Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni ogni impulso per lo studio storico, riassumeva la espos1z10nee la cnt1ca in un'immagine: in questa teoria la provvidenza guida i popoli, come un cocchiere guida i cavalli. - Voleva spiegarci che la mancanza del sentimento della relatività storica è una delle caratteristiche fondamentali della coltura dei secoli anteriori al secolo XIX? - Vi è in una delle Biblioteche di Firenze un manoscritto prezioso, un Virgilio illustrato, si dice, da Benozzo Gozzoli. L'artista ha rappresentato le scene dell'Eneide. Si vede, fra le altre cose, il cavallo di legno, in cui sono nascosti i Greci, introdotto nella città di Troia. I Greci ne escono, e che cosa vedono nella città di Troia? Il palazzo Riccardi, la loggia dei Lanzi, il palazzo Vecchio, e i Troiani sono vestiti coa le vesti dei cittadini .fiorentini del secolo XV. Ora immaginate un poco, che oggi un artista volesse rappresentarci il padre degli Dei con la giubba e la cravatta bianca, il cappello a tuba e la sciarpa tricolore del Sindaco. - Voleva darci una impressione delle differenti abitudini intellettuali degli studiosi inglesi, francesi, tedeschi? - Un'accademia pro- ' pose un premio alla piu completa monografia sul cammello: un francese andò a studiarlo al giardino pubblico; un inglese fece i suoi bauli e partf per i paesi dove il cammello vive libero; un tedesco se lo levò dalla propria • 4 coscienza. Cosf nella parola di quel piccolo uomo, che spariva quasi nella cattedra, mostrandoci solo al di là una grande fronte luminosa, sfilavano innanzi al nostro spirito S. Agostino e Dante, Machiavelli e Vico, Montesquieu e Kant, Herder ed Hegel, Buckle e Tocqueville. Cosf fummo spinti a leggere Guizot e Thierry, Macaulay e Sainte Beuve, Taine e Sorel, Bryce e Laveleye. E cosf eravamo costretti anche ad elaborarci una coscienza nuova, con l'anelito del nostro lavoro, attraverso crisi giovanili, dolorose e bene.fiche. Che le sue fossero proprio lezioni di storia e di metodo storico, non si può dire. Provvedevano a questo gli altri insegnanti dell'Istituto. Concordi, puntuali, inflessibili, ognuno di essi, in quella casa smobiliata o male ammobiliata che era la nostra coltura, si prendeva una stanza, e ci insegnava a tenerla in ordine, a restaurare i mobili sciancati, a trasformare o eliminare quelli di cattivo gusto. Lui entrava in tutte le stanze, spalancava porte e .finestre, faceva circolare ovunque l'aria e la luce, disfaceva magari l'ordine degli altri. Ufficialmente, insegnava storia n1oderna. In realtà ci insegnava una infinità di cose, compresa la storia moderna: ci insegnava soprattutto a non essere mummie, ad essere uomini. E non solamente era il nostro maestro: era il nostro grande amico. Faceva con noi lunghe passeggiate, interrogatore pertinace, cnt1co imbarazzante, discutendo i nostri lavori, indicandoci libri da leggere, infor4 _ Sul "Giornale d'Italia" del 14 dicembre 1917, il senatore Chiappelli ha rivelato che quest'immagine del cammello è stata usata, prima che dal Villari, dal Villemain. Ecco dunque che l'" analisi delle fonti" comincia ad esercitarsi anche sul Villari! Ma le lezioni di' un inse~ gnante non hanno nessun obbligo di originalità: l'insegnante può e deve dire con Seneca: "meum est quod bonum est"; quel che importa, non è la provenienza delle idee, ma l'uso che egli sa farne ai fini dell'insegnamento. 66 BiblotecaGino Bianco

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