Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Pasquale Villari I regi - scrive il 30 settembre - ingrossano, pigliano ardire dietro le mura di Capua [ ... ]. Il Piemonte non par deciso a entrare. Le cose si possono complicare terribilmente da un momento all'altro; possiamo avere delle reazioni provocate dal mal governo, possiamo avere orrori dai regi, che si stendono negli Abruzzi saccheggiando e bruciando. La questione di Napoli può perdere l'Italia, se non si fa presto. Io bramerei partir subito, perché qui sono veramente disperato. Ma se questo partire sembrasse un disertare [ ... ] allora esiterei, perché se veramente può tornare un pericolo grave, bisogna restare.6 Sopravvenuta una relativa sicurezza con l'intervento piemontese, ri, tornò agli studi e alle lezioni, fino al 1867, in cui accettò la candidatura del collegio di Bozzolo. E fu piu volte, tra il '67 e 1'80, deputato, e, fra il febbraio del '91 e il maggio del '95, ministro della Pubblica istruzione. Ma gli mancavano molte di quelle attitudini, che sono indispensabili a riuscire nel mondo parlamentare. Tutte le qualità caratteristiche del suo spirito: la preoccupazione perenne del problema nazionale, inteso come problema di progresso intellettuale e di piu rigida disciplina morale; il senso squisito delle realtà concrete, ribelli alle formule semplici e facili; il bisogno inquieto di criticare gli altri e se stesso, guardando i problemi da tutti i lati, anche a costo di non risolverli, nella insistenza di analizzarne tutti gli elementi cercando i punti deboli di ogni soluzione; - non potevano non riuscirgli doti sfavorevoli nelle fortune politiche. L'uomo, che vuole operare politicamente, anche se gli avviene di essere fornito di larga coltura, ed è animato dal desiderio sincero di porre il bene del paese al disopra degli interessi personali propri e degli amici, ha bisogno, per riuscire, di portare in sé tutte le superiorità e tutte le inferiorità della passione e della volontà di dominio: la lealtà, la coltura, il disinteresse, debbono aiutarlo nella scelta dei problemi da agitare e delle soluzioni da preferire - e solo chi procede in questa scelta con larga preparazione tecnica e salda probità, riesce grande uomo di Stato; gli altri sono abili politicanti. - Ma, fatta la scelta, l'uomo politico deve entrare risolutamente nella lotta, far tacere in sé ogni spirito critico, andare avanti a passo serrato, confondendo sé col partito, confondendo il partito col paese, dividendo gli uomini in eletti e in reprobi, eletti gli amici, reprobi gli avversari: lo stesso genio limpido ed equilibrato di Cavour non sarebbe stato un genio politico, se non fosse stato attraversato, per cosf dire, da una vena di irrazionale fanatismo mazziniano. Di siffatto genere di esaltazione, il Villari era del tutto privo. Ingegno felicissimo nell'analizzare e spiegare gli avvenimenti, si trovava paralizzato nell'azione politica dalle sue stesse tendenze critiche. Osserviamolo, per esempio, nel settembre del 1866, all'indomani delle sconfitte di Custoza e di Lissa, in quella tempesta di accuse reciproche e di recriminazioni irritate, che non manca mai di scatenarsi dopo un grande infortunio nazionale. Mentre tutti si domandavano: di chi è la colpa?, an6 Debbo la comunicazione di queste lettere al collega e amico, professor E. Pistelli, che ne possiede gli originali. 69 Bibloteca Gino Bianco

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