Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

1A sorte dell'Italia lotta contro le Nazioni Unite, dovrebbe finalmente fare aprire gli occhi anche a coloro che si ostinano ancora a credere che valga la pena di fare con– cessioni alle forze e alle istituzioni reazionarie italiane. Pare che a Washington qualcuno abbia cominciato a veder la luce. Nel New York Times del 17 giugno, Harold Callender, che si dice sia molto vicino al– l'Ufficio delle Informazioni di Guerra, ha scritto quanto segue: Né gli osservatori militari né quelli politici contano qui su un prossimo crollo del morale italiano, nonostante i bombardamenti. I militari fanno osservare che gli italiani in Tunisia hanno combattuto bene, e che guelli in Italia difenderanno la loro patria. Alcuni pensano che il pericolo imminente potrebbe irrigidire la resistenza italiana. Si ha notizia di altri movimenti di truppe tedesche dirette in Italia e del richiamo in patria di auarnigioni italiane dai Balcani per arginare l'invasione del territorio nazionale. Una cosa sembra sicura, come abbiamo ripetuto varie volte in questo libro: finché i tedeschi saranno in Italia, e ·non saranno ivi sconfitti, non ci si può attendere alcuna resa. Per un po' di tempo i nostri giornalisti e strateghi in poltrona hanno riempito intere· colonne di profezie piene di speranza e in apparenza logiche, secondo le quali i tedeschi avrebbero già deciso di abbandonare l'Italia al suo destino. L'Italia, osservarono detti strateghi, è diventata un peso, difficile com'è a difendersi contro l'inva– sione;· perciò i generali tedeschi sarebbero pronti a ritirarsi al di là del Brennero e a trincerarsi nel cuore della inespugnabile fortezza europea. Pascendosi di illusioni questi strateghi dimenticano che è nell'interesse tedesco, sia dal punto di vista militare, come dal punto di vista economico, di continuare a fare la guerra in territorio non tedesco fino a quando sarà possibile, e che una ostinata difesa. dell'Italia non è affatto impossibile. O per lo meno si può fare della sua occupazione. un'impresa lunga e difficile per gli Alleati. I nostri cuori si riempiono di tristezza e quasi d'un senso di dispera– zione quando leggiamo degli spaventosi bombardamenti che arrecano tanta devastazione e morte alle città italiane. Noi vi siamo vissuti, noi le ab– biamo amate. Napoli, Palermo, Messina, Catania, Bari, sono altrettanti no– mi che fanno rinascere nel nostro spirito il ricordo di anni di studi pacifici e che sono cosi strettamente legati alle gloriose tradizioni della cultura italiana. Npi non possiamo tollerare il pensiero che quella terra di bellez– za, quelle città coi loro tesori artistici, vengano i:idotte in rovine. Ma una tristezza anche maggiore ci assale quando, vecchi insegnanti in un'U– niversità americana, che· è diventata un grande centro di addestramento per soldati e ufficiali, noi vediamo i nostri bravi giovani partire, e quando diamo loro un malinconico addio. Auguriamo lord ~mona fortuna con tutto il cuore. Noi li volevamo educare per la vita e per un lavoro costrut– tivo, non per la morte e la distruzione. Gli errori degli uomini politici e degli statisti hanno portato frutti amari. Questi ragazzi stann·o ora com– battendo e morendo per un ideale: preservare in America e ristabilire in Europa il sistema di vita democratico. Continueranno gli uom1m della 393 Biblioteca Gino Bianco

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