnl'l il pubblico. Il quale pubblico. fra tanti ,con– tenti, /or11r. e il meno $COn– tento. Anzi. credo che a non leguere !111art,coli di cntlcn letteraria '1ano proprio glf e addetti al lavori." (e$CIUSO ti capt,ce, l'lntereuato diret– to). E aUora tanto vale scri– vere (n privato: .scrivere let– tere. Prendere un pezzo dr carta, e scriversi aopra « ca– ro Marotta •· e oaro Montale>. « caro Alvaro». « caro Angio– /eW ». e caro Vergoni"· « ca– ro Vittorinf •: e poi. tutta di un /fato, un pogfnetta fitta fitta che parli dell'ultimo li– bro di Marotta. di Montale. di All1aro, di Angioletti. di Vergani. di Vittorinl. con. quesu lettere saremo almeno in due a leggerle; ed t gfd una &Oddisfazfone. D"altra parte. oltre tutto. non è /acile accontentar gli ,crittorl. Tu, ad c,omplo. pure euendo un arcidiavolo bonario e fanciullo. anche se ti diver– ti a $Crivere « $/ottlture" con la grazia verginale di una let– trice di Cordella, dlm0$tr1Utt anni /a d'essere scontento e dl– sllluso di me. e Io non piaccio a Ravegnani• .scrivesti: ed era una moua ,trategfca per met– tennl con le apa//e al muro. Volevi insinuare eh~ non e.ri– sto. e quindi non conto, co,ne lettore del tuoi libri. o per lo meno che. pure.avendoli letti, tanto paco mi soddisfano da non perdere tempo a 1criver– ne. insomma. tu, scrittore. ar– mato di slncerltd, r,unzecc1tfa– vt tl critico. a tuo pare colpe– vole :ie non a 1 tro di dilatten– zionc. Caro Marorta: QUUta volta hai 1baglitHo: ed tccomr Qui a cUmo,trartelo. Anzi tutto. di te ho un ri– cordo a,1tal lontano: di quan– do lavoralJI ai Periodici Mon– dadorl, com~ arch.lvffta e co• mti correttore di bozze. Jn quel tempi - ch:erano poi i tempi della FJcra letterarfa di Frac• ch·a -, tu ,crlrct>i le primt novelle, ~ Ic pubbllcavt sopra Novella di Cantini: e fo, che non ero poi tanto più anziano di te, le legge,10 con attenta curiotitd. ,entcndocl dentro come un puzzo df 2,0//0 e tan– fo d'acqua marcfa, cioè qualco– sa che faceva pensare a un ric– co fenomeno naturale, aule~ au·accatto di tante co.se e ,tra– nee a11a vena originarla. Co– me uomo apparivi a.uaf riser– bato e timido. for,e anche Po· co socievole. nonostante la tua atticciata corporatura da aol– levatore di pesi. Anch~ allora amavi li! tinte l'ivfde e ,tona– te: ti sf vedeva in giro con delle cravatte dal colori fnve– rOlimflf. che gridavano a tut– ti i i:enti e domanda11ano per– dono awarcobaleno. Ogni ton• to, 'apparivi in Galleria. /ra I tavoli del Cova o del Savfnl. puante da g!ovane /UJJO di con quel tuo lento camminare mare, giunto da Napoli wpra un « trealberi "· Dopo qualclu, ~~~:· c~l~;~tc!e q;f!ff:i :f~e~ ,china una raccolta di novelle (Tuue a me): e /u la tua pri– ma af/CN1U1Zlone di ,crlttore. Come vedi, caro Marotta, t, ~::i°: d: ~u:id~c~m1!J:.S°J. Aggiungo. e te lo dico dopo tanti anni. che provavo per te. ragauone grande e gro.uo . mt– aantropo e povero in canna. u- 110 certa ,tmpatia umana; ma allora. come .scrittore. pa.uavf per umoriata. /or,e percht baz– zicavi Buufchfni e lo, con/u· ,o_ gli umorlatl