Gaetano Salvemini - Scritti sul fascismo II

Scritti sul fascismo no decidersi: o disinteressarsi degli affari dell'Europa continentale e abban– donare la politica dei buoni consigli, oppure garantire il nuovo ordine che l'Europa accetti in seguito ai buoni consigli. Il rifiuto di responsabilità si capisce con un ritorno alla splendid isolation, non con la pretesa di inter– venire continuamente negli affari europei. Dire alla Francia che deve rive– dere il trattato di Versailles, ma rifiutarsi di garantire il nuovo trattato, si– gnifica irrigidire la Francia nell'esecuzione del trattato di Versailles. Ho– ward pensa che l'Inghilterra non può disinteressarsi della politica europea: perché la ricostruzione economica dell'Europa è indispensabile al benessere economico dell'Inghilterra. (Hearst invece, pensava in ottobre che l'Inghil– terra può disinteressarsi dell'Europa, perché la massima parte dei suoi af– fari li ha in Asia, in Africa, in America, in Oceania.) A Firenze c'è lotta fra fascisti della prima ora e nuovi venuti. Gli an– ziani hanno costituito una "compagnia dello sgombero" e si propongono di "epurare" il fascismo fiorentino. I nuovi venuti hanno conquistato le cariche; e gli anziani vogliono cacciarli via. Gallenga scrive sul Giornale d'Italia, 3 dicembre, una lettera per far credere che egli non è stato mai rinunciatario, e che Torre, Amendola, Bor– gese, Emanuel, Mola, agirono a sua insaputa. Ma parlando con me nel 1918 a Roma, mi dichiarava che Sonnino era fuori della realtà, Orlando l'aveva accantonato, ma lui non si dimetteva come lo stesso Orlando avreb– be desiderato. A Modena i popolari si astengono dalle elezioni amm1mstrative perché in esse la libertà non è garentita; a Bologna si dichiarano disposti ad ade– rire al blocco nazionale purché abbiano un numero adeguato di posti nella lista. Ogni gruppo locale agisce a modo suo. I soli fascisti hanno una linea comune in tutt'Italia. 5 dicembre La lettera che accompagna questa pagina è di un maggiore dell'eser– cito: dannunziano fervente. Il principio e la fine della lettera sono inte– ressanti. Il "grande amico" è D'Annunzio, che prepara il "futuro pros– simo piu accettabile." Staremo freschi ! 2 È un gran cicalare sui giornali intorno a un colloquio fra Baldesi e Mussolini, e alla successiva andata di Baldesi a Gardone da D'Annunzio. 2 È una lettera, senza data, scritta da Grassi a Boldrini. Le frasi cui allude S. sono: "Quanti avvenimenti! ... quanto destino matura. Le invio un conforto: il grande amico mio, nulla preparò, nulla vo!le, ma veglia e la volontà sua giunge ed è ascoltata [ ... ] Creda che con un ritmo piu celere siamo in cammino per un futuro prossimo piu accettabile (come dicea S. Paolo) ... " [N.d.C.] 24 BiblotecaGino Bianco

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