Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Prefazione (Esagerava, certo, in questi giudizi; ma la loro crudezza, volutamente accentuata, stava a i'ndicare il perdurare di uno spirùo polemi'co, di una attualissima preoccupazione dell'oggi, pur nella rimeditazione dei· fatti di ieri.) Con pacato equilibri·o esaminava la condotta della nostra marina militare nell'ultima guerra; e con caustica z'ronia prendeva a bersaglio lo spirito salottiero e la doppiezza del tedesco Dollmann ( ancor oggi imperversante sugli schermi della nostra TV). A proposito della "svolta" comunista del 1944, del compromesso con la monarchia e con Badoglio, polemizzava con Togliatti, che lo accusava di essere un politico, non uno storico. "Storia? Politica? Badiamo ai fatti·: i· fatti del 1944 furono quali li vedo io, politico, o quali' li vede Toglt'attt·, stori·co?" Sempre risorgeva la connessione e, insieme, la distinzi'one fra stori·a e politica, e la prelimi'nare esigenza di ricostruire esattamente i fatti·, senza alterarli'. Accanto alle pagine dedicate alla Resùtenza italt'ana, ad alcune delle sue • figure mz'glt'ori, ai suoi aspetti· politici e militari, ai problemi di documentazione e z'nterpretazione storz·cache vi si connettono, vogliamo i·nfine ricordare due saggi: Una traccia sul mare, la storz'a commossa dz· un giovane, Falco Marin, che aveva creduto nel fasdsmo, e, attraverso lui, e le sue amare vz·cende, di tutta una generazz·one stroncata dalla guerra fascista ( e forse maz· come in queste pagine risplende l'accorata umanità di Salvemini); e Da Romolo a Mussolini, che, sotto un'apparenza beffardamente giocosa, lascz'atrasparz're lo sdegno per la rz'dicolaggine a cui·, un po' per spirito di propaganda e un po' per z'nfatuazz'one retorz'ca, si era abbassato uno storico illustre della sua generazione. 4 "L'U . ' " A l l'U . ' ' b . rutà. - qua cuno ruta e sem rata un momento non essenzz'ale, e non dei· pùJ, felt'ci, nell'atti'vità di Salvemini: una fase di ripz'egamento, di scarsa presa sulla realtà politi.ca del secondo decennio del secolo, perfino di z'nacz'ditoùolamento. E si· è parlato anche troppo di moralismo (per giunta "impotente"), addù·ittura di irascz'bilità professorale e vaniloquente - ma z'n questo caso era palese l'intento denigratorz'o - e, con maggz'or serietà, di un troppo z·nsùtito "problemùmo" e "concretismo," che davano alla rivista un complessivo carattere di frammentari.età, e di insensz'bz'litàper le i'dee e i· temi pùJ, generali. Uno dei rz'lt'evi·critici' piu intellt'- gentt·, formulato durante la vita stessa dell'Unità, e tante volte ri'chi'amato dagli studi'osi·, era quello del gi·ovane Gramsd: che l'effz'cacia reale della rivùta era compromessa dal fatto che non si rz·volgeva a "energie sociali organz·zzate," bensf "a tutti genericamente e a nessuno pratz·camente." Ma a chi punta su queste critiche, e non si· sforza di vedere al di· là di esse, vorremmo ricordare quel che Gramsci di'ceva nel medesz'mo scritto: che l'Unità era pur sempre "una mù·abile esperz·enza di scuola lt'bera per i cittadi'ni." Analoga la definizi'one dell'Unità data dal giovanùsi·mo Gobetti: "la p1·u feconda scuola politz'ca che l'Italia abbia avuto z·n questo scorcio di secolo." E basterà rz·cordarel'i'mpronta lascz'atadalla rivùta sulla generazz'one antifascista affacdatasi alla ribalta della lotta polùica nel terzo decennio, su uo22 BiblotecaGino Bianco

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