Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Capz'tolo quz'nto Il "sindacalismo" fascista da/, 1926 al 1929 I fascisti, e quegli "studiosi" che bevono tutte le informazioni messe · in giro dai fascisti, affermano che si deve al "sindacalismo" fascista l'intro– duzione in Italia del contratto collettivo di lavoro come mezzo per regolare il mercato del lavoro. 1 La storia vera è che l'uso dei contratti di lavoro era stato introdotto in Italia in ogni settore della produzione dalle organizza– zioni socialiste assai prima della "conquista" fascista. Nelle zone agricole dell'Italia settentrionale già prima della guerra esistevano contratti colletti– vi,2 che dopo la guerra furono estesi a tutta l'Italia. Quanto agli operai industriali, basterà ricordare il contratto collettivo concluso nell'ottobre 1920 dalla Federazione italiana operai metallurgici, che fissava le condizioni di lavoro di circa 500.000 operai. 3 Contratti analoghi esistevano nell'industria tessile, e per i ti pografì, i giornalisti, ecc. 4 Non si può dire, quindi, che fosse proprio necessario imporre alla classe operaia italiana la disciplina militare di una organizzazione burocratica e centralizzata per convincerla dei van– taggi che si potevano ottenere con l'adozione dei contratti collettivi di lavoro. È vero questo: tutti i gruppi economici sono stati costretti dalla legge 3 aprile 1926 a organizzarsi e a pagare gli stipendi ai funzionari sindacali 1 Ad esempio, SCHNEIDER, Making the Fascist State, cit., p. 177, afferma che "il ricono– scimento dei contratti collettivi" fu uno dei risultati del Patto di Palazzo Vidoni dell'ottobre 1925 (v. sopra, p. 22), ed esso "segnò l'inizio della sconfitta dell'individualismo." 2 Nel "Corriere della Sera," 25 luglio 1933, il sottosegretario alle Corporazioni Biagi seri# veva: "È opportuno premettere che in Italia, già prima della guerra, esistevano moltissime convenzioni collettive regolanti il lavoro agricolo e che già verso la fine del XIX secolo l 'or.. ganizzazione sindacale aveva raggiunto una notevole efficienza, soprattutto nella Valle Padana, sotto la pressione delle necessità e dei bisogni di quelle masse di lavoratori, i cosiddetti 'brac– cianti,' il cui rapporto di lavoro era quasi ovunque oggetto di una regolamentazione contrat– tuale di carattere collettivo." 3 Il testo di questo contratto si può vedere in INTERNATIONAL LABOUR OFFICE, The Dispute in the Metal Industry in Italy, in "Studies and Reports," Series A, n. 11, 4 novembre 1920, pp. 10 sgg. 4 Maggiori particolari su questi contratti collettivi prefascisti nell'industria e nell'agricol– tura si trovano in G. OLIVETTI (segretario della Confederazione generale dell'industria italiana), Collective Agreements in ltaly, in "lnternational Labour Review," febbraio 1922. Cfr. anche "Industria! and Labour Information," 27 gennaio 1922, p. 67; 4 agosto 1922, p. 247; 25 ago– sto 1922, p. 23; 22 settembre 1922, p. 25; 29 settembre 1922, p. 26; 3 novembre 1922, p. 281. I testi completi di molti contratti relativi al 1920 furono pubblicati in "Bollettino del Lavoro e della Previdenza Sociale," settembre-novembre 1920, pp. 364-415, dicembre 1920, pp. 559-67. 168 Bibloteca Gino Bianco

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