Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del f asci.smo tuiva una circostanza aggravante. Dando notizia di ciò il 10 aprile, l'Avanti! si chiedeva se la legge 3 aprile 1926 assicurava a coloro che for– massero una associazione di fatto il diritto di essere bastonati e messi in prigione. Il 10 aprile, il sorvegliante dei lavori di bonifica avvertf che il giorno 12 tutti i lavoratori che avevano aderito alla lega di fatto sa– rebbero stati licenziati. Il 6 maggio, i padroni di casa di Molinella furono convocati alla sede del Fascio dove si ordinò loro di dare lo sfratto a tutte quelle famiglie i cui membri avessero aderito alla lega di fatto. Il 1°, 2 e 3 luglio, duecento donne sorprese a spigolare senza la tessera del sinda– cato fascista furono tratte in arresto. Il 1° ottobre 1926, cominciò l'espulsione degli inquilini. Cos1 scriveva il Tz.r11,es di Londra, in data 2 ottobre 1926: In seguito all'ordine del Fascio, si notificarono gli sfratti, e le espulsioni, che dovevano cominciare ieri, saranno effettuate nel corso del mese. Sono interessate 234 famiglie, tra cui ex-combattenti e vedove di guerra. Circa sessanta famiglie vivono in abitazioni di proprietà del Comune, e anche queste hanno ricevuto dal municipio l'inti– mazione di abbandonare le loro case. Malgrado questi severi provvedimenti, la resi– stenza dei lavoratori di Molinella, dopo anni di persecuzioni, non è stata ancora vinta. Il primo di coloro espulsi andrà a vivere con le famiglie di coloro che attendono lo sfratto per la fine del mese. Piu tardi, i lavoratori sperano di trovar ricovero qua e là presso diiterenti famiglie. Come è noto, essendosi sinora opposti all'ingresso nei sinda– cati fascisti, i lavoratori di Molinella non sono riusciti a trovar lavoro. Alcuni di loro hanno cercato di trovar lavoro in altre parti d)Italia, ma non appena i fascisti vennero a sapere chi erano gli agricoltori che li avevano assunti, li costrinsero con le minacce a disdire gli accordi. Circa una dozzina chiesero il passaporto, pensando di recarsi a lavo– rare in Francia, ma le loro domande furono respinte. A Molinella l'approssimarsi dell'inverno è atteso con sgomento, perché le sofferenze saranno certamente maggiori che negli anni passati. Tuttavia non vi è segno di resa alla volontà dei fascisti. Gli sfratti furono spietatamente effettuati sino al 19 novembre. Le famiglie sfrattate con le loro masserizie furono stipate su camion militari e trasportate nei vecchi quartieri delle guardie del dazio di Bologna, che per l'occasione erano stati resi liberi. 2 Ogni tentativo di creare associazioni di fatto venne a termine nel novembre 1926, quando la polizia sciolse tutte le organizzazioni non con– trollate dal Partito fascista, e dopo la legge 25 novembre 1926, che minac– ciava dai tre ai sei anni di carcere contro chiunque cercasse di ricosti– tuire una organizzazione dichiarata illegale dalla polizia. 3 Il governo inser1 nella legge 3 aprile 1926 l'articolo 12, che permet- ~ teva l'esistenza di associazioni di fatto, perché l'Italia, facendo parte del– l'Ufficio Internazionale del Lavoro di Ginevra, era impegnata a riconosce• 2 Molti altri casi, non cosf penosi come questo di Molinella ma altrettanto istruttivi, furo– no elencati dalla Confederazione generale del lavoro, o piuttosto dai superstiti dopo che essa fu distrutta, nel memoriale già cit. (nota 2, cap. II), nel manifesto del gennaio 1927 di cui parleremo tra poco, e in un memoriale presentato all,Ufficio internazionale del lavoro di Ginevra nel giugno 1927. 3 Il 27 maggio 1928 il Tribunale speciale per la difesa dello Stato condannò otto persone a pene varianti da due a trent'anni per complessivi settantadue anni di carcere, per aver tentato la ricostituzione della vecchia Confederazione generale del lavoro. 32 BiblotecaGino Bianco

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