Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Ceti professionali e dipendenti pubblici Dopo avere preso in esame i salari di Genova, il Lavoro, 24 ottobre 1933, arrivava alla conclusione che la "famiglia tipo" considerata nelle stati– stiche ufficiali come norma per determinare il costo della vita, "non appar– tiene alla classe lavoratrice ma agli strati inferiori della classe media: impie– gati pubblici, funzionari, professionisti, che hanno un reddito mensile di 1.000, 1.200 lire"; in media, un operaio guadagna solo 605 lire per un mese di 25 giornate lavorative; quindi se l'operaio dovesse mangiare quello che mangia la "famiglia tipo" delle statistiche ufficiali, dovrebbe spendere 4 75 lire al mese di soli generi alimentari, ossia quasi il 52 per cento della sua spesa mensile; vale a dire, "la famiglia appartenente alla classe lavoratrice deve rinunciare a quasi tutto il resto del suo bilancio: pigione, vestiario, ri– scaldamento, luce e varie; oppure deve ridurre notevolmente la voce generi alimentari. " 13 È probabile che anche le famiglie di quei 250.000 dipendenti pubblici che guadagnano meno di 500 lire al mese, debbano ridurre "note– volmente" la voce generi alimentari. Il 15 maggio 1928, il Corriere della Sera pubblicava la notizia che due portalettere di Codogno, Giovanni Cattaneo e Giuseppe Mariani, erano comparsi a giudizio "sotto le gravi accuse di peculato, falso in atto pubblico e truffa," perché "solevano trattenere parte dei vaglia affidati loro per il recapito, riempirli con l'apocrifa firma del destinatario e poi riscuoterli alla cassa." Le imputazioni erano gravi e passibili di una pena massima di dieci anni di prigione. Ma il tribunale, "con una sentenza dettata da cri– teri di umanità, di fronte al caso veramente pietoso," li condannò solo a un anno e un mese di reclusione, considerando che i due inquisiti avevano compiuto i fatti "perché spinti dall'estremo bisogno, derivante dall'enorme sovraccarico di famiglia in confronto al tenuissimo stipendio" di sole 270 lire mensili. Da un articolo pubblicato nella rivista Diritti della Scuola, 27 maggio 1934, veniamo a sapere che se un maestro elementare si ammala perde 100 lire al mese: Come è risaputo, non ci è possibile, neppure quando la salute è ottima, mettere da parte alcuna modesta somma per affrontare bisogni improvvisi. ( ...) Ed ecco perché assistiamo ai pietosi casi di coloro che si recano a scuola febbricitanti o molto malandati, (...) e di quegli altri che si affrettano a proclamarsi convalescenti o addirittura guariti, pur di tornare a scuola, quale che sia il parere del medico. Nel complesso, tuttavia, i dipendenti pubblici, anche quelli dei gradi inferiori, stanno meglio dei lavoratori manuali e degli impiegati delle aziende private, perché non soltanto a partire dal 1930 hanno beneficiato della ridu– zione nel costo della vita, che è stata maggiore della riduzione dei loro stipendi, ma perché soprattutto non pende su di loro il flagello della disoc- • cupaz1one. 13 Cit. trad. 309 Bibloteca Gino Bianco

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