Acpol notizie - Anno I - n. 2 - Dicembre 1969

movim~nto di ogni forma di collateralismo nei confronti- di qualsiasi forza poi itica". Espressa in questa forma tranqui Ila, non polemica, un po' burocratica, l'affermazione - formulata al termine di un ampio e vivace dibattito che ha consentito di verificare l'ampiezza della maggioranza che l'ha fatta propria - si è scontrata all'esterno delle ACLI (e all'esterno del cosidetto "mondo cattolico": le reazioni della DC,' infatti, sono state, come vedremo, assai diverse) con due atteggiamenti entrambi precostituiti: alcuni, sulla· scorta di preced_entinumerose prese di posizi'one del movimento, l'hanno giudicata ovvia e scontata; altri la considerano cpn un prudente scetticismo, che non di rado nasconde la speranza che, magari per effetto di pressioni e condizionamenti del la gerarchia ecclesiastica, tutto finisca in una bolla di sapone, a vantaggio dell"'ordirw ·costituito" per cui i cattolici votano DC (e se optano per ·scelte diverse, lo fanno nel segreto dell'urna, a titolo individuale, senza motivare alla luce del sole il loro dissenso) e la DC mant~ene in vita il centro - sinistra. Prendiamo pure atto che a giugno ci ·sarà un. Congresso, sovrano nelle sue decisioni. Solo a giugno, qui11di, potremo verificare con assoluta certezza la rottura di quell'unità politica dei cattolici che alcuni anni or sono era stara definita à Vallombrosa una "palla al 'piede", ma che è sopravvissuta fino ad oggi, con ciò testimoniando che quanto è avvenuto e sta avvenendo nelle ACLI non è per nulla la fase finale di un'ovvia e tranquilla evoluzione, ma, al contrario, il punto d'approdo in un processo difficile e tormentato, caratterizzato - come ogni processo che affonda le proprie radici nella realtà sociale e che urta contro tradizioni consolidate - da esitazioni, incertezze, battute d'arresto, accanto a intuizioni valide e slanci generosi. Ma, lasciata al Congresso di giugno l'ultima parola, possiamo aggiungere che, nella situazione, che si è determinata, lo scetticismo finisce col coincidere con la cecità. E vero che nulla nasce d'incanto e che la "fine di ogni collateralismo" è stato tema preminente dei dibattiti ~clisti nei mesi e negli anni trascorsi. Lo stesso precèdente Congresso delle 'ACLI l'aveva preannunciata, peraltro rinviandola a tempi migliori e ripiegando sul compromesso della "provvisorietà" del volo aclista alla DC, "provvisorietà" e voto confermati, sia pure senza convinzione e con la coscienza di essere veramente giunti all"'ultima spiaggia", dal Consiglio nazionale che aveva preceduto le elezioni del 19 maggio. La "novità" di oggi è che, per motivato giudizio della grande maggioranza del Consiglio nazionale (ed è legittimo ipotizzare un analogo atteggiamento del Congresso, anche tenuto conto della vastissima consultazione di base che ha preceduto la scelta del "vertice"), la liberalizzazione del voto aclista è proposta come un'acquisizione immediata, da rendere operativa alla prima consultazione elettorale. La "svolta" è di importanza estrema. Il principio dell'unità politica dei cattolici è stato una costante della politica italiana, in-forme esasperate all'epoca della "guerra fredda", in modo più duttile in clima di distensione_ (parliamo, ovviamente, dei riflessi interni delle vicende internazionali), ma sempre operante come ~ruttura di sostegno dell'interclassismo democristiano, quindi come elemento stabilizzatore e come fréno all'evoluzione delle forze politiche. 