Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Prefazùme storico, egli ammoniva che non si può essere indifferenti di fronte alla questione della verità o dell'erro-re, del bene o del male. Dobb,:amo vivere; e "vivere significa agz're." Cos[ parlava Salve"mim· agli studenti americani nel 1938; e la sua lezione, come si vede, andava ben al di là delle fragili premesse teoriche su cui si f andava. Ritroviamo la stessa vibrazione morale nel/'articolo Storiografia e moralismo, apparso nel gennaio 1947 su Belfagor, in polemica con Carlo Morandz· (riprodotto in Il ministro della mala vita e altri scritti sull'Italia giolittiana, a cura d'Elio Apt'h, Opere, IV, vol. I, pp. 531-539), e nella prolusione fiorentina del 1949. E ancor piu nel bellissi·mo scritto Empirici e teologi, pubblicato postumo, nel 1968, da Roberto Vivarelli, che gi·ustamente lo ha considerato come il "testamento" di Salveminz': ultima, commot1ente professione di fede dello storico e, prima ancora, dell'uomo. 3. Fra storia e politica. - Anche per quel che riguarda l'intreccio strettissimo fra storia e politica, fra la ricerca scientifica e l'impegno del cittadino, Salvemini aveva preso ad esempio Pasquale Villari. Nel già citato necrologr.·odel 1918 n'cordava come, nel corso dell'Ottocento, si fosse rotta ogni· circolazione di pensiero "fra gli studi storici e la pratica politt'ca," con il conseguente scadimento di quelli alla piu gretta erudizione, e di questa a inintelligente empirismo. A tale tendenza Vi.llari aveva reagito, riprendendo la tradi'zione degli "stori·ci moralisti" del Risorgimento, e cosf salvandosi anche lui dal di·ventare un semplice erudito. In realtà, per quel che ri"guarda Salvemi'ni, e i'l legame da lui fortemente sentito e praticato fra storia e politica, pi'u che di una dz'retta e decisi·va influenza del maestro su di lui, si· trattò della scoperta, fatta a posteriori dall'allievo, di· una coinddenza di fondo, di' un idem sentire ( e, sia detto fra parentesi, non solo con Villari, ma anche e piu con altri, come, e lo vedremo, con Cattaneo). Fin dagli anni fiorentini, quando era ancora studente - e lo ha visto benissi·mo il Sestan - "la sua passi'one vera era la passione politica, la politica di un giovane ribelle stomacato allo spettacolo di tante ingiustizie umane, sofferte anche di' persona nella sua pi·ccola patria pugliese." Per questo, aveva scelto la storia, per trovare un qualche sfogo a quella passi·one; per questo, a un certo momento, aveva abbandonato la storia medievale, per passare ad altri perz·odz'piu vicini al suo tempo, a temi di studi'o, come ad esempi'o quelli sulla Rivoluzi'one francese, che gli permettevano di "trattar in forma obiettiva dr.'una gran quantità di questioni socr.'alio morali scottanti ai nostri giorni." Per questo, z'n una lettera del 20 'di'cembre 1899 a Francesco Papa/ava, defim'va 1.'lsuo saggio sui· partiti politici' milanesi (un po' scherzosamente, ma con piena consapevolezza di quell'intreccio di cui· st,:amo parlando) "1·1 mi·o volumetto storico-sovversivo." Sta di fatto che quel legame fra storia e politi'ca rimase i·n lui una delle note piu costanti e caratteristi'che, come già tanti studiosi hanno concordemente ri·levato. Potremmo anche aggiungere che, nel lungo arco dei suoi scritti, sono distinguibili due periodi. Nel pri'mo, quello giovanile, 18 BiblotecaGino Bianco

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