Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

L'Italia vista dall'America di Napoli e Sicilia, e tutti gli altri principi italiani, dimenticando il gmra– mento solenne che essi avevano fatto di mantenere un governo libero furono ben lieti di ristabilire il vecchio assolutismo e di mandare 1 loro ministri costituzionali alla forca, in prigione o in esilio. Il passato della Casa Savoia, nel corso della sua lunga storia, non era certo tale da ispirare molta fiducia nella sua fedeltà: alle promesse fatte ed alle alleanze. Ma il Re Vittorio Emanuele II, sebbene incline a se– guire l'esempio degli altri principi italiani, non aboH il regime costituzio– nale. Storici cortigiani crearono allora la leggenda, che, dopo la dura sconfitta dell'esercito piemontese a Novara da parte degli austriaci e l'ab– dicazione di Carlo Alberto, il giovane Re Vittorio Emanuele rimase impa– vido davanti al maresciallo austriaco Radetzky e, spregiando minacce e lu– singhe, salvò la Costituzione. Sia questa o meno una leggenda Vittorio · Emanuele ne ebbe il merito e fu soprannominato il "Re galantuomo," mentre il Borbone di Napoli passò alla storia come il "Re spergiuro." Pochi anni dopo i Borboni e tutti gli altri principi italiani furono spaz– zati via, mentre Vittorio Emanuele divenne Re dell'Italia unita. Re Vittorio Emanuele III capovolse la politica di suo nonno. Do– minato dalla paura, dalla forza delle circostanze e dai cattivi consigli dei ge– nerali ed ammiragli che lo circondavano, cedette ad una minaccia di vio– lenza e abbandonò il governo alla plebaglia fascista. La monarchia divenne complice del fascismo e cosI praticamente firmò la propria abdicazione. I cortigiani ed anche alcuni uffici governativi in Inghilterra ed in America hanno cercato di creare, per i loro scopi particolari, una leg– genda modesta ma non per questo meno fantastica intorno a Re Vittorio Emanµele. Non potendo dire che egli "stette impavido dinanzi a Musso– lini e salvò l'Italia" e farlo cosI apparire una figura eroica, essi hanno tentato di dipingerlo come una figura degna di pietà, vittima non dei propri ma degli errori altrui. E cos1 venne diffusa all'estero la leggenda che il Re è sempre stato ed è tuttora antifascista nel fondo dell'anima. Si dice che egli sia rimasto fedele ai suoi doveri di monarca costituzionale, che non sia stato lui ad abrogare lo Statuto o a rendere possibile la sua abrogazione, in quanto le leggi che istituirono la dittatura furono approvate dai rappresentanti del popolo e che egli fu di conseguenza privato di ogni potere e .di ogni responsabilità. Si dimentica di menzionare che quelle leggi furono approvate da un Parlamento dal quale tutti i gruppi di opposizione erano stati espulsi con la forza e privati dei loro mandati, e che il Re aveva ancora il diritto e il dovere di rifiutare la sua firma se avesse avuto il coraggio di affrontare le conseguenze del suo atto. Rendendosi conto che questa linea di difesa era assai poco convin– cente, i fautori all'estero della monarchia abbandonarono alla sua sorte il Re come troppo senile per potere essere ringiovanito e rivolsero la loro attenzione al Principe Ereditario. L'erede al trono, bello ma inetto, fu da loro presentato come il piu ardente nemico del fascismo, abilmente se- 206 BibliotecaGino Bianco

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