11 superamento concreto di tale principio è suscettibile di rimescolare molte ·carte, di scuotere molti equilibri. Come? Le profezie introducono nel campo minato della fantapolitica ed è buona norma evitarle, ma è indubbio che, ai fini del processo, difficile e contrastato, a purtuttavia avviato, i. ristrutturazione della sinistra ital ia11 a ~tièraUzi :do'n· li~ WIDportamento politico delle masse popolari di orientamento cattolico è una condizione necessaria,anche seovviamente non sufficiente. E qui giungiamo al secondo "momento" del la scelta delle ACLI. "Liberalizzazione" del comportamento politico aclista - è stato in sostanza detto - non significa ripiegamento del movimento su un terreno meramente educativo - èulturale, quasi un "disimpegno" una volta liquidat_o l'equivoco del collateralismo. "Spartiticizzare, non spolicitizzare", dice Em·ilio Gabaglio, un esponente delle ACLI di cui si parla come di un possibile success9re di Labor. E precisa (intervista rilasciata all'Avvenire): "A ben vedere si tratta di qualcosa di più di una rivendicazione per così dire negativa (l'annullamento di certi legami); è anche l'affermazione di una consapevolezza sempre più diffusa di potere e dovere contare direttamente nella vita sociale, senza mediazioni di partito. Altro che. paventare il disimpegno dalla politica o la fuga dalle responsabilità! Può . sembrare paradossale, ma si potrebbe dire che le organizzazioni dei lavoratori in Italia cominciano oggi a far politica". Non mancheranno - si tratta di una facile previsione - difficoltà proprio su quésta line~. Se la destra tradizionale del movimento non costituisce un reale pericolo, le posizioni intermedie, le interpretazioni del superamento del collateralismo in chiave di "disimpegno"; o, comungue, di distacco un po' aristocratico dalla realtà po·li:tico - sociale · (magari all'insegna di quel tipo di critica aspra· ma indifferenziata e perciò spesso sterile di cui.il re_centeCongresso di Gioventù Aclista ha offerto qualche esemp,io), faranno sentire tutto il loro peso. Nel la prospettiva ormai ravvi ci nat~. del Congresso, i sostenitori della "linea Labòr" hanno ancora una battaglia da 'condurre, mà partono indubbiamente da una pòsizione di vantaggio, sull'onda di un processo di "politicizzazione" e di_ crescita . autonoma del movimento di cui i convegni di Vallombrosa, soprattutto quel lo .retelio scorso anno, hanno segnato le successive tappe. La "nuova domanda politica" è, insomma, qualcosa a cui le ACLI vogliono rispondere, sia pure con un proprio ruolo, che non è nè quello di un partito, nè quello di un sindacato; e che non è t,m ruolo autosufficiente, perchè nessuna risposta singola delle forze politiche e sociali così come oggi sono strutturate appare qualificata a soddisfare le attese e le sollecitazioni, le i-nsofferenze e le contestazioni della società civile, anche se ogni risposta ha un suo "peso" e un suo . valore obiettivo. Da questa consapevolezza nasce la ricerca di forme nuove, ancora in gran· parte da scoprire, di contatti e di incontri, di collegamenti che vadano al di là dei canali tradizionali, pur senza sottovalutare ciò che attraverso tali canali (partiti, sindacati) si è fatto e si dovrà continuare a. fare. L' ACPOL ubbidisce a questa "logica" e vuole segnare un punto di riferimento· per chi, dentro e fuori dei partiti, dentro e fuori dei sindacati, avverte l'esigenza di scavarea fondo ·nei problemi della società per costruir~ nuovi e più avanzati equilit;>ri, in termini di maggiore partecipazione, di nuovi rapporti di potere, di contestazione nei confronti della "logica". neocapitalistica (per dare ai lavoratori e alla società - a gi~dizio di chi scrive - più socialismo e un nuovo e. diverso socialismo, sulla misura dei· nostro mondo, tanto dissimile dal mondo di ieri). Non nuovo partito, perchè non n_egatricedel la validità e della necessità della milizia di _p.artito; non,· conseguentemente, seèondo_partito cattolico, e Labor è sta\o del tutto esplicito in merito; .non monopolio di nessuno perchè frutto di molteplici c_or,cors1e di differenti apporti politici,· ideologici, culturali 7- )

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