Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

Due guerre contro l'Italia con il Re e Badoglio, ma .col "caos e l'anarchia." Alla Camera dei Co– muni, annunziò che non voleva "abbattere l'intera struttura dello Stato italiano," né "ridurre la vita italiana in uno stato di caos e anarchia" in modo che non rimanesse nessuna autorità con cui venire a patti. Non desiderava "una resa parziale di singoli reparti nei territori in cui le nostre truppe potessero entrare." Questo costringerebbe le Nazioni Unite a pre– sidiare, mantenere l'ordine e amministrare l'Italia intera. La resa incondi– zionata "avrebbe dovuto aver luogo in blocco, e non pezzo per pezzo." "Io certo non voglio seguire la strada che potrebbe condurre alle fucila– zioni e ai campi di concentramento e che, soprattutto, ci costringerebbe a portare sulle nostre spalle il peso di gente che dovrebbe fare da sé." In parole chiare, se il Re e Badoglio avessero accettato le richieste di Churchill, questi non avrebbe avuto alcun interesse a indebolire la loro posizione. Al contrario, essi sarebbero stati destinati a compiere quello sgradito lavoro che Churchill non vuole assumersi. La responsabilità di schiacciare il "caos e l'anarchia" toccherebbe a loro. In quanto al popolo italiano, esso dovrebbe capire che sarà messo a ferro e a fuoco da un capo all'altro del paese se il suo governo non si arrenderà. "Lasciamo che gli italiani, per servirsi di una frase familiare, cuociano un po' nel loro brodo, e alimentiamo il fuoco per accelerare il processo fino a che non otter– remo dal loro governo o da chiunque possiede l'autorità, tutto quanto ci è indispensabile per continuare la guerra contro la Germania." Il giorno dopo, 28 luglio, la speranza di una resa incondizionata, da parte di Badoglio, sembrò svanire. Ecco perché Roosevelt si precipitò ad annunziare che "noi non verremo a patti col fascismo in nessun modo, forma o maniera. Non permetteremo che rimanga alcuna traccia del fasci– smo." Il 30 luglio la speranza si era ravvivata. Di conseguenza, Roosevelt ritornò sui suoi passi e annunziò che era pronto ad aprire negoziati con qualunque elemento "non fosse apertamente fascista e fosse in grado di impedire al paese di cadere nell'anarchia." Chiunque tratta con Roosevelt cessa di ~ssere un "aperto fascista," e cos1 Roosevelt potrà dichiarare che lui non viene a patti col fascismo. Qualche tempo fa Roosevelt dichiarò che il "regime fascista personale di Mussolini" avrebbe dovuto andarsene. Non era il "regime fascista" che era condannato, ma soltanto Mussolini e quelli fra i suoi ausiliari "personali" che non intendessero tradirlo. Il 31 luglio, le speranze d'un accordo col Re e Badoglio dovevano sembrare vicine a realizzarsi. Di conseguenza, nel numero del 1 ° agosto, il New York Times, che si può considerare fedele ad almeno uno dei gruppi in cui è diviso il Dipartimento di Stato, palesò grande preoccu– pazione "per le molte notizie di disordini in Italia." "!Sembra che alla base di questo conflitto vi sia il desiderio che si giunga alla pace. Se questo fosse tutto, sarebbe logico supporre che i disordini finirebbero con l'u– scita dell'Italia dalla guerra. Ma non è sicùro. È probabile che la scure della politica interna venga affilata, e che gli elementi antifascist~ cerchino di trarne vantaggio. Vi sono prove che i comunisti partecipano seriamente 405 Biblioteca Gino Bianco

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