Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo III

Dall' "homo ceconomicusn all'" homo corporativus" nico, trascendendo i bisogni immediati dei due particolari gruppi. I dele– gati del Partito fascista, sempre uomini corporativi, seguiranno gli affari della corporazione ancora da un altro punto di vista, assumendo come criterio l'interesse della nazione. Mussolini poi, l'uomo corporativo per eccel– lenza, supererà col suo sguardo tutti gli altri, e correggerà - Mussolini l'infallibile, Mussolini "lo Stato" - le possibili deviazioni che la debolezza della carne potrebbe produrre in uomini meno corporativi di lui. "Neces– sità nazionale," "superiori interessi del paese," "fini superiori della produ– zione": l'Italia oggi è piena di tali sublimi espressioni ed altre del genere. Chi è che definisce, in ogni caso particolare, quelle necessità, quegli interessi, quei fini? Lo "Stato." Chi è lo "Stato"? Mussolini. Se non si cercano le cose reali dietro la cortina delle parole, si conti– nuerà a ingollare tutto questo blaterume e a ripetere che "il fascismo garan– tisce al lavoro l'uguaglianza sociale col capitale mediante il sistema di livel– lamento delle classi nello Stato corporativo. " 21 Ma se abbiamo l'abitudine di guardare alle cose in modo realistico e riusciamo a penetrare oltre la cor– tina fumogena con cui la propaganda nasconde i caratteri concreti del siste– ma, non si puo fare a meno di arrivare alla conclusione che le corporazioni fasciste sono paragonabili a quel meccanismo immaginato da Heine, che era del tutto simile a un uomo e capace di compiere alla perfezione il la– voro dell'uomo, ma al quale il suo creatore non era stato capace di dare un'anima. Esse sono un meccanismo privo di anima. I "pensatori" fascisti insegnano che "per il fascismo la questione so– ciale è un problema di produzione e non di distribuzione della ricchezza"; che "si devon superare i criteri della giustizia distributiva"; che '' raramente nella distribuzione di beni tra gli uomini il destino è giusto"; che "la ric– chezza di pochi nelle cui mani è concentrato il capitale è anche la ricchezza del proletariato"; e che "il Regno dell'Amore deve essere fondato nello spi– rito come nella materia: questo è il grande insegnamento del fascismo. " 22 Si potrà anche dire che queste dottrine sono il meglio che lo spirito umano abbia sinora potuto escogitare per risolvere il problema della povertà. Ma pretendere che esse possano condurre, e che di fatto abbiano già condotto, in Italia a una rivoluzione sociale è un abusare un po' troppo della imbe– cillità umana. Mussolini ha risolto il problema dei rapporti tra capitale e lavoro con gli stessi metodi usati da Marinetti per creare una nuova arte, una nuova letteratura, e una nuova cucina. Marinetti inventò la parola "futurismo," organizzò un baccano d'inferno intorno a tale parola, e alla fine riuscf a far credere alla gente che il futurismo esisteva. Mussolini si impossessò di una parola nebulosa, "corporazione,'' organizzò intorno a questo grido di guerra un fracasso ancor piu infernale di quello di cui aveva dato esempio Marinetti, e riusci a convincere molta gente che la salvezza del mondo era 21 G. E. SoKOLSKY, Recognising the Company Union, in "Atlantic Monthly," settembre 1934, p. 298. 22 ELWIN, Fascism at Work, cit., pp. 194-95. 131 Bibloteca Gino Bianco

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