non li ho nel mio libro. Ade,,o, la tua bi· b/lografta fa mucchio; e un df- 1cor,o ,u te ha diverso orì.t• zontc: ,t puO cominciarlo o nord e a ,ud: vedere che /ac– cia abbia cotesto tuo benedet– to umorismo. Intanto mettia– moli 'n /ila i tuoi libri: L'oro di Napoli (1947J. San Gennaro non dice no (1948). A MJ!ano non !a freddo (1949). Plet.re e nuvole ( 1950), Gli a1uunl del sole (1952), Le madri (1952), Coraggio. (ttlard.tamo (1953). Non ,ono tutti. lo so; ma sono quelli che contano. Comincio dai primi due. t- 81}irati a Napoli. dedicati a Napoli, cittd della tua adole- ,cenza e del tuo cuore. Ti dico ,ublto. ,enza prtam– boll, che scrivere di Napoli ,enza cadere dl J>UO nella let– teratura e nella retorfca. non t Pt! nlenU facile. Son di que– gli argomenti traditori che la– .sciano la bocca amara e la pa– gina fruita. Napoli t Q8$ieme colore e tradl.ztone, i « baui" e San Gennarl.dlo; e c·t /a Na– poli dt donna Matilde e la Na– poli di Galdlerl, la Napoli di Croce e la Napoli di P.,,11., la Napoli di Piedigrotta e dei na– po/etanl e la Napoll dei gl.Or– nalf,ti • dei pennaloli da atra• paz:o, bra!Jiufm.f a barare a/ gioco e a mrttere In be'la co– pia per l'ennuima volta una Napolf di maniera. oleogra/fca, con Il fondale del Vuu!Jio che /urna. con gli :paghetti ali, vongole dalla Zl' Tere,a e con le pas,egglate a Ch.laia. E al– lo_ra.dico lo. non c·t cosa peg– giore d'una letteratura. la quote succhia Il latte d"una ar– cadia provfnciale e /olclorl.ati– ca. dando di guazzo e di pen– nellessa a un cOlore /~o come le tue nostalgie, i tuoi fJJJetti, lungo. Da que.sta letteratura, caro Marotta, vror,rlo San Gennaro ci wlvl! Ma ,e apro L"oro di Napoli e San Gennnro non dice no. a tua e a nostra fortuna non t cosi: i tuoi occhi vedono me– glio. E poi in Napoli. dentro l'anima di Napoli, ritrovo te, ragazzo e uomo: I tuoi ricordi le tue noata.lqie. i tuoi <1/JetU. i tuoi peraonaggl. le tue /an– ta.sic. Sei Don Beppino. napo– letano, ma non ti monti la te– sta, nt vuoi euerlo a tutti i COfli. Per quedo. la tua t una Napo« tu.tUI e vicolo e popoli• no•· dot t una Napolt vera. concreta. /uorl dalla wUta Na– poli cartolina Illustrata: t tuoi Carmelo Abbatlno e Don Ciro e Donna Carmela ed Eapedlto EltJ)Ollito sono napoletani. den– tro e fuori, ma sono ugualmen– U genU viva. carne tnva. e non ,narionetU. Il mare di Na– poli t una gran bella cosa: d'accordo; e bem e pittoreschi f «quartieri,. e Il Vomcro ctl– to. e la « mouartlla In carroz– za•· e i vetturini In piaua del re. e tutti i doni di Dio In ter– ra In cielo e in ogni luogo; ma ,e lo scrittore. dando di ma– no alla chitarra, riduce ogni CO$O a ~nario. e gli manca l'animo pt.r fare davvero vwc e vere le co.se e gli uomini, non vale a/Fatto la pena. dico lo. clu Napol.t. quuta benede.tUI Napoli, bella comti una sJrena. croce e delltla degli acrittort. tanto al/atichi da ,ecoU e ,e– co/i la loro penna. A Jddlo piacendo. tu 11ei di diver,o stampo. A.nti tutto. guardando Naport. non staf alfa tradizione. che $J>U80 ~ /atta dl Iuoghl comuni. Tu seri.vi : « sono lo la Napolt dr cui parlo e altre non ne co· GIUSEPPE RAVEGNANI (Continua a pag. 6) Napoli dopo le nebbie del Nord Domenica 12 dicembre I954 Giuseppe Marott.a In veste di rtudlce, con Vincenzo Ca.r– darell.l, Premio Napoli - Potlmnla 1954 IN PUNTA DI PIEDI è diventato un ~rande scrittore 1(-. di CESARE ZA \T ATl'INI Ho conosciuto Ma.rotta nel 1929, in Piaua. Carlo Erba. 6; era il redattore di du.s o tre 3ettimanali di Ri.uoli e Bcriveva. novellette Bul genere di Wodehou.sc ma con ptù &tue. Neuuno gli dava un soldo forB~ perchè a lui atesso piaceva (ieBolarBL Nel •31 'cntral an.oh- 'io in. quella. casa editrice e Marotta. mi aiutò a. na&condere la mia pigrizia e la mia incompetenza del rotocalco. Capitano tutte a me, diceva; una volta aul ciglio spuntò 11;na lacrima, per cauaa del padrone che df7n~~g 8 J~n:~tzft~a~a~~to~~~~~o~~~O ~7eft°i~fi~ erano gH anni in. cui io veneravo, invece, come 8ant, C,ardarelli e tutta la li8ta di Falqui acnza averli mai letti. Ci lasciammo nel '3-+ e Marotta continuò a but• tare giU racconti raccontini rubriche articoli, aempre come un torrone, solido croccante, pieno, con una riga sua parecchi ci avrebbero fatto una pagina. Non dura, penaaoomo; oppure: l'arte é un'altra coBa - e Ma.– rotta incoraggiava con U suo aguardo troppo riBpet to&o dal sotto in su la 3fiducia perfino del .suo lattaio. Lavorava. tanto e invidiava la mia sicureua.: ci ho impiegato una vita a accorgermi che non era altro cM avuimtato. Andammo in collera nei •~o. Poi Brancacci il giorno che mori Hitler ti fece riabbrac– cia.re a Porta Pia .. lr.! .tr.tu in punta di piedi Marotta era diueJ1tato un grande scrittore. Quel corpo alto e grosso e robuato di Marotta t un corpo che a 3premerlo viene fuori di continuo qualche co&a di buono, credo che non lo &appia. nem– meno lui che potrebbe andare quando vuole in dire– zioni nuove dove laacerebbe sempre U segno - ricordo un suo scritto ttel "Corriere" sulla paura che ebbtt una volta di morire di un brutto male - e nea&uno in Italia poteva e3sere più moderno di lui in quell'eL– zeviro dove con u11a. mano leggera, da ricamo, solle– vava le Bue interiora e ci faceva vedere dentro, fino a Dio. Altro che aolo 1' 1 apoli, come affermano i ca.t– tivi amici. A pa.rte che ba.,terebbe aver costntito queata citt& come l'ha co3tniita lui a suo modo, -pe:zo per pezzo. dai grafiti dei bambini Bili muri ai palaui, di aelciati, por dire che sa cos'è l'architett1tra mi– gliore. Neanche il suo carattere ombroso gli toglier& m::::f più un. grammo dell'ammirazione dovutagli. Con. Marotta sntrìamo il l. ge,inaio nel cinquan.• tatreeaimo anno e le nastre orecchie sono ancora cos\ buone che odono, come fo11&0 ieri notte, il rumore dei nostri pa.1ai di un quarto di secolo fa, in. me:zo al– l'umido di Piazza Piola quando p:irlavamo di Char• lot per ore e ore e il tram che veniva dalla nebbiosa Lambra.te cigolava svoltando per Vfa Donatello. CESARE ZA\'ATTINI '* SOFOCLE E PULCINELLA \I ANNO SOTTOBRACCI

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