Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Partigiani e fuorusciti a morte. Quanti prigionieri di altre origini sieno stati soccorsi, nessuno sa. Le città si prestavano meno a quell'opera di assistenza, perché entrarvi e rimanervi senza dare nell'occhio era piu pericoloso che disperdersi nelle campagne. Perciò in questo settore della Resistenza la palma deve essere data al nostro contadino. Si dirà che il contadino non badò a fedi politiche o ad origini nazionali, ma operò per carità cristiana. Il nostro popolo ha tutti i difetti del mondo, ma ha una dote che ne compensa gli infiniti difetti: una umanità, che non si trova in egual misura in nessun altro popolo della terra. Ignazio Silane ha raccolto il caso di quella vecchia che nel contado di Piacenza nascose un prigioniero croato e fu processata per quel delitto. Il . d. I d d' " C · 11' ? " " N . " g1u ice e oman o: onoscevate prima que uomo. oss1gnore. "S h ?" "N . ""S h . ?" apevate e e era un croato. oss1gnore. apevate c e era un nemico. "N . " "E 11 h ' I d ? " " P h ' h li oss1gnore. a ora pere e o nascon evate. ere e anc e que o era un figlio di madre." Io ho conosciuto un giovane scultore jugoslavo, che il 9 settembre fuggf come tutti gli altri da un campo di prigionieri, e andò a finire nella Ciocia– ria, dove una famiglia di contadini lo tenne nascosto, lo nutrf e lo vestf gratis fino all'estate del 1944. Era fuggito insieme con lui anche un inglese, e anche a questo quella famiglia offrf ricetto. Ma lui volle attraversare le linee per andare a combattere sotto la sua bandiera. E poi non dette notizie di sé. Probabilmente ci aveva rimesso la pelle. La donna, che lo aveva tenuto nascosto, si doleva di quel silenzio, non perché aspettasse alcun compenso, ma perché sarebbe stata contenta di ricevere un ricordo di amicizia. Un giorno commentò quel silenzio con una sentenza degna del Vangelo: "Non c'è che fà: s'à da esse boni." Per lei la bontà era una necessità, come la nascita, come il puerperio, come la morte. Quel giovane jugoslavo mi rac– contava questa storia con le lagrime agli occhi. Non diamo, dunque, significato politico, si dirà, alla umanità dei nostri contadini. Sarebbe errore. Perché quella umanità fu sempre umanità "in senso unico." I nostri contadini furono umani con quei nostri che avevano bi– sogno del loro aiuto per fare la guerra partigiana; e furono umani anche coi tedeschi e coi fascisti, ma dopo che erano stati vinti e domandavano pietà. Non furono mai umani con costoro, finché furono i padroni. Nello scegliere chi dovevano aiutare, seguirono sempre una linea, che non deviò mai. La partecipazione dei contadini italiani alla lotta partigiana è il fatto piu importante nella storia italiana del secolo in cui viviamo. Il contadino italiano di oggi non è piu il contadino italiano di un secolo fa. Il servizio militare obbligatorio era pesante e odiato quanto si vuole, ma sradicò il con– tadino dal terreno in cui era nato, e lo costrinse a vivere qualche anno della gioventu in ambienti diversi da quello in cui in altri tempi sarebbe vissuto e sarebbe morto, senza saper niente del mondo lontano. L'emigrazione nel– l'Europa centrale e nell'America restituirono all'Italia con gli occhi aperti milioni di uomini che erano partiti con gli occhi chiusi. Il maestro elemen- 429 Bibloteca Gino Bianco

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