Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Governi e popoli volte, dopo che in Italia tutte le libertà personali e politiche erano state abolite, quando chi avesse fatto opposizione alla dittatura sarebbe stato spedito senza tante storie all'altro mondo. Sforza fece quel che il Re di Norvegia, la Regina d'Olanda, il Re di Grecia, il Generale De Gaulle e mille altri amici del governo inglese fecero quando i loro paesi furono invasi da Hitler. Probabilmente il rimprovero del Signor Eden si spiega col fatto che egli ha sempre pensato che Mussolini, "non era poi tanto cattivo." Chur– chill, in persona, ci ha fatto sapere che Mussolini era un "grande uomo," e che se lui, Churchill, fosse stato .italiano, avrebbe indossato la camicia nera. Il Conte Sforza avrebbe dovuto non fare. opposizione al "grande uomo," ma avrebbe dovuto cooperare con lui, come fece Badoglio. Dopo l'assassinio di Matteotti, invece di scandalizzarsi, avrebbe dovuto fare quel che fece Sir Austin Chamberlain: precipitarsi a Roma e stringere en– trambe le mani al "grand'uomo." (Il Signor Eden era allora segretario parlamentare di Sir Austin.) Solo quando Mussolini dichiarò guerra all'In– ghilterra e cessò cosf di essere un "grand'uomo" il Conte Sforza sarebbe stato autorizzato a lasciare l'Italia per mettersi agli ordini del Governo inglese. · L"' Inghilterra," cioè, il popolo inglese, e non il partito conservatore inglese, meriterebbe di essere rappresentata all'estero da qualcuno che posse– desse una statura intellettuale e morale un po' piu alta del Signor Eden. In questa occasione vi sono stati giornalisti in Inghilterra, i quali hanno rinfacciato all"' Italia" il trattamento inumano che i prigionieri in– glesi soffrirono in Abissinia prima che l'esercito italiano ne fosse sloggiato. Quel trattamento fu veramente inumano. Ma se quei giornalisti avessero l'abitudine di pensare prima di scrivere, essi si ricorderebbero che quello scandalo bestiale ebbe luogo mentre le forze italiane in Abissinia erano comandate da quell'antifascista duca d'Aosta, di cui i Conservatori inglesi avrebbero fatto volentieri il Re d'Italia se non fosse morto di tubercolosi mentre era prigioniero nel Kenya. Che cosa ne sapeva il popolo italiano di ciò che il candidato di Churchill e di Eden alla corona d'Italia com– binava in Abissinia? Ed è da gente onesta rinfacciare al popolo italiano nel 1944 quel che un amico di Churchill e di Eden fece in Abissinia nel 1940? Invece di attribuire al popolo italiano responsabilità che non gli spet– tano, quei giornalisti dalla testa storta avrebbero fatto bene a ricordare quel che molti italiani fecero nell'Italia centrale e settentrionale per nascon– dere e soccorrere, a rischio della propria vita, i prigionieri inglesi, fuggiti dai campi di concentramento quando, dopo lo sfacelo del regime fascista, i tedeschi si erano impadroniti del paçse. La buona volontà e l'eroismo di quegli umili uomini e donne non possono certo far dimenticare le responsabilità di chi fu complice nel delitto di questa guerra. Ma Churchill, Eden e i loro giornalisti, attribui- 637 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=