Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Capitolo secondo Il patto di Palazzo Vidoni Dopo la "marcia su Roma" (ottobre 1922) la distruzione violenta da parte dei fascisti delle leghe socialiste e cattoliche continuò su larga scala. 1 Al tempo stesso i prefetti sopprimevano associazioni antifasciste di ogni sorta, servendosi del paragrafo 3 della legge sugli enti locali, che conferiva loro il potere in caso di emergenza di adottare tutte quelle misure neces– sarie a mantenere l'ordine pubblico. Dal 1860 al 1900 questo articolo era stato applicato solo in circostanze eccezionali per sciogliere quelle associa– zioni che il governo considerava sovversive. Dopo il 1900 il suo uso fu abbandonato del tutto, e non venne applicato neppure durante la guerra mondiale. Il governo fascista lo riportò alla luce e se ne servi largamente. Il 24 gennaio 1924, senza previa discussione o approvazione del par– lamento, il re firmava un decreto con il quale "le associazioni o corpo– razioni di qualsiasi natura (...) le quali traggano, in tutto o in parte, i mezzi finanziari occorrenti alla esplicazione della loro attività, da contri– buti dei lavoratori," erano poste sotto la sorveglianza dei prefetti. Quando vi siano fondati sospetti di abusi della pubblica fiducia, ovvero di ille– cite erogazioni o trasformazioni di fondi in danno degli associati o per scopi diversi da quelli di assistenza economica o morale ai lavoratori, il prefetto può procedere ad ispezioni od inchieste sul funzionamento delle dette associazioni o corporazioni, revocarne od annullarne gli atti e può, anche, nei casi piu gravi e quando l'urgenza lo richieda, dichiarare sciolti i rispettivi consigli di amministrazione ed affidare (...) la gestione del patrimonio sociale a un proprio commissario. Un anno dopo la nomina di un commissario prefettizio, il prefetto aveva il potere di procedere alla liquidazione del patrimonio dell'associa– zione, proponendo "per la destinazione delle eventuali attività nel modo che ritenga piu conforme alle finalità di tutela economica e morale delle classi lavoratrici aderenti all'associazione o corporazione." Il miglior modo di destinare gli attivi era di consegnarli a una organizzazione fascista. 2 t Cfr. L. VILLARI, The Fascist Experiment, London, Faber & Gwyer, 1926, pp. 56-100 e 136-61, con SALVEMINI, Tbe Fascist Dictatorship cit., capp. III-V. 2 Vedi il memoriale della Confederazione generale del lavoro negli Atti dell'Ufficio inter- nazionale del lavoro, Compte rendu provisoire, 31 maggio 1926, p. x. 17 Bibloteca Gino Bianco

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