Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Sotto la scure del fascismo abitazioni private, 346 sedi municipali, 255 ospedali, 1.156 scuole, oltre mille chiese, 122 cimiteri erano stati distrutti o seriamente danneggiati; 80 opere di bonifica e d'irrigazione, che coprivano un'area di 120.000 ettari, erano state devastate; 349 chilometri di ferrovie e 1.158 chilometri di strade erano stati sconvolti; 450.000 capi di bestiame erano spariti. Nel corso degli anni 1919-22, case private, chiese, ospedali, scuole, scarichi, pozzi, fontane pub– bliche, acquedotti, canali, argini, ponti, ferrovie, strade, tutto fu ricostruito o riparato; il bestiame perduto era stato completamente sostituito. Per met– tere in opera tutti questi lavori di ricostruzione si richiese al tesoro la spesa di 8 miliardi di lire. 24 Il cosiddetto "bolscevismo italiano" degli anni dopo la fine della guerra concerneva una situazione sociale agitata, non un effettivo sovvertimento della struttura politica e sociale capitalistica. Tutti parlavano di rivoluzione sociale, ma non ebbe luogo né una rivoluzione sociale e neppure una rivoluzione politica. Sarebbe certamente assurdo affermare che l'Italia godeva di una beata prosperità. Essa era come un paziente in convalescenza dopo una malattia terribile, la guerra. Era passata attraverso una grave crisi. Ma si era trattato di una crisi di riassestamento e non di disorganizzazione. Uno degli aspetti di tale crisi fu l'epidemia di scioperi, specialmente in– tensa e preoccupante nel 1920. Tutti i paesi allora furono in preda a tale malanno. In Francia ferrovieri e dipendenti postali non aspettarono neppure la fine della guerra per scioperare, 25 mentre in Italia i dipendenti ferroviari e postali aspettarono a scioperare sino al 1920. Un alto funzionario francese, conversando col conte Sforza (al quale dobbiamo l'informazione), rivelò che nel 1919 nel solo Dipartimento del Doubs (Franca Contea), ci furono in sei mesi cinquanta scioperi con 35.000 scioperanti; chiunque parlando in pubbli– co nominava la guerra era rumorosamente interrotto; tutti coloro che portava– no decorazioni di guerra erano guardati con disprezzo. Quando il presidente Poincaré si recò in visita ufficiale a Besançon, si dovette ricorrere allo strata– gemma di far credere ufficialmente che egli viaggiasse su un certo treno - che durante il viaggio fu attaccato con lancio di pietre e colpi di fucile - mentre in effetti egli si trovava su un altro. In Italia la smobilitazione non provocò nessuno di quei movimenti sediziosi che scoppiarono nell'esercito inglese subito dopo l'armistizio, 26 né ci fu mai, come in Inghilterra nel set– tembre 1919, uno sciopero ferroviario generale tale da paralizzare per nove giorni tutta la vita economica del paese. 27 In Belgio, negli anni 1919 e 1920, ci furono tanti scioperi che la Revue du Travail, pubblicazione ufficiale 24 V. PORRI, L'evoluzione economica italiana nell'ultimo cinquantennio, in FEDERAZIONE NAZIONALE DEI CAVALIERI DEL LAVORO, I cavalieri del lavoro 1901-1926, Roma, Colombo, 1926, pp. 88 sgg., 249 sgg.; A. SERPIERI, La guerra e le classi rurali italiane, Bari, Laterza, 1930, pp. 235-39. 25 M. BERGER e P. ALLARD, Les secrets de la censure pendant la guerre, Paris, Editions des Portiques, 1932, p. 379. 26 Encyclopaedia Britannica, supplemento 1926, val. VIII, p. 548. n S. AND B. WEBB, The History of Trade Unionism, London, Longmans, Green & Co., 1926, pp. 538-40. 142 Bibloteca Gino Bianco

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