Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America 1° giugno 1912, durante una dimostrazione davanti al monumento a Gari– baldi a New York, "fra un delirio di applausi, sputò con tutte le sue forze sul tricolore del re" (Il Proletario, settimanale di New York, 2 giu– gno 1912). Altri non hanno avuto carriere altrettanto fortunate. Si appa– gano, in questo paese, di posti di gran lunga piu modesti nella mac– china della propaganda, come annunciatori alla radio, giornalisti, maestri di scuola elementare, o galoppini. Cosf, dall'avvento del fascismo 1n Italia, i cittadini e i residenti di origine italiana sono stati sottoposti 1n questo Paese a un fuoco di sbar– ramento propagandistico, imponente e instancabile. Si è detto loro tutti i giorni che l'Italia non è piu il paese dove loro, o i loro padri, erano una volta tanto infelici. L'Italia, grazie alle conquiste mussoliniane, è divenuta "ricca, prospera, rispettata e temuta." La propaganda fascista evita accuratamente di mostrare qualunque tendenza antiamericana. Si li– mita a fornire intorno alle cose d'America informazioni scarse, banali e non di rado denigratorie. Moltissimi immigrati italiani conoscono soltanto la durezza della vita in America, dove sono stati guardati dall'alto in basso e disprezzati come dagoes e wops. La propaganda fascista li mantiene stra– nieri al paese che li ospita e riserva tutte le sue lodi per l'Italia di Musso– lini. Gli effetti di questa metodica propaganda sono venuti in luce qual– che anno fa durante la guerra d'Etiopia. A quel tempo molti italiani di questo paese furono portati ad uno stato di frenesia nazionalistica, le cui origini e la cui intensità risultarono misteriose per chi non avesse fami– liarità con le "Piccole Itali e." So di un ristorante a New York che im– piegava 34 camerieri italiani. Solo uno di essi restò immune dal conta– gio. Nessuno degli altri sarebbe stato tanto crudele da maltrattare un cane, eppure, tutti si sentivano degli eroi nel leggere i titoloni dei gior– nali italiani di New York, i quali annunziavano che il figlio e il genero di Mussolini avevano lanciato bombe dai loro aerei sui villaggi etiopici. "Stia– mo dimostrando," dicevano, "che sappiamo picchiare sodo." Durante la guerra etiopica non c'era contrasto tra fedeltà verso il fa– scismo e fedeltà verso l'America, dato che il governo degli Stati Uniti con– sentiva che rifornimenti raggiungessero l'Italia, mentre l'Etiopia non era in grado di acquistarli qui da noi. Finché non vi è motivo di contrasto tra fedeltà al fascismo e fedeltà all'America, gli agenti fascisti non ve– dono ragione di provocare una rottura. I loro interessi richiedono anzi di ritardarla, perché i germi della mentalità fascista si sviluppino di nascosto. Essi contano sul fatto che quando il conflitto diverrà manifesto, la demo– crazia americana dovrà raccogliere quel che il fascismo italiano avrà se– minato. È strano che, oltre agli agenti direttamente collegati alla macchina della propaganda, i fascisti piu decisi e convinti si trovino specialmente tra i figli di quegli immigrati i quali, avendo fatto fortuna, si sono po- BibliotecaGino Bianco

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