Gaetano Salvemini - Scritti vari (1900-1957)

Scritti metodologici fisico, essi sono i parenti poveri fra gli scienziati. Ma anche i parenti poven possono essere utili. Le scienze non esatte possono servire. Una scure non è uno strumento di precisione, ma rende servizi utili, specialmente quand'è maneggiata da ·una mano esperta. . . Non saremo mai 1n grado di definire con un coefficiente matematico la parte avuta dalla guerra sottomarina nel provocare l'intervento degli Stati Uniti nella guerra mondiale. Ma un fatto è certo: l'intervento degli Stati Uniti nella guerra avvenne dopo l'inizio della guerra sottomarina. Inoltre sappiamo che il presidente Wilson, non ostante il fatto che preconcetti personali lo spingevano a fianco dell'Inghilterra, non ostante il fatto che parecchi dei suoi consiglieri intimi erano in favore dell'Inghilterra, non pensò t1,1.aiall'intervento fin dopo il principio della guerra sottomarina. Infatti la sua campagna presidenziale nel 1916 si fondava sul motto: "Egli ci ha tenuti lontani dalla guerra." D'altra parte, quand' egli dichiarò la guerra, gli Stati Uniti erano impreparati ad un intervento immediato non ostante il fatto che la guerra infuriava già da due anni e· mezzo. Da questi dati siamo indotti a concludere che fu la guerra sottomarina che indusse il presidente Wilson ad unirsi all'Intesa antigermanica. Ma esiste un altro fatto. L'inizio della guerra sottomarina fu seguito non dalla dichiarazione di guerra alla Germania, ma solo dalla rottura delle relazioni diplomatiche. La guerra fu dichiarata soltanto dop<? la caduta del regime zarista in Russia. Per conseguenza anche questo avvenimento contribu1 all'intervento degli Stati Uniti nella guerra. È impossibile assegnare a ciascuna causa dell'intervento americano un coefficiente numerico e tutte le nostre conclusioni sono necessariamente solo approssimative. Ma non c'è alcuna ragione per condannarle come prive di ogni fondamento. Certo l'antica dottrina secondo cui la storia è magistra vitae è una supersemplificazione. Essa ha la sua antitesi nella dottrina secondo cui la storia insegna soltanto che nessuno ha mai imparato dalla storia. Se Napoleone avesse chiesto ad Annibale o ad Alessandro il Grande o a Cesare che cosa· dovesse fare nel corso delle sue campagne, è molto probabile che i suoi predecessori non avrebbero avuto niente da dirgli, perché le condizioni in cui furono attuate le loro operazioni militari erano completamente _diverse da quelle del tempo di Napoleone. È impossibile dedurre conclusioni da fatti che non si ripetono. Tuttavia tutti gli ufficiali del1'esercito studiano le esperienze mili tari dei loro predecessori. Perché? Perché venendo a conoscenza delle condizioni in cui i loro predecessori dovevano agire, osservando perché essi agissero come fecero e non altrimenti ed esaminando il risultato di quelle azioni, il capo dell'esercito abitua la sua mente, non ad agire nello stesso modo, ma ad essere vigile di fronte a tutti ·gli elementi della nuova situazione in cui egli dovrà agire, ca,lcolando cos1 tutte le eventualità ed affrontando l'imprevedibile cC'n rnaggior ricchezza di esperi~I_lza. In fondo i proverbi sono formulazioni di leggi imperfette suggerite 176 BiblotecaGino Bianco

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