Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Maestri e compagni quasi dal niente la storia sociale e politica del comune di Firenze, riducendo a luminosa unità i dati scarsi e discontinui delle fonti, scoprendo una successione necessaria di lotte di classe al disotto di quelle, che erano state raccontate fino allora come capricciose risse personali e rivalità di famiglie: opera veramente ammirabile, soprattutto se viene messa in relazione con lo stato degli studi in Italia prima del 1870, e col movimento di ricerche da essa determinato: perché le parti piu originali e piu solide furono pubblicate nel 1866 e 1867; e se gli studiosi, che sono venuti dopo, hanno visto talvolta piu lontano, lo debbono al fatto di aver potuto salire sulle sue spalle; e con tutto questo, anche oggi, le linee generali della storia comunale fiorentina restano quelle che il Villari tracciò mezzo secolo fa. 3. L'insegnamento universitario Quelle stesse attitudini sintetiche e quello stesso fervore morale, che spiegano l'indirizzo e le debolezze e le forze dell'opera storica del Villari, dovevano fare di lui un grande insegnante universitario e preparatore di insegnanti di storia per le scuole secondarie. Se lo storico deve essere non un erudito indifferente ai problemi morali e politici del suo tempo, ma un politico e un moralista, che con la disciplina della erudizione deve cercare nel passato la origine della società, in cui deve vivere ed operare, - l'insegnante di storia deve, piu ancora dello storico, guardarsi bene dalla pura erudizione gelida e incoordinata; perché nella società moderna egli ha il compito di educare, con l'aiuto della storia, gli alunni ad esercitare con intelligenza le future funzioni politiche, e adempiere con coscienza i doveri sociali. Di questa verità il Villari ebbe una visione lucidissima. L'insegnamento della storia - egli insegnava -, come qualunque altro insegnamento, non è fine a se stesso. È un mezzo, con cui dobbiamo raggiungere un determinato fine intellettuale e morale, e questo fine ci è indicato dai bisogni della società democratica moderna, in cui la scuola vive e per cui deve preparare la gioventu. Non già che l'insegnante di storia debba modellare i suoi alunni secondo la propria fede politica o religiosa, o secondo indirizzi ufficiali imposti dal governo. Non v'ha illusione piu inetta, oltre che immorale, di quella che pretende far servire la scuola al trionfo o al consolidamento di determinati principi politici o religiosi: le grandi correnti intellettuali e morali si formano sempre fuori della scuola, e gli uomini le creano e se ne lasciano trascinare indipendentemente dagli impulsi ricevuti dalla scuola: dai licei gesuitici uscirono quasi tutti i liberi pensatori e rivoluzionari dei secoli XVIII e XIX. Ma l'alunno, che nello studio della storia abbia imparato la propria discendenza intellettuale e morale, e confrontando il passato col presente, abbia preso l'abitudine di cercare nel passato gli embrioni del presente, e in questo uno sviluppo pe64 BiblotecaGino Bianco

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