Gaetano Salvemini - L'Italia vista dall'America

.. L'Italia vista dall'America gli esteri Ciano la dichiarazione di guerra dell'Italia, consegnò a questi una lettera da parte dell'Ambasciatore Phillips. In essa si ringraziava Cia– no per "l'amicizia e lo spirito di cooperazione" che aveva dimostrato du– rante gli "anni felici" che l'Ambasciatore aveva trascorso a Roma. L' am– basciatore Phillips era "felice" a Roma, mentre si svolgeva la tragedia italiana. Il popolo italiano non esisteva per lui. Durante quegli anni l'am– basciatore non si preoccupò di apprendere che Ciano era un briccone im– popolare che non meritava alcun segno di particolare amicizia da parte di un ambasciatore degli Stati Uniti, per lo meno nel momento in cui Ciano consegnava una dichiarazione di guerra. Gli uomini e donne che si sono consacrati alle attività rivoluziona– rie clandestine in Europa non sono dei mercenari che tradiscono i loro paesi al soldo dell'Inghilterra e dell'America. Sono patrioti rispettabili ed eroi che rischiano libertà e vita a servizio della loro fede, e per cooperare · con noi in uno sforzo comune contro il nemico comune. Essi non in– tendono servire ciecamente i tori'es inglesi e americani in ogni capriccio. I! problema italiano non è che un caso particolare del generale proble– ma europeo. Se quel problema particolare è affrontato con criterio errato, tutto il problema europeo sarà trattato con criterio errato. Che cosa ci proponiamo di fare nell'Europa del dopoguerra? Bisogna rispondere francamente a questa domanda. Dobbiamo pun– tellare ovunque regimi quasi nazisti, quasi fascisti e clericali, o dobbiamo aiutare i gruppi democratici a prendere il sopravvento nell'Europa centra– le, occidentale e meridionale? Ogni decisione che prendiamo in tempo di guerra influisce sulla pa– ce. Se oggi diffondiamo idee positive che ravvivino la fede e la speranza nei movimenti clandestini europei, la loro irrequietezza, il loro furore e la loro volontà di combattere il comune nemico cresceranno a dismisura. Forze numericamente modeste, e tuttavia gigantesche non solo di disintegrazione ma anche di ricostruzione, si sprigioneranno. Le forze di– sgregatrici renderanno il lavoro della macchina militare nazi-fascista sem– pre piu difficile e inefficace. E quando la disfatta militare causerà il crol– lo politico, ci sarà pronta nella mente dei popoli qualche idea positiva da attuare durante la crisi, in modo da passare piu rapidamente e fa– cilmente possibile dalla distruzione alla ricostruzione. Questa non può essere soltanto una guerra per la sopravvivenza del vecchio ordine conservatore contro il nuovo ordine nazista. Deve essere una guerra per la rinascita di tutti i popoli fatti schiavi nel quadro di un ordine mondiale migliore. Dobbiamo scegliere e fare conoscere la nostra scelta. Bisogna farla finita colle formule magniloquenti ma vuote dei Ministeri degli Esteri inglese e americano. 66 BibliotecaGino Bianco

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