Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo Il segreto del successo mussoliniano è appunto questo: aver trasforma– to in gloria personale la normale amministrazione. Avere umiliato, diffama– to, asservito, rimbecillito un popolo per esaltare un uomo. Nella rumorosa agitazione che il fascismo e il suo capo conducono in– torno al nuovo Stato corporativo, nella réclame grottesca alle nascenti cor– porazioni, si cela tuttavia accanto a un elemento di commedia anche un ele– mento di tragedia che coinvolge lo stesso popolo italiano. È la tragedia di una pseudo-rivoluzione che undici anni dopo il suo prorompere cerca an– cora disperatamente il suo ubi consistam, la sua ragione d'essere di fronte alla storia. È la tragedia di un uomo che per ormai lunga ed eccezionale esperienza dei suoi simili e delle cose sa di costruire sulla rena e pure è dan– nato dallo stesso suo apparente successo a ingigantire senza posa il mac– chinoso edifizio, ad alzare piano su piano nella frenetica ansia di obbietti– vizzarsi, di sfuggire a un crollo che si annuncia sempre piu fragoroso. Si– tuazione psicologica non molto diversa invero da quella del grande finan– ziere truffatore, di un Kreuger o di uno Staviski, che vede avvicinarsi le scadenze oltre le quali non potrà continuare il suo giuoco. Mai nella storia si è visto nascere dal nulla, per decreto, imposizione dall'alto, una istituzione vitale. Per decreto si amministra, non si crea. Qua– le decreto ha fondato il Comune o la corporazione medievale? Quale decre– to ha fondato la fabbrica? Quale decreto ha fondato l'associazione operaia, il partito moderno, lo stesso Stato moderno? Mai nella storia alcunché di vivo, di rivoluzionatore, è venuto dall'alto per imperio di legge e di dittatori. Il diritto è forma; sanziona, universalizza, controlla gli elementi che via via fermentano ed emergono nella vita sociale; ma non crea. Solo la libera e molteplice vita dei popoli è capace di creare forme nuove di associazione, forme nuove di Stato. Da che istituto sociale prende lo spunto la corporazione? Da quale esigenza incontenibile della vita del popolo? Non si vede. Essa risponde solo alle necessità del dispotismo, a un problema di polizia sociale. In otto anni, da che esiste uno Stato corporativo, non una sola espe– rienza spontanea di corporazione si è avverata. Ci vuole il decreto, la tirata di filo del burattinaio perché il burattino corporativo si levi in piedi. Quan– do il burattinaio lascerà cadere il filo, quando il burattinaio scomparità, il burattino corporativo giacerà per l'eternità. Le>Stato corporativo non è che lo strumento tecnico della reazione mo– derna, una contraffazione ai fini conservatori del movimento operaio libero e creatore. Di fronte alle grandi masse che raduna l'industrialismo moder– no l'assenteismo dell'anden régime, che aveva a che fare con popolazioni sparse o artigiane, non è piu possibile. Al movimento di massa è giocoforza opporre una reazione di massa. Alla lega operaia il sindacato di Stato. Al– l'ideale di una produzior:ie associata, socializzata, la corporazione, 548 BibloiecaGino Bianco

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