Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Pasquale Villari uomo immorale che ogni giorno decade [L]. - [Negli anni della redenzione nazionale], c'era una guerra, una speranza, un sacrificio ed un pericolo continuo, che sollevava lo spirito nostro. Oggi è invece una lotta di partiti, e qualche volta d'interessi, senza un Dio a cui sacrificare la nostra esistenza. Questo Dio era allora la Patria, che oggi sembra divenuta libera per toglierci il nostro ideale. A noi manca come l'aria da respirare, perché non troviamo piu nulla a cui sacrificarci. Eppure l'aiutare coloro che soffrono vicino a noi, è il nostro dovere, è il nostro interesse, supremo, urgente; e c1 restituirebbe l'ideale perduto [L]. Queste idee non sono di oggi. Le ho prese, senza mutarne la forma, da uno scritto del 1882, dalle Lettere meridionali' del 1875, dallo studio su La scuola e la questione sociale del 1872. Ed è stata questa la predicazione continua, si può dire la fissazione· insistente, di tutta la sua vita, fino agli ultimi momenti. Non ha lasciato senza un grido di allarme nessuna delle nostre malattie nazionali: la camorra, la mafia, il brigantaggio, i contratti agrari, l'usura rurale, le amminis•trazioni locali, l'igiene di Napoli, il lavoro dei carusi nelle zolfare, la miseria delle trecciaiuole toscane, il domicilio coatto, la tratta dei fanciulli, i tumulti universitari, ·1a disorganizzazione della scuola m·edia, le continue facilitazioni negli studi e negli esami, la campagna contro gli studi classici di una borghesia çhe vuole godere dei privilegi sociali ma rifiuta di compiere qualunque sforzo intellettuale per meritarli, l'emigrazione. Ci è ritornato sopra senza tregua, ora in una forma, ora in un'altra, approfittando di ogni circostanza, -ammonendo il paese smemorato, nei periodi di bonaccia, che la calma era ingannatrice, se non ne approfittava per scongiurare le tempeste; ritornando ad ammonirlo nei momenti di crisi, quando il terrore violento succedevà ad un tratto alla indifferenza flaccida, che le repressioni, i tribunali militari, le condanne potevano essere una tr~ste necessità immediata, ma non guarivano la cancrena, e aumentavano la _colpa di chi, avendola lasciata crescere, era costretto ora cosi a combatterla. La voce sua è stata nell'Italia della seconda metà del sècolo XIX e degli inizii del secolo XX la voce della· nostra coscienza morale, severa, sincera, importuna. Questo cavàliere dell'Annunziata ha continuato la propagaµda sociale di Mazzini, e la sua parola è riuscita spesso cruda e squillante come quella di un rivoluzionario. Non ha avuto mai paura di dire tutta la verità. Non ha risparmiato nessun giusto n~provero a1 su01 amici politici. Con quali resultati? Il soggetto delle questioni sociali, -· diceva egli con amarezza nel 1899 desta molta simpatia. Sfortunatamente, in Italia, è piu che altro ,una simpatia letteraria. Quando voi avete descritto la misera vita di coloro che vanno a prendere le febbri nella campagna romana, che abitano in capanne da ottentotti, che d~po una hingà giornata di lavoro non hanno abbastanza da sfamarsi, quando avete descritto tutto ciò, assai spesso vi sentite dire: bell'articolo! -. Punto e basta.14 · . · Era un pessimismo non del tutto giustificato. La sua opera qualche frutto ha pure arrecato; parecchi , spiritÌ ·ha svegliati dall'alto sonno: per' 14 Fondazione Villari, Barbera, Firenze 1900; p. 43. 75 Bibloteca Gino Bianco

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