Almanacco italiano : piccola enciclopedia popolare della vita pratica - 1918

- GBsulla ·terra la felicità. La felicità o la volta celeste, stanno là ove l'uomo non è. Dunque che cosa è il cielo 1 Stando al concetto dianzi esposto di spazio, il cielo· è quella regione dello spazio sconfinato nella quale si muovono gli astri lucenti che la notte ci mostra, e quelli che per essere oscuri non possiamo scorgere, e che son forse assai più numerosi degli astri visibili. Astro oscuro è anche la terra che serve di dimora al1' un1an genere, e che vola anch' essa colla velocità di 30 chilometri al minuto secondo per le vie del cielo, trascinata dall'attrazione del sole, verso una meta, che l'uomo non conoscerà mai con certezza, assieme a tutti i pianeti e loro satelliti e le comete che· compongono il sistema solare. La velocità di questo ntovimento del sole attraverso alle stelle è ritenuta oggi non molto diversa da 20 chilometri al 1ninuto secondo, e sen1bra che il moto sia diretto verso la stella Vega della costellazione della Li1·a. l\'[a in questo viaggio celeste della terra, dei pianeti, del. sole, potrà domandare taluno, non sono possibili incontri con altri corpi celesti 1 Possibili 8ì, ma estre1narnente improbabili, tanto enormi sono le distanze alle quali stanno fra loro i corpi celesti. Lo spazio, attraverso al quale volano i pianeti e la terra, uon è assolutamente vuoto. Prima di tutto esso è ripieno del mezzo, la cui natura ci è compiutam,ente sconosciuta, trasmettitore della gravitazione universale, della luce, ·qel calore, del magnetismo. Intorno a questo 1nezzo si sono forn1ulate molte ipotesi: esso fu chiamato etere, e la sua supposta esistenza valse a far molto progredire la scienza, a scoprire n1olti ft>n01neni: ma è pur sempre un'ipotesi. Oltre ali' etere, nello spazio circolano avanzi di disciolte co1nete, quei corpuscoli che costituiscono le ste1le cadenti, e gli altri alquanto maggiori, che si rendono a noi visibili quali bolidi, i cui frantun1i cadono al suolo sotto forma di meteoriti. Qùesti ultimi sono 1nolto meno frequenti delle stelle èadenti, che in numero grandissimo di giorno e di notte penetrano nell'atmosfera, terrestre. e vi bruciano riducendosi in pulviscolÒ cosmico. 11 settimo cielo. Toccare il cielo col dito, è impossibile perchè il cielo sfugge ali' approssimarsi dell'uomo, quasi ne abbo:frissé il conBibliotecaGino Bianco tatto, o meglio. ancora perchè. il me.o è una parvenza, o n1eglio è lo spazio, intangibile, inafferrabile, vuoto: e poi così remoto che non v'a1·rivano neppure i 1·agli dell'asino. È possibile per contro salire al settimo cielo, come dicesi talvolta di chi raggiunge una felicità inoperata i No, non è possibile, come non lo è quel raggiungimento, e non lo è per la migliore delle ragioni, e cioè che il settimo cielo non esiste, come non esiste nessun cielo, qualunque sia l' agget- . tivo numerale che lo accompagna. Il settimo cielo_ non ha dunque esistenza reale, ma l'ebbe ideale e fantastica nel1' astronomia e nella poesia dei tempi andati. Il grande dizionario del Larousse vuole che secondo la Bibbia San Paolo sia stato rapito al settimo cielo. Ignoro n, qual passo della Bibbia si alluda nella famosa encielopedia: so che al capo XII, 2 della seconda epistola ai Corinti di San Paolo si legge: ~ Io conosco un uomo in Cristo, il quale, son già passati quattordici anni fu rapito (se fu in corpo, o fuor del corpo io nol so, Iddio il sa) fino al terzo cielo ». Smith nel suo classico dizionario biblico, 1nenziona questo passo ; ma non fa menzione veruna del settimo cielo. Non è possibile che San Paolo menzioni il settimo cielo, perchè egli era ebreo, e certo s' atteneva alle credenze giuda,iche. Or bene, secondo queste, non vi erano che tre cieli: 1 ° il cielo dell' aria, ove staf ano le acque, le nubi, la rugiada del cielo ; 2° il firmamento o cielo stellato; 3° il palazzo di J ehovah: ed è naturale che a questo credesse San Paolo di essere stato assunto, come al pjù sublime fra tutti e dimora della divinità. La nienzione fatta di uu terzo e di un settin10 cielo prova che di cieli si credeva ve ne fossero parecchi, almeno sette: ma nel pensiei·o degli antichi astronomi ve ne erano di più. Quei lontani contemplatori degli astri chiamavano 'cielo quella regione dello spazio in cui si muove ciascun pianeta: essi avevano poi immaginato disposizioni ingegnose di sfere (ipotetiche s'intende) che coi loro moti producevano le apparenze del cammino percorso dai pianeti fra le stelle. In quell' epoca remota si credeva che la terra fosse ferma nel centro dell'universo, e che i pianeti o astri erranti vi circolassero attorno e fra i pianeti erano annoverati la luna ed il sole, che con Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, formavano un complesso· di sette corpi celesti", aventi

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