Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

L'" esercito di credenti" sindacalismo fascista, molti contratti di lavoro furono stipulati a Roma da alti funzionari del ministero delle Corporazioni. 5 Ancora nel 1933 il mini– stero dovette intervenire nella stipulazione di ben 102 contratti collettivi, 28 dei quali furono "interamente stipulati al ministero. " 6 Il 30 giugno 1929, un commissario governativo inviato per ristabilire l'ordine nelle organizzazioni sindacali della città e della provincia di Milano, dichiarò pubblicamente: Quando venni incaricato di reggere le sorti del sindacalismo milanese, non v'era disciplina gerarchica, né amministrativa; soprattutto non v'era alcuna seria considerazione del movimento sindacale, per cui le organizzazioni economiche erano svuotate di ogni loro piu seria e propria funzione; invece v'erano dei dirigenti che amavano assai piu dedicare il loro tempo alle beghe politiche, e delle masse disorganizzate ( ...). Gli impie– gati dell'industria, salvo qualche categoria, non hanno patti di lavoro (...) Si deve con– venire che molti risentimenti operai sono pienamente giustificati. 7 Se questa era la situazione nel piu importante centro industriale d'Ita– lia, che era stato affidato alle cure delle persone piu strettamente vicine a Mussolini, e dove viveva suo fratello, figuriamoci in quale disordine doveva essere il resto del paese! Il testo della legge afferma che: "Possono essere nominati o eletti alle cariche sociali [delle organizzazioni sindacali] soltanto coloro che appar– tengono alle categorie o che comunque ne sz'ano l'espressione.,, Come osser– vava 1'8 marzo 1933 alla Camera l'on. Lusignoli: "Attraverso questa formula chiunque può essere l'espressione, comunque della categoria. 118 La maggior parte dei funzionari fascisti sono dei cosiddetti intellettuali, cioè persone istruite oltre il limite della loro intelligenza. Ci sono organizzatori che pas- s Nel suo discorso del 3 marzo 1929, Bottai dichiarò: "Io vi dico che al m1n1stero del– le Corporazioni, dove sono passati ormai centinaia e centinaia di contratti collettivi in di– scussione, noi abbiamo per il passato notato molte volte questo fenomeno: che mentre da par– te dei datori di lavoro si arrivava alle discussioni con una attrezzatura perfetta di dati, con una conoscenza precisa di cifre, con degli esposti sicuri di statistiche, onde gli interessi dei dato– ri di lavoro erano difesi non con chiacchiere e non con pugni battuti sul tavolo, dall'altra par– te, qualche volta [ !], si arrivava con affermazioni troppo per aria, per fare presa sul terreno pratico e concreto degli interessi contrastanti" ["Lavoro Fascista," 5 marzo 1929: N.d.C.]. Nel suo discorso del 27 settembre 1930, Bottai disse: "Ci fu un periodo in cui la grande mag– gioranza dei contratti collettivi di lavoro era concluso qui [ al ministero] perché le associazio– ni non avevano ancora l'esperienza necessaria e le organizzazioni invitavano il ministro ad in– tervenire. Noi ci siamo sottoposti all'improbo lavoro. [ ... ] Poi che cosa è avvenuto? È avve– nuto che, alla prima riunione dopo lo sbloccamento, ho pregato i presidenti delle confedera– zioni a risparmiare al ministro questa fatica non per togliere una fatica ai miei funzionari, ma perché ritengo che questa sia una fatica tipicamente sindacale, che spetta alle confederazioni" ["Lavoro Fascista," 28 settembre 1930: N.d.C.]. Nel suo discorso alla Conferenza del lavoro di Ginevra, il 3 giugno 1927, Rossoni affermò: "Non è vero che in Italia si facciano contrat– ti di lavoro all'insaputa degli operai. Vi sono invece ordini firmati da me, che impongono che qualunque trattativa relativa a un contratto di lavoro non può essere iniziata con l'organizza– zione padronale senza la partecipazione degli operai interessati. [ ... ] Da noi non si viola il principio democratico: lo si regola in maniera diversa. Mussolini stesso ha detto recentemen– te che il regime fascista è una grande democrazia; una democrazia di fatto, disciplinata, ac– centrata, e non di parole" ["Popolo d'Italia," 4 giugno 1927: N.d.C.]. 6 "Sindacato e Corporazione," gennaio 1934, pp. 70-71. }ONES, Is Fascism th~ Answer?, cit., p. 146, afferma che "nelle trattative collettive tra datori di lavoro e lavoratori è concessa la massima libertà: non c'è paternalismo o intervento del governo." 7 "Industria! and Labour Information," 29 luglio 1929, p. 137. [Il testo originale cit. in "Corriere della Sera," 2 luglio 1929: N.d.C.]. s A. P., Camera, Legislatura XXVIII, Discussioni, vol. VII, p. 8034. 157 BiblotecaGino Bianco

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