Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

La pace soci.al e fascista Dal 1927 al 1934, tremila persone sfuggite al benevolo interessamento del Tribunale speciale, furono internate dalla polizia, senza processo e senza neppure un interrogatorio, in piccole isole penali, a meditare sullo Stato corporativo. Nel 1931, in tutta Italia la polizia ha applicato il fermo a 78.004 persone,7 ovvero non le ha dichiarate in arresto, ma le ha tenute in prigione fino a che non si fosse accertato che le persone "fermate" non avevano commesso alcun reato. Non è possibile conoscere quanti furono posti sotto sorveglianza speciale, quanti, cioè, furono costretti alla sera a rientrare a casa a una determinata ora e tenuti a non lasciare la città di residenza senza il permesso della polizia. Mentre lo Stato corporativo riduce i salari, il Polizez'-Staat reprime ogni segno di agitazione. Probabilmente il merito per la "pace sociale" italiana dovrebbe andare al Polz'zei-Staat e non all'" uomo corporativo." "Fanno il deserto e lo chiamano pace. 118 7 Relazione della giunta generale del bilancio sul bilancio preventivo del ministero di Grazia e Giustizia per l'esercizio finanziario 1933-34: A. P ., Camera, Legislatura XXVIII, Disegni di legge e relazioni, doc. n. 1586-A, p. 31. 8 H. E. GoAD, Tbe Principles of the Corporate State, in "English Review," marzo 1933, invita tutti coloro che desiderino diventare esperti di fascistologia a non occuparsi della milizia, del tribunale speciale, della "cosiddetta censura o controllo sulla stampa," perché questi sono "istituti di emergenza" non essenziali al regime fascista. Si deve invece studiare "il meccanismo costitu– zionale permanente" dello Stato corporativo. Nel libro scritto insieme a Miss Currey (The Working of a Corporate State, cit., pp. 18 e 20), egli non soltanto affermò che "non si insisterà mai troppo sul fatto che lo Stato corporativo non sottintende una dittatura," ma anche che dal 1922 al 1929 ci furono in Italia "sette anni di dittatura in progressiva diminuzione per accompagnare la crescita delle nuove istituzioni dello Stato corporativo," e che in seguito a questo stemperamento della dittatura "lo Stato corporativo è una nuova forma di democrazia costituzionale." In Italia ci sono molti fascisti di sinistra, specialmente nei gradi inferiori dei funzionari sindacali, che vedono nelle organizzazioni economiche fasciste la pietra angolare di un nuovo ordine sociale, ma non amano vedervi sullo sfondo la dittatura politica e sostengono che la dittatura altro non è che una fase transitoria che verrà abbandonata non appena il popolo italiano avrà assorbito Io spirito del fascismo. D'altra parte, molti datori di lavoro ritengono che la dittatura sia l'unica parte buona della macchina fascista e sarebbero felici se un bel giorno i sindacati fossero del tutto e definitivamente messi da parte, dato che almeno sulle questioni minori i loro funzionari sono non di rado ostinati e litigiosi. Mr. Goad e Miss Currey hanno risolto il problema a modo loro decidendo che in Italia non esiste dittatura alcuna. FINER, Mussolini's Italy, cit., p. 499, ha capito perfettamente che "la dittatura è la necessaria struttura portante del sistema corporativo; tutto il resto sono meccanismi subordinati." Secondo EINZIG, op. cit., p. 94, l'Italia ha una ditta– tura, e tale sistema presenta tra gli altri questo vantaggio, che "le banche italiane sono meglio protette dal panico che le banche di paesi democratici; nell'Italia fascista chi si azzardasse a insi– diare la fiducia nelle banche finirebbe ben presto alle isole Lipari o in luoghi anche peggiori." Ma "la dittatura, quale è esistita in Italia negli ultimi dieci anni, è soltanto un periodo transi– torio: il processo di evoluzione mira alla creazione di una nuova democrazia come base perma– nente dello Stato corporativo; già adesso la pesante mano della dittatura viene adoperata molto meno che non nel periodo precedente" (p. 26). A condizione di ignorare completamente i fatti, uno può dire tutto quello che vuole. 327 Bibloteca Gino Bianco